Itinerari visuali
Marco Pasini - Giorgio Maggi (sous la direction de)
M@gm@ vol.7 n.2 Mai-Août 2009
MISSION 89: EXPO HANOVER
Marco Pasini
paso74@libero.it
Master Teoria e Analisi Qualitativa. Storie di vita, biografie e focus group per la ricerca sociale, il lavoro e la memoria - Università di Roma La Sapienza; Stage a Biblioteche di Roma, L’album di Roma. Fotografie private del Novecento; Ricercatore ne Le borgate di Roma come luoghi significativi della memoria urbana, come risorse umane e premessa per il superamento della dicotomia centro-periferia, diretta dalla Prof.ssa Maria Immacolata Macioti; Ricercatore presso Labos – Fondazione Laboratorio per le politiche sociali; Relatore in Conferenze italiane e europee; Autore di pubblicazioni nazionali e internazionali.
Premessa
Il progetto che propongo per l’occasione del numero monografico
“Itinerari visuali”, è un modello di ricerca partecipativa,
promossa da Check-in Architecture. Nata da un’idea del comitato
scientifico di Metaflow, è un’iniziativa sponsorizzata da
MINI (cha ha fatto proprio lo spirito innovativo del progetto
offrendo uno spazio di visibilità internazionale ai contenuti
prodotti e al ricco materiale di backstage sul sito Minispace)
e patrocinata dal XXIII UIA World Congress durante Torino
World Design Capital, e si avvale della collaborazione di
partner istituzionali quali la Biennale di Venezia e il Comune
di Milano. L’interdisciplinarietà è alla base dell’idea, infatti,
l’invito a partecipare era rivolto ad artisti, architetti,
designer, sociologi, studenti e persone comuni verso un progetto
crossmediale che attraverso la realizzazione e la diffusione
di 300 video-documentari-reportage, si prefigge l’obiettivo
di indagare come l’architettura incida sulla trasformazione
dello spazio urbano sotto ogni punto di vista: estetico, artistico,
sociale, culturale, storico, economico e sociologico (e più
precisamente, nel mio caso, Scuola di Chicago, Nuova Scuola
di Chicago e Sociologia urbana o ecologica, Sociologia visuale)
con la caratteristica di utilizzare l’Etnografia digitale
come risorsa principale per uno studio visuale.
Ogni aspirante partecipante è invitato/inviato a recarsi in
luoghi specifici, allo scopo di filmare il tessuto urbano
delle città italiane ed europee e produrre documentari di
circa tre minuti sulla base di uno script e alcune istruzioni.
Tutto il materiale raccolto ha animato una free press, un
Urban Screen, un blog e due mostre (le più importanti manifestazioni
internazionali di architettura del 2008), la prima a Torino
durante il XXIII Congresso Internazionale di Architettura
e la seconda alla Biennale di Venezia (presenti in entrambe
le occasioni con Chek-In Point, come per la mostra pilota
Festarch a Cagliari). L’iniziativa ha suscitato l’interesse
di main partner come Google, che ha fornito i suoi strumenti,
utili per le missioni. Sul portale si può accedere alle missioni,
con la possibilità di usufruire anche dei consigli on line
da parte di Tutor come il londinese direttore della fotografia
Ed Rutherford o del videomaker e regista Vincent Moon. La
redazione di Check-In Architecture ha organizzato le fasi
di ogni viaggio: dalla prenotazione degli alberghi, agli appuntamenti
con le persone da intervistare e i permessi di accesso a luoghi
o eventi.
Video e foto come prolungamenti del corpo per una narrazione
visiva in cui è possibile il dialogo tra le lingue, i codici
e le percezioni. Tutto questo per comprendere lo spazio urbano
come una forma di incontro diversa tra se stessi, la città
e l'Architettura. Il documentario e il Visual come metodo
di indagine: ipotesi teoriche espresse attraverso interviste
e indicatori quali immagini e video, resi possibili grazie
alla scesa sul campo e ad un lavoro empirico.
La zona fieristica (Expo park) di Hannover [1]
e l'annesso Expomuseum, gli oggetti del mio viaggio. Le fiere,
o esposizioni, rappresentano un breve momento di luce e popolarità
prima di scomparire nel dimenticatoio. Normalmente le esposizioni
vengono velocemente e felicemente ignorati tranne poche eccezioni
(Toronto ’62) e sono spesso utilizzati per vari scopi “diplomatico/strategici”.
