Quale rapporto esiste tra immagine
e società? Questo numero cerca, attraverso i vari contributi,
di illustrare questa relazione. Nella società postmoderna
si sostiene che l’immagine occupi un ruolo importante di cui
potremmo indicare due aspetti: da un lato essa serve a decifrare
i fenomeni sociali, dall’altro è sempre più utilizzata come
uno strumento metodologico che rileva il potenziale euristico
delle immagini all’interno di un discorso epistemologico e
di conoscenza.
A partire dalla visione del mondo
postmoderno oculocentrico, nel quale l'immagine diventa un
elemento costitutivo della conoscenza, questo articolo propone
una riflessione sulla forma immagine-metafora come istanza
«mostratrice», nel tentativo di elaborare la proposta di un
modello esplicativo della realtà sociale.
Questo quartiere negli anni 90
veniva considerato una zona prevalentemente popolare. Oggi
resta l’esempio emblematico di una Parigi popolare in mutamento.
Questa ricerca è sempre attuale grazie al soggetto: i senza
casa. La questione dei senza casa nella regione parigina non
è risolta: migliaia di nuclei familiari attendono l'assegnazione
di un alloggio abitabile. Numerose famiglie vivono in palazzi
occupati, nonostante abbiano presentato presso i servizi pubblici
la loro domanda da molti anni. Quindi, oltre ad un osservazione
partecipante, questo lavoro pone l’accento "su una sociologia
militante" che prende corpo attraverso le testimonianze e
la partecipazione attiva dell'osservatrice alle diverse situazioni
che vive e vede.
Uno dei recenti dibattiti sullo
sviluppo della sociologia visuale conduce all’approfondimento
della questione se inserirla all’interno dell’insieme dei
metodi che verrebbero ad aggiungersi alla classica panoplia
dell’etnologo e del sociologo, o se essa possa costituire
un’autonoma sub-disciplina. Alcuni lavori hanno già tentato
di rispondere a tale questione in particolare attraverso un'esplorazione
sulle origini dell'utilizzo dell'immagine nelle scienze sociali.
Qui non vogliamo ripercorrere un excursus storico. Preferiamo
esaminare la sociologia visuale entro il quadro metodologico
dell'indagine qualitativa sul campo. Dunque, mutueremo esempi
dai nostri lavori in corso sulla ‘relazione d’ufficio’, cioè
su quel tipo particolare di relazione interpersonale che caratterizzerebbe
il lavoro facciali sportello nei ‘mestieri pubblici’. Rifletteremo
più precisamente sulla base del lavoro poliziesco, e dell’incontro
tra agenti di polizia ed utenti agli sportelli d'accoglienza
dei commissariati.
Si discute in quest’articolo
il desiderio della tecnoscienza di superare l’umano attuale.
Il pensiero-limite è il post-umano ed occorre provare a conoscere
soprattutto le prospettive delle metamorfosi tecnologiche
del corpo. La questione è la seguente: i nuovi modelli conoscitivi
fondati sulle immagini predomineranno o rafforzeranno le capacità
tradizionali dell’essere umano?
L’immagine conosce ai nostri
giorni una proliferazione mai eguagliata. Con Internet, e
la digitalizzazione in particolare, le possibilità tecniche
di creazione e di diffusione si sono largamente massificate
e diffuse in questi ultimi anni. A questo riguardo, possiamo
vedere il successo formidabile e folgorante di siti condivisi
e di diffusione d’immagini video. Si assiste ad un fenomeno
«fatto tutto d’immagini», «condividetele gli uni con gli altri».
Le questioni di ciò è che è un’immagine, ciò che è una pellicola,
ciò che è l’arte, sono sempre più di aureolate ondulazioni,
di porosità, d’interazione tra esse? Il villaggio globale
favorisce la distinzione nell’indistinzione. Tutti singolari,
tutti simili? Tutto entra e sorge ormai dall’elaboratore e
dalla rete. Quest’articolo propone una lettura di questo fenomeno
di proliferazione d’immagini mobili attraverso due esempi
di siti di condivisione d’immagine video: Youtube e Dailymotion.
