Giornalismo narrativo
Orazio Maria Valastro - Rossella Jannello (a cura di)
Numero monografico pubblicato con il Patrocinio dell'Ordine dei Giornalisti di Sicilia
M@gm@ vol.13 n.1 Gennaio-Aprile 2015
SAI, LA GENTE È STRANA…
Giuseppe Di Palo
giuseppe.dipalo1989@gmail.com
Giornalista pubblicista. Dottorando di Ricerca in Innovazione e Gestione delle Risorse Pubbliche, Curriculum in Scienze Sociali, Politiche e della Comunicazione, presso l’Università del Molise. Membro del comitato di redazione, e curatore del sito web della rivista telematica interdisciplinare Nuovo Meridionalismo Studi. Ha collaborato con la WebTv dell’Università del Molise. Direttore responsabile del quotidiano telematico Molisetabloid.it.
“Sai, la gente è strana…”. Sono queste le parole scelte da Mia Martini per l’inizio di una delle sue splendide canzoni: Almeno tu nell’universo. Parole giuste… azzeccate nel nostro caso. Parole in grado di identificare alcune personalità… soprattutto riferite al particolare contesto di cui andremo di seguito a parlare. Ma proseguiamo con ordine.
Nella storia del nostro Paese è ben nota la situazione dell’emigrazione, ovvero quando anni addietro molti dei nostri connazionali, decisero di lasciare la propria terra in cerca di fortuna, facendo rotta soprattutto verso l’America, i paesi del nord Europa e, restando entro i nostri confini, verso l’Italia Settentrionale. Di recente il fenomeno dell’emigrazione locale in paesi esteri, o semplicemente da una regione che non è la propria verso un’altra (vicina o lontana che essa sia), prende il nome di “fuga di cervelli” e riguarda soprattutto gli appartenenti alle giovani generazioni. Ma, anche se tale fenomeno può sembrare “di moda”, voluto, desiderato, non occorre dimenticare il possibile shock culturale derivante proprio dal trasferirsi in un nuovo luogo in cui vigono usi diversi da quelli a cui si è propriamente abituati.
È il caso di Massimo (abbiamo modificato il suo nome per tutelarne la privacy), giovane della provincia di Napoli che all’età di 18 anni, una volta conseguito il diploma di maturità, ha deciso di proseguire il proprio percorso di studi presso l’Università del Molise a Campobasso alloggiando però, in maniera stabile e permanente in un paesino sito a circa venti chilometri dal capoluogo di regione: Cercepiccola.
Cercepiccola è un ridente comune molisano che sorge nel cuore della Valle del Tammaro, incastonato tra le balze collinari al confine tra Campania e Molise. Il centro abitato conta circa 600 abitanti, con poche botteghe, un forno dove ogni giorno viene preparato pane casereccio, due bar ed una farmacia. Una comunità piccola ma che vanta antiche tradizioni oltre a paesaggi sconfinati ed incontaminati.
Un'opera artigianale che raffigura Cercepiccola |
Ed è proprio di queste ultime cose che Massimo si innamora perdutamente. Ma prima di arrivare a ciò, sorgono spontanee un paio di domande: come mai il giovane campano ha deciso di traslocare in Molise lasciando nella sua terra natia gli amici e gli affetti più cari? E come mai il ragazzo ha scelto, tra i 136 comuni del Molise, proprio Cercepiccola visto che l’Università, la meta principale del suo percorso di studi, si trova a Campobasso? Non poteva scegliere di alloggiare proprio nel capoluogo?
