La sensibilizzazione e l'attenzione verso un approccio conoscitivo
che predilige usare le immagini come indicatori della realtà sociale
piuttosto che altri linguaggi... o meglio, in integrazione ad essi.
Un approccio che sarà sempre più centrale nel futuro delle scienze
sociali che dovranno accettarla pena una limitazione concettuale/procedurale
delle stesse nel panorama della ricerca scientifica. Abbiamo concesso
ampio respiro ai case study e all’approfondimento empirico proprio
per catapultare l'attenzione direttamente sul campo e per cercare
di colmare, nello spazio a nostra disposizione, quella lacuna che
più voci lamentano riguardo questo ambito: la pratica. Cercando
così di ottenere il confronto e la conferma rispetto ad una già
ricca ed esauriente teoria, che in ciò trova un omaggio alla propria
validità e attendibilità.
L’intera sociologia storicamente si connota come scienza del mutamento.
Un mutamento che però poteva essere affrontato dall’alto, come necessità
di conoscenza per il controllo sociale, o dal basso, in termini
di comprensione del generarsi dei fenomeni a partire dalle relazioni
intersoggettive. Questo è uno dei nodi che inizialmente si pone
come spartiacque nella diatriba tra qualità e quantità. Negli Stati
Uniti è forse con i social problems (problemi presenti diffusamente
nella società statunitense, sia nella vita quotidiana sia sul piano
più istituzionale) che diversi studiosi vengono spinti nella direzione
di una ricerca dal basso. Saranno infatti i case studies, le indagini
sulla povertà, sul vagabondaggio, sulla criminalità, sulla prostituzione
e sulla tossicodipendenza ad affermare la necessità e la fertilità
dell’uso di differenti procedere sul piano empirico: l’approccio
qualitativo.
Una sociologia visuale, cioè una sociologia che utilizza la fotografia
come strumento di ricerca, nasce con la Nuova Scuola di Chicago,
impegnata a partire dal 1960 nel denunciare lo stato di degrado
dell’underground metropolitano, l’emarginazione delle minoranze,
le cause sociali della devianza. La fotografia si prestava a questo
progetto, per l’impatto immediato che era in grado di esercitare
sul pubblico, sia quello della gente comune, sia quello degli addetti
ai lavori.
Il mondo in cui viviamo si fonda su una civiltà visiva, di immagini,
che privilegia la vista, su cui l’individuo pensa di possedere un
controllo maggiore, agli altri sensi. Sin dall’antichità, le varie
culture hanno espresso le loro idee/ideali attraverso le rappresentazioni
visive. È attraverso la percezione visiva che l’uomo principalmente
entra in rapporto con il mondo esterno. Ci sono molte e importanti
citazioni a testimonianza che l’occhio permette all’uomo di riconoscere
il mondo come altro da sé, di costruire la propria identità culturale,
il proprio senso di appartenenza sociale ed esprimere la propria
soggettività.
E’ stato per primo Norbert Elias, nella sua critica al riduzionismo
sociologico, a lamentare la difficoltà delle scienze sociali a misurarsi
con le problematiche dello sport, così come delle emozioni, della
sessualità, del gioco e della guerra. Attività umane che convergono
in quell’autentico luogo sociale che è il corpo. Nel caso che ci
interessa, si tratta di connettere il corpo, nella sua dimensione
biologica, psichica e sociale, con quell’aspetto cruciale della
civilizzazione che Elias definisce sportivizzazione.
Il crescente successo che il taijiquan e il qigong - discipline
psicofisiche di origine cinese, popolari soprattutto in quanto tecniche
di longevità - riscuotono tra la popolazione occidentale costituisce
un fenomeno interessante per le scienze sociali soprattutto in quanto
culla di peculiari scambi culturali nel contesto della globalizzazione.
Cosa cambia nella progettazione
di un piano della ricerca quando introduciamo l'elemento-dato
visuale come materiale empirico fondamentale su cui ruota
l'indagine scientifico-sociale? Più specificatamente cosa
cambia nel rapporto d'indicazione quando ad essere collegate
al concetto generale sono delle immagini-indicatori? In questo
articolo tenterò di rispondere a questo non semplice interrogativo
sostenendo la tesi che nella ricerca visuale si compie, necessariamente,
una semplificazione logico-semantica o meglio un accorpamento
delle fasi logico-procedurali che intercorrono nel classico
processo di scomposizione dei concetti teorici in referenti
empirici.
Un’immagine fotografica può essere
letta, utilizzando diversi codici e chiavi interpretative.
