Les lemmes de la maladie
Pietro Barbetta (sous la direction de)
M@gm@ vol.6 n.1 Janvier-Avril 2008
LA CULTURA DEL CORPO NELLA COMPLESSITÀ DELLA MALATTIA
Francesca Gattola
forma1@asl.vt.it
Infermiera Professionale, ASL
Viterbo, docente e tutor d'aula corsi di aggiornamento ECM
e progetti formativi aziendali; Master in Coordinamento e
Management delle professioni sanitarie, Facoltà di Giurisprudenza,
Università degli Studi Telma Roma; Laureata in Scienze e Tecniche
della Comunicazione, Facoltà di Scienze Politiche, Università
degli Studi della Tuscia.
Ada Taratufolo
Coordinatrice attività aggiornamento e formazione continua”, U. O. C. Formazione, Qualità, ed Educazione alla Salute, ASL di Viterbo; Master in ”Gestione e Sviluppo della conoscenza nell'area delle risorse umane nei sistemi complessi", Università degli Studi Roma Tre; Laurea in Scienze della Formazione, Specialistica in “Educazione degli adulti e Formazione Continua”, Università degli Studi di Roma Tre.Il corpo
è il fondamento stesso dell'essere. Nello stato di salute
ma, soprattutto, nella malattia, il corpo è il palcoscenico
dove si rappresenta lo stato della persona, tra cambiamento
e conservazione. Come il linguaggio verbale, scandisce un
senso alle frasi, ai termini attraverso la parola, così il
corpo, tramite il codice semantico, esprime le caratteristiche
di ogni individuo ed il relativo stato di salute o malattia
che ne contraddistingue la storia personale. Il corpo è raccoglie
e rappresenta le nostre emozioni, per questo motivo è importante
ascoltarne i messaggi, comprenderne i sintomi ed il linguaggio,
imparare a dialogarci. Conoscere la relazione tra le varie
parti che lo compongono, l’ordinamento gerarchico dei vari
ranghi, l’individuazione anatomica, le teorie che sono avvenute
nelle varie culture nel corso del tempo. L’approccio comunicativo
con l’operatore sanitario e la conoscenza del nostro corpo
nella scoperta e nel decorso di una malattia sono di vitale
importanza per la realizzazione e la buona riuscita del processo
assistenziale.
Sintomatologia e comunicazione
Il termine sintomatologia indica il corredo di sensazioni
anomale e non usuali che sono provocate da uno stato patologico.
I sintomi sono classificati in atipici, tipici, patognomonici.
Il corpo stesso utilizza i sintomi come mezzo di comunicazione,
come un campanello d’allarme che viene attivato dalla presenza
di un malessere. La comunicazione di una patologia in base
al grado di gravità e cronicità produce una reazione diversa
nei singoli individui, in alcuni casi si assiste ad un profondo
senso di panico, disorientamento, la persona si sente di abitare
un corpo non suo stenta a riconoscerlo come proprio, percepisce
un senso di rabbia, di stress, di depressione nei confronti
di un nemico che si presenta con la modificazione del corpo
e dei sintomi della malattia stessa. In questo caso fondamentale
è l’approccio che si instaura nella comunicazione tra il personale
sanitario ed il paziente.
La persona deve sentirsi guidata, rassicurata, non devono
esistere dubbi, una comunicazione non efficace fra operatore
sanitario e persona assistita può rivelarsi alla base del
fallimento di tutto il processo assistenziale. Il corpo diventa
il protagonista nella relazione con la malattia, ed è per
questo motivo che dobbiamo capire i suoi messaggi, concedergli
lo spazio che ci richiede, dobbiamo imparare a dialogarci
per essere in grado di fronteggiare le situazioni ed i cambiamenti
che la malattia produce nel corso della sua durata. Per centrare
un rapporto efficace e duraturo con il paziente l’operatore
sanitario deve saper ascoltare, essere neutrale, saper comunicare.
Ricordiamoci che nella comunicazione sanitaria anche un sorriso
aiuta a rendere partecipe e collaborativo il soggetto colpito
dalla malattia.
In ogni attività di comunicazione occorre tenere conto di
6 elementi basilari che sono: l’emittente che genera la comunicazione,
il contenuto del messaggio, il canale, il codice, ed il feedback
al termine del processo comunicativo. E’ bene assicurarsi
che il messaggio sia stato recepito, ed il soggetto sia in
grado di generare una risposta.
