Il counseling e le culture: le culture del counseling
Massimo Giuliani (a cura di)
M@gm@ vol.5 n.2 Aprile-Giugno 2007
PROSPETTIVE DELL'ASCOLTO MITOPOETICO
NELLA RELAZIONE D'AIUTO
Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
Presidente Osservatorio dei Processi
Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com);
Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches
Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur
l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry''
di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi
René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale
e Responsabile della rivista internazionale di scienze umane
e sociali M@gm@.
L’ascolto
del Sé esistenziale
Iniziamo a considerare quelle peculiarità che partecipano
alla caratterizzazione del concetto di counseling, cogliendo
alcune connessioni teoriche e valutando le prospettive degli
approcci fondati sulla centralità e sulla
multireferenzialità della persona, rispettivamente
attribuibili a Carl Ransom Rogers e René Barbier, nell’ambito
della relazione d’aiuto, la formazione e lo sviluppo della
persona, il sostegno a persone in difficoltà.
Possiamo definire e sintetizzare la figura di Rogers, consapevoli
della parzialità di ogni sintesi, come uno psicologo umanista
e clinico, innanzi tutto umanista poiché interessato ad un
approccio centrato sulla persona (Rogers, 2001) alla ricerca
della dinamica del cambiamento nella personalità,
al fine di sostenere ed accompagnare l’individuo verso una
vita piena, educando allo sviluppo della persona attraverso
un ascolto consapevole di sé. Il bisogno sociale,
compreso e preso in esame da Rogers, nel suscitare il processo
creativo degli individui, è correlato ad una condizione di
centralità della persona irrinunciabile per l’affermazione
di quest’ultima. Le condizioni per lo sviluppo di una creatività
costruttiva che sostengono l’espressione di sé, l’immaginazione
e l’autodeterminazione della persona, sono date dal sentimento
di essere psicologicamente tutelato, l’accettazione incondizionata
dell’individuo, e dalla comprensione empatica che consente
l’astensione dal giudizio (Nathalie Rogers, 2004).
Una pedagogia che valorizza queste prerogative, nell’educazione
allo sviluppo della persona (Rogers, 1966) e nell’animazione
dei gruppi, sostiene dei dispositivi di formazione innovativi
fondando una ricomposizione dei valori pedagogici nella relazione
e nella tutela della libertà (Rogers, 1971) e del rispetto
reciproco: i valori dell’ascolto (Randin, 2002), della fiducia,
del riconoscimento incondizionato dell’altro. Possiamo individuare
una relazione comune tra pensiero clinico e pedagogico nell’intento
comune di facilitare e sostenere il cambiamento, l’apprendimento
e la crescita personale: l’avvento di una nuova persona
creatrice della sua vita, una vita aperta verso il
possibile affinché trovi il proprio cammino (Barbier, 2001).
Riscontriamo inoltre un importante riconoscimento, in ambito
pedagogico, della portata politica della proposta di un approccio
fondato sulla centralità della persona: il cambiamento del
mondo passa innanzi tutto attraverso il cambiamento
della persona nelle relazioni con se stessa, gli altri ed
il mondo (Barbier, 2001).
Un approccio transversale, fondandosi anch’esso sulla centralità
e sul cambiamento della persona, c’invita a riflettere sulla
valenza dell’ascolto mitopoetico, sviluppato nell’ambito d’orientamenti
clinici e terapeutici. L’ascolto dell’altro, persona, gruppo
o comunità, nella relazione e nella comunicazione, sostiene
il cambiamento personale integrando quella trasversalità
che caratterizza la struttura stessa dell’esistenzialità del
soggetto (Barbier, 1997). Una transversalità che
sollecita un ascolto sensibile e consapevole di sé rispetto
ad un immaginario complesso, sul piano delle pulsioni, e su
quello sociale e sacrale, stimolando una modalità comprendente
che consideri la totalità della vita in atto della persona
attraverso una visione multireferenziale in grado di articolare
un ascolto scientifico-clinico, filosofico-spirituale e poetico-esistenziale.