Primo Padiglione |
Performance Qualitativa
Ho iniziato la missione facendo un giro per lo spazio fieristico
(fairgrounds: circa 160 ettari, la più grande al mondo) con
la mia macchina fotografica e con cui ho documentato il paesaggio
(“preso, invasato, da una sorta di furia fotografica…
fu una sbornia fotografica” [2]);
moderno e ben curato ma abbastanza malinconico, forse per
via delle pochissime persone e dei molti uffici in un periodo
di ristrutturazione per ospitare i prossimi eventi [3].
Lo scopo del viaggio era capire alcune questioni topiche riguardo
ai temi intorno a EXPO2000. Il mio testimone ‘privilegiato’,
il signor Dieter Gerbhardt (uomo dallo spirito altamente patriottico:
“Questo è il 1° Expo in Germania e per questo ha rappresentato
il nostro orgoglio nazionale e tutto il carattere Deutschland
rispetto all’ospitalità, risvegliando il nostro spirito come
durante la 2a guerra mondiale, inoltre ha rappresentato il
nostro ritorno economico”), responsabile dell’EXPOMUSEEUM,
aperto per celebrare la fiera universale.
Dopo aver ripreso il museo (sia all’interno che all’esterno)
è iniziata l’intervista, nella quale è stata confermata la
capacità dell’Expo nel trasformare la ricettività della città
“attraverso le infrastrutture, gli edifici, i mezzi di
trasporto cittadini”. Argomentando le mire organizzative
e le voci del periodo che davano all’evento un marchio nazionale
per la glorificazione della Germania unificata, “l’Expo
non punta alla politica, ma agli aspetti sociali e culturali.
Infatti, non è stato incentrato sulla Germania, ma globalizzato
e indirizzato verso problemi generali: risorse, benessere,
trovare lavoro... è stata un’esibizione per il futuro e si
è preferito avere la presenza dell’Africa e degli altri paesi
poveri”. I numeri e le considerazioni sulla fiera “80
milioni di visitatori in 5 mesi e nessun incidente… la felicità
delle persone… un grande momento!” rappresentano dati
importanti soprattutto per lui che era il responsabile della
sicurezza.
Spostando l’attenzione verso l’Expomuseum “nato nel 2001
come una forma di lavoro, grazie ad alcune persone che fondarono
il club (non furono le istituzioni). Tutti i membri (350)
pagano un canone di affitto (per un totale di 1.500 euro al
mese) al proprietario (un investitore inglese). Tuttavia la
proprietà rimane alla Germania. Tutte le nazioni hanno donato
delle cose per essere rappresentati. Anche le istituzioni
tedesche sono rappresentate, come la Talkline AG e la rete
ferroviaria nazionale”, se ne rileva anche l’organizzazione
e le aspettative “io sono il presidente di una squadra
di 6 persone: la tesoreria, le pubbliche relazioni, gli acquisti.
Tutti volontari! Questo grande spazio diventerà un centro
multimediale, ora vedi poche persone, ma durante gli eventi
diventa il ‘centrum’”.
Camp Media Uffici |
Ora Teoria! Introduzione
a due discipline che si avvalgono dei materiali visuali
Etnografia: è il metodo con cui operano le ricerche sul campo
le scienze etnoantropologiche. L'etnografia nasce come metodo
dell'antropologia culturale sul finire del XIX secolo e la
sua professionalità si manifesta essenzialmente sul terreno,
nei territori ove il ricercatore si confronta con l’alterità.
Fare etnografia significa recarsi tra coloro (e nei luoghi)
che si vuole studiare per un certo periodo di tempo, ed utilizzare
alcune tecniche di ricerca (come l'osservazione o l'intervista)
allo scopo di collezionare un insieme di dati che una volta
interpretati, rendano possibile la comprensione degli interlocutori
(individui o istituzioni collettive) con cui si è stabilita
una relazione.
