Raccontare Ascoltare Comprendere
Barbara Poggio - Orazio Maria Valastro (sous la direction de)
M@gm@ vol.10 n.1 Janvier-Avril 2012
RACCONTARE, ASCOLTARE, COMPRENDERE: METODOLOGIA E AMBITI DI APPLICAZIONE DELLE NARRAZIONI NELLE SCIENZE SOCIALI
Barbara Poggio
barbara.poggio@unitn.it
Docente e Ricercatrice, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università degli Studi di Trento.
Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
Dottore di Ricerca in Sociologia, IRSA-CRI/LERSEM, Università Paul Valéry Montpellier.
Il convegno "Raccontare, Ascoltare, Comprendere: Metodologia
e ambiti di applicazione delle narrazioni nelle scienze sociali", organizzato
dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento
il 22-23 settembre 2011, realizzato con il patrocinio dell'Associazione
Italiana di Sociologia e dell'Osservatorio dei Processi Comunicativi,
ha proposto di stimolare un confronto tra studiose e studiosi delle scienze
sociali che all'interno di diverse aree tematiche utilizzano le narrazioni
come principale strumento di ricerca e di analisi, nell'intento di valorizzare
la capacità euristica offerta dall'approccio narrativo e biografico nel
leggere ed interpretare la società . Presentiamo all'interno di questo
numero monografico, in collaborazione con la rivista internazionale di
scienze umane e sociali "M@gm@", una selezione delle relazioni discusse
al convegno che documentano la preziosa occasione, di scambio di riflessioni
metodologiche e di esperienze di ricerca empirica, rappresentata da queste
due intense giornate di lavori.
L'attenzione alle storie individuali e collettive non è certo una novitÃ
all'interno degli studi sociologici, tuttavia negli ultimi anni l'analisi
narrativa e biografica ha assunto una crescente rilevanza nell'ambito
delle scienze sociali, tanto che in diversi contributi si è giunti a parlare
di una "svolta narrativa", a sottolineare la progressiva assunzione di
centralità del pensiero narrativo, a lungo adombrato dall'enfasi sull'oggettivitÃ
e la razionalità della scienza. La riflessione epistemologica alla base
della prospettiva narrativa è giunta al superamento della tradizionale
contrapposizione tra analisi macro e micro, tra oggettività e oggettività ,
tra generalizzazione e idiografia, collocandosi in una posizione che sfugge
alle semplificazioni dicotomiche. Le narrazioni sono infatti inserite
in una comunità di storie che acquisiscono senso solo all'interno di specifiche
culture e la connessione tra esperienza personale e società viene resa
possibile proprio attraverso l'analisi delle storie.
Nello scenario della sociologia internazionale le narrazioni oggi rappresentano
dunque sia un importante oggetto di studi per le scienze sociali, e per
la sociologia più in particolare, sia un indispensabile strumento di analisi
e ricerca per comprendere i fenomeni sociali. Il dominio della ricerca
narrativa si caratterizza dunque per la molteplicità di stimoli che trae
dalla contaminazione con altre discipline ed approcci (dall'antropologia,
alla psicologia cognitiva, alla storia sociale, alla letteratura) così
come per la ricchezza di strumenti e di ambiti di applicazione di cui
si sostanzia. I contributi di ricerca si sono infatti articolati lungo
diverse traiettorie metodologiche, ponendo attenzione di volta in volta
alle dimensioni di contenuto, strutturali, contestuali e performative
di storie generate e raccolte in diversi campi della sociologia (dagli
studi sull'identità a quelli organizzativi, dalla sociologia della famiglia
a quella della salute, dalle ricerche sull'immigrazione a quelle sulle
differenze di genere, solo per citarne alcune).
I principali ambiti di applicazione che all'interno del dibattito sociologico
hanno utilizzato le narrazioni come chiave interpretativa e/o come oggetto
di analisi e di studio, sono stati trattati e sviluppati nel corso delle
sessioni plenarie e parallele del convegno. Per ragioni editoriali, considerando
la rilevante partecipazione di studiose e studiosi alle due giornate del
convegno, il comitato scientifico ha selezionato per questo numero monografico
due comunicazioni da pubblicare in extenso per ognuna delle otto sessioni
parallele, introdotte da un testo curato dai coordinatori delle sessioni:
Narrazioni, Tempo e Memoria (coordinata da Paolo Jedlowski e Albertina
Pretto);
Narrazioni, Lavoro e Organizzazione (due sessioni congiunte coordinate
da Silvia Gherardi e Annalisa Murgia);
Narrazioni e Salute (coordinata da Mario Cardano e Micol Bronzini);
Narrazioni e Migrazioni (coordinata da Orazio MariaValastro e Serena Piovesan);
Narrazioni, Storie e Racconti di vita (coordinata da Rita Bichi e Lara
Maestripieri);
Narrazioni e Identità (coordinata da Federico Batini e Giovanna Rech);
Narrazioni e Genere (coordinata da Barbara Poggio e Beatrice Gusmano);
Narrazioni e Generazioni (coordinata da Manuela Olagnero e Giulia Maria
Cavaletto).