L’obiettivo di questo articolo
è di designare i percorsi per comprendere l'immagine pubblicitaria
ed il suo ruolo nel quotidiano contemporaneo. Si parte dallo
scenario scientifico iconoclasta, ricostruendo il contesto
sociale dell'immagine pubblicitaria, vicina all'economia capitalista,
alla politica neoliberale, alla cultura di consumo. In seguito,
vengono esplorate le logiche di costruzione e di appropriazione
dell'immagine pubblicitaria da parte di pubblicitari e consumatori.
Infine, l’articolo prende in considerazione la forma con la
quale l'immagine pubblicitaria appare nel quotidiano, il suo
contenitore e non il suo contenuto, attraverso l'analogia
del flusso pubblicitario, cioè quest'insieme multiforme di
messaggi diffusi nel quotidiano dai mezzi di comunicazione.
Passeggiare davanti alle vetrine
porta al confronto tra l’immagine di sé ed il linguaggio del
mondo, favorendo nell’abitante della città moderna sguardi
incrociati tra la percezione di sé e la rappresentazione.
L’identità si scinde in molteplici appartenenze e al contempo
si arricchisce di nuove forme di espressione. La moda è un
abito dell’identità che viene connotata attraverso rimandi
iconici e feticisti, e si esibisce attraverso la comunicazione
visuale: il mostrare, il guardare, prendere dalla strada lo
spettacolo del mondo. Gioco di sguardi amplificato dagli specchi,
dalle vetrine, dal rimbalzo continuo delle immagini sulle
superfici riflettenti della società odierna, palcoscenico
della rappresentazione. La vetrina in questo senso ha una
duplice funzione: mostra la merce e allo stesso tempo il soggetto
che la guarda, è vetro trasparente e specchio che riflette.
La nostra intenzione è quella
di dare una lettura semiotica dello spazio urbano attraverso
lo studio dei graffiti necessari, in un’analogia della soggettivazione
che il cittadino fa dello spazio nel suo vissuto quotidiano.
I suoi graffiti sono integrati ad altri segni proposti dallo
Stato e dall’iniziativa privata che compongono così l'apparenza
loquace della città polifonica.
Fabio La Rocca
Quale rapporto esiste tra immagine e società? Questo numero cerca, attraverso i vari contributi, di illustrare questa relazione. Nella società postmoderna si sostiene che l’immagine occupi un ruolo importante di cui potremmo indicare due aspetti: da un lato essa serve a decifrare i fenomeni sociali, dall’altro è sempre più utilizzata come uno strumento metodologico che rileva il potenziale euristico delle immagini all’interno di un discorso epistemologico e di conoscenza.
Fabio La Rocca
A partire dalla visione del mondo postmoderno oculocentrico, nel quale l'immagine diventa un elemento costitutivo della conoscenza, questo articolo propone una riflessione sulla forma immagine-metafora come istanza «mostratrice», nel tentativo di elaborare la proposta di un modello esplicativo della realtà sociale.
Sylvaine Conord
Questo quartiere negli anni 90 veniva considerato una zona prevalentemente popolare. Oggi resta l’esempio emblematico di una Parigi popolare in mutamento. Questa ricerca è sempre attuale grazie al soggetto: i senza casa. La questione dei senza casa nella regione parigina non è risolta: migliaia di nuclei familiari attendono l'assegnazione di un alloggio abitabile. Numerose famiglie vivono in palazzi occupati, nonostante abbiano presentato presso i servizi pubblici la loro domanda da molti anni. Quindi, oltre ad un osservazione partecipante, questo lavoro pone l’accento "su una sociologia militante" che prende corpo attraverso le testimonianze e la partecipazione attiva dell'osservatrice alle diverse situazioni che vive e vede.
