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  • Psicoanalisi e laicità
    Ivan Ottolini (a cura di)

    M@gm@ vol.13 n.3 Settembre-Dicembre 2015





    DEL PERCHÉ LA PSICANALISI NECESSITA DI UNA TEORIA DEL CORPO

    Giorgio Cervati

    giorgio.cervati@gmail.com
    Si forma lavorando con operatori di formazione freudiana e lacaniana, tra Brescia e Milano. Si dedica costantemente alla formazione in campo psicanalitico proponendo gruppi di studio e cicli di incontri pubblici con particolare riferimento all'indagine sul campo percettivo umano, i concetti di corpo e sessualità alla luce dell'impianto teorico psicanalitico. È uno dei fondatori e responsabili dell'Associazione Culturale Movente di Concesio (BS) (www.movente.it), realtà che da più di vent'anni sostiene e promuove arte e scienza.

    Esiste una dicotomia fondamentale prodotta nel corso dei millenni di storia dell'indagine dell'uomo sulla natura e che riguarda il tentativo di definire una sorta di teoria unificante del tutto, dove il tutto è stato centrato sull'uomo e comprensivo di esso. Si tratta della dicotomia “soma” / “psiche” i cui termini vengono molto spesso unificati in un terzo “psicosomatica”, unione che, pur in completa assenza di adeguato fondamento epistemologico, viene fatta funzionare come conseguenza evidente delle premesse e allo stesso modo come ipotesi teorica fondata sull'osservazione dei dati empirici.

    Si tratta in realtà degli effetti di un'importante lacuna teorica che produce indebolimenti enormi nella struttura portante dell'edificio teorico recente e ancora molto fragile - per tutta una serie di motivi - della psicanalisi. Occorre, infatti, tenere conto di quali siano i punti di appoggio su cui tale edificio è stato fondato e successivamente integrato, mettendone alla prova la tenuta del campo teorico in una sorta di - per utilizzare un parallelo fisico - verifica statico/dinamica.

    Si tratta di compiere, né più né meno, il normale iter di fondazione di una disciplina teorica che riguarda, quindi, un campo di sapere. E questa fondazione si definisce a partire dall'oggetto d'indagine del campo teorico. La disciplina psicanalitica, definita nel suo statuto fondativo, costituisce un campo d'indagine nuovo rispetto a quelle discipline che fino ad allora avevano funzionato da strumenti di indagine e definizione. Quando scrivo di “statuto fondativo” non mi riferisco a un evento identificabile in modo preciso sulla scala del tempo ma alla formazione (e alla formalizzazione), in continuità e contiguità con un “sapere precedente”, di un impianto teorico differente dai precedenti. Nel caso della psicanalisi questo statuto fondativo è identificabile con il corpus del lavoro teorico sviluppato da Sigmund Freud nel corso dell'intera vita; esso comincia a prendere forma nel corso degli studi di matrice fisiologico/neurologica e acquista corpo nella costruzione dell'impianto metapsicologico. Ciò di cui spesso - senza troppo sorprendersi - non si tiene conto approcciando questa disciplina è che esiste la necessità di produrre un corpus di saperi per indagare e codificare le conseguenze delle condizioni reali di esistenza e sopravvivenza del protagonista (a sua insaputa), l'appartenente alla specie Homo Sapiens, un mammifero piuttosto diffuso sul pianeta Terra e oggetto d'indagine di moltissime altre discipline nel corso della sua pur brevissima esistenza.