Principali fenomeni di interesse: tutte le manifestazioni
attraverso le quali la cultura si rende intellegibile. Metodo:
l’osservazione partecipante. Osservare partecipando vuol dire
entrare in rapporto empatico e prendere parte alla vita di
chi si osserva, allo scopo di cogliere il loro punto di vista,
la loro visione del loro stesso mondo. Significa altresì penetrare
e cogliere dall’interno la cultura altrui. È osservazione
dall'interno dato che l'incontro avviene nel medesimo contesto
significativo e rappresentativo dell’(s)oggetto della ricerca
ed è definita dall'interazione dialogica tra osservatore-osservato
facendo emergere i vari significati in considerazione di diversi
punti di vista. È una ricerca indiziaria di tracce e utile
strumento di confronto tra modelli culturali con efficacia
relativista.
Camp Media |
Sociologia urbana: da sempre votata
al connubio con il metodo visuale e all’attenzione per l’architettura,
si concentra sull'analisi del rapporto tra uomo e ambiente,
e nello specifico tra uomo e città. Effettua gli studi nell'ambito
delle strutture, dei processi, dei cambiamenti e dei problemi
di un'area urbana e, in tal modo, provvede a stimolare input
per la pianificazione urbanistica e la costruzione di politiche.
La prospettiva urbanistica comprende (presente in Frank Lloyd
Wright) e afferma che modificando gli spazi urbani si può
contribuire a determinare il benessere e la serena convivenza
di una società. Fondamentale nella sociologia urbana è la
prospettiva della scuola ecologica di Chicago di Robert Park,
Ernest Burgess e Roderick McKenzie, autori del fondamentale
saggio La città, pubblicato nel 1915. In questa prospettiva
la città, vista come un ambiente naturale e come un modello
biologico, è caratterizzata, tra gli altri, anche da meccanismi
di simbiosi. La scuola dell'ecologia sociale urbana, meglio
nota come scuola di Chicago dalla sua sede, è stata la prima
scuola di Sociologia urbana. Venne fondata negli anni venti
da Albion W. Small ed ebbe tra i suoi maggiori esponenti Robert
E. Park (dimostrò che i rapporti sociali e culturali sono
strettamente condizionati dall'ambiente di appartenenza) e
altri studiosi tra cui Ernest W. Burgess (affermò che le città
sono un qualcosa che l'esperienza cambia ed evolve) e Roderick
D. McKenzie. La scuola affrontò per la prima volta uno studio
sistematico della città dal punto di vista sociologico attraverso
uno studio empirico della società urbana.
Radisson Hotel |
Oggetto di studio dell'ecologia
urbana e sociale è l'interazione - costante e imprescindibile
- tra il comportamento umano e i grandi ambienti urbani, ovvero,
quelli ad alta densità industriale. La trasformazione dell'uno
in funzione degli altri - e viceversa - è continua e rimane
all'interno di un unico processo circolare. Specificità dell'oggetto:
lo studio dei luoghi e degli stimoli fisici che danno adito
a comportamenti. Per comportamenti si intendono attività,
abitudini e costumi che cambiano tali luoghi, generando nuovi
stimoli, all'interno di una continua reciproca variazione.
In tale studio gli ambienti urbani e i gruppi sociali che
li abitano, le tecniche di produzione, gli strumenti materiali
ed ideali, le tecnologie, le mode, la diffusione di modelli
di comportamento, hanno tutti pari dignità e sono concepiti
come componenti di un sistema, di fatto, inscindibile. Questa
vuole essere una ripartizione particolarmente specializzata
di cui si sente l'esigenza, per la velocità di mutazione dell'enorme
complesso di fenomeni osservabili in questo settore che appare
in espansione continua. La città è qualcosa di più di una
congerie di singoli uomini e di servizi sociali, di una semplice
costellazione di istituzioni e di strumenti amministrativi.
“La città è piuttosto uno stato d'animo, un corpo di costumi
e di tradizioni, di atteggiamenti e di sentimenti organizzati
entro questi costumi e trasmessi mediante questa tradizione”
(Robert Park, La città). Seguendo alcune intuizioni di Park
(ne riporto 2), possiamo creare un filo conduttore con quanto
riportato da Dieter Gerbhardt? Secondo l’autore statunitense,
la mobilità, intesa non solo in base alla mobilità territoriale
degli individui, ma anche in base al numero e alla varietà
di stimoli a cui gli abitanti della città sono sottoposti,
va intesa anche in termini di comunicazione. Infatti, i moderni
mezzi di comunicazione hanno trasformato l'organizzazione
sociale e industriale della città moderna, modificando e trasformando
le abitudini e i sentimenti degli individui. Da qui il patriottismo
del nostro informatore?
