Itinerari visuali
Marco Pasini - Giorgio Maggi (sous la direction de)
M@gm@ vol.7 n.2 Mai-Août 2009
LA CULTURA DELLA SIMULTANEITÀ NEL TAIJIQUAN AND QIGONG DAY
Sergio Raimondo
sergio.raimondo@uisp.it
Dottore di ricerca in Storia Economica,
ha pubblicato oltre venti saggi e monografie su vari temi
di storia sociale e di sociologia. Titolare del IV Duan Wei
della Chinese Wushu Association e delle qualifiche UISP di
maestro di Qigong e di insegnante di secondo livello di Taijiquan
stile Chen, è professore a contratto in Discipline Orientali
presso la Facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Cassino,
dove collabora anche con il Laboratorio sulle Culture dello
Sport, Salute e Movimento. E' inoltre socio della European
Associaton for Sociology of Sport per la quale sta curando
l'organizzazione scientifica e logistica della prossima conferenza
internazionale.
Il
quadro teorico
Il crescente successo che il taijiquan e il qigong - discipline
psicofisiche di origine cinese, popolari soprattutto in quanto
tecniche di longevità - riscuotono tra la popolazione occidentale
costituisce un fenomeno interessante per le scienze sociali
soprattutto in quanto culla di peculiari scambi culturali
nel contesto della globalizzazione.
Va intanto sottolineato che queste discipline sottendono nel
loro processo di apprendimento la tradizione millenaria della
teoria yin-yang, che, per dirla con Marcel Granet [1],
esprime l’efficienza universale del ritmo anziché concepire
astrazioni antitetiche per risolvere in chiave metafisica
la questione dell’opposizione, ben presente ai filosofi del
passato e del presente in ogni angolo di mondo. Ciò significa
che bene-male, vero-falso, bello-brutto, uno-molti, sempre-mai,
assoluto-relativo, yin-yang, sono coppie equilibrate anziché
espressioni antagoniste, gli opposti si completano invece
di escludersi a vicenda. La loro risonanza può essere vissuta
nel mondo sensibile perché passioni e conflitti non sono respinti
o negati, ma vissuti con forza sufficiente ad assumere la
responsabilità delle proprie scelte. Prendendo coscienza dell’interdipendenza
degli opposti e del loro continuo alternarsi, infatti, il
praticante impara a riconoscere le proprie responsabilità
rispetto al mutare delle circostanze e a essere solidali con
la ricerca dell’equilibrio. Trova qui riscontro l’auspicio
di Alain Touraine sulla urgente necessità di ricerca di quel
“principio non sociale di regolazione delle condotte umane”
che egli individua come antidoto “alla crescente influenza
degli apparati tecnici, dei mercati e degli stati, creazioni
dell’ingegno moderno” [2]
sul soggetto. Lo studioso francese è cioè cosciente che se
all’impianto della modernità è indispensabile la razionalizzazione,
essa non può tuttavia rinunciare a un soggetto capace di assumersi
le proprie responsabilità sia di fronte a se stesso che alla
comunità.
Su questa scia, sembrano quanto mai attuali i suggerimenti
di Michel Foucault circa la necessità di spostare l’attenzione
verso le configurazioni contemporanee dell’essere, assumendo
come esaurito il problema della metafisica e le correlate
questioni circa i fondamenti della conoscenza [3].
Da questo punto di vista l’essere appare diverso da una struttura
stabile, data una volta per tutte, per innervare invece una
condizione del possibile, non un oggetto ma un fenomeno capace
di accogliere ogni possibile manifestazione dell’oggettività.
Del resto, la velocità sempre più accelerata del mondo contemporaneo
rende assai problematico per chiunque ascrivere la propria
identità a riferimenti validati dalla loro persistenza, mentre
al contrario i cambiamenti si susseguono fulminei e profondi.
La modernità ha esaltato a tal punto il cambiamento e la sua
velocità che il senso stesso della civiltà è stato in molti
casi smarrito o comunque risulta difficile da afferrare, al
punto che Zygmunt Bauman parla di identità liquida in riferimento
all’uomo contemporaneo [4].