    La psicanalisi si fonda, infatti, su un'osservazione fondamentale di natura biologica: l'incompletezza motoria originaria (motorische hilflosikeit) di ciascun vivente della specie Homo Sapiens Non è cosa da poco, è anzi una condizione del tutto nuova nel panorama delle specie viventi, in particolare dei mammiferi. Si tratta della condizione per cui un essere vivente non è completamente fornito, attraverso l'apparato organico, di tutte le funzioni necessarie alla sopravvivenza; significa, in sostanza, che pochissimi degli atti “iscritti” nella struttura organica (cioè da questa espressi come risposta automatica a stimoli) e necessari alla sopravvivenza del vivente sono disponibili da subito (muoversi, nutrirsi, eliminare possibili fonti di deperimento e pericolo per il vivente stesso). Nonostante questa differente costituzione organica, l'osservazione empirica riporta che questi esseri viventi possono - non è garantito - proseguire in un viaggio sulla strada della sopravvivenza e, osservazione altrettanto fondamentale, da quella e di quella condizione originaria non possono che prodursi tracce a sua testimonianza. Per questa specie il compimento della costituzione organica secondo le ben note leggi della genetica, avviene necessariamente in presenza degli effetti di questa condizione reale originaria: cosa nutre l'organico quando quest'ultimo non può ancora esprimersi nella produzione di un tale effetto sul vivente (cioè fornirgli qualcosa che produca effetto di sopravvivenza)?

    La dicotomia di cui ho parlato all'inizio di queste righe si sfalda immediatamente in conseguenza della motorische hilflosikeit. Non ha più valore descrittivo dell'oggetto della disciplina, un impianto teorico in cui due elementi come “soma” e “psiche”, riuniti in un terzo a significare e giustificare l'interdipendenza dei primi due, risulta privo della capacità di descrivere quanto di altro emerge come fenomeno osservabile nell'oggetto d'indagine, proprio sulle fondamenta costituite dall'osservazione reale dell'incompletezza motoria. I lavori pionieristici di Freud nei quali tenta di collocare sull'organico l'origine di fenomeni che si producono oltre l'organico lo portano, infine, a dover definire un campo d'indagine ben più ampio. Ricordo qui che nel 1895, con “Progetto di una psicologia” Freud tenta ti fornire un supporto organico (cioè di reperire un'alterazione organica) a giustificazione di alcuni fenomeni osservati nel campo funzionale (cioè alterazioni funzionali genericamente ricondotte al campo “psi” e non “soma”, quali afasie, paralisi etc. per le quali non è tuttavia rilevata una alterazione strutturale organica). Il lavoro si rileva parziale nel risultato, non riesce a “comprimere” nell'organico l'origine di quelle alterazioni funzionali; tuttavia le conseguenze di questo fallimento sono assai prolifiche. Fondamentale, infatti, è stato avere a disposizione una struttura teorica che tuttavia non reggesse sul piano descrittivo dell'oggetto, che si manifestasse parziale, mettesse in evidenza la fenditura nell'unione tra “psiche” e “soma”, delegittimasse la portata del suo impianto teorico, presentificasse, in definitiva, un nuovo inesplorato territorio d'indagine.

    Dove altro si collocano quei fenomeni che non sono riconducibili completamene ai due campi citati? Invece di abbandonare - come accade spesso - la promettente via indicata dalla motorische hilflosikeit addentriamoci come fece lo stesso Freud - pur con una dotazione di strumenti decisamente meno adatta - sui suoi sentieri. Cosa possiamo osservare relativamente al fenomeno “essere umano” che richieda una nuova trattazione, che possa dare un contributo alla costruzione di un edificio teorico più solido?