«Quando vivevo in Provincia di Napoli, in una città che conta più di 65.000 abitanti - racconta il giovane Massimo - vivevo sommerso dal caos, dalla confusione, dal continuo frastuono di motori e clacson… forse questa descrizione potrà evocare l’immagine di una città brutta e ripugnante, dominata dalle congerie e dalla malavita… potrà far nascere il sospetto che io sia scappato da tutto ciò… non è cosi! La mia è una città a dir poco stupenda, che molto spesso viene screditata da notizie “ingrossate” cosi come tutta l’area campana. Ogni città, ogni paese ha le proprie criticità, soltanto che per un fenomeno di etnocentrismo, i problemi di altri sembrano più gravi dei propri… la vera questione è che la gente vuole spiegare problemi di un altro contesto nei termini del proprio… questa cosa è impossibile da farsi! Il motivo per cui ho deciso di proseguire il mio percorso di studi in Molise trasferendomi di conseguenza a Cercepiccola? Semplicemente perché non sono un amante del caos. Inoltre, essendo neo diplomato, la scelta di proseguire gli studi si collega alla possibilità ed alla speranza di potermi inserire nel mondo del lavoro. Ed è qui che emerge il perché ho optato per la mia residenza cercepiccolese: essendo arrivato in Molise senza un lavoro e senza enormi possibilità economiche, prendere una stanza a Campobasso rischiava di essere una spesa eccessiva per i miei genitori. La soluzione migliore è stata quella di appoggiarmi da alcuni parenti che vivono in questo piccolo ma bellissimo paesino, a ridosso dell’area del Sannio, ricco di fascino e di storia. Posso dire, in un certo senso, di aver scoperto origini che prima non mi appartenevano».
Un trasferimento, dunque, dettato da condizioni non lontane dalle antiche motivazioni dell’emigrazione italiana cui si è fatto cenno prima: cercare fortuna, rintracciare e crearsi opportunità, occasioni, possibilità future. Da notare poi, come Massimo ha dato valore alla propria famiglia con la quale dice di aver scoperto delle "origini che prima ignorava". Il giovane ha fatto cenno anche alle sue ridotte possibilità economiche oltre al fatto di essere a carico dei propri genitori.
«Mia madre e mio padre sono sempre stati dalla mia parte, hanno fatto sempre i "salti mortali’" per garantirmi un’istruzione che possa portarmi ad avere un futuro migliore. Voglio un bene dell’anima alla mia famiglia che tanto ha fatto e tanto sta facendo ancora per me, ma nel mio piccolo non mi sembrava giusto che, in quella che per me è stata una nuova fase della mia vita, tutte le mie spese ricadessero sulle loro tasche. Per questo, poco tempo dopo il mio trasferimento, andai alla ricerca di un lavoretto che mi permettesse di guadagnare qualcosa quantomeno per acquistare i libri da studiare e per pagare le tasse universitarie (perché, si sa, l’istruzione - purtroppo - ha un costo). Cominciai quindi a lavorare in un ristorantino. La mattina all’università tra corsi e lezioni, spostamenti in autobus utili per studiare, leggere e ripassare, e la sera rigorosamente in camicia bianca e pantalone nero a servire ai tavoli. Questa cosa, oltre a permettermi di poter pagare autonomamente (o quasi) gli studi, mi ha donato una grande esperienza di vita: quella di evitare gli sprechi e di dare il giusto valore alle cose, al denaro e soprattutto alle persone. Molto spesso alcuni clienti mi "denigravano" solo per il fatto di fare un lavoro umile, di vestire i panni di un "servitore", ignorando il fatto che stessi facendo dei sacrifici per pagarmi gli studi. Ed in quelle occasioni, anche se ribollivo dalla rabbia di mandare a quel paese queste persone, come vuole il detto "il cliente ha sempre ragione". Ho fatto finta di niente, talvolta sorridendo e continuando semplicemente a fare il lavoro per il quale venivo pagato. Non sono mancate occasioni piacevoli, come alcune amicizie nate con clienti abituali. Purtroppo, fin troppo spesso, molte cose si danno per scontato: si crede che per avere l’acqua basti aprire il rubinetto. Non è cosi. Tutto quello che c’è dietro un semplice gesto, dietro un volto, nel bagaglio culturale che una persona si trascina dietro, viene fin troppo spesso ignorato, non preso in alcuna minima considerazione. "Se non si vede non esiste", ma quando si verifica un problema, un qualcosa che esce al di fuori del routinario e dell’ordinario, ecco che allora tutti cercano di cogliere e carpire il retroscena. Occorre allora guardare alla totalità, alla completezza di una situazione, elemento che se condiviso ad ampio raggio potrebbe portare davvero al concretizzarsi di una tanto decantata società migliore».
Piazza Mons. Armando Lombardi e Campanile - Cercepiccola |
Massimo, da quanti anni ormai sei in Molise?
«Ad oggi sono già otto anni».
E come va la tua carriera?
