La lettura di sé e dell'altro
Orazio Maria Valastro (a cura di)
M@gm@ vol.9 n.1 Gennaio-Aprile 2011
CONVERSIONI MITOBIOGRAFICHE
L’esperienza del mondo nella narrazione di sé e dell’altro
Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
Dottore di Ricerca in Sociologia, Università Paul Valéry Montpellier
III, Presidente Osservatorio Processi Comunicativi (www.analisiqualitativa.com);
Presidente Associazione Le Stelle in Tasca (wwww.lestelleintasca.org).
« L’homme, cette aventure. Il n’est guère que cela.
Et il l’est qu’on le regarde avec des yeux mystiques, dogmatiques ou rationalistes.
Il est écart des animaux ou des esprits. Mais, dans tous les cas, il est
essai, coup de partie, tentative - possibilité, etc. Aventure. »
(Paul Valéry, « L’homme est une aventure », Les principes d’an-archie
pure et appliquée)
Il rischio metodologico dell’interpretazione
La
lettura di sé e dell’altro, terzo ciclo seminari di formazione Ateliers
dell’immaginario autobiografico, Associazione Le Stelle in Tasca, Università
degli Studi di Catania - Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Con
la Partecipazione del Centro Servizi Volontariato Etneo, 4 aprile 2009
Il primo numero del 2011 della rivista m@gm@, “La lettura di sé e dell’altro”,
è stato sollecitato dal seminario che abbiamo realizzato a Catania il
4 aprile del 2009, coinvolgendo dei collaboratori in grado di aiutarci
a sviluppare il tema cardine di quell’incontro, al fine di approfondire
le riflessioni condivise in quell’occasione. Il ciclo dei seminari degli
Ateliers dell’immaginario autobiografico [1],
un dispositivo pedagogico elaborato per accompagnare dei piccoli gruppi
a fare l’esperienza della narrazione e della scrittura di sé, coniugando
una pedagogia dell’immaginario con una pedagogia della memoria, si inserisce
nelle attività di animazione sociale e culturale del progetto associativo
delle “Stelle in Tasca” [2], associazione
che promuove il volontariato autobiografico. Seguendo un filo conduttore
comprensibile e al tempo stesso affascinante, consequenziale ai due precedenti
seminari, “Ascolto e narrazione di sé: prendersi cura della propria vita”
e “Fare l’esperienza della scrittura di sé” [3],
abbiamo considerato il significato di un’esperienza concreta di scritture
autobiografiche, la lettura condivisa di testi in seno ai piccoli gruppi
degli ateliers e le presentazioni pubbliche degli elaborati realizzati.
L’esperienza vissuta in questi anni, dal 2005 in poi, ha sollecitato un
approfondimento del significato della lettura di sé e dell’altro nel movimento
della scrittura, consapevoli della sua valenza rispetto alla formazione
di un pensiero e di una coscienza che converte la relazione con se stessi,
gli altri e il mondo.
I contributi sollecitati e restituiti in questo numero all’attenzione
dei nostri lettori, ci aiutano a esaminare in una prospettiva multidisciplinare
la complessità della nostra tematica, connessa alla difficoltà della comprensione
del movimento della scrittura situato tra invenzione e interpretazione,
scoperta e risignificazione del flusso dell’esistenza. La creazione e
l’interpretazione del racconto della storia di vita nel testo narrativo
da parte dell’autore, che diventa il biografo della sua vita, sono un
percorso interpretativo (François Rastier, 2003) nel quale l’autore legge
se stesso e l’altro nel flusso dell’esistenza che prende forma nel movimento
della scrittura. Incontrando l’enigma della vita nelle pagine del testo
vivente nel quale ci muoviamo e ci rappresentiamo, ci trasformiamo in
un corpo autobiografico che prende spessore e consistenza, sollecitandoci
a descriverlo e raccontarlo come esseri nel mondo.
E’ intenzionale la presentazione in successione dei contributi di questo
numero, finalizzata a mettere in evidenza un percorso complesso di interpretazione.
