Contributi su aree tematiche differenti
M@gm@ vol.5 n.3 Luglio-Settembre 2007
LA RAPPRESENTAZIONE
DEL SOGNO, DUE MODELLI A CONFRONTO: la metapsicologia di Sigmund
Freud e la teoria del Codice Multiplo di Wilma Bucci
Ilaria Bellavia
ilaria.bellavia@fastwebnet.it
Psicologa dell’età evolutiva,
specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia dell’Adolescenza
e dell’età giovanile ad indirizzo Psicodinamico (Spad), Roma.
Se
troppe cose nelle indagini scientifiche
offendono il “logico rigoroso”,
può essere che il rigore è fuori luogo.
(Max Black, 1960)
Introduzione
In questo articolo si vuole mettere a confronto due prospettive
teoriche sul sogno, a partire dalla metapsicologia freudiana.
Da un lato l’ “Interpretazione dei sogni” del 1899 mostra
un Freud che dichiara la scarsa scientificità degli studi
sino ad allora compiuti sul sogno. Dall’altra in “Psicoanalisi
e Scienza Cognitiva” Wilma Bucci rivede la metapsicologia
attribuendo un ruolo di primo piano alla ricerca empirica,
all’architettura della cognizione, alla capacità simbolica
e sub-simbolica di analisi del contesto da parte del soggetto.
Che ruolo ha il sogno secondo Wilma Bucci? Come si sviluppa
una mappa concettuale riguardo all’attività onirica?.
Mi sembra importante prendere in considerazione ciò che Freud
aveva elaborato su:
- rapporto tra sogno e veglia;
- il materiale onirico, la memoria nel sogno;
- le peculiarità psicologiche del sogno;
- teorie oniriche e funzioni del sogno;
- gli elementi infantili come fonti del sogno.
Inoltre mi pare interessante un confronto con la teoria del
codice multiplo, nello specifico:
- ricostruzione della metapsicologia: le radici. - L’architettura
della cognizione.
- Emozione e cognizione.
- Il mondo cognitivo ed emotivo del bambino.
- La teoria del codice multiplo e il ciclo referenziale.
Rapporto tra sogno e veglia (la metapsicologia di
Sigmund Freud)
Una delle contraddizioni esistenti nel rapporto tra sogno
e veglia riguarda la natura del sogno, ci si è chiesti (e
Freud lo esplicita nel saggio) se il contenuto del sogno sia
o meno un riflesso di esperienze accadute nella vita reale;
in realtà il sogno è completamente staccato dalla vita reale,
ma si attinge da esperienze della vita intima del soggetto,
modificandone immagini, significati che spesso rendono il
sogno del tutto fuorviante rispetto al vivere concreto e quotidiano
del soggetto. In altre parole siamo di fronte ad una situazione
fortemente contraddittoria.
La metapsicologia si basava su due assunti principali che
riguardano il funzionamento della mente, il processo primario
e quello secondario in relazione alla scarica energetica,
al concetto di istinto, alle pulsioni di vita e di morte.
Ciò che invece promuovono coloro che studiano la mente sotto
un profilo sganciato dalla metapsicologia di Freud, è l’assetto
unitario della mente come un tutt’uno che si organizza, secondo
le teorie cognitive del pensiero. In questo senso si sono
sviluppate diverse concezioni del processo primario e secondario,
per esempio si è postulato che processo primario e secondario
siano sullo stesso livello evolutivo e di funzionamento, tranne
per il fatto che il primo riguarda la regolazione e l’integrazione
del sè, il secondo ha a che fare con la percezione, ed è orientato
alla realtà. Si va oltre l’arcaicità e la primitività del
processo primario, attribuendogli invece il ruolo di sistema
di elaborazione dell’informazione. Holt (1967) propone una
caratterizzazione del processo primario come "un tipo o sistema
di pensiero, con proprietà autistiche o magiche concernenti
il desiderio".
Quale nesso è possibile rintracciare nel rapporto tra sogno
e memoria? Come già accennato, il materiale onirico trae origine
da esperienze più o meno remote della vita di un individuo.
Per esempio Freud sosteneva che una delle fonti cui l'individuo
maggiormente attinge per la produzione dei propri processi
onirici, fosse la vita infantile; immagini che riportavano
l'individuo ad eventi accaduti in fasi remote. Allo stesso
tempo, si sottolinea nel saggio, il sogno è una reazione a
elementi perturbatori; questi elementi hanno a che fare con
gli stimoli del sogno. Un'altra categoria presa in esame nel
saggio è quella costituita dagli stimoli sensoriali esterni,
vale a dire da osservazioni di sogni provocati (sperimentalmente)
da fonti percettive esterne. Si provocava un sogno in seguito,
ad esempio, ad uno stimolo come poteva essere avvertire l'odore
dell' acqua di Colonia (con un determinato soggetto x).