Expo Plaza |
Inoltre: “nella città il controllo
sociale viene svolto per lo più dalla pubblicità. Nelle comunità
caratterizzate dalle relazioni secondarie l'opinione pubblica
diventa la fonte di controllo sociale; in tale comunità la
moda tende a prendere il posto della tradizione ed è l'opinione
pubblica che diventa la forza principale di controllo sociale,
e gli strumenti per controllare l'opinione pubblica all'interno
della città sono la stampa e le agenzie di ricerca”.
Da qui la felicità dell’informatore per l’expo?
Infine, la definizione sociologicamente significativa di città
di Louis Wirth, che procede isolando tre variabili fondamentali:
dimensione dell'insediamento, densità, eterogeneità. Il punto
centrale della sua analisi è, quindi, un modello urbano in
cui i tre fattori individuati siano considerati variabili
indipendenti e la personalità dell'abitante variabile dipendente.
Da qui la natura delle percezioni [4] (variabile
dipendente) sulla Fiera (variabile indipendente)?
Master Plan |
Le principali linee teoriche che
hanno sorretto la scuola di Chicago e le ricerche dei suoi
discepoli: dall'importanza dell'analisi del comportamento
umano nell'ambiente urbano (luogo moderno della vita quotidiana),
al ruolo della ricerca sociale come strumento da applicare
alle politiche urbane; al concetto di ecologia sociale ed
umana, per sottolineare come i processi evolutivi interni
alla comunità metropolitana fossero assimilabili a quelli
interni alla vita delle piante e, quindi, risultato di una
competizione e del successivo adattamento.
L'originalità dei lavori prodotti dalla scuola era anche basata
sulla metodologia empirica utilizzata. sociologo aveva il
compito di “sporcarsi i pantaloni”, sedendosi agli angoli
delle strade, negli interstizi della città e osservare la
vita sociale direttamente nel suo svolgersi. In altre parole,
la scuola di Chicago fu uno dei primi e più riusciti tentativi
di applicare l'osservazione empirica, partecipante o meno,
come metodologia per studiare la comunità metropolitana (avvalendosi
spessissimo, per la prima volta in Sociologia, dell’utilizzo
della fotografia). Interessante perché unì la metodologia
qualitativa dell'empatia e dell'osservazione all'analisi delle
zone più degradate della città; l'immergersi nel contesto
e l'apprendere le autobiografie personali ritenuti dati fondamentali
per la ricerca al fine di riempire e dare significato ai numeri
raccolti con le statistiche. Numeri che possono fornire le
dimensioni di un aspetto sociale della comunità, ma non possono
illuminare il significato e il contenuto di questo. Come afferma
Park, passaggio ripreso anche da Raffaele Rauty nell’introduzione
a “Società e Metropoli”, senza le storie di vita “siamo
come un uomo al buio che guarda all'esterno della casa e cerca
di indovinare cosa sta succedendo dentro”. Al contrario,
con le storie di vita è come se si aprisse la porta.
Non ci resta, allora, che prendere la mano di questa schiera
di sociologi e farci accompagnare nelle città.
Ringraziamenti
Francesca de Juliis, Gerardo Leone, Felix Koch, EXPOMUSEEUM
(expo plaza, 11), Radisson SAS Hotel (expo plaza, 5) e CampMedia
(expo plaza, 3).
