Lo strumento della narrazione, qui indagato nei diversi ambiti disciplinari,
dalla pedagogia alla filosofia fino alla nuove tecnologie della
comunicazione, consente di facilitare questo riappropriarsi di uno
spazio intimo, sostenendo l’essere umano nella comprensione di
quei passaggi fondamentali che lo caratterizzano come individualità
in continua relazione con se stesso e con la dimensione collettività
del suo esistere quotidiano.
Prima di addentrarci nel percorso di questo contributo, dedicato
alla funzione e all’esercizio originario della Parola, occorre far
luce su alcuni dei concetti che costituiscono parte integrante del
presente articolo.
L’occasione per questa riflessione è una rilettura dei discorsi
sull’educazione di Buber nella loro dimensione dialogica, la parola
come dialogo, la parola dialogo, la parola come ponte dell’agire
educativo. L’obiettivo ultimo della riflessione è poi quello di
dare respiro agli orizzonti di significato dell’agire educativo.
La scoperta della dimensione narrativa del pensiero illumina quindi
la funzione del narrare nell’esperienza vitale soggettiva, nello
sviluppo della mente e dell’identità infantile, così come nella
trasformazione adulta.
La fabula e l’intreccio sono due articolazioni interne e indissolubili
di ogni racconto. Questa distinzione ha un’incidenza fondamentale
per gli autori autobiografi che pur restando nel registro della
testimonialità si avvalgono necessariamente di un tempo sdoppiato:
quello della vita vissuta e quello della narrazione. Avvicinarsi
analiticamente alle scritture del sé richiede un atto di interpretazione
testuale.
Narrare, narrarsi. Fin dai primi passi compiuti dalla letteratura
della migrazione in Italia, sembra che questi siano stati degli
imperativi urgenti e invalicabili, per gli stessi autori allora
emergenti, e per il pubblico che per la prima volta era chiamato
ad ascoltare la voce degli immigrati, a leggere le loro impressioni
e riflessioni.
Questo contributo costituisce un’ulteriore occasione per riflettere
su un ambito centrale della mia attività didattica e di ricerca
intorno e dentro le logiche e le modalità comunicative in Rete:
Internet come luogo nel quale si offrono molteplici e significative
opportunità di plasmare la propria, meglio le proprie, identità
attraverso la partecipazione e la condivisione, soprattutto con
la scrittura.
La mia vita di studioso, nella parte che ho trascorso nel senese
e in Toscana, è stata basata per molti anni, e via via ne ho preso
coscienza, sul raccogliere le voci degli altri, fare mie testimonianze
di dolore e di lotta, storie di vita di donne e di uomini, ma soprattutto
di donne.
Ciò che caratterizza la condizione umana è la memoria semantica,
la memoria del racconto intimo che ci si fa, quando, nella propria
solitudine, ci si racconta la propria ferita, cosa ci è successo,
e lì ci si può rendere prigionieri del proprio passato.
In questo articolo presento una riflessione sul tema dell’educazione
alla cittadinanza come percorso educativo che intende superare l’enfasi
sul curriculum esplicito, che rischia di ridurre l’esercizio della
cittadinanza alle sole conoscenze di carattere giuridico/istituzionale
(sapere quali sono le diverse cariche dello Stato, sapere qual è
l’iter di una legge, …), per valorizzare il ruolo del curriculum
implicito nella formazione del cittadino.
Un sistema educativo deve aiutare chi cresce in una cultura a trovare
un’identità al suo interno. Se questa identità manca, l’individuo
incespica nell’inseguimento di un significato. Solo la narrazione
consente di costruirsi un’identità e di trovare un posto nella propria
cultura.
La Parola è lo strumento mediante il quale il mondo “si significa”
agli occhi di chi lo percepisce. Il soggetto che si trovi davanti
una rappresentazione, di qualunque genere essa sia, sociale, emotiva,
fisica, psicologica,etc., tende a limitare il Senso di ciò che egli
osserva, ricorrendo all’uso di un “significato”, transitivo ma circoscritto
al tempo stesso.