La teoria basata sull'illusione risulterà a Freud parziale
perchè in realtà molti altri elementi del sogno sembrano essere
del tutto "autonomi" rispetto alla fonte-stimolo che proveniva
dall'esterno e che agiva sul sistema sensoriale del soggetto.
Si pensò dunque che esistessero altre fonti di informazione
sul sogno, per esempio stimoli soggettivi e non più esterni
al soggetto: Freud nel citare Wundt analizza anche fenomeni
di percezione interna al soggetto, per esempio i ronzii notturni,
un fascio luminoso nel campo visivo al buio, ed altre ancora.
Si parla anche di allucinazioni ipnagogiche, come di produzioni
fantasmatiche del soggetto che capitano in una frazione di
secondo al momento dell’addormentamento riguardanti immagini
fantastiche con colori vivaci. Maury (1857) aveva studiato
a lungo questo fenomeno.
Il sogno ha insite in sé tante peculiarità, tra cui la ricerca
di una certa passività che precede l’addormentamento; solo
a quel punto le immagini (che possiamo chiamare fantasie,
illusioni, allucinazioni ipnagogiche) oniriche possono trovare
spazio, proprio perché vi è una sospensione dell’autorità
dell’Io.
Quali peculiarità psicologiche aveva individuato Freud? La
percezione dello spazio per esempio è analoga a quella della
veglia, anche se la coscienza e quindi i nostri apparati sensoriali
non possono svolgere un esame obiettivo delle immagini presenti
in quel dato momento. Non c’è, insomma, oggettività. Potremmo
scorrere tutta una serie di categorie psicologiche caratterizzanti
il sonno e la produzione onirica; in quel dato momento vi
è sempre un ancoraggio alla veglia, tanto che stimoli esterni
ci consentono in un breve tempo di ri-prendere contatto col
mondo esterno. Freud ne parla estesamente.
Alcuni filosofi sostenevano che il sogno libera lo spirito
dal potere del mondo esterno, lo stacca dai vincoli della
sensibilità e viene inteso come uno slancio della vita psichica
verso una sfera più alta.
Le teoriche oniriche del sogno e gli elementi infantili
Binz (1884) espone una serie di riferimenti legati al sogno,
in virtù anche degli esperimenti da lui svolti in campo fisiologico
nel quale era preponderante una visione “somatica” del sogno;
egli vi attribuiva un ruolo di “veglia parziale”, incompleta.
Freud sosteneva l’importanza di rintracciare una base di scientificità
ed è per questo che diveniva importante un dibattito tra fisiologi
e scienziati di ogni tipo. Negli assunti che egli fa sulle
caratteristiche del sogno legate al mondo infantile elenca
una serie di esempi in cui è legittimo rintracciare significati
reconditi fino ad arrivare ad un ricordo rimosso nell’infanzia
del soggetto. Quali aspetti del mondo infantile sono da attribuire
ad un’immagine onirica? Freud affermava che nel sogno abbiamo
la sorpresa di ritrovare il bambino che continua a vivere
con i suoi impulsi. Egli sosteneva che spesso i ricordi dei
pazienti legati a impressioni infantili si riferiscono ad
un arco di vita che si colloca all’interno dei primi tre anni.
Spesso le personalità più ad hoc per la reviviscenza di ricordi
infantili erano le patologie isteriche. Lo studioso Robert
(1886) proponeva una sua teoria sul sogno che faceva riferimento
a due punti importanti: 1) molto spesso si sognano le impressioni
più marginali trascurando gli interessi fondamentali del giorno;
2) solitamente la difficoltà di elaborare il sogno autonomamente
è dovuta soprattutto al fatto che “riproduciamo” elementi
sensoriali a cui non abbiamo fatto sufficiente attenzione
durante il giorno.
I sogni hanno, dice Robert, un carattere ristoratore e terapeutico.
La finalità principale è quella di ripulire la psiche.
Scherner parla di fantasia simbolizzatrice legata al sogno,
ovvero la psiche (sognando) gioca con gli stimoli che gli
vengono offerti. Nell’interpretazione del sogno non sempre
si può tralasciare il fantastico, l’importanza di una funzione
simbolica svolta dalla psiche.