Alternando all’analisi concreta di alcuni esempi di scritture di sé, che
ci permettono di valutare il percorso interpretativo e formativo auto
esperienziale dei loro autori, la lettura e l’interpretazione dei ricercatori
nell’ambito delle loro competenze e della loro disciplina di riferimento,
possiamo inoltre riscontrare l’approccio del ricercatore nei confronti
dei testi autobiografici. Un approccio che incontra e considera i testi
viventi come un fenomeno umano complesso, fenomeno che ci sollecita ad
assumere il rischio metodologico dell’interpretazione (Gilbert Durand,
1996), rischio che deriva dalla necessità di sottoporre qualsiasi produzione
umana all’interpretazione.
L’esperienza del mondo nella narrazione di sé e dell’altro ci si presenta,
in questa duplice prospettiva, come un fenomeno che va oltre la semplice
produzione di un testo autobiografico, che possiamo comprendere come desiderio
di una ricerca di sé dischiuso al desiderio del nostro essere nel mondo.
Da questo desiderio affiora la scrittura di sé come fenomeno multiforme
di un movimento antropologico (Gaston Pineau, Jean-Louis Le Grand, 1993),
caratterizzato da tre finalità che mettono in relazione il genere autobiografico
con i molteplici stili di scrittura: la comunicazione, la conoscenza di
sé e l’autoproduzione di sé. Ogni scrittura di sé rappresenta pertanto
una scrittura complessa, poiché riproduce modalità singolari e collettive
di leggere e concepire la storia di una vita che cerchiamo di comprendere,
come biografi di noi stessi. A ogni scrittura di sé possiamo accostare
un approccio altrettanto complesso per leggerla e concepirla, sociologicamente
e antropologicamente.
L’esperienza dell’erranza peregrinando nel movimento della scrittura
di sé
“Il
viaggio come metafora della scrittura di sé”, XIII Settimana della Cultura
2011, Archivio di Stato Catania, Associazione Le Stelle in Tasca, 16 aprile
2011
La capacità della metafora di manifestare il mondo (Paul Ricoeur, 2001)
nel movimento della scrittura sollecita, come direbbe Gaston Bachelard,
una sintassi di immagini, un diagramma poetico (Gaston Bachelard, 2005)
che disgrega i limiti del nostro spirito nella regione delle espressioni
figurate, sostenendoci nel tentativo di comprendere questo percorso di
interpretazione. Vorrei fare ancora un altro riferimento al nostro ultimo
evento, “Il viaggio come metafora della scrittura di sé”, organizzato
con l’Archivio di Stato di Catania il 16 di aprile scorso, come esempio
di un’esperienza collettiva che si anima a partire dalle immagini, divenendo
partecipe del movimento della scrittura di sé. Il percorso interattivo
sull’immaginario del viaggio nella scrittura autobiografica che abbiamo
proposto, insieme al confronto pubblico con i volontari autobiografi dell’associazione
“Le Stelle in Tasca” e gli iscritti al nostro laboratorio di narrazione
e scrittura di sé, ha reso possibile questa esperienza collettiva.
Introducendo le nostre sollecitazioni, è stato spontaneo fare una riflessione
iniziale sulla tragedia umana che si sta consumando nella nostra regione,
la Sicilia. L’arrivo dei migranti ci pone di fronte alle paure della nostra
società, a una modernità fondata sul terrore della contaminazione della
propria identità, preservata a tutti i costi da confini e barriere di
ogni genere. Associare la metafora dell’erranza a quella del viaggio,
riprendendo uno dei temi cari a Michel Maffesoli, commentato straordinariamente
da Pierre Le Quéau, ci permette di rispettare la tragedia di donne, uomini
e bambini, che inseguendo il desiderio di un futuro favorevole fuggono
da realtà tormentate, trovando la morte nei nostri mari e la mancanza
di comprensione nelle nostre terre.
L’erranza dei migranti, come movimento di flussi di popolazioni, di passaggio
di persone tra mondi e culture che indubbiamente comporta dei cambiamenti,
si può ugualmente considerare come fecondazione reciproca (Pierre Le Quéau,
2007) di diversità che si arricchiscono reciprocamente. L’erranza richiede
tuttavia uno spazio d’incontro (Franco Cambi, 2006) che attualmente non
è sostenuto da una precisa volontà politica, uno spazio d’incontro tra
sensibilità e patrimoni culturali differenti, negato da una società che
ha paura dell’alterità.