«Bene. Ho conseguito sia la laura triennale che quella magistrale, ed attualmente sono impegnato con un dottorato di ricerca».
Non ti mancano la tua terra ed i tuoi amici?
«Si certo, non passa giorno che non penso alla mia città ed agli amici che ho lasciato lì. A dire la verità di amici, quelli veri, ne ho sempre avuti pochi ma continuo a sentirli spesso. A volte programmiamo anche specifiche uscite con l’intento di fare delle rimpatriate, ma le occasioni utili per questa cosa, tra studio, lavoro e gli impegni vari di ciascuno, risultano essere sempre poche».
Quel’è il tuo sogno?
«Per ora il mio sogno è quello di terminare gli studi, conseguendo il dottorato ed altri titoli che possano essere utili per l’inserimento nel mercato del lavoro. Mi piace studiare, soprattutto la sociologia e l’applicazione di questa scienza nell’ambito delle nuove tecnologie comunicative. Inoltre un’altra passione che ho è quella della scrittura. Ho avuto la fortuna di collaborare con un prestigioso quotidiano telematico locale e per ora si va avanti cosi. Non so ancora come vedo il mio futuro. Non escludo la possibilità di continuare ed implementare la carriera giornalistica, ma il desiderio più profondo che nutro sarebbe quello di avviare una carriera accademica nel mondo dell’università, anche se so’ che si tratta di un percorso lungo e difficile. Vedremo».
Sei fidanzato?
«Si, da cinque anni con una ragazza cercepiccolese. Penso di aver trovato la donna giusta per me. Ora, dopo aver sistemato la faccenda lavorativa, mancherà solo il convogliare a giuste nozze».
Quando parla dei suoi sogni e della sua ragazza, con la quale immagina già il proprio futuro, a Massimo si illumina il volto ed un sorriso gli si stampa sul suo volto coperto da una barbetta appena rasata. Gli occhi, scuri e profondi, gli diventano lucidi e, un po’ imbarazzato per questa cosa, cerca di nascondere lo sguardo. E dopo questo breve ma significativo excursus, Massimo torna sui binari principali del suo racconto, ovvero il suo trasferimento dalla Provincia di Napoli a Cercepiccola, luogo apparso per lui come ‘incantato’ dotato di fascino e meraviglie da cogliere in ogni circostanza.
Antica fontana che sorge dinnanzi al palazzo ducale del 1500 - Cercepiccola |
Morbosa la curiosità dei cittadini del piccolo centro del Molise, regione a molti sconosciuta, invisibile, “non ben definita”, che non possono fare altro che scuotere la propria tranquilla routine quotidiana interrogandosi sul perché questo giovane si sia trasferito proprio da loro da una grande città in cui poteva avere tutto a portata di mano. Ed a mettere costantemente in discussione tale questione sono proprio i coetanei del “forestiero” che gli chiedono con morbosa continuità: “Ma cosa sei venuto a fare qui? Qui non c’è nulla: non ci sono locali, non ci sono negozi, non ci sono luoghi in cui andare a ballare o divertirsi. Qui non c’è niente”.
“Cercepiccola è una noia mortale; Qui non si fa niente dalla mattina alla sera; Come ti è venuto in mente di trasferirti qui da Napoli?!?”… «Erano queste le espressioni più ricorrenti che mi venivano dette nel primo periodo del mio prolungato soggiorno a Cercepiccola. Non riuscivo a capire perché questo paese viene visto in tal mal modo… come non ci si può accorgere di tutte le ricchezze che quotidianamente qui ti scivolano sotto il naso!?! Cercepiccola è un paesino meraviglioso dove la vita scorre tranquilla e quieta. La mattina quando mi alzo e guardo alla finestra vedo distese infinite di campagne sormontate dai monti e lì si capisce la bellezza della natura! Vista dai paesi limitrofi, Cercepiccola appare come un presepe intagliato nelle balze collinari retrostanti… la natura qui esplode in tutta la sua possenza tra fiumiciattoli, cascate, prati che si disperdono a vista d’occhio… la flora cercepiccolese è incantevole in ogni periodo dell’anno: a partire dai fiori di primavera, ai primi fiocchi di neve che cadono dolci e delicati nei mesi invernali. Luoghi che ancora sfoggiano i colori della natura (il verde dei boschi in primavera, l’azzurro dei cieli estivi, l’arancione carico delle foglie in autunno, il bianco della neve in inverno) scenari meravigliosi che stuzzicano sentimenti e sensazioni mai provate lì dove ero abituato a panorami fatti di grattacieli, antenne e cemento».