La metafora del sogno (dopo S. Freud)
Il sogno viene inteso come (=) viaggio, un viaggio nel processo
di transfert. Di primo acchitto il mondo onirico rimanda subito
alla metafora del viaggio da costruirsi con l’analista, identificando
immagini, suoni, parole, gesti, attraverso (appunto) il sogno.
Il sogno che Sigmund Freud ci aveva delineato era cosparso
di tentativi (ben riusciti) di autoanalisi, di acute associazioni
relative ai suoi ed altrui fenomeni onirici. Vi era altresì
l’importanza di una netta separazione tra contenuto latente
e contenuto manifesto. Ma cosa ci induce ad andare oltre?
Quale base concettuale è bene apporre? Andando oltre il tentativo
da parte dell’analista di mobilitare l’inconscio attraverso
il sogno e ponendo l’ascolto come habitat verso colui (narrante,
raccoglitore e autore di storie oniriche) che crea, che ambisce
a simbolizzare ciò che non riesce a mentalizzare in una situazione
di veglia e in una situazione di condivisione come risulta
essere quella di un setting terapeutico.
Quando si parla di sogno e metafora ci si chiede che tipo
di connubio esista tra i due elementi, anche se molta letteratura
(Casonato, 1994) li intende come due facce della stessa medaglia;
per esempio alcuni sogni sono proto-tipici e specificano una
determinata direzionalità. Per es. il sogno dell’esplorazione
di una casa rimanda al vissuto legato all’accesso ai propri
ricordi. Il nesso con la memoria, con l’organizzazione dell’apparato
mnemonico ci conducono a pensare in termini di contenitore
e contenuto o anche in termini di spazialità (differenti ricordi
= differenti luoghi).
La Teoria del Codice Multiplo
Come precedentemente esposto, sia il modello topico, che la
teoria strutturale di Sigmund Freud, si basavano sulla distribuzione
dell’energia mentale nell’apparato psichico.
Il campo della ricerca psicobiologica, a partire dagli anni
cinquanta in poi, ha messo fortemente in discussione la teoria
energetica legata alle pulsioni; si è infatti potuto constatare
come il flusso energetico negli organismi viventi sia, in
realtà, continuamente attivo e tutt’altro che incline ad attivarsi
in sede di stimolazione esterna o pulsione interna (Bucci,
1997).
La scienza cognitiva ha posto molta attenzione nella formulazione
di un modello di elaborazione dell’informazione sulla base
del processo psicoanalitico.
E’ necessario introdurre il concetto di architettura simbolica,
definendo il simbolo e il processo di simbolizzazione, come
parametri dell’elaborazione dell’informazione (schema del
personal computer di Von Neumann).
Per simboli intendiamo tutto ciò che è immagine o parola e
possiamo suddividerli in unità o sub-unità.
Possiamo suddividere in schema le seguenti unità di elaborazione:
1. memoria tampone;
2. memoria a breve termine;
3. memoria a lungo termine;
4. strutture di controllo.
Secondo un modello più propriamente cognitivo la “rappresentazione
mentale” si origina, non tanto sulla base di un esperienza
percettiva, quanto sulla base di informazioni immagazzinate
in memoria. Un organizzazione prototipica identifica una forma
normalizzata di un oggetto che riscuote ampio consenso nella
“popolazione generale”, in fatto di “riconoscibilità”.
In questo senso, possiamo accennare che le strutture emotive
sono organizzate come episodi prototipici immagazzinati nella
memoria, basati su eventi ricorrenti della nostra vita con
caratteristiche di isomorfia per funzioni e forma.
Dal punto di vista psicologico un evento esterno evoca associazioni
di parole, immagini di oggetti, reazioni motorie non-verbali
e reazioni affettive. E’ di mio interesse trovare collegamenti
tra la teoria del codice multiplo che riguarda l’elaborazione
cognitiva degli eventi e l’attivazione di pensieri onirici.
Nell’excursus di questo articolo si traccerà una linea teorica
incline a dare risposte esaurienti al tema del sogno nell’ambito
della scienza cognitiva.
Architettura della cognizione: Emozione e cognizione
James (1884) descrive una serie di sensazioni somatiche in
risposta ad un emozione: “spasimi”, “fitte”, “pienezze” e
“formicolii”; strani sintomi, dice James, che possono essere
provati nel momento in cui la bellezza ci eccita. Dopo un
incubo egli descrive la sua situazione: “In occasioni simili,
l’orrore che alberga dentro di me si alimenta di una sensazione
molto forte ma indescrivibile nel mio petto e in tutti i miei
muscoli, specialmente quelli delle gambe, che mi da la sensazione
che loro siano ridotti a brandelli o comunque internamente
decomposti” (1894, p. 207).