In questo contesto assumono allora crescente importanza tutte
le strutture sociali capaci di produrre mediazione culturale
come le discipline in oggetto. E’ però necessario individuare
le regole sintattiche che presiedono alla rappresentazione
coerente delle varie pratiche e tecniche loro attinenti, un’operazione
complessa perché queste sintassi si possono rintracciare solo
conoscendo gli infiniti gesti e le tecniche del corpo. Il
quadro teorico e metodologico delineato nella vasta produzione
di Pierre Bourdieu [5] impone
peraltro alla ricerca impegnata a cogliere dinamiche e logiche
concrete dell’azione sociale di esaminare le diverse modalità
con cui si costituiscono le istituzioni sociali, le rappresentazioni
formali della realtà, i costrutti ideologici, i criteri del
gusto e gli stili di vita. La ricerca deve essere pertanto
animata da un orientamento critico che non si limiti a descrivere
l’esistente, per indagarne invece i processi profondi che
lo hanno costituito, un approccio nel quale anche l’analisi
storica torna a occupare una posizione centrale.
Ma l’indagine sulla eventuale pervasività pubblica dei nuovi
codici prodotti dalle nuove forme di aggregazione e azione
sociale si può utilmente avvalere della sociologia visuale
[6]. E’ nota, infatti,
l’utilità di questo metodo nei campi di analisi che si interessano
dei codici semantici originati da esperienze sociali in cui
la dimensione corporea acquista un ruolo centrale, come, ad
esempio, le pratiche sportive o altre attività tipiche del
tempo libero ma anche quelle relative a circostanze più buie,
come quelle attinenti al tempo della malattia.
Peraltro, un filone di ricerca interno alla sociologia dello
sport non ha mancato di approcciare l’argomento degli scambi
culturali che avvengono mediante la pratica delle discipline
psicofisiche di origine orientale. Nell’ambito della sociologia
polacca si è notato che la pratica di queste discipline nella
società moderna è avvolta da un paradosso [7].
Esse, infatti, risultano sempre più attraenti per lo smarrito
abitante del villaggio globale in forza della loro tradizione
millenaria, ma diffondono il loro messaggio solo in quanto
assumono forme aderenti alle peculiari condizioni normative
e di mercato sottostanti alla moderna civiltà urbana, ormai
non più solo occidentale. A queste acute osservazioni si possono
peraltro affiancare quelle dell’antropologo californiano Jan
English-Lueck, il quale ha rilevato come il millenarismo che
ha spesso accompagnato queste pratiche - soprattutto nei paesi
occidentali, ma non solo - sia anch’esso un fenomeno ascrivibile
alle angosce dell’uomo moderno piuttosto che all’essenza dei
saperi tradizionali [8].
In questo quadro - che si potrebbe forse definire di reinvenzione
della tradizione, seguendo la lezione di Eric John Hobsbawn
[9] - i milioni di appassionati
di qigong e taijiquan nel mondo conducono la ricerca dell’equilibrio
psicofisico esprimendo in maniera più o meno consapevole nuove
forme di comunicazione corporea. In questo modo essi creano
- come è stato suggerito da François Dubet, Henri Lustiger
Thaler e, soprattutto, da Kevin McDonald [10]
- una cultura della simultaneità che obbliga a ridefinire
le categorie concettuali dell’analisi dei movimenti sociali
collettivi se si vuole comprendere cosa possono dirci questi
movimenti sulle società in cui viviamo. In sintesi, questi
autori evidenziano come i movimenti sociali che hanno attraversato
larga parte del XX secolo siano stati caratterizzati dall’adesione
a categorie ideologiche mentre quelli odierni sarebbero informati
dalla cosiddetta cultura della simultaneità. In altri termini,
se nei movimenti sociali del passato - persino in quelli più
caratterizzati dall’appartenenza di classe - si riverberava
lo schema dei nazionalismi risorgimentali del XIX secolo,
oggi l’elemento aggregante per l’azione collettiva sembra
essere piuttosto l’esperienza pubblica del Sé. Ciò significa
che le rappresentazioni collettive e l’elaborazione di significati
nascono da un’azione collettiva dove ognuno sperimenta oneself
as another - per usare una felice espressione di Paul Ricoeur
[11] applicata con acume
da Kevin McDonald all’analisi dell’azione sociale contemporanea
[12].
