Scritture relazionali autopoietiche
Orazio Maria Valastro (a cura di)
M@gm@ vol.5 n.4 Ottobre-Dicembre 2007
LE INFANZIE DI
LANCILLOTTO DEL LAGO
(Traduzione Carlo Milani)
Georges Bertin
georges.bertin49@yahoo.fr
Dottore in Scienze dell'Educazione;
ha conseguito l'Abilitazione a Dirigere attività di Ricerche
in Sociologia; Direttore Generale dell'I.Fo.R.I.S. (Istituto
di Formazione e di Ricerca in Intervento Sociale, Angers,
Francia); Direttore del CNAM di Angers, Francia (Consorzio
Nazionale delle Arti e dei Mestieri); Dirige ricerche in Scienze
dell'Educazione all'Università degli Studi di Pau - Pays de
l'Adour; Ha insegnato all'Università degli Studi di Angers,
alla Scuola Normale Nazionale Pratica dei Quadri Territoriali;
è membro del GRECo CRI (Gruppo Europeo di Ricerche Coordinate
dei Centri di Ricerca sull'Immaginario) e della Società Francese
di Mitologia, fondatore del GRIOT (Gruppo di Ricerche sull'Immaginario
degli Oggetti simbolici e delle Trasformazioni sociali) e
direttore scientifico dei quaderni di Ermeneutica Sociale;
Direttore Esprit Critique, rivista francofona internazionale
in scienze sociali e sociologia.
Nato
nella Marca di Gallia e Piccola Bretagna, a Banvou, presso
Passais, figlio di Ban di Banoïc e della regina Elena, Lancillotto
del Lago, il miglior cavaliere del Mondo, eroe dei romanzi
della Tavola Rotonda, archetipo della cavalleria francese,
ha ricevuto il nome di battesimo di Galaad, e proviene da
un lignaggio prestigioso, quello di Giuseppe d'Arimatea “il
cavaliere gentile che depose con le proprie mani Gesù dalla
Croce e l'adagiò nel Sepolcro, e che conserva la più preziosa
di tutte le reliquie, il Graal, che trasporta in Occidente
in un luogo conosciuto da pochissimi iniziati, dove regna
la stirpe dei re pescatori che egli ha fondato”.
È proprio da questo famoso cavaliere che discende il lignaggio
“destinato ad illuminare la Gran Bretagna, poiché essi portarono
il Graal e conquistarono questa terra pagana a Nostro Signore”.
Lancillotto discende dunque da una delle più prestigiose stirpi
di personaggi sacri, quella dei custodi del Graal.
Dalla nascita di Lancillotto del Lago, figlio di Ban di Banoïc
e della regina Elena, fino alla scoperta del suo nome da parte
dell'eroe, il tema del passaggio iniziatico è ricorrente in
Les Enfances (Le Infanzie) e consente di porre in prospettiva
il percorso del giovane uomo divenuto cavaliere con le figure
dell'iniziazione che egli rappresenta attraverso i successivi
passaggi a cui viene sottoposto.
Un'infanzia movimentata, quella di Lancillotto, che nasce
nel bel mezzo di una storia colma di rumori e furori, e che
lo vede fuggire, nel fiore degli anni, dal paese natale, che
porta il nome di suo padre. Diversi scenari intervengono a
sottolineare e a rendere evidente (limpida) la struttura del
racconto, rinforzando il suo statuto di eroe-cardine, di colui
che si mantiene sul guado, votato all'incontro.
Questo incontro fra eroi cavallereschi e personaggi sacri
è interessante per le ricerche mitologiche. Come Drona, nel
Mahabharata, Lancillotto è un personaggio ambiguo. Nato da
una progenie sacra, si comporta senz'altro da guerriero e
da re e otterrà per questa ragione, al termine del suo percorso
e-ducativo, uno statuto molto particolare alla Corte di re
Artù, diventando praticamente un suo pari.