In termini più semplici potremmo dire che il vertice somatico
utilizzato nella descrizione del sogno, evoca una serie di
emozioni (linguaggio delle emozioni). Simbolizzare l’esperienza
emotiva è arte complicata e spesso presente in artisti e poeti.
Il processo referenziale, di cui Wilma Bucci tratta, non è
altro che la connessione tra esperienza non verbale (esperienza
emotiva) e linguaggio. All’interno del processo referenziale
trova ampio spazio la caratterizzazione saliente dell’episodio
prototipico che elabora l’esperienza emotiva.
Una persona con una buona attività referenziale (R.A.) è capace
di trasformare l’esperienza emotiva in linguaggio verbale;
molti studi sono stati eseguiti sul ruolo di un livello diversificato
di R.A. nei soggetti, soprattutto in coloro che usufruivano
di una cura psicoanalitica. Ed è ovviamente determinato che
la R.A. è indispensabile per la taking cure. Ma l’esperienza
onirica, sotto il profilo di “immagine prototipica”, come
possiamo rappresentarla? Un sogno non è altro che uno schema
che identifica un’emozione, uno stato affettivo. Potremmo
dire che un sogno è metafora di un accadimento esistenziale,
frutto anche di un desiderio o di un bisogno. Ogni stato affettivo
è composto di costellazioni sub-simboliche dello stato affettivo
centrale; Stern (1985) parla di Rappresentazioni di Interazioni
che sono state generalizzate (RIGs).
Il mondo cognitivo ed emotivo del bambino: Un nuovo
input sul substrato biologico
Vorrei citare Tronick e Cohn (1989) ed in particolare la ricerca
empirica da loro svolta sull’apparato emotivo del bambino
e della madre. La competenza emotiva di un bambino di tre
mesi è stata dimostrata negli esperimenti a “ viso fermo”,
in cui si chiedeva alle madri di rimanere impassibili mentre
guardavano il proprio bambino. La risposta da parte del bambino
era il tentativo di modifica della mimica facciale della madre
in una direzione che recuperasse il “vecchio schema”, (cioè
una partecipazione emotiva della madre e dei movimenti facciali),
se ciò non avveniva il bambino si auto-consolava. Tali esperimenti
confermano la presenza di un senso del sé e dell’altro sin
dalla nascita, determinato in particolar modo dall’attività
auto-consolatoria.
Ciò ci induce a pensare in termini di un sé autoreferenziale
sin dai primi istanti di vita. Colwin e Trevarthen (1997)
parlano, infatti, di intersoggettività innata. Gli studi di
Wilma Bucci vanno in questa direzione, e mostrano la presenza
di una corrispondenza innata tra soggetti modulata dall’uso
di un’attività pre-verbale, prototipica e attraverso l’uso
di simboli (Bruner, 1962). La ricerca empirica ha altresì
dimostrato la presenza di tracce mnestiche in bambini di 6-7
mesi che, dopo essere stati messi a vicino contatto con un
pupazzo e avergli rivolto sorrisi, una settimana più tardi
di fronte a quello stesso pupazzo, erano in grado di riproporre
sorrisi e vocalizzi, a differenza di altri che invece non
emettevano (a quel punto) alcun investimento emotivo.
La prospettiva dell’attuale ricerca sul sogno
La nuova prospettiva sul sogno indica un’attività onirica
nella fase REM del sonno, caratterizzata da movimenti oculari;
vi è un’attivazione casuale e accidentale di impulsi del peduncolo
cerebrale pontino. I sogni hanno caratteristiche allucinatorie
e illusorie, in quanto la parte del cervello che sogna è isolata
dalla realtà dell’input sensoriale.
Per schematizzare la “nuova concezione” di una formazione
del processo onirico, vengono proposti due modelli, quello
a “zig zag” di Sigmund Freud e quello che fa riferimento alla
teoria del Codice Multiplo di Wilma Bucci:
1. Schema a “zig zag” (Bucci, p. 239);
2. La teoria del codice multiplo della costruzione e interpretazione
del sogno: il processo referenziale.