Su queste basi, lo studio dei movimenti sociali contemporanei
è utile alla comprensione della società attuale se si pone
alcune domande cruciali che riguardano le forme con cui gli
attori sociali producono sé stessi in quanto soggetti elaborando
identità non riducibili ai percorsi istituzionalizzati della
vita sociale. L’analisi dovrebbe consentire di individuare,
dunque, le eventuali critiche culturali scaturite dalla definizione
del Sé nel processo di identificazione di sé stessi in quanto
individui ma anche in quanto appartenenti a gruppi, classi,
comunità.
Nel caso della rapida diffusione planetaria di taijiquan e
qigong - così come di altre discipline similari di provenienza
asiatica, pur se di diversa tradizione, come le arti marziali
giapponesi, lo yoga e svariate tecniche di massaggio e meditazione
- il presupposto per l’aggregazione si può individuare nella
ricerca di benessere tramite il conseguimento dell’equilibrio
personale. Un risultato reso possibile da un esercizio che
sviluppa la consapevolezza della pluralità dei sensi che coinvolge
ogni vissuto personale e dall’autodisciplina con cui ogni
praticante coerente anima il proprio allenamento mettendo
sotto controllo i propri limiti e coltivando le proprie potenzialità.
Esercizio che non necessita di parole ma che diviene tuttavia
una grammatica capace di collegare culture altrimenti del
tutto distanti, proprio come avviene per la musica, la danza
e le espressioni artistiche in genere. In questo senso, queste
esperienze sembrano muovere verso la network society e del
network state immaginati da Manuel Castells come forme dinamiche
e autoespansive dell’organizzazione delle attività umane [13].
Ulteriori studi dovrebbero dunque chiarire se in queste esperienze
sia già in atto il cosmopolitismo metodologico che sottende
le riflessioni del sociologo spagnolo - ma che trova eco anche
in quelle di Ulrich Beck [14]
- riguardo alle istituzioni politiche.
Un’onda planetaria di energia
Date le premesse sull’importanza della pratica individuale
- con conseguente proliferazione di stili diversi visto che
si considera corretto cercare uno sviluppo congeniale alla
propria persona - risulta tanto più sorprendente la ripetizione
ormai decennale di un evento planetario, il Taijiquan and
Qigong Day, che alla stessa ora dello stesso giorno mette
in gioiosa connessione milioni di appassionati sparsi in ogni
angolo del mondo. La manifestazione si svolge nell’ultimo
sabato di aprile quando - alla stessa ora locale - i praticanti
si recano in luoghi pubblici nelle località di residenza per
esercitare il proprio stile di taijiquan e/o di qigong, sentendosi
parte di una grande onda di energia poiché sanno che in quello
stesso istante avviene la medesima cosa in migliaia di piazze
del mondo. Anche se non vengono avanzate richieste politiche
precise, gli organizzatori parlano di un global health movement
finalizzato all’educazione alla salute attraverso metodi naturali,
come è appunto la pratica quotidiana di taijiquan e qigong.
L’evento è sorto in maniera del tutto spontanea con l’iniziativa
di duecento persone che nell’aprile 1998 si riunirono nel
parco antistante un museo di arte di Kansas City, Missouri,
come si vede nell’immagine seguente, per praticare insieme
una disciplina considerata benefica per la salute.
L’avvenimento ebbe subito un grande riscontro sui media internazionali,
compresa la copertura offerta in televisione da CNN e Fox
News - la prossima fotografia coglie proprio questo momento
- come si inducendo la richiesta agli organizzatori da parte
degli appassionati presenti in tutto il mondo di come potessero
essere coinvolti.
L’innovazione che permise agli organizzatori di rispondere
a questa domanda fu la raccolta delle adesioni in un sito
web dedicato [15]. In questo
stesso spazio digitale si possono oggi visionare un vasto
catalogo di testimonianze fotografiche provenienti da tutto
il mondo, oltre che consultare articoli di medicina, filosofia
e storia, partecipare a discussioni, acquistare materiale
e trovare indirizzi utili. La ricchezza iconografica di questo
sito riflette un’esperienza resa dunque possibile dalla comunicazione
digitale, cioè dalla tecnologia moderna, ma i contenuti della
quale richiamano saperi che affondano in tradizioni remote.
L’eccezionale disponibilità di fonti iconografiche presenti
nel sito assume tanto più valore in quanto produzione della
risposta spontanea e gratuita di milioni di persone a un appello
che invita molto più a giocare piuttosto che ad elaborare
piattaforme di programma.