Le ragioni di un convegno sulle narrazioni [1]
L'idea di organizzare un evento in cui riunire studiose e studiosi che,
pur appartenendo a settori e comunità disciplinari diversi e occupandosi
di temi anche molto distanti, condividessero la comune passione per la
sollecitazione, la raccolta e l'analisi di storie era un po' una scommessa,
a cui pensavamo da tempo, ma che abbiamo a lungo rimandato. I molti contributi
arrivati in risposta al nostro invito e la vostra presenza qui oggi, mi
fa pensare che sia valsa la pena di provarci.
Come abbiamo scritto nella presentazione del convegno, l'attenzione alle
storie non è certo una novità nelle scienze sociali, tuttavia - direi
soprattutto nel contesto scientifico italiano e in alcuni settori in particolare
- la ricerca basata sulle narrazioni ha faticato a trovare pieno riconoscimento
e legittimazione. Questa difficoltà di riconoscimento mi ha portato, nei
primi anni in cui ho incominciato ad occuparmi di narrazioni, a dedicare
molte energie e molte parole, nella didattica e nella ricerca, a giustificare
questa scelta epistemologica, per dimostrare che occuparsi di storie non
fosse una sorta di sfizio letterario ma una strada particolarmente feconda
per comprendere i fenomeni sociali.
Credo di poter dire che oggi la ricerca sociale basata sulle narrazioni
in Italia è sufficientemente matura da non aver più bisogno di giustificarsi
e da cominciare invece a riflettere in modo più corale sui propri fondamenti
e sulle diverse declinazioni, su ciò che accomuna e ciò che distingue,
così come sulle prospettive che si aprono per il futuro, a fronte dei
rilevanti cambiamenti in atto. E la ricchezza dei contributi arrivati
a questo convegno ne è senz'altro una conferma.
Peraltro la narrazione continua ad essere una componente decisamente rilevante
dell'esperienza sociale. La profezia di Walter Benjamin, che nel 1936,
nel bellissimo libro "Il narratore" (recentemente ripubblicato), vedeva
l'arte di narrare avviarsi al tramonto, in realtà non si è avverata, e
la narrazione appare assolutamente viva e vegeta, anche se magari sotto
forme diverse, più sincopate e frammentarie di quelle del passato (pensiamo
ai blog o ai social network). C'è anzi chi parla anzi di "Trionfo della
narrazione", proprio per sottolineare come la nostra sia un'epoca governata
dalla narrazione, di come la narrazione sia di fatto la forma privilegiata
di ogni comunicazione, da quella commerciale (i prodotti che vendono meglio
sono quelli interno ai quali si costruisce la storia migliore) a quella
politica (penso a Berlusconi, ma anche ad Obama). La critica che talvolta
viene fatta agli approcci narrativi è quella di essere relativisti (non
basati sulla forza e l'oggettività del "fatto", ma piuttosto sull'opinabilitÃ
e l'ambivalenza delle parole e degli intrecci), ma la mia sensazione è
piuttosto che sia il mondo in cui viviamo ad essere caratterizzato da
confini sempre più labili tra realtà e narrazione e che invece l'adozione
di strumenti narrativi possa offrirci un utile bandolo per muoverci in
questo labirinto.
In questa prospettiva spero dunque che questo convegno possa rappresentare
una occasione utile per confrontarci rispetto al come, nella nostra riflessione
teorica e nella nostra esperienza di ricerca, facciamo ricorso alle narrazioni
come lenti per interpretare il mondo, come chiavi per conoscere e comprendere
i fenomeni che ci circondano, tanto più quanto essi sembrano diventare
più confusi e indecifrabili. Per chiudere ritornando al principio, non
dobbiamo dimenticare - perché non è un caso - che narrazione e conoscenza
derivano dalla stessa radice etimologica (gna - sapere).
Gli ambiti di ricerca sociale in cui le narrazioni vengono utilizzate
in questa prospettiva sono molteplici. Nell'organizzare il convegno abbiamo
dovuto necessariamente fare delle scelte e abbiamo individuato quelli
in cui ci sembrava che il ricorso alle narrazioni fosse più consolidato.
Nei contributi inviati è poi emersa una più ampia articolazione, di cui
non è però stato facile tener conto e di cui si potrà eventualmente tener
conto per iniziative future.
Ringraziamenti
In primo luogo ringraziamo i membri del comitato scientifico (Federico
Batini, Rita Bichi, Mario Cardano, Silvia Gherardi, Paolo Jedlowski, Annalisa
Murgia, Manuela Olagnero, Albertina Pretto e Orazio Maria Valastro) che
hanno accettato con entusiasmo di condividere questa scommessa e di contribuire
a darle forma.
Ringraziamo il comitato organizzatore, composto da giovani ricercatrici
e ricercatori che si sono resi disponibili ad aiutarci nell'affrontare
le molte incombenze richieste dalla gestione di un convegno complesso.
Ringraziamo inoltre la redazione della rivista "M@gm@" per il suo sostegno,
l'impegno prodigato ed il lavoro svolto, per aver reso possibile la pubblicazione
di una selezione degli atti del convegno.
Un ringraziamento speciale va infine ad Annalisa Murgia e ad Albertina
Pretto che hanno lavorato alacremente affinché diventasse realtà l'idea
di questo convegno.
Note
1] Introduzione al convegno "Raccontare,
Ascoltare, Comprendere: Metodologia e ambiti di applicazione delle narrazioni
nelle scienze sociali" a cura di Barbara Poggio.
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