I passaggi delle acque
Il Banoïc: il luogo di nascita di Lancillotto si trova descritto
e identificato, si tratta della “marca di Gallia e della Piccola
Bretagna”. La fortezza principale si trova a Trebe e presenta
un accesso difficoltoso: “un piccolo corso d'acqua scorreva
ai piedi del castello, [...] non si poteva stabilirsi sul
fiume, poiché c'era una palude larga e profonda e, per tutto
il cammino, una carreggiata stretta che si dipanava per più
di due leghe”. Un'ulteriore precisazione: il “re Ban aveva
un vicino che confinava con lui attraverso il declivio di
Berri, che allora veniva chiamata Terra deserta” e “i terreni
di Banoïc (si estendono) tra la Loira e l'Arsia”, è proprio
là che Banin taglierà la testa al siniscalco traditore reo
di aver rivelato a Claudas il segreto della strada attraverso
le paludi, che causerà l'assalto di Claudas del Deserto e
costringerà Lancillotto al suo primo passaggio delle acque.
Primo passaggio iscritto nella violenza di una trasgressione
La fuga di Ban, padre di Lancillotto, e il lago di Diana.
Un venerdì sera, verso la metà di agosto, il re se ne va per
un ponte di ramaglie gettato sul piccolo fiume che correva
ai piedi del castello. Cavalca tanto da uscire dalla palude,
e penetra così in una foresta nella quale si addentra per
una mezza lega, prima d'entrare in una Bella Landa dove è
già stato moltissime volte. Ai piedi di un alto belvedere
dal quale si poteva abbracciare con lo sguardo l'intero paese,
dal quale il re vede il suo castello bruciare (cosa che gli
causa un dolore mortale), si trova un lago, il lago di Diana.
Là si trova Viviana, la fata, che prende con sé Lancillotto
e lo porta con sé nel lago, nel momento stesso in cui muore
il re Ban. Questo lago viene descritto nel romanzo, si trova
ai piedi di una collina ed è “tutto un incanto” (il testo
sottolinea in questo caso il carattere sovrannaturale del
topos): “nel luogo dove pareva si trovasse un lago grande
e profondo, la dama aveva dimore assai grandi e ricche; sopra
queste scorreva un fiume, piccolo, ricco di pesci”. Lancillotto
passerà qui le sue infanzie.
Si tratta del suo secondo passaggio, doppiamente significativo:
- dalla terra verso il regno dell'aldilà;
- dall'infanzia alla giovinezza cavalleresca.
Elena, sua madre, la regina carica di dolori, prenderà il
velo in una Bianca Abbazia di suore, simile a quella che fondò
a Mortain, nel Cotentin, il fratellastro del Conquistatore.
Viviana, come le Nereidi, è qui nutrice e educatrice, nei
suoi palazzi in fondo ai mari (la matrice delle acque primordiali),
del giovane principe maschio, il Kuros che non viene allevato
da sua madre, ma dalla figlia delle acque che frequenta le
grotte e le rive. L'investitura del principe verrà dunque
dal mare (mar e mater).
Nei paesi bassi normanni e nell'ovest della Francia si trovano
numerosi luoghi che simboleggiano il carattere ondino del
santo patrono del luogo assimilato a Lancillotto (San Fraimbault).
A Saint Fraimbault de Lassay, luogo di processioni circolari,
il Lunedì di Pentecoste viene mostrata nell'angolo nord-ovest
della chiesa del luogo una pietra tombale incassata nel muro
dell'edificio. Dall'epoca merovingia essa è marcata dal duplice
segno del calice o Graal e del quadrifoglio (simbolo alchemico
delle ondine). Lancillotto erediterà da qui il suo posto nei
giochi di carte: il fante di Fiori.
Comincia allora un altro episodio dei passaggi dopo il rapimento
dai genitori, dopo la vita ai margini e ritirata, attraverso
il ritorno alla matrice e il cambiamento di stato, dall'infanzia
verso l'ondina, ecco che arriva il momento della trasformazione
del personaggio che accede allo statuto di cavaliere: è il
passaggio dell'acqua di Lancillotto alla corte di re Artù.
Lancillotto, essendo stato educato dalla Dama del Lago, ambisce
ad essere creato cavaliere da Artù. Ha diciotto anni. Il suo
terzo passaggio, quello dell'accesso al mondo adulto, viene
perfettamente ritualizzato. La presentazione avrà luogo durante
la festa di San Jean, “l'uomo di più eminente gloria mai concepito”.
“Hanno tanto cavalcato da giungere sulle rive del mare. Si
imbarcano e giungono in Gran Bretagna, la domenica sera, nel
porto di Floudeheug”. Cavalcano alla ricerca di Re Artù, a
Camelot, per la festa estiva di San Giovanni, ricordo di colui
che garantiva il passaggio battezzando nelle acque del Giordano.