«Tutto ciò fa nascere nell’anima sensazioni ed emozioni "non evocabili" in altro modo, facendo sorgere anche un senso di pace interiore. Altra caratteristica di Cercepiccola, che molto spesso sembra ignorata o non apprezzata dai residenti stessi, è l’intento di far rivivere il suo glorioso passato, dando visibilità e spessore alle proprie “radici”, rendendo giusto onore e merito alla memoria dei propri avi e di tutti coloro che hanno sempre cercato di fare di Cercepiccola un luogo di fiaba, nel tentativo di riportare alla luce e restaurare antichi ruderi o di ricostruire fedelmente ciò che la tradizione tramanda. Tra le attività più belle che ho potuto ammirare in questo paesino, che vanta storie e leggende oltre che a scenari da favola (sia naturali che non, come il centro storico), è la volontà di mettere in scena una antica tradizione carnevalesca (che si svolge in media una volta ogni cinque anni) detta de "I Mesi": nello specifico, trentatré cercepiccolesi (tutti uomini come vuole la tradizione del teatro romano), indossando costumi antichi ed abiti d’epoca, si calano nella personalità dei dodici mesi, delle quattro stagioni (raffigurate come donne ma, come detto, interpretate da uomini) un nonno ad impersonare il secolo, ed un padre ad impersonare l’anno. A questi si aggiungono musicisti, pulcinella, "cenciunari" (straccioni) ed altri personaggi tipici del carnevale locale. Su alcuni costumi si sfoggiano monili d’oro ed altri oggetti preziosi, tutti concessi in prestito dai cittadini della comunità. La manifestazione si svolge rigorosamente a cavallo per le strade cittadine e la sua funzione, cosi come vuole la leggenda, è quella di esorcizzare gli spiriti della natura chiedendo abbondanza per l’anno agrario che si presta ad iniziare».
I mesi di Cercepiccola - manifestazione carnevalesca del 2008 |
«Ora, alla luce di queste poche informazioni che sono riuscito a fornire sull’argomento, come si fa a non ritenere una simile cosa alla stregua di un tesoro, puntando a valorizzare il tutto nel modo che merita? Come posso non essere innamorato di questa terra nella quale tra l’altro, come ho già detto, ho trovato anche l’amore? Allo stesso modo anche i luoghi meriterebbero giusto rilievo e visibilità, dando particolare attenzione alla conservazione ed alla preservazione dell’ambiente, una vera oasi verde racchiusa in una regione che fa da cerniera tra Nord e Sud Italia. Ma per raggiungere simili obiettivi occorre una concreta e reciproca collaborazione che coinvolga l’intera cittadinanza ed anche i residenti dei comuni vicini, superando sciocche divisioni fondate per lo più su infondati stereotipi e puntare ad una crescita uniforme ed indispensabile per mantenere intatte ed enfatizzare tutte quelle ricchezze, quelle opportunità, quei tesori che quotidianamente, in questa terra spesso sconosciuta ai molti, scorrono continuamente sotto il proprio naso. Per fare ciò occorre, tra le prime cose di cui si necessita, un grande senso d’appartenenza al gruppo da crearsi in tutta la comunità ed in grado di fare da richiamo anche ai cittadini emigrati e residenti in paesi esteri. Le piccole comunità sono, appunto, fondate sul senso d’appartenenza e coesione al gruppo e sul reciproco rispetto, ed è questo uno dei più grandi tesori che possano trovarsi al mondo. Poche righe non potranno mai far capire la bellezza unica che si disperde all’orizzonte incorniciato da rudi monti… esperienze e sensazioni del genere possono essere comprese solo vivendole in prima persona… il mondo va guardato con occhi curiosi e gioiosi cosi da poter sempre rimanere affascinati dalle meraviglie che ci offre… Questa è stata la risposta che ho sempre dato a chi mi poneva le domande che ho citato in precedenza. Cercepiccola è un luogo stupendo, ed è impegno comune mantenerlo tale. La gente è strana se non comprende…»
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