Da questa semplice asserzione ha preso avvio la costruzione
del laboratorio ‘Luce e lettura’, proponendosi due finalità:
l’impatto emotivo e sensoriale della fotografia ‘storica’,
sia come oggetto materiale che come immagine; l’individuazione
degli indicatori interpretativi, utilizzati dai bambini, per
decodificare il messaggio fotografico, in relazione al contesto
storico - sociale e a quello evocativo - sensoriale.
La mia ricerca si è proposta
di analizzare l’identità femminile nelle arti marziali nel
nostro tempo. (...) Sulla base di queste considerazioni nasce
così l’idea di elaborare un lavoro inerente la condizione
della donna, nonostante rappresenti un campo d’indagine per
lo più inesplorato, comunque interessante per comprendere
come un movimento di emancipazione femminile possa coinvolgere
anche le arti marziali. Lo scopo del presente elaborato diventa
quello di analizzare il mutamento che ha investito la donna
nella storia dell’umanità scrutando l’immaginario contemporaneo
dalla particolare angolatura delle arti marziali.
Il progetto che propongo per
l’occasione del numero monografico “Itinerari visuali”, è
un modello di ricerca partecipativa, promossa da Check-in
Architecture. (...) L’interdisciplinarietà è alla base dell’idea,
infatti, l’invito a partecipare era rivolto ad artisti, architetti,
designer, sociologi, studenti e persone comuni verso un progetto
crossmediale che attraverso la realizzazione e la diffusione
di 300 video-documentari-reportage, si prefigge l’obiettivo
di indagare come l’architettura incida sulla trasformazione
dello spazio urbano sotto ogni punto di vista: estetico, artistico,
sociale, culturale, storico, economico e sociologico.
Sono andato a fotografare i protagonisti
della bonifica dell’Agro Pontino nel 1994. Volevo entrare
in contatto con queste persone al centro di un’impresa del
Novecento, una sorta di strano West italiano. Quei piccoli
viaggi nell’Agro Pontino e l’incontro con quelle persone,
che, nate nell’Italia del Nord Est, avevano fatto il viaggio
in treno a sud di Roma e poi erano state portate negli oltre
tremila poderi della bonifica, mi erano rimasti dentro. Da
molti anni la grande parete sopra il mio tavolo è allestita
con dodici ritratti del ’94, ed ero andato a ritrovare alcuni
degli uomini e delle donne che avevo fotografato negli anni
successivi. Ero e sono molto interessato ai loro racconti
e provo un interesse profondo per quelle storie forti e autentiche.
Marco Pasini - Giorgio Maggi
La sensibilizzazione e l'attenzione verso un approccio conoscitivo che predilige usare le immagini come indicatori della realtà sociale piuttosto che altri linguaggi... o meglio, in integrazione ad essi. Un approccio che sarà sempre più centrale nel futuro delle scienze sociali che dovranno accettarla pena una limitazione concettuale/procedurale delle stesse nel panorama della ricerca scientifica. Abbiamo concesso ampio respiro ai case study e all’approfondimento empirico proprio per catapultare l'attenzione direttamente sul campo e per cercare di colmare, nello spazio a nostra disposizione, quella lacuna che più voci lamentano riguardo questo ambito: la pratica. Cercando così di ottenere il confronto e la conferma rispetto ad una già ricca ed esauriente teoria, che in ciò trova un omaggio alla propria validità e attendibilità.
Giovanna Gianturco
L’intera sociologia storicamente si connota come scienza del mutamento. Un mutamento che però poteva essere affrontato dall’alto, come necessità di conoscenza per il controllo sociale, o dal basso, in termini di comprensione del generarsi dei fenomeni a partire dalle relazioni intersoggettive. Questo è uno dei nodi che inizialmente si pone come spartiacque nella diatriba tra qualità e quantità. Negli Stati Uniti è forse con i social problems (problemi presenti diffusamente nella società statunitense, sia nella vita quotidiana sia sul piano più istituzionale) che diversi studiosi vengono spinti nella direzione di una ricerca dal basso. Saranno infatti i case studies, le indagini sulla povertà, sul vagabondaggio, sulla criminalità, sulla prostituzione e sulla tossicodipendenza ad affermare la necessità e la fertilità dell’uso di differenti procedere sul piano empirico: l’approccio qualitativo.
Francesco Mattioli
Una sociologia visuale, cioè una sociologia che utilizza la fotografia come strumento di ricerca, nasce con la Nuova Scuola di Chicago, impegnata a partire dal 1960 nel denunciare lo stato di degrado dell’underground metropolitano, l’emarginazione delle minoranze, le cause sociali della devianza. La fotografia si prestava a questo progetto, per l’impatto immediato che era in grado di esercitare sul pubblico, sia quello della gente comune, sia quello degli addetti ai lavori.
