Autore e scrittore, nasce in Argentina nel 1963. Durante la carcerazione del padre Juan Martín Guevara, fratello di Che Guevara, prigioniero politico sotto la dittatura argentina, andò in esilio all’Avana con la sua famiglia rimanendovi per dodici anni. Instaurata nuovamente la democrazia fece ritorno in Argentina. Fin dalla più tenera età le sue letture e la sua scrittura ne riflettevano le inquietudini. Viaggia spesso in America Latina e in Europa, scrive poesie, racconti e riflessioni che espone in occasione d’incontri letterari. Si trasferisce in Spagna dove mette su famiglia, vivendo tra Madrid e León. Il suo stile è critico nei confronti dei meccanismi autoritari di qualsiasi modello di società e, in particolare, dei totalitarismi del nostro tempo. Invitato a partecipare al Cammino internazionale dell’Antica Trasversale Sicula, ha attraversato la Sicilia a piedi, stabilendo un forte legame emotivo con l’isola. Ha inoltre partecipato come testimonial di penna e giurato di Thrinakìa, il Premio Internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche dedicate alla Sicilia, ideato e presieduto dal sociologo Orazio Maria Valastro. Ha scritto All’ombra di un mito, che lo ha condotto in diversi Paesi di svariati continenti, dove è stato invitato a tenere conferenze, e un libro di memorie, I bambini dell’Avana Libera, sui suoi anni di esilio a Cuba. Ha collaborato al Progetto Diarios con l’artista visivo cubano Danis Ascanio, presentato e premiato a Milano, una serie di serigrafie liberamente ispirate all’immagine di Che Guevara. Negli ultimi dieci anni ha scritto un gran numero di articoli nel suo blog omonimo, così come in vari media digitali, pubblicandoli in Triangolo Guevara con la casa editrice Lobo Sapiens.
Abstract
Sicilia bedda | Sicilia hermosa - Archivio della Memoria e dell’Immaginario Siciliano (AMIS) - Le Stelle in Tasca ODV Catania.
Martín Guevara Duarte: testimonial di penna e giurato di Thrinakìa
Premio Internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche dedicate alla Sicilia
Sicilia bedda
Dal promontorio si vedevano le onde lambire gli scogli, il sole fioco ma austero, nonostante tutto il suo potere chiarificatore, non riusciva a cancellare in me la sensazione, ogni volta che guardavamo in basso, di sovrastare una gola così profonda da arrivare sino al centro della Terra, per questo motivo afferrai la mano di Adriana. A lei girava la testa per le vertigini più che comprensibili e ci aiutammo a vicenda per oltrepassare quella curva dell'impervia stradina, valse la pena prendere quel sentiero per raggiungere il porto di Levanzo dalla Grotta del Genovese, invece di tornare per la via più lunga ma più diritta.
Il paesaggio era ancora più bello dopo aver appreso da un antropologo che ci accompagnava, che in passato quell'isola era collegata alle altre due vicine, Marettimo e Favignana, e tutte e tre alla Sicilia. Qui arrivarono i primi abitanti di Trapani, forse dalla penisola iberica, come suggeriscono le pitture rupestri sulle pareti della grotta del Genovese, di circa ottomila anni, simili a quelle della grotta di Altamira. Molto probabilmente, pensai, quegli abitanti avevano camminato lungo il sentiero sul bordo del precipizio, e forse, uno di loro prese per mano un'Adriana del Neolitico che soffriva di vertigini, gesto come filo conduttore e simbolo della solidarietà tra gli esseri umani di ieri, di oggi e di sempre. Forse si fermarono, probabilmente, coniugando prudenza e timore reverenziale per quel crogiolo di colori che ricade su quel paesaggio meraviglioso per dire addio a quella che in futuro sarebbe stata la punta dove finisce l'Italia, o il suo principio, dipende da quale parte si guardi.
Arrivati al porto, dalle nuvole rigonfie precipitò scrosciante un acquazzone. I camminanti stavano appena iniziando a conoscersi. Appoggiammo i nostri zaini sotto il tetto di un bar e ordinammo caffè, acqua, birra, pizze e arancini, e mi aspettava il gatto più affettuoso che abbia mai incontrato in vita mia. Le fusa di quel felino sul mio collo che soprannominai Pirandello, insieme alle chiacchiere animate, arricchite da sonore battute dall'allegro carattere siciliano dei miei nuovi amici, sono rimaste incastonate nel mio ipotalamo come uno scenario, o meglio, come un tappeto persiano.