    In primo luogo possiamo osservare che siamo in presenza di dinamicità, non di staticità. Ciò che manca alla dicotomia “soma” / “psiche” si manifesta ai nostri occhi attraverso un processo dinamico, la costruzione di qualcosa che mancava alla costituzione originaria del vivente. Osserviamo che le funzioni fondamentali alla sopravvivenza del vivente e per esso indisponibili alla nascita, non precludono una loro “incorporazione” da parte del vivente stesso. Interessante rilevare che, pur in assenza di strumenti organici che gli consentano di sopravvivere (per esempio nutrendosi), “incorpori” in qualche modo l'esperienza (perché di questo si tratta) della sopravvivenza, del protrarsi dell'esistenza. L'atto dell'incorporazione, lungi dal fondarsi su qualche tipo di speculazione linguistica, è un'osservabile importante e traduce in un nuovo campo di funzionamento la condizione originaria di incompletezza motoria. Ciò che per le altre specie costituisce “corpo”, è qualcosa di dato all'origine, non avendo spazio di necessità a costituirne altri, in quanto spazio esaurito dall'organico, struttura depositaria di quel “sapere saputo” che “risponde” alle esperienze. Per la specie cui apparteniamo non esiste un corpo dato all'origine; esiste un organismo incompleto, non strutturato per rispondere alle sollecitazioni delle esperienze del vivente come farà un organismo adulto, ma nonostante questo, non muto. Significa che un organico “incompleto” risponde come tale alle sollecitazioni; una risposta c'è, nei termini di quanto può esprimere in date condizioni. E come tale si costituisce incorporando le funzioni che non è in grado di esprimere; costituisce un corpo di cui ha necessità annettendosi funzioni “mancanti” con gli strumenti di cui è dotato, peraltro, come sappiamo, in continua modificazione (l'organismo si modifica a ogni istante, tali sono anche le esperienze vissute dal vivente). Il campo nel quale si producono questi fenomeni è quello della sperimentazione. Non sono date sovrastrutture o enti definiti a priori. Un corpo - inteso nel senso che qui sta acquistando - si produce esperienzialmente, inglobando l'esistente (un organico parzialmente costituito e gli effetti di una tale sperimentazione).

    Quel “libidico” cui Freud si riferisce introducendo la teoria generale del narcisismo è proprio ciò che si costituisce in questa costruzione di “relazioni” tra parti di un corpo non dato ma necessario per far “stare insieme” qualcosa di non costituito. La relazione di incorporazione è a tutti gli effetti parte integrante del corpo che concorre a strutturare essendo collante; il legame tra ciò che organicamente funziona da corpo (espleta funzioni) e ciò che organicamente non può funzionare come tale; la condizione di incompletezza motoria produce in sostanza “effetti di corpo” ovvero è come se l'organico, dove non può funzionare da corpo (cioè da fornitore di funzioni vitali) si esprimesse facendo funzionare altro da sé come corpo attraverso l'incorporazione. Una relazione come questa si produce necessariamente solo se il “facente funzioni di corpo” è sperimentato effettivamente come tale; va da sé che qualcosa può funzionare da corpo solo se ne può svolgere le funzioni, sempre in un campo esperienziale, non aprioristico. Questa apparente capacità di scelta nella costruzione corporea è in realtà tutt'altro che caratterizzata dalla possibilità di scegliere pezzi di corpo. In quanto “funzioni”, questi pezzi di corpo si producono in un processo di annessione solo se si è prodotto un funzionamento, solo se, cioè, si producono effetti di vitalità, di sopravvivenza (in modo necessariamente parziale rispetto alla potenziale funzione organica cioè a quell'azione specifica corretta che un organico “compiuto” avrebbe espresso in automatico, come risposta fisiologica a uno stimolo). Interessante sarebbe un rimando a tutta la costruzione di quel contenitore di propellente vitale che prenderà, nell'impianto psicanalitico, il nome di libido ovvero di energia legata; in questo la proposta dell'impianto freudiano non è ancora stata sostituita da qualcosa che ne renda miglior giustizia. L'accumulo di energia dovuto alla non-scarica organica, l'inesistenza di stimoli come tali (mancando una struttura organica di risposta allo stimolo non esiste di fatto lo stimolo) si traducono in un accumulo di energia non legata (invito a rivedere nel testo freudiano la genesi libidica e la dualità stimolo/pulsione in termini di costruzione di corpo).