L’ascolto sensibile dell’altro
Tra le molteplici e autorevoli definizioni del concetto di
counseling, possiamo ricordarne e considerarne alcune, cercando
di mettere in evidenza delle peculiarità specifiche:
- l’orientamento e il sostegno allo sviluppo delle potenzialità
personali, collocano l’intervento professionale nell’ambito
della risoluzione del conflitto esistenziale e del disagio
emotivo che compromettono l’espressione compiuta e creativa
della persona (Società Italiana di Counseling);
- il sostegno allo sviluppo delle potenzialità si caratterizza,
inoltre, come un processo d’apprendimento attraverso un’interazione
tra due persone finalizzata allo sviluppo della propria consapevolezza
personale, agendo sulle emozioni e sui pensieri (Associazione
Italiana di Counseling);
- questa stessa interazione supporta un processo relazionale
che diviene opportunità e sostegno ulteriore, per sviluppare
risorse personali e promuovere il benessere delle persone
(Coordinamento Nazionale Counsellors Professionisti);
- una finalità complementare è, conseguentemente, la promozione
del benessere concepito come benessere psico-fisico e socio-ambientale
degli individui, dei gruppi e delle comunità (Registro Italiano
dei Counselor).
Possiamo elencare infine le seguenti peculiarità del counseling:
- processo relazionale;
- consapevolezza di sé;
- sviluppo potenzialità risorse;
- benessere psico-fisico e socio-ambientale.
Confrontando queste definizioni con un approccio sistemico
pluralista, possiamo continuare a collocare la nostra
riflessione in una prospettiva che considera come “il
counseling è una professione d’aiuto che, attraverso la relazione
fra professionista e cliente (individuo, famiglia o gruppo),
mira a migliorare la qualità della vita, a facilitare processi
di cambiamento e a rinforzare percorsi evolutivi valorizzando
sia le risorse sia le relazioni con l’ambiente circostante”
(Edelstein, 2007, p. 21). Le variabili messe in luce da questa
definizione - a) la relazione d’aiuto e una professione
d’aiuto, b) la relazione fra professionista e cliente, c)
i processi di cambiamento, d) i percorsi evolutivi, e) la
valorizzazione delle risorse, f) le interconnessioni con l’ambiente
circostante (Edelstein, 2007, p. 177-178) - tengono presenti
la rilevanza del sistema nel quale si collocano gli attori
e le relazioni che li interessano, valutando il lavoro di
co-costruzione delle attribuzioni di significati come elemento
cardine dell’attivazione dei processi di cambiamento in un
sistema relazionale. Le prerogative di un approccio sistemico
pluralista nella relazione d’aiuto sono in ultima istanza:
“costruire cambiamenti desiderati in situazioni conflittuali
e di disagio relazionale; facilitare il superamento delle
crisi di transizione, permettendo la crescita e lo sviluppo;
agevolare l’elaborazione di eventi traumatici o luttuosi,
aprendo lo spazio a nuove emozioni; aiutare nelle scelte e
nei processi decisionali, ampliando gli orizzonti; accompagnare
processi evolutivi e comunicativi, migliorando la qualità
della vita” (Edelstein, 2007, p. 178-184).
Coerentemente con queste peculiarità, possiamo assegnare un
valore predominante all’incontro e alla comunicazione, concependo
la persona come unità esistenziale e categoria etica. Questo
ci avvicina alla concezione mitopoetica di René Barbier che
rifiuta una visione della persona considerata unicamente rispetto
al proprio habitus sociale, entità già costituita, quindi,
contrastando in sostanza un approccio socio-politico e riduttivo
che rimuove la dimensione spirituale, emotiva, poetica
e creatrice, delle donne e degli uomini. Riconoscendo
questa pluralità esistenziale e transversale nel processo
relazionale, integrando altresì l’immaginario radicale
e sociale che sostiene il processo creativo delle persone,
s’individua in questo stesso processo un ruolo dinamico che
facilita il cambiamento esistenziale.
Nella relazione d’aiuto, concepita in quanto ascolto della
sofferenza dell’altro nell’ambito della comunicazione, l’ascolto
mitopoetico introduce un ascolto sensibile e multireferenziale
in quanto presuppone un’apertura verso l’altro, un’apertura
verso il suo “universo simbolico e immaginario” (Barbier,
1997, p. 152). Noi ascoltiamo animati da nuclei d’interesse
costituitisi nel corso della nostra vita e attraverso le istituzioni
che abbiamo attraversato, manifestazione non cosciente dell’habitus
che riproduce le strutture sociali originarie di cui abbiamo
dimenticato le origini. Ci apriamo verso l’altro seguendo
una direttività interna sociologicamente e psicologicamente
determinata, sottovalutando la dimensione del ricevere nell’ascolto
in quanto ascolta colui il quale è in grado di “desiderare
ascoltare il desiderio dell’altro” (Barbier,
1997, p. 155).
