Psychanalyse et laïcité
Ivan Ottolini (sous la direction de)
M@gm@ vol.13 n.3 Septembre-Décembre 2015
EDITORIALE
Ivan Ottolini
i.ottolini@circolofreud.it
Laureato in Filosofia presso l'Università degli Studi di Pavia ha poi conseguito una formazione freudiana. Presidente del Coordinamento degli Psicoanalisti Italiani (Coopi), membro della Società Italiana di Filosofia Analitica, e della Società Filosofica Italiana. Presso il CSATAA (Centro Sperimentale di Analisi e Terapie Assistite dagli Animali) sta svolgendo lavoro di attività e ricerca clinica sulla psicoanalisi e sulle terapie assistite dagli animali.
Il progetto di poter dar voce a una serie di psicoanalisti che si interrogano su alcune questioni molto care alla nostra pratica, è stato da sempre un obiettivo del Coordinamento Psicoanalisti Italiani (Coopi - www.coopiweb.it). Questo numero monografico della rivista M@gm@, ci permette di realizzare a pieno questo importante proposito, riuscendo a spaziare, come forse solo la psicoanalisi sa fare, da argomenti più politici a nuove frontiere nella pratica e nelle riflessioni. Partendo dal doveroso ringraziamento che facciamo a questa redazione, possiamo considerare questo numero come monografico perché accomunato dallo sforzo degli autori di portare alcune argomentazioni psicoanalitiche in un ambito di lettura che non sia per addetti ai lavori ma, al contrario, che possa permettere un approccio qualitativo alle questioni trattate.
Il numero è composto da sezioni: la prima, di tipo storico e politico, affronta alcune difficoltà ancora aperte intorno alla legittimità della pratica della psicoanalisi da parte di chi non sia iscritto all'Ordine degli Psicologi o Medici ma soprattutto affronta la questione della formazione degli psicoanalisti.
A partire dall'articolo di Marina Foramitti, “La Puzza di Zolfo”, possiamo attraversare le grosse difficoltà che la psicoanalisi ha incontrato nella propria storia, passando poi per osservare più da vicino l'evoluzione della realtà italiana degli ultimi venticinque anni con il lavoro di Maria Grazia Giacomazzi, “I problemi del dopo-Legge Ossicini e la formazione degli psicoanalisti”, approdando al punto di vista di una figura di spicco per molto tempo nell'Ordine degli Psicologi, Anna Barracco con il contributo “La Legge: ancora?” e al fondamentale lavoro di un avvocato e giurista come Roberto Cheloni, “Ma la psicoanalisi non è una psicoterapia”, commento alla sentenza della Corte di Cassazione del 2011; i lavori di Davide Natta, “Libera professione e laicità della psicoanalisi” e di Finizia Scivittaro, “Il desiderio dell’analista e la trasmissione della psicanalisi”, ci portano sempre più puntualmente verso quella che è una delle tematiche centrali: la formazione degli psicoanalisti.
La seconda sezione riporta le riflessioni degli autori, a volte proprio attraverso la propria esperienza, al piano della testimonianza vissuta come pratica quotidiana. Vediamo allora la psicoanalisi applicata in senso professionale e associativo, cercando di enucleare i principali nodi che dobbiamo affrontare. Partendo dalla testimonianza formativa a tutto tondo di Andrea Menconi, “La bottega di uno psicoanalista: autobiografia di un mestiere”, attraversiamo il lavoro fortemente attento alla buona/cattiva pratica di Massimiliano Tosolini, “Il cattivo psicoanalista” e approdiamo all'articolo molto denso in termini di appartenenza associativa di Angelo Villa, “Includetemi fuori”.
La terza e ultima sezione si interroga su un tema che riguarda le nuove frontiere della psicoanalisi, esplorando un territorio poco affrontato; il lavoro di Giorgio Cervati che pone l'attenzione su una tematica a tratti forse misconosciuta (o dovremmo forse dire rimossa?) dalla psicoanalisi, “Del perché la psicanalisi necessita di una teoria del corpo”, ne è esemplare.
È noto a tutti quanto il panorama della psicoanalisi sia variegato e come sia mutato nel tempo e questo numero ci permette di mostrare come lo stesso nostro Coordinamento abbia, al suo interno, modi differenti di pensare la psicoanalisi e punti di vista che danno conto del pluriverso della nostra disciplina e dei suoi modi di interpretarla: è iconico l'uso del termine psicoanalisi e/o psicanalisi a seconda della provenienza teorica di riferimento.
Augurando a tutti i lettori di poter trovare, o forse ritrovare, molti spunti di riflessione e pensiero, desideriamo trasmettere tra le pagine elettroniche di questo numero, la grande passione per il confronto e la sempre viva specificità della psicoanalisi che accomuna il Coopi (Coordinamento Psicoanalisti Italiani) e che tanto ci sta a cuore cercando di riportarne la totale autonomia da supposte sudditanze formali, politiche e giuridiche.
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