Michaël Meyer
Uno dei recenti dibattiti sullo sviluppo della sociologia visuale conduce all’approfondimento della questione se inserirla all’interno dell’insieme dei metodi che verrebbero ad aggiungersi alla classica panoplia dell’etnologo e del sociologo, o se essa possa costituire un’autonoma sub-disciplina. Alcuni lavori hanno già tentato di rispondere a tale questione in particolare attraverso un'esplorazione sulle origini dell'utilizzo dell'immagine nelle scienze sociali. Qui non vogliamo ripercorrere un excursus storico. Preferiamo esaminare la sociologia visuale entro il quadro metodologico dell'indagine qualitativa sul campo. Dunque, mutueremo esempi dai nostri lavori in corso sulla ‘relazione d’ufficio’, cioè su quel tipo particolare di relazione interpersonale che caratterizzerebbe il lavoro facciali sportello nei ‘mestieri pubblici’. Rifletteremo più precisamente sulla base del lavoro poliziesco, e dell’incontro tra agenti di polizia ed utenti agli sportelli d'accoglienza dei commissariati.
Rodolfo Eduardo Scachetti
Si discute in quest’articolo il desiderio della tecnoscienza di superare l’umano attuale. Il pensiero-limite è il post-umano ed occorre provare a conoscere soprattutto le prospettive delle metamorfosi tecnologiche del corpo. La questione è la seguente: i nuovi modelli conoscitivi fondati sulle immagini predomineranno o rafforzeranno le capacità tradizionali dell’essere umano?
Amal Bou Hachem
L’immagine conosce ai nostri giorni una proliferazione mai eguagliata. Con Internet, e la digitalizzazione in particolare, le possibilità tecniche di creazione e di diffusione si sono largamente massificate e diffuse in questi ultimi anni. A questo riguardo, possiamo vedere il successo formidabile e folgorante di siti condivisi e di diffusione d’immagini video. Si assiste ad un fenomeno «fatto tutto d’immagini», «condividetele gli uni con gli altri». Le questioni di ciò è che è un’immagine, ciò che è una pellicola, ciò che è l’arte, sono sempre più di aureolate ondulazioni, di porosità, d’interazione tra esse? Il villaggio globale favorisce la distinzione nell’indistinzione. Tutti singolari, tutti simili? Tutto entra e sorge ormai dall’elaboratore e dalla rete. Quest’articolo propone una lettura di questo fenomeno di proliferazione d’immagini mobili attraverso due esempi di siti di condivisione d’immagine video: Youtube e Dailymotion.
Elisa Reinhardt Piedras
L’obiettivo di questo articolo è di designare i percorsi per comprendere l'immagine pubblicitaria ed il suo ruolo nel quotidiano contemporaneo. Si parte dallo scenario scientifico iconoclasta, ricostruendo il contesto sociale dell'immagine pubblicitaria, vicina all'economia capitalista, alla politica neoliberale, alla cultura di consumo. In seguito, vengono esplorate le logiche di costruzione e di appropriazione dell'immagine pubblicitaria da parte di pubblicitari e consumatori. Infine, l’articolo prende in considerazione la forma con la quale l'immagine pubblicitaria appare nel quotidiano, il suo contenitore e non il suo contenuto, attraverso l'analogia del flusso pubblicitario, cioè quest'insieme multiforme di messaggi diffusi nel quotidiano dai mezzi di comunicazione.
Tiziana Migliati
Passeggiare davanti alle vetrine porta al confronto tra l’immagine di sé ed il linguaggio del mondo, favorendo nell’abitante della città moderna sguardi incrociati tra la percezione di sé e la rappresentazione. L’identità si scinde in molteplici appartenenze e al contempo si arricchisce di nuove forme di espressione. La moda è un abito dell’identità che viene connotata attraverso rimandi iconici e feticisti, e si esibisce attraverso la comunicazione visuale: il mostrare, il guardare, prendere dalla strada lo spettacolo del mondo. Gioco di sguardi amplificato dagli specchi, dalle vetrine, dal rimbalzo continuo delle immagini sulle superfici riflettenti della società odierna, palcoscenico della rappresentazione. La vetrina in questo senso ha una duplice funzione: mostra la merce e allo stesso tempo il soggetto che la guarda, è vetro trasparente e specchio che riflette.
Luciano Spinelli
La nostra intenzione è quella di dare una lettura semiotica dello spazio urbano attraverso lo studio dei graffiti necessari, in un’analogia della soggettivazione che il cittadino fa dello spazio nel suo vissuto quotidiano. I suoi graffiti sono integrati ad altri segni proposti dallo Stato e dall’iniziativa privata che compongono così l'apparenza loquace della città polifonica.