Marco Pasini
Il mondo in cui viviamo si fonda su una civiltà visiva, di immagini, che privilegia la vista, su cui l’individuo pensa di possedere un controllo maggiore, agli altri sensi. Sin dall’antichità, le varie culture hanno espresso le loro idee/ideali attraverso le rappresentazioni visive. È attraverso la percezione visiva che l’uomo principalmente entra in rapporto con il mondo esterno. Ci sono molte e importanti citazioni a testimonianza che l’occhio permette all’uomo di riconoscere il mondo come altro da sé, di costruire la propria identità culturale, il proprio senso di appartenenza sociale ed esprimere la propria soggettività.
Nicola Porro
E’ stato per primo Norbert Elias, nella sua critica al riduzionismo sociologico, a lamentare la difficoltà delle scienze sociali a misurarsi con le problematiche dello sport, così come delle emozioni, della sessualità, del gioco e della guerra. Attività umane che convergono in quell’autentico luogo sociale che è il corpo. Nel caso che ci interessa, si tratta di connettere il corpo, nella sua dimensione biologica, psichica e sociale, con quell’aspetto cruciale della civilizzazione che Elias definisce sportivizzazione.
Sergio Raimondo
Il crescente successo che il taijiquan e il qigong - discipline psicofisiche di origine cinese, popolari soprattutto in quanto tecniche di longevità - riscuotono tra la popolazione occidentale costituisce un fenomeno interessante per le scienze sociali soprattutto in quanto culla di peculiari scambi culturali nel contesto della globalizzazione.
Giorgio Maggi
Cosa cambia nella progettazione di un piano della ricerca quando introduciamo l'elemento-dato visuale come materiale empirico fondamentale su cui ruota l'indagine scientifico-sociale? Più specificatamente cosa cambia nel rapporto d'indicazione quando ad essere collegate al concetto generale sono delle immagini-indicatori? In questo articolo tenterò di rispondere a questo non semplice interrogativo sostenendo la tesi che nella ricerca visuale si compie, necessariamente, una semplificazione logico-semantica o meglio un accorpamento delle fasi logico-procedurali che intercorrono nel classico processo di scomposizione dei concetti teorici in referenti empirici.
Patrizia Cucchi
Un’immagine fotografica può essere letta, utilizzando diversi codici e chiavi interpretative. Da questa semplice asserzione ha preso avvio la costruzione del laboratorio ‘Luce e lettura’, proponendosi due finalità: l’impatto emotivo e sensoriale della fotografia ‘storica’, sia come oggetto materiale che come immagine; l’individuazione degli indicatori interpretativi, utilizzati dai bambini, per decodificare il messaggio fotografico, in relazione al contesto storico - sociale e a quello evocativo - sensoriale.
Anna Ruscio
La mia ricerca si è proposta di analizzare l’identità femminile nelle arti marziali nel nostro tempo. (...) Sulla base di queste considerazioni nasce così l’idea di elaborare un lavoro inerente la condizione della donna, nonostante rappresenti un campo d’indagine per lo più inesplorato, comunque interessante per comprendere come un movimento di emancipazione femminile possa coinvolgere anche le arti marziali. Lo scopo del presente elaborato diventa quello di analizzare il mutamento che ha investito la donna nella storia dell’umanità scrutando l’immaginario contemporaneo dalla particolare angolatura delle arti marziali.
Marco Pasini
Il progetto che propongo per l’occasione del numero monografico “Itinerari visuali”, è un modello di ricerca partecipativa, promossa da Check-in Architecture. (...) L’interdisciplinarietà è alla base dell’idea, infatti, l’invito a partecipare era rivolto ad artisti, architetti, designer, sociologi, studenti e persone comuni verso un progetto crossmediale che attraverso la realizzazione e la diffusione di 300 video-documentari-reportage, si prefigge l’obiettivo di indagare come l’architettura incida sulla trasformazione dello spazio urbano sotto ogni punto di vista: estetico, artistico, sociale, culturale, storico, economico e sociologico.
Marco Delogu
Sono andato a fotografare i protagonisti della bonifica dell’Agro Pontino nel 1994. Volevo entrare in contatto con queste persone al centro di un’impresa del Novecento, una sorta di strano West italiano. Quei piccoli viaggi nell’Agro Pontino e l’incontro con quelle persone, che, nate nell’Italia del Nord Est, avevano fatto il viaggio in treno a sud di Roma e poi erano state portate negli oltre tremila poderi della bonifica, mi erano rimasti dentro. Da molti anni la grande parete sopra il mio tavolo è allestita con dodici ritratti del ’94, ed ero andato a ritrovare alcuni degli uomini e delle donne che avevo fotografato negli anni successivi. Ero e sono molto interessato ai loro racconti e provo un interesse profondo per quelle storie forti e autentiche.