Più tardi tornammo a Favignana, due giorni trascorsi conoscendo nuovi posti, persone, e poi a dormire a casa dell'artista plastico MoMó Calascibetta. Un'accoglienza meravigliosa con cena e notte tra racconti e risate, ancora e ancora, e il giorno appresso l'inizio della camminata sull'Antica Trasversale Sicula partendo da Mozia. Un gioiello universale per la concentrazione di Storia, cultura... e zanzare. Da quel momento, quindi, la Sicilia cominciò a entrarmi dentro, le risate cariche di energia e i paesaggi diedero i natali a un flusso affettivo interiore, a un amore per quest'opera intarsiata e dipinta dalle essenze multiculturali generate dai viaggi, dal passare del tempo, la convivenza, il senso dell'humor, dell'onore e di un misterioso equilibrio che si fonde tra una scintilla vulcanica con odori, sapori e colori insostituibili. La dolcezza e la lealtà della sua gente, la bellezza interiore ed esteriore della mia amica Francesca, la profondità e fermezza della mia amica Anna, l'affetto di Tano e Peppe, di Adriana e Maurizio e tanti altri. La forza di Peppino Impastato e la sua famiglia, la pastasciutta alla Norma e al Nero di Seppia.
I Siciliani con la loro spontaneità, per la mia esperienza personale, sono più cugini dei cubani, o di un caraibico molto più bellicoso e millenario, piuttosto che dei romani, dei greci o degli arabi.
Oggi voglio congratularmi con la 5a Edizione di Thrinakìa, il Premio Internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche, dedicate alla Sicilia. E voglio essere fedele al mio desiderio di contribuire all'arricchimento intellettuale dell'isola che ho appreso ad amare e a diffonderne i suoi preziosi tesori culturali.
(Traduzione: Anna Assenza)
Sicilia hermosa
Las olas bañaban la roca, el sol, tenue pero firme, aún con todo su poder clarificador no lograba despejar la sensación de una garganta hacia centro de la Tierra cada vez que mirábamos hacia abajo, razón por la que tomé la mano de Adriana que sintió un mareo fuerte producto de un más que comprensible vértigo y nos ayudamos uno al otro atravesar ese recodo del camino, que hacía que valiese la pena tomar esa senda para llegar al puerto de Levanzo desde la Grotta del Genovese en lugar de regresar por el camino más recto.
El paisaje era más bello aún al haber aprendido hacía minutos, que en el pasado esa isla estaba unida a las otras dos cercanas, Marítimo y a Favignana y las tres a tierra, donde llegaron los primeros habitantes de Trapani posiblemente desde la península ibérica, como sugieren las pinturas rupestres de las paredes de la cueva del Genovés, de unos ocho mil años de antigüedad, del mismo tipo que las de la cueva de Altamira.
De manera que muy probablemente por ese camino al borde del precipicio habían caminado aquellos habitantes, quizás también uno habría tomado la mano de una Adriana del neolítico mareada por el vértigo, como hilo trasmisor de la simbología de solidaridad entre los seres humanos de ayer hoy y siempre, se habrían detenido, mezclando la prudencia con el asombro por el crisol de colores que caía sobre aquellas vistas maravillosas para despedir lo que en el futuro sería el fin de Italia. O según se mire; el principio.
Cuando llegamos al puerto se desprendió de las nubes una fuerte lluvia, los caminantes que recién comenzábamos a conocernos, metimos nuestros “zainos” bajo el techo de un bar y dimos cuenta de café, agua, cerveza y pizzas o arancini, y me esperaba el gato más cariñoso que he encontrado en mi vida. Quedó grabado en mi hipotálamo el ronroneo de aquel felino en mi cuello l que apodé como Pirandello, con la charla animada plagada de chistes sonoros del alegre carácter siciliano de mis nuevos amigos, como telón de fondo, O mejor dicho: como una alfombra persa.
Después regresamos a Favignana, dos días conociendo nuevos lugares, personas, y luego a dormir a casa del artista plástico MoMò Calascibetta, una maravilla de recepción, de cena y de velada, y al día siguiente el comienzo de la Antica Trasversale Sicula, partiendo desde Mozia, una joya universal por la concentración de Historia, cultura… y mosquitos. Desde ese entonces Sicilia se fue introduciendo en mi, las risas cargadas de energía, los paisajes dieron lugar a un cauce de afecto interior, a un cariño a esa obra tallada y pintada con las esencias multiculturales aportadas por los viajes, el paso del tiempo, la convivencia, el sentido del humor, del honor y de una misteriosa templanza fundiendo una chispa volcánica con olores, sabores y colores irreemplazables.
La dulzura y lealtad de su gente, la belleza interior y exterior de mi amiga Francesca, la profundidad y firmeza de mi amiga Anna, el afecto de Tano y Peppe,de Adriana y Maurizio, y tantos otros. La fuerza de Peppino Impastato y su familia, la pasta a la Norma y al Nero di Sepia.
En mi impresión personal, más que romanos, griegos o árabes, los sicilianos y su desenfado los hacían más primos hermanos de los cubanos; aunque de un Caribe varias veces más guerrero y milenario.
Hoy quiero dar mis felicitaciones a la 5a Edizione de Thrinakìa, el Premio internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche, dedicate alla Sicilia. Y dejar constancia de mi deseo de que contribuya tanto al enriquecimiento intelectual de la isla que aprendí a querer como a difundir sus preciados tesoros culturales.