Prima di lasciarlo, mantenendo il mistero delle sue origini,
la Dama del Lago non gli rivela il suo nome, ma gli dice che
è figlio di re. Dalla Marca della Piccola Bretagna alla Corte
di re Artù, l'itinerario di Lancillotto per accedere alla
cavalleria si effettua ancora sulla base di un doppio passaggio:
- innanzitutto, per uscire dal palazzo della Dama del Lago,
nel quale è stato allevato, e del quale curiosamente il racconto
non dice nulla in questo momento della narrazione, è la situazione
simbolica della rottura con l'universo femminile, quello delle
acque primordiali e della madre;
- poi per accedere a Logres dove si trova Artù, da notare
che Viviana lo accompaga, vera “kurotrofa”, fedele alla propria
missione fino alla fine.
L'iniziazione cavalleresca è strutturata in prove. Egli dovrà
così confermare la propria attitudine alla cavalleria portando
a compimento tre imprese:
- la liberazione, nel nome della Santa Croce, di una fanciulla
prigioniera in mezzo ad un lago, il suo modello omologo al
femminile;
- la liberazione della dama di Nohant, prigioniera del re
di Northumberland;
- il combattimento con un cavaliere, Alybon, che dice di essere
guardiano del guado della Regina, sull'Humbrie, un guado eminentemente
simbolico poiché proprio in quel luogo, al tempo della conquista,
Artù ha messo insieme in suoi migliori cavalieri:
Galvano, Keu, Loth, Ivano, e ha sconfitto i Sette Re ribelli.
L'attribuzione del guado alla regina, “il guado porta il suo
nome perchè la regina era stata la prima a scoprirlo” mostra
fino a che punto la sovranità di Artù dipenda dalla moglie-regina.
La sovranità deriva qui dalla fata, nella condotta del giovane
cavaliere, attraverso alcuni passaggi chiave della suo esistenza
e bisogna ricordare che Viviana tornerà a manifestare la propria
solidarietà a Ginevra in un momento cruciale. Questo tema
del guado è ugualmente presente nel ciclo di Cuchulainn che
da solo difende la frontiera della sua provincia e impone
alla regina Medb un contratto al termine del quale ogni mattina
un guerriero sarà inviato “al guado che funge da frontiera”.
L'iniziazione cavalleresca o la conoscenza
Infine, Lancillotto va alla conquista del castello della Guardia
Dolorosa, che “occupa una posizione alta e bella tra l'Humbre
e un torrente alimentato da oltre quaranta sorgenti”. Dopo
aver sconfitto i cavalieri di guardia al castello, egli scopre
il proprio nome e le proprie origini su una lastra, destinata
un giorno a ricevere il suo corpo mortale: “qui giacerà Lancillotto
del Lago, figlio del re Ban di Banoïc”, immagine sublime che
lega inesorabilmente le prove che segnano il ritorno del giovane
eroe alla vita reale e al suo destino ultimo. Egli ha vinto,
in qualche modo, ciò che gli psicanalisti chiamano la forclusione
del nome del padre, o meglio, è arrivato al termine della
logica di tutto il processo iniziatico che vuole che l'uscita
dal mondo adulto del giovane iniziato si accompagni con la
rivelazione di un nome, il suo, che porterà davanti a tutti,
ma che è anche presa di coscienza della condizione umana.
Potrà allora essere investito cavaliere alla festa di San
Giovanni.
Così come l'universo dei primi passaggi delle infanzie era
marcato dal riferimento al regime notturno e mistico delle
immagini, dall'intimità con le sostanze acquose, allo stesso
modo i combattimenti sopra l'acqua, conferendogli uno statuto
terrestre, e dandogli la possibilità di accedere al castello
simbolo della sovranità e del dominio (ma Doloroso), gli permettono
di accedere ad un nuovo statuto.
Les Enfances sono terminate, questo passaggio è l'ultimo del
periodo giovanile, l'accesso alla maturità.
Altri passaggi contribuiranno in seguito alla costruzione
della sua figura eroica nell'Immaginario dell’Occidente, sotto
diverse forme: cortesi ed eroiche. Il romanzo in prosa scritto
all'inizio del XIII secolo ne contiene molti, disseminati
lungo le sue ottomila pagine. Se ne trovano ancora tracce
negli archi del portale della cattedrale di Modena, e allo
stesso modo egli continua a frequentare, ai giorni nostri,
il cinema, il fumetto, il teatro, il romanzo e l'opera.
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