L’ascolto sensibile conferisce al concetto di sensibilità
una sua specifica caratteristica: la sensibilità si
definisce pertanto come “un’empatia generalizzata rispetto
a tutto ciò che vive e a tutto ciò che è” (Barbier,
1997, p. 288). Un ascolto che si apre al significato del nostro
collocarci ed essere nel mondo, vissuto e simbolico, all’interno
di un sistema di riferimento, gruppo o istituzione, al nostro
desiderio di essere autonomi e al tempo stesso stabilire o
ristabilire connessioni, creare o ricreare dei legami sociali,
ricollegandosi a noi stessi e al mondo attraverso gli altri,
ricercando legami significativi (Bolle De Bal, 1988).
Possiamo differenziare diversi tipi di sensibilità:
- sensitiva, una sensibilità che si fonda
sulle sensazioni nei rapporti percettivi della persona nei
confronti del mondo;
- affettiva, un’esplosione di emozioni rispetto
a situazioni che sconvolgono le strutture costituite;
- intuitiva, una sensibilità che rivela quella
parte collegata ma ancora non cosciente dell’essere al mondo
e si esprime attraverso la creazione simbolica e mitopoetica;
- noetica, l’espressione di una persona che
può andare molto lontano nella realizzazione del suo processo
d’individuazione e coscienza attiva del Sé.
Un ascolto mitopoetico dell’immaginario
Il processo relazionale e l’incontro nella sua immediatezza,
la presenza all’altro, l’istante presente come fondamento
di un approccio sulla centralità della persona, può integrare
un ascolto sensibile potenziando un’altra condizione
fondamentale: la libertà della persona nella relazione
(Rogers, 1961). L’ascolto sensibile prima di situare una persona
rispetto al suo ruolo e al suo statuto sociale, invita a riconoscere
la persona in quanto “essere, nella sua qualità di persona
complessa dotata di una libertà e di un’immaginazione creatrice”
(Barbier, 1997, p. 293). Aprirsi ad un ascolto sensibile dell’altro
consente di sostenere la libertà e la creazione, rapportandosi
ad un approccio clinico e terapeutico incentrato sulla persona,
rifiutando al tempo stesso la violenza simbolica esercitata
dalla figura del terapeuta. Nella terapia incentrata sulla
persona si è manifestato questo fondamentale cambiamento del
paradigma antropologico e terapeutico, concependo l’essere
umano come persona. L'approccio transversale di René
Barbier, concepito come ascolto scientifico e mitopoetico
fondato sulla persona, entità in relazione con se stessa,
gli altri ed il mondo, sostiene la centralità della persona
portatrice di questa complessa relazione con il mondo e le
cose del mondo.
L’approccio transversale ci permette di riconoscere la dimensione
mitopoetica del soggetto, “gli psicoterapeuti hanno riconosciuto
poco alla volta il valore e la valenza mitopoetica nella cura”
(Barbier, 1997, p. 198), come possibilità di un soggetto nuovo,
in grado di riequilibrare la visione della società, di se
stesso e del mondo, e questo significa riconoscere e integrare
l’immaginario come funzione psichica e della creatività simbolica
(Yves Durand, 1988), dinamismo prospettico che attraverso
le stesse strutture del progetto immaginario tenta di migliorare
la situazione dell’uomo nel mondo.
Come ascoltare questo immaginario? Rendendo operanti
tre tipi di ascolto:
- scientifico-clinico, caratterizzato dal
suo approccio centrato sul soggetto attraverso la metodologia
della ricerca azione esistenziale e comunitaria;
- poetico-esistenziale, un’ermeneutica instaurativa
che concepisce la persona dotata d’immaginazione e il suo
modo di essere, creare, immaginare, inventare;
- spirituale-filosofico, ascolto dei valori
e del significato della vita negli individui, nei gruppi e
nelle comunità.
Un ascolto mitopoetico si delinea attraverso questi tipi d’ascolto
che si aprono verso altrettante forme dell’immaginario che
devono essere messe in relazione:
- un immaginario personale-pulsionale, come
origine, processo e risultato che si fonda sulle pulsioni
dell’essere umano;
- un immaginario sociale-istituzionale, creazione
di significazioni sociali e dinamica dei rapporti di forza
e significati;
- un immaginario-sacrale, impatto delle forze
ed energie che ci attraversano senza poterle controllare.