    E poi energia legata, si diceva, ma legata a cosa? Sarebbe meglio domandarsi, per evitare di introdurre l'allucinazione di una sorta di “verso” nel prodursi di questo legame: cosa si lega? Si legano pezzi di corpo, pezzi di corpo costituito dall'organismo nelle condizioni di cui abbiamo detto e pezzi di corpo costituiti dalla sperimentazione di effetti di sopravvivenza prodotti da esperienze di funzioni che l'organico non è ancora in grado di svolgere, ma decisive, appunto, per la sopravvivenza del vivente.

    Funzioni di legame, dunque. Che si producono in conseguenza dell'unico dato reale originario del vivente: l’incompletezza organica. Corpo “contenitore libidico”, tutt'altro che struttura immanente e aprioristica; è questo che possiamo leggere nella formulazione freudiana di una origine “naturale” della costituzione psichica ovvero dell'origine di quella complessa struttura di costruzione/regolamentazione della libido e, in definitiva, di un corpo.

    L'indagine freudiana che porterà alla formulazione dell'impianto metapsicologico fa iniziare tutto da un big bang. La domanda è: dove appoggia i piedi Atlante? Liquidare rapidamente l'indagine attorno al fenomeno “libido” appoggiandosi alla definizione in termini di “energia legata” mantiene l'indagatore sull'uscio di casa, senza peraltro sapere - né poter sapere - in quale verso sta orientando lo sguardo, senza sapere cosa è “fuori” e cosa “dentro”; non ci sono riferimenti spazio/temporali nel dominio energetico. Perché esista un “fenomeno libidico” deve esistere energia che possa prodursi in legami, che possa cioè divenire “libido”. Per fare un salto avanti di qualche anno e utilizzare una differente formulazione di questa relazione, cambiando semplicemente nome alle variabili, si può dire che perché un significante funzioni come tale, è necessario che ci sia energia da contenere. Diversamente non esiste nessuna funzione significante, non esiste nessun “primato del significante” dove non c'è energia che possa divenire libido. Si tratta di un rapido sunto della pur stringata osservazione di un operatore come J. Lacan che si definiva, correttamente, su un piano teorico, freudiano e non lacaniano. Intendo questa sua affermazione - di evidenza nel suo lavoro teorico - come la definizione di un punto di partenza per qualsiasi indagine che provi a rendere giustizia del fenomeno psichico; quest'ultimo si può produrre solo a determinate condizioni all'origine, la possibilità di esistenza di energia non legata e che quindi possa prodursi in legami e divenire libido. Escludere tali effetti dell'incompletezza motoria originaria - quindi escluderla dall'impianto teorico - significa estromettere la possibilità dell'esistenza del fenomeno libidico e quindi eliminare il punto su cui anche Atlante si trova - a sua insaputa, ma inesorabilmente - ad appoggiare i piedi.

    Una teoria del corpo si rende necessaria nella misura in cui l'impianto teorico psicanalitico si fonda sul concetto di libido e da questo si articola la dinamica pulsionale. Una teoria del corpo per come qui brevemente accennata raccoglie in una visione d'insieme gli effetti prodotti dall'incompletezza motoria, la teoria libidica che ne consegue, l'intero impianto della costituzione libidica narcisistica.

    Si noti che ancora non sono stati introdotti riferimenti ad alcunché di “psichico”. Per quello che è stato brevemente presentato in queste righe, si veda come la regolamentazione delle dinamiche pulsionali ad opera di una “struttura psichica” possa venire ricondotta alla regolamentazione in termini di logiche “corporee”, logiche di “funzionamento”, non già causali.  Questo passaggio mantiene in modo decisamente più evidente il legame con la costituzione originaria, mantiene la necessità di una visione energetica ed economica delle dinamiche pulsionali, allontana il pericolo teorico di una metafisica dello psichico, di una archetipizzazione di qualcosa (energia) che per sua natura non può venire ricondotta a un “a priori”.



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    M@gm@ ISSN 1721-9809
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