Fabio Olivieri
Lo strumento della narrazione, qui indagato nei diversi ambiti disciplinari, dalla pedagogia alla filosofia fino alla nuove tecnologie della comunicazione, consente di facilitare questo riappropriarsi di uno spazio intimo, sostenendo l’essere umano nella comprensione di quei passaggi fondamentali che lo caratterizzano come individualità in continua relazione con se stesso e con la dimensione collettività del suo esistere quotidiano.
Fabio Olivieri
Prima di addentrarci nel percorso di questo contributo, dedicato alla funzione e all’esercizio originario della Parola, occorre far luce su alcuni dei concetti che costituiscono parte integrante del presente articolo.
Anna Aluffi Pentini
L’occasione per questa riflessione è una rilettura dei discorsi sull’educazione di Buber nella loro dimensione dialogica, la parola come dialogo, la parola dialogo, la parola come ponte dell’agire educativo. L’obiettivo ultimo della riflessione è poi quello di dare respiro agli orizzonti di significato dell’agire educativo.
Paola Nicolini
La scoperta della dimensione narrativa del pensiero illumina quindi la funzione del narrare nell’esperienza vitale soggettiva, nello sviluppo della mente e dell’identità infantile, così come nella trasformazione adulta.
Beatrice Barbalato
La fabula e l’intreccio sono due articolazioni interne e indissolubili di ogni racconto. Questa distinzione ha un’incidenza fondamentale per gli autori autobiografi che pur restando nel registro della testimonialità si avvalgono necessariamente di un tempo sdoppiato: quello della vita vissuta e quello della narrazione. Avvicinarsi analiticamente alle scritture del sé richiede un atto di interpretazione testuale.
Nora Moll
Narrare, narrarsi. Fin dai primi passi compiuti dalla letteratura della migrazione in Italia, sembra che questi siano stati degli imperativi urgenti e invalicabili, per gli stessi autori allora emergenti, e per il pubblico che per la prima volta era chiamato ad ascoltare la voce degli immigrati, a leggere le loro impressioni e riflessioni.
Ornella Martini
Questo contributo costituisce un’ulteriore occasione per riflettere su un ambito centrale della mia attività didattica e di ricerca intorno e dentro le logiche e le modalità comunicative in Rete: Internet come luogo nel quale si offrono molteplici e significative opportunità di plasmare la propria, meglio le proprie, identità attraverso la partecipazione e la condivisione, soprattutto con la scrittura.
Pietro Clemente
La mia vita di studioso, nella parte che ho trascorso nel senese e in Toscana, è stata basata per molti anni, e via via ne ho preso coscienza, sul raccogliere le voci degli altri, fare mie testimonianze di dolore e di lotta, storie di vita di donne e di uomini, ma soprattutto di donne.
Marco Ius
Ciò che caratterizza la condizione umana è la memoria semantica, la memoria del racconto intimo che ci si fa, quando, nella propria solitudine, ci si racconta la propria ferita, cosa ci è successo, e lì ci si può rendere prigionieri del proprio passato.
Diego Di Masi
In questo articolo presento una riflessione sul tema dell’educazione alla cittadinanza come percorso educativo che intende superare l’enfasi sul curriculum esplicito, che rischia di ridurre l’esercizio della cittadinanza alle sole conoscenze di carattere giuridico/istituzionale (sapere quali sono le diverse cariche dello Stato, sapere qual è l’iter di una legge, …), per valorizzare il ruolo del curriculum implicito nella formazione del cittadino.
Annalisa Vio
Un sistema educativo deve aiutare chi cresce in una cultura a trovare un’identità al suo interno. Se questa identità manca, l’individuo incespica nell’inseguimento di un significato. Solo la narrazione consente di costruirsi un’identità e di trovare un posto nella propria cultura.
Claudia Carabini - Cristina Zaremba
La parola dunque può essere il mezzo, l’arma pacifica che, se usata con buonsenso, può costruire le fondamenta di un mondo realmente interculturale.
Fabio Olivieri - Bruno Vacca
La Parola è lo strumento mediante il quale il mondo “si significa” agli occhi di chi lo percepisce. Il soggetto che si trovi davanti una rappresentazione, di qualunque genere essa sia, sociale, emotiva, fisica, psicologica,etc., tende a limitare il Senso di ciò che egli osserva, ricorrendo all’uso di un “significato”, transitivo ma circoscritto al tempo stesso.