Note
1] Infatti Hannover è una
città costruita (ha un importante e ben sviluppata rete di
trasporto, che comprende una nuova linea tranviaria e la moderna
metropolitana – S/Bahn -, importanti autostrade, snodi ferroviari
e un aeroporto internazionale che permettono di sfruttare
la sua posizione centrale) per ospitare importanti e varie
fiere Europee e intercontinentali. Quando nel 1990 il Bureau
International des Expositions scelse Hannover per ospitare
la World Exposition, l’Hannover City Council ha visto nell'esposizione
un enorme opportunità per approfittare degli effetti di EXPO2000
con il conseguente aumento degli investimenti per il miglioramento
della qualità della vita urbana. Il contenuto del Masterplan
(vinto da uno studio di architettura italiano) è stato: Sviluppo
urbano a lungo termine; uso delle infrastrutture che rimarranno
e saranno utilizzate (concetto di post-utilizzazione: servizi
per il tempo libero e strutture educative, come Arena, Centro
Design e dipartimenti della Scuola di Musica e Teatro di Hannover,
uffici, alberghi e open sapces) dopo l'Esposizione Universale;
- Processo di pianificazione; - Concetto di impiego del territorio;
- L'ammodernamento del Fair grounds (il 1° padiglione, "Deutschland",
il più rappresentativo, fu costruito nel 1970 e fu il più
moderno del mondo); - Concetto di trasporto, per migliorare
il trasporto pubblico e privato in particolare nella Regione,
assicurando un facile accesso al sito fieristico dalla stazione
centrale e dall'aeroporto; - Paesaggio cittadino (sviluppo
commerciale), decentralizzazione verso la nascita di quartieri
residenziali (distretto di Kronsberg: (circa 120 ettari per
circa 6,000 case e molti posti di lavoro nel settore del terziario
high-tech) ed uno sviluppo sostenibile.
2] F. ferrarotti, Dal documento
alla testimonianza. La fotografia nelle scienze sociali, Liguori
editore, 1973.
3] Dopo EXPO2000 (1.6 - 31.10),
tra gli altri: il campionato del mondo di calcio 2006, Hannover
Messe e CeBIT (27/31 maggio 2008).
4] Sulle percezioni, la Definizione
della situazione, chiamata anche Teorema di William Thomas:
se gli uomini definiscono reali le situazioni esse saranno
reali nelle loro conseguenze; nelle scienze sociali non è
affatto detto che esista un mondo sociale oggettivo e un mondo
sociale percepito, perché si attribuisce grande importanza
a ciò che viene rappresentato, che costituisce il dato più
importante per capire molti fenomeni sociali. Regola tratta
dal suo “Il contadino polacco in Europa e in America”, scritto
insieme a Florian Znaniecky nel 1920. Altro autore importante
della scuola di Chicago fu Nels Anderson: nel 1923 gli viene
pubblicato dalla Chicago University Press “The Hobo”. Il libro
(in cui è evidente un approccio etnografico) inaugura la «Sociological
Series», una collana nella quale il Dipartimento di Sociologia
dell'Università di Chicago, diretto da Robert Park, comincia
a pubblicare le proprie ricerche sulla vita della comunità
urbana nella moderna metropoli dell'Illinois.
Bibliografia di Riferimento
N. Anderson, Hobo: sociologia dell’uomo senza dimora. Roma,
Donzelli editore, 1997.
AA.VV., Checkinarchitecture free. Otto Idee, gennaio-febbraio
2008 (n° 1).
M. Botta, P. Crepet, Dove abitano le emozioni: la felicità
e i luoghi in cui viviamo. Torino, Einaudi editore, 2007.
Der Abschulsbfilm, EXPOMUSEEUM. EXPO 2000 DVD.
F. Ferrarotti, La piccola città. Napoli, Liguori, 1973.
Landeshauptstadt Hanover Press und Informationsamt, World
Exposition and Kronsberg District: Urban Development Programme
for the EXPO2000-Hannover. Scherrer Druck Neue Medien, 1999.
R. Lynd, E. M. Lynd, Middletown. Milano, Comunità, 1970.
M. I. Macioti, La disgregazione di una comunità urbana: il
caso di Valle Aurelia a Roma. Roma, SIARES, 1988.
F. Martinelli, a cura di, Città e campagna: la sociologia
urbana e rurale. Napoli, Liguori, 1988.
R. E. Park, E. W. Burgess, R. D. Mckenzie, La città. Milano,
Comunità, 1967.
W. I. Thomas, F. Znaniecki, Il contadino polacco in Europa
e in America. Milano, Comunità, 1968.
O. M. Ungers, The Architectural Design. Deutsche Architekturmuseum,
marzo-aprile 1985 (n° 55).
Sitografia
Metaflow: www.metaflow.it
Minispace: www.minispace.com/it_it/projects/check-in-architecture/
XXIII UIA World Congress: www.uia2008torino.org
Biennale di Venezia: www.labiennale.org
Comune di Milano: www.comune.milano.it
Ed Rutherford: www.edrutherford.com
Vincent Moon: www.vincentmoon.com
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