“Il
viaggio come metafora della scrittura di sé”, XIII Settimana della Cultura
2011, Archivio di Stato Catania, Associazione Le Stelle in Tasca, 16 aprile
2011
Attraverso le lenti dell’erranza (Alessandra Augelli, 2011) possiamo sollecitare
una conoscenza e una comprensione dell’esperienza vissuta: l’esperienza
dei migranti che approdano sulle nostre coste. E’ un movimento di persone
che genera una trasformazione e una riconfigurazione dei rapporti sociali
(Pierre Le Quéau, 2007), delle persone alla ricerca di una comunità di
accoglienza che fanno l’esperienza di un percorso che li guidi verso una
rinascita. Nella scrittura di sé le persone fanno ugualmente l’esperienza
dell’erranza nella vita, peregrinando nel movimento della scrittura che
interpreta l’enigma della vita, viaggiando nel percorso di interpretazione
del flusso dell’esistenza. Lo scrittore autobiografo alla ricerca di consapevolezze
e di un sapere sulla vita, incammina dosi verso se stesso perviene a una
coscienza condivisa del senso tragico dell’esistenza umana.
L’autobiografia come processo di evocazione e messa in scena della vita
(bíos) nel movimento della scrittura (gráphein) che prende forma a partire
da noi stessi (autos), è desiderio di creazione (poiein) di sé (autos),
processo di creazione di ordine mitobiografico. Proponendo questa definizione
per collegare il movimento della scrittura di sé con il processo di creazione
di sé, vorrei ricordare il celebre motto inciso sul tempio dell’Oracolo
di Delfi: “In te si trova occulto il tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci
te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei”. Valorizzando il movimento
vitale della vita degli individui attraverso le biografie dell’antica
Grecia [4], l’arte della maieutica manifesta
una conoscenza che dispiega l’individuo nella coscienza del mondo e delle
sue divinità. Questa riflessione ci permette di considerare le scritture
di persone ordinarie [5] come organizzazione
metaforica del movimento della scrittura di sé, un movimento che instaura
una coscienza mitica nell’organizzazione omologica di pensieri e sentimenti
che ci rivelano il flusso del fondo dell’immaginario di un’epoca che prende
forma.
La coscienza eroica dello scrittore autobiografo nella conversione
anagogica di sé
Bronzi
di Riace, Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria
Trans-Lettera, Paola Epifani, esposizione lungomare Falcomatà di Reggio
Calabria dal 2007
Un altro esempio figurativo che ci aiuta a cogliere l’immaginario che
agita la nostra epoca è la singolare convivenza, nella terra di Scilla
e Cariddi, di sculture dell’antichità classica e dell’arte contemporanea:
i celebri Bronzi di Riace e le sculture dell’artista Paola Epifani, espressioni
artistiche di epoche diverse che dal 2007 possiamo ammirare nello stesso
luogo. I Bronzi di Riace esposti al Museo Nazionale della Magna Grecia
di Reggio Calabria, sono delle statue bronzee considerate come i capolavori
scultorei più significativi dell’antica arte greca, magnogreca o siceliota
(Giuseppe Foti, Francesco Nicosia, 1981). Insieme alle figure eroiche
(Alberto Busignani, 1981) dei Bronzi di Riace, figure eroiche della trasformazione
materiale del mondo, coesistono queste figure contemporanee che raffigurano
un corpo raccolto su se stesso. Un corpo che assume un’altra postura,
dove la trasformazione eroica del mondo è la conversione del corpo autobiografico.
La scultura intitolata Trans-Lettera raffigura a mio avviso, in modo esemplare,
questo corpo autobiografico che si spiritualizza nella lettera del testo
e nel movimento della scrittura di sé.