La classificazione del corpo umano: partonomia
Il corpo umano durante lo scorrere dei secoli ha subito delle
modificazione inerenti i termini che appartengono alla sua
struttura. Le parti del corpo, formano una classificazione
chiamata partonomia, che si basa sulla relazione logica x
è parte di y, vale a dire che il dito non è un tipo di mano,
ma è una parte della mano. Stabilita questa relazione, nei
sistemi partonomici è valido il principio dell’ordinamento
gerarchico dei vari ranghi: il corpo è il nodo principale
poi si susseguono come nodi secondari testa, braccia, gambe,
tronco, e i sottonodi: testa, naso, occhi, bocca ecc. Il linguaggio
corrente si basa su due tipi di terminologia: quella della
lingua di tipo comune alla quale appartengono i lemmi come:
la testa, il braccio la gamba e quella del linguaggio di tipo
scientifico al quale appartengono i termini specifici come:
l’occipite, lo sfenoide, la rotula. La terminologia scientifica
è basata sulle lingue classiche: quella latina dove è confluita
una cospicua parte della terminologia greca, che ricopre il
periodo che parte da Ippocrate, Aristotele e termina con Rufo
(I-II dc) e Galeno (II dc). E quella greca dalla quale derivano
molti termini come per esempio arteria, iride e tutta una
serie di elementi usati in composizione (neuro-flebo-cardio),
oppure altri termini che hanno origine dalla traduzione letterale
di un termine greco, come duodeno (che rende), retina(piccola
rete). Qualche termine ha origine da una traduzione letterale
di parole arabe, usate nel linguaggio comune e non scientifico
come: il dente del giudizio o la coda dell’occhio.
Durante il corso del tempo sono avvenute delle modificazioni
nel linguaggio dell’individuazione anatomica, vere e proprie
modificazioni dei termini riguardanti la segmentazione del
corpo. Nell’utilizzo della linguaggio comune gli arti superiori
sono raramente suddivisi, come del resto quelli inferiori,
mano e braccio, come piede e gamba sono indicati come un tutt’uno
e difficilmente sono differenziati come nella lingua scientifica;
un esempio di quanto citato lo troviamo nella lingua Tamil
piede e gamba vengono indicati con il termine kai, mentre
la segmentazione degli arti indica la gamba con il nome kal
ed il piede con il nome ati. Nel passaggio dalla lingua latina
a quelle delle lingue romanze si assiste ad un decadimento
verso il basso del livello della lingua, in quella latina
viene indicata la gamba con il termine crus, mentre nella
lingua portoghese per indicare la stessa parte del corpo umano
si utilizza perna invece nella terminologia latina perna era
usato per indicare il coscio di maiale. Si assiste successivamente
all’introduzione nel linguaggio di parole appartenenti alla
lingua germanica come per esempio un partonomo di tale origine
è il termine titta che indica la mammella perché molte nutrici
erano germanifore. Nascono dei termini definiti di origine
secondaria derivanti da metafore che hanno sostituito per
interdizione i termini più antichi per esempio la parola testa
in latino (caput) deriva da vaso di coccio, oppure il nome
della pupilla che in molte lingue è assimilato a una figura
femminile.
In molte culture si assiste alla rideterminazione dei termini
appartenenti alla classificazione del corpo che viene riclassificato
a partire da parti già note, come l’utero, ed il piede hanno
un collo. Nel popolo degli Huave la nomenclatura terminale
del corpo umano è generata dalla rideterminazione di una decina
di partonomi rideterminati a loro volta. Il quadro cambia
nella cultura dei Navaho la rideterminazione di alcune parti
del corpo genera una conoscenza anatomica di tipo specialistico
paragonabile a quella occidentale.