Tuttavia, la ferma volontà di pubblicizzare in questo modo
così marcatamente riferito alla dimensione planetaria la propria
personale ricerca di equilibrio esplicita alcune idee attorno
alle quali la moltitudine di praticanti sembra trovare aggregazione.
In questa sede ci si sofferma soprattutto sulla chiara determinazione
a riempire con questa mite azione collettiva i più diversi
spazi e ambienti pubblici al punto da rovesciarne il senso
abituale del loro utilizzo, come evocano le immagini tratte
dal sito suddetto.
Le fotografie mostrano come il Taijiquan and Qigong Day sia
stato realizzato in piazze inserite proprio nel mezzo di contesti
puramente metropolitani sebbene di assai diversa costituzione,
così come in aree urbane verdi o dedicate alla cultura, in
questo caso sulla scia dei pionieri dell’iniziativa di Kansas
City, ma anche in aree non urbanizzate e perfino selvagge.
USA (MANHATTAN, NEW YORK) |
HONG KONG |
CINA (PECHINO) |
GERMANIA |
POLONIA |
AUSTRALIA (PERTH) |
ITALIA (ROMA) |
THAILANDIA |
RUSSIA |
ALASKA |
Note
1] Cfr. M.Granet, Il pensiero
cinese, Adelphi, Milano 1971, pp.87-110.
2] A. Touraine, Critica della
modernità, il Saggiatore, Milano 1993, p.253.
3] Si veda M. Foucault, Che
cos’è l’illuminismo? Che cos’è la rivoluzione?, in “Il centauro”,
nn.11-12, mag-dic 1984.
4] Ad esempio, Z.Bauman,
Intervista sull’identità, a cura di B.Vecchi, Laterza, Roma-Bari
2003.
5] Cfr., essenzialmente:
P. Bourdieu, La riproduzione, Guaraldi, Firenze 1972; Id.,
La distinzione. Critica sociale del gusto, Il Mulino, Bologna
1983; Id., Il senso pratico, Armando, Roma 2005.
6] Su questo metodo di indagine,
si veda, in sintesi: J. Grady, Le potenzialità della sociologia
visuale, in Mondi da vedere, a cura di P. Faccioli e D. Harper,
Angeli, Milano 1999, pp.491-524; Id., Come si diventa sociologi
visuali, in In altre parole. Idee per una sociologia della
comunicazione visuale, a cura di P. Faccioli, Angeli, Milano
2001, pp.253-283; P. Faccioli - G. Losacco, Manuale di sociologia
visuale, Angeli, Milano 2003.
7] Cfr. S.Tokarski, Paradox
of Martial Arts of Central Asia - Western Patterns of Expansion
and Eastern Values, in Sport in the Mirror of the Values,
a cura di J.Kosiewicz e K. Obodynski, EASS, Rzeszów 2003,
pp.112-8.
8] J.A. English-Lueck, Health
in the New Age: A Study of Californian Holistic Practises,
University of New Mexico Press, Albuquerque 1990.
9] L’invenzione della tradizione,
a cura di E.J.Hobsbawn e T.Ranger, Einaudi, Torino 1994.
10] F. Dubet - H. Lustiger
Thaler, Introduction: The Sociology of Collective Action Reconsidered,
in “Current Sociology”, vol.52, n.4, Monograph 2, july 2004,
A Subject Centred Sociology of Social Movements, pp.557-573;
K.McDonald, Oneself as Another: From Social Movement to Experience
Movement, in “Current Sociology”, vol.52, n.4, Monograph 2,
july 2004, A Subject cit. pp.575-593.
11] P. Ricoeur, Sé come
un altro, Jaca book, Milano 1993.
12] K. McDonald, Oneself
as Another cit.; Id., Global Movements. Action and Culture,
Blackwell, Malden (MA) 2006.
13] Tra la sua vasta produzione
si veda M.Castells, Volgere di millennio, EGEA-Bocconi, Milano
2003, pp.403-429.
14] Cfr., essenzialmente,
U.Beck, Lo sguardo cosmopolita, Carocci, Roma 2005.
[15] www.worldtaichiday.org
newsletter subscription
www.analisiqualitativa.com