Prendiamo questa immagine come ulteriore metafora contemporanea del nuovo
eroe dei nostri tempi, la persona in sofferenza che diventa l’autore della
sua biografia: trasformandosi in essere cosciente (René Barbier, 2008)
nel movimento della scrittura; educandosi attraverso la narrazione di
sé e dell’altro. Fare l’esperienza del mondo nella narrazione di sé e
dell’altro è un processo mitobiografico, come lo intende Pierre Le Quéau
(1994): la persona diventa il mitobiografo della sua esperienza. Il racconto
di sé come creazione esistenziale ci rivela in questo senso uno spazio
profano che diventa sacro, dove il soggetto è il demiurgo di un’opera
autobiografica nel desiderio del viaggio, come esperienza pedagogica nella
trasformazione di se stessi. Viaggio comparabile alla confessione che
Pierre Le Quéau caratterizza come confessio, instaurando uno spazio sacro
nel riconoscimento di una scoperta nell’esplorazione di se stessi e del
mondo. Le esperienze religiose e sociali della conversione (Marie Bastin,
2003), ci permettono di considerare il desiderio di autobiografia come
desiderio di conversione nella scrittura di sé. Nella pratica religiosa
(Michele Pellegrino, 1961) i racconti di conversione sono concepiti come
una metanoia che sostiene un processo di cambiamento, il superamento di
uno stato d’animo che produce una percezione di perdita di sé, un cambiamento
di pensiero e un pentimento che si traduce in una rinascita.
La metanoia, nel quadro della conversione religiosa, procede nel ritorno
della rinascita articolando l’evento interno con l’evento esterno. La
conversione come seconda nascita (Grondin, 2004), nuova nascita e rigenerazione
della nascita biologica, collega i mondi in sofferenza dell’interiorità
e dell’esteriorità del soggetto, sostenendo un atto d’autonomia per fare
divenire il desiderio di sé e del mondo il centro dell’esistenza. La scrittura
di sé, sviluppando un processo di trasformazione di sé attraverso una
nuova nascita a se stessi e al mondo, si ricollega alla metanoia nel riconoscimento
di uno spazio sacro trasfigurante il rapporto al mondo nella conversione
anagogica [6], nello sviluppo di una
scrittura compiuta dell’essere nel mondo. La scrittura di sé, instaurando
un nuovo centro dell’esistenza nella traduzione delle sofferenze, struttura
delle scritture metanoiche attraverso questo cambiamento di stato d’animo
che implica smarrimenti e individuazioni nel ritorno alla vita.
Rappresentazione
mito drammatica di sé, Universo mitico eroico: Letizia Lampo, (Ateliers
Immaginario Autobiografico: ottobre 2007 - marzo 2008), Esposizione Universi
Mitici dell'Anima, Museo d'Arte Contemporanea Caltagirone, 4 dicembre
2010 - 30 gennaio 2011
Una conversione anagogica procede dalle cose visibili verso le cose invisibili,
alla ricerca di connessioni nell’esistenza, un ritorno verso se stessi
che procede nella perdita di sé, si muore per rinascere a se stessi e
al mondo. La scrittura metanoica di sé introduce il sacro nella trasformazione
della vita in opera d’arte, sviluppando una nuova nascita che non è semplice
cambiamento di pensiero ma trasfigurazione dei valori verso una nuova
coscienza di sé e del mondo. Esaminando la tentazione sociale della metanoia
che diventa pratica sociale [7], quando
i riti della comunità condividono il sentimento di trascendere le barriere
mentali negli stati d’animo, possiamo scoprire nel desiderio della conversione
anagogica una conversione postmoderna dei valori, riconoscendo i valori
sorgenti di vita che ordinano la drammatizzazione delle scritture di sé
in sofferenza nel viaggio autobiografico.
La scrittura di sé, figurazione mimetica delle sofferenze umane, traduce
il dolore dell’umano nel movimento della scrittura. La traduzione dell’esistenza,
propria ai miti, si manifesta nella conversione anagogica dell’essere
nel mondo. Il racconto di sé, atto di creazione, appartiene alla categoria
del mito (Guy Gibeau, 1994), organizzato nel movimento della scrittura
di sé che percorre il fondo dinamico dell’immaginario, strutturato nella
drammatizzazione dell’Io sociale che fa proprie e ci svela le tematiche
mitiche dell’umanità.