La teoria dei quattro elementi e La teoria del caldo
e il freddo: un modello conoscitivo dell’universo
Una sia pur minima familiarità con la medicina tradizionale
dell’area latino-americana porta immediatamente a contatto
con quella che nella letteratura è chiamata la sindrome caldo-
freddo. In tutta l’area dal Cile al Messico, troviamo una
stessa teoria conoscitiva, caratterizzata dal fatto di concettualizzare
la totalità delle manifestazioni dell’universo come una combinazione
di due qualità primarie. Poiché l’armonia e il benessere fisico
sono dati dall’equilibrio di queste due qualità, ogni percepibile
alterazione dello stato delle persone è attribuita a un’alterazione
di questo equilibrio. La qualità di caldo o freddo è assegnata
anche ai cibi, alle bevande, ai vari tipi di attività (lavoro,
emozioni, stati fisiologici e patologici) e alle sostanze
naturali che possono essere usate a fini curativi. Così un’alterazione
dello stato ottimale di benessere è causata dall’ingestione
non equilibrata tra cibi e bevande la cui somma qualitativa
non dia la giusta equazione, o da una attività troppo calda
o troppo fredda, oltre che la eccessiva esposizione ad agenti
caldi come i raggi del sole, o freddi come la pioggia. Se
il corpo è caldo per un particolare stato risentirà dello
scontro con un fattore esterno di segno opposto citiamo come
esempio la gravidanza che è calda durante il periodo della
gestazione la donna non si deve mangiare cibi freddi perchè
potrebbero provocare disturbi al feto. Per i vari gruppi etnici
le malattie sono tipicamente calde o fredde per il popolo
degli Huave se prendiamo un elenco dei cibi caldi e freddi
l’attribuzione della qualità non è fine a se stessa ma allo
stato di salute dell’individuo. Varie culture come hanno riconosciuto
vari studiosi tra cui Austin danno importanza all’opposizione
della luce del sole con l’oscurità da questo dualismo deriverebbe
il fatto che siano considerate calde le cose oscure e fredde
le cose, i cibi, le malattie con assenza di luce solare quindi
tutto ciò che appartiene al caldo si presenterà: asciutto,
rosso, caldo come chi gode di buona salute, mentre si presenterà
chiaro, umido, freddo, come chi è affetto da malattie.
Le teorie umorali
La medicina di Ippocrate e poi di Galeno insegnavano che lo
stato patologico è dato dallo squilibrio dei quattro umori
fondamentali nel corpo: sangue, flemma, bile gialla, bile
nera, umori caratterizzati dalla combinazione del caldo, freddo,
secco, umido per avere uno stato ottimale dell’individuo si
deve essere in equilibrio con i quattro principi, raggiungere
lo stato di isonomia lo squilibrio di uno di questi elementi
causa malessere. I dolori infatti sopraggiungono ogni qualvolta
sopraggiunge una alterazione della costituzione naturale a
causa di uno di questi squilibri. A partire dal sedicesimo
secolo la teoria dei quattro elementi si diffonde in America,
modificando il numero degli elementi dell’opposizione che
da quattro diventano due. La teoria classica fu rielaborata
dai medici arabi e portata in Spagna durante la loro invasione
radicandosi come medicina popolare.
Una visione del tutto analoga riguardo alla teoria dei quattro
elementi viene descritta, in diverse aree culturali che vanno
dall’Africa occidentale all’Australia alla Nuova Guinea. La
tipologia acquista un arricchimento in Cina con la teoria
dello yin e dello yang, basata su due elementi oppositivi
onnipresenti; nella medicina cinese è nota l’opposizione patogena
di caldo e freddo. L’equilibrio degli elementi è alla base
di tutto, non solo dei fenomeni naturali ma anche degli stati
d’animo, degli stati patologici che presentano gli individui,
della durata delle malattie, delle medicine usate per la guarigione
degli stati patologici. In alcuni paesi europei. La teoria
degli umori è entrata a far parte delle nozioni mediche di
derivazione galenica ed è rimasta a lungo radicata nella pratica
medica anche se con il seicento i fondamenti di tale teoria
si sgretolano. Un forte utilizzo di questa tipologia si caratterizza
nella medicina popolare, anche la medicina tradizionale italiana
fa uso delle opposizioni caldo/freddo nel gergo popolare si
utilizzano per indicare degli stati di malessere un immediato
indizio linguistico che permette l’attribuzione a una delle
due qualità come: la caldaccia, l’infreddatura, il raffreddore:
altre volte la qualità (caldo o freddo) non è esplicitata
linguisticamente ma è riconoscibile dalla scelta dei rimedi
come per es. letto caldo, vino caldo, mattone caldo per indicare
i rimedi per i mali da freddo.
Conclusioni
La visione del corpo umano nelle varie culture del mondo ci
permette di osservare l’importanza del suo ruolo come strumento
di comunicazione tra l’individuo stesso ed il mondo esterno.
Assume un ruolo fondamentale nella malattia, riuscire a dialogarci
capire i suoi segnali, i sintomi che si manifestano, interagire
con esso, questo ci permette di raggiungere gli obbiettivi
prefissati dal piano terapeutico e assistenziale. Il trascorrere
del tempo ha permesso ai varie popoli del mondo di assistere
alla modificazione dei suoi tratti distintivi e l’aggiunta
di teorie ha dato il via a conoscenze del tutto inaspettate
riguardo l’organismo umano, le patologie che lo colpiscono
e le relative cure. Il corpo umano si presenta come un mondo
nel mondo con la sue funzioni, la sua attività autonoma e
coordinata in ogni minimo particolare un ingranaggio perfetto
e meraviglioso che vale la pena di scoprire sia nello stato
di malattia che di benessere.
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