La sequenza zig zag di Freud (1900):
NON VERBALE |
VERBALE |
|
1. Attivazione di un desiderio inconscio
in forma istintuale |
||
2. Formazione astratta, logica,
dei pensieri onirici (contenuti latenti) |
||
3. Formulazione concreta e specifica
dei pensieri onirici |
||
4. Rappresentazione in immagini
(contenuti manifesti) |
||
5. Racconto del sogno (con revisione
secondaria) |
Il Modello del Codice Multiplo (1999):
NON VERBALE |
VERBALE |
|
1. Attivazione subsimbolica; componenti
sensoriale, somatica e viscerale degli schemi dell’emozione
(contenuto latente) |
||
2. Rappresentazione simbolica: a)
Rappresentazione mentale discreta (contenuto manifesto) |
||
b) Narrazione del sogno (con revisione
secondaria) |
||
3. Interpretazione e associazione |
Come avviene l’attivazione di
un sogno secondo la teoria del Codice Multiplo? Un soggetto
si trova ad avere a che fare con problemi del giorno ed egli
potrebbe non essere a conoscenza del significato emotivo di
questi eventi e attiva uno schema dell’emozione (proprio come
accade nella veglia, così accade nel sonno). Da lì, l’attivazione
di tutte le risposte subsimboliche.
Lo stadio successivo è la simbolizzazione dei contenuti del
sogno, attraverso la rappresentazione tramite immagini del
contenuto manifesto e l’uso della parola (la narrazione del
sogno). Spesso pazienti con difese di tipo dissociativo mostrano
difficoltà nel connettere caratteri subsimbolici del sogno
alla componente simbolica. Ciò che di terapeutico ha in sé
l’elaborazione, l’interpretazione e l’analisi narrativa di
un sogno è proprio il tentativo di risalire a ciò che non
è noto, né al paziente, né all’analista, in un intricato gioco
di rappresentazioni e di comunicazioni simboliche, metaforiche,
riferite al sé del paziente e alla coppia analitica.
Conclusioni
Il sogno viene definito come ´attività mentale che si svolge
durante il sonno e di cui è possibile conservare, dopo il
risveglio, immagini, pensieri, emozioni che hanno caratterizzato
la scena onirica. Questa, essendo interamente governata dalle
leggi dell’affettività, presenta una strutturazione che è
completamente svincolata dai principi che regolano il pensiero
logico e l’orientamento nella realtà, soprattutto per quanto
concerne il principio di identità, di causalità, di non contraddizione
e le coordinate spazio-temporali che subiscono profonde alterazioni
rispetto all’esperienza diurna´. (Galimberti, 1999)
La teoria energetica si è dimostrata lacunosa per quanto riguarda
gli aspetti fisici e biologici. Tuttavia molto è stato ripreso
dal modello sul sogno elaborato da Sigmund Freud.
In questo articolo ho voluto contrapporre (volutamente) due
ambiti di studio per illustrare implicitamente:
1. Come il fattore temporalità svolga spesso un ruolo di catalizzatore
di enunciati teorici e modelli anch’essi in linea con la teoria
di appartenenza;
2. Quanto sia prezioso integrare più aspetti di studio e di
ricerca su percorsi comuni;
3. Il difficile ancoraggio là dove non ci sia un’intenzionalità
di divergere rispetto a una “strada già battuta“.
Vorrei concludere con un sogno (ricorrente e persistente)
di un paziente con una difficile storia circa la propria identità
e le proprie origini:
P: La sogno spesso, la mia casa dell’infanzia. Con tutte quelle
stanze, una casa in stile liberty. Nel sogno devo andare via
perché arrivano i nuovi proprietari. E’ un sogno ricorrente,
a volte mi trovo invece a sognare di passare vicino alla casa
pensando di scorgere qualche movimento, di qualcuno che esce
o entra; capita con la casa dell’infanzia, ma anche con altre
case che ho avuto in passato.
T: Silenzio.
P: Come mai sogno tutte queste case? penso che sia un modo
per rivivere certi momenti, la convivenza con i miei genitori,
il matrimonio, la casa col mio compagno … forse.
E’ un sogno che sancisce l’inizio di un rapporto terapeutico
(alle prime battute dopo la fase di consultazione); ed è emotivamente
coinvolgente perché illustra a chiare lettere un desiderio,
un bisogno di circoscrivere certi passaggi: (in sequenza)
la casa dell’infanzia, la convivenza matrimoniale, la convivenza
col nuovo compagno.
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Trevarthen, C. (1997) Empatia e Biologia, Cortina editore.
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Tronick, E. Z., & Cohn, J. F. (1989) Infant-mother face –to-
face interaction: Age and gender differences in coordination
and the occurrence of miscoordination. Child Development,
60, 85-92.
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