La mitologia interiore di Roger Caillois ci svela la sintassi di una coscienza
mitica da cogliere nelle determinazioni singolari e collettive della sensibilità
umana, nell’intertestualità mitica delle scritture in sofferenza, volte
a riparare la grandezza delle anime umiliate dell’umanità nell’immagine
ideale dell’eroe (Caillois, 2002). Questa conversione archetipica dell’eroe
(Gilbert Durand, 1992) in una creazione mito biografica, ci rivela una
nuova coscienza eroica dove la conversione e la trasformazione nella sofferenza,
nel desiderio di una nuova relazione del corpo autobiografico in sofferenza
col corpo sociale, è sostenuta dal desiderio di perdere se stessi per
ritrovare una nuova relazione con il mondo.
Note
1] Le
Stelle in Tasca: scritture di sé e immaginario, articolo di fondo
a cura di Marina Brancato, Portale Italiano Analisi Qualitativa, aprile
2010.
2] Le
Stelle in Tasca, associazione di volontariato riconosciuta ai sensi
della Legge n.266/1991, iscritta al registro generale regione siciliana:
sezione socio-culturale e educativa.
3] “Fare esperienza della scrittura
di sé”, secondo ciclo seminari di formazione Ateliers dell'Immaginario
Autobiografico, Associazione Le Stelle in Tasca, con la partecipazione
del Centro Servizi Volontariato Etneo, con il Patrocinio dell'Assessorato
alla Cultura del Comune di Catania, 24 novembre 2007, Auditorium Mediateca
Biblioteca Comunale “Vincenzo Bellini”, Catania; “Ascolto e narrazione
di sé: prendersi cura della propria vita”, primo ciclo seminari di formazione
Ateliers dell'Immaginario Autobiografico, Associazione Le Stelle in Tasca,
con la partecipazione del Centro Servizi Volontariato Etneo, con il patrocinio
della Presidenza della Sesta Municipalità del Comune di Catania, 29 novembre
2006, Centro Culturale e Biblioteca Comunale “G. Montana”, Catania.
4] Arnaldo Momigliano, Les origines
de la biographie en Grèce ancienne, Strasbourg, Circé, 1991 (1971): citato
da Gaston Pineau e Jean-Louis Le Grand in Les histoires de vie, Paris,
Presses Universitaires de France (Que sais-je?), 1993.
5] Uno degli argomenti sostanziali
della mia ricerca di dottorato che mi ha condotto a confrontarmi con la
lettura di una selezione di testi autobiografici dell’Archivio Diaristico
di Pieve Santo Stefano, mettendo a confronto questi testi con l’esperienza
del desiderio autobiografico manifestato dai partecipanti agli Ateliers
dell’immaginario autobiografico. “Biographie et mythobiographie de soi:
l’imaginaire de la souffrance dans l’écriture autobiographique”, tesi
di dottorato sostenuta il 5 aprile 2011, Università Paul Valéry Montepllier
III, tesi diretta da Martine Xiberras (professore di Sociologia Univesità
Paul Valéry Montepellier III); presidente della commissione di tesi Jean-Martin
Rabot (professore di Sociologia Università Minho, Braga-Portogallo); membri
della commissione di tesi: Georges Bertin (direttore di ricerca Conservatorio
Nazionale delle Arti e Mestieri, Pays de la Loire), Michel Maffesoli (professore
di Sociologia Università René Descartes Paris, Membro dell’Istituto Universitario
di Francia), Frédéric Monneyron (professore di Letteratura comparata,
Università di Perpignan).
6] Il termine anagogico definisce
il significato profondo e nascosto delle scritture nell’esegesi biblica,
la scrittura procede dalle cose visibili alle cose invisibili: Ugo di
San Vittore, De Scripturis et scriptoribus sacris III, citato da Nicola
Abbagnano, Dizionario di Filosofia, Torino, Utet Libreria, 2006 (1961).
7] Patrick Tacussel, « Métanoïa
: la conversion postmoderne des valeurs », Communication au colloque Socialité
Postmoderne, CEAQ (Centre d’Etude sur l’Actuel et le Quotidien), Université
Paris Descartes Sorbonne, Paris, 19-20 juin 2008.
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Paul Ricoeur, La metafora viva. Dalla retorica alla poetica: per un linguaggio
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Paul Valéry, Les principes d’an-archie pure et appliquée, Paris, Gallimard,
1984.
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