L’ascolto come presenza meditativa
Non trascuriamo come l’approccio centrato sulla persona, si
sia sviluppato dal concetto di non-direttività
nella relazione d’aiuto e nel colloquio in abito clinico e
terapeutico. Un approccio non-direttivo si distingue da un
approccio direttivo nei seguenti punti fondamentali (Blanchet,
1985):
- facilita l’espressione della persona come
attitudine e stile generale d’intervento nella relazione d’aiuto
e nel colloquio;
- gli interventi del counselor sono incentrati
sulla persona e non sul problema della persona;
- favorisce una presa in carico da parte
della persona per stimolarne una richiesta d’aiuto la cui
finalità è il cambiamento, lasciando alla persona la libertà
di scegliere gli obiettivi;
- la richiesta di aiuto crea una situazione
di dipendenza la cui delucidazione favorisce il buon esito
della terapia.
Un approccio non-direttivo presuppone inoltre alcune condizioni:
- l’obiettivo di un cambiamento deve essere
compatibile con la situazione concreta della
persona;
- lo stato di tensione può facilitare una
risoluzione di conflitti e si sviluppa a partire delle pulsioni
e dai conflitti con il gruppo sociale d’appartenenza;
- l’impossibilità della persona di trattare da sola
le tensioni nate dal conflitto che subisce e che
le alimenta.
Molti dibattiti sono stati suscitati dal concetto di non-direttività
posta come attitudine e abilità nell’intervento clinico, insistendo
sull’ambito metodologico e sulle sue proprietà formali. Sulle
tracce di questo dibattito, in merito alla formalizzazione
di una metodologia della non-direttività, è maggiormente importante
considerare la centralità della persona ed il suo contributo
al cambiamento nella concezione contemporanea del pensiero
scientifico. Possiamo tuttavia seguire e introdurre un’altra
riflessione che ci collega al contributo di un pensiero che
permette di articolare complessità e implicazione, espresso
dalla nozione d’im-plessità riferita ad una metodologia
del pensiero complesso, opposta ad una cultura ed
un sapere enciclopedico parcellizzato (Barbier, 1997, p. 160).
L’im-plessità definita come “dimensione del carattere
complesso delle implicazioni, complessità largamente opaca
ad una interpretazione” (Barbier, 1997, p. 164), sostiene
una riflessione ulteriore sul rinnovamento realizzatosi nell’ambito
scientifico e clinico venendo meno le frontiere che differenziavano
l’osservazione oggettiva e l’implicazione soggettiva degli
attori coinvolti.
La capacità di coniugare e articolare complessità e implicazione
si collega al termine di referenza concepito come “nucleo
di rappresentazioni” riferite all’ambito del simbolico,
delle istituzioni e delle organizzazioni, dell’ideologia e
del sacro, insieme alle caratteristiche transpersonali, concepite
come superamento di sé in tutte quelle attività simboliche
e artistiche, irriducibili a qualsiasi interpretazione scientifica
ed inseparabili dal nucleo di riferimento dei valori ultimi
del soggetto (Barbier, 1997, p. 161).
Possiamo differenziare una multireferenzialità interna
ed esterna:
- la prima, interna, intesa come non trasparenza
delle referenze che un soggetto dotato di desiderio sviluppa
durante i suoi molteplici itinerari esistenziali, è esaminata
con un approccio comprendente, fenomenologico ed ermeneutico;
- la seconda, esterna, rinvia a reti simboliche
di riferimenti teorici, sistemi di concetti scientifici e
visioni fiolosofiche del mondo.
L’ascolto diventa quindi sensibile e transversale, (Barbier,
1997, p. 165) nel tentativo di fare coesistere esistenzialità
interna del soggetto e multireferenzialità interna ed esterna,
aprendosi in questo modo alla totalità della persona sensibile
e multireferenziale come presenza meditativa, coscienza di
essere ed esserci.
L’empatia nel processo relazionale e nella
comunicazione assume, con l’ascolto sensibile, un’accezione
particolare, diventa presenza meditativa
rispetto alla centralità della persona (Barbier, 1997, p.
298), caratterizzata come auto-maieutica-implicazionale
(Barbier, 1997, p. 164) in grado di salvaguardare la libertà
della persona e considerare la transversalità esistenziale
esplorando “diverse implicazioni personali nell’ottica
di una delucidazione euristica” (Barbier, 1997, p. 164).
Possiamo cogliere nell’approccio transversale uno specifico
contributo alla nostra consapevolezza sulle problematiche
metodologiche del colloquio e dei processi di comunicazione,
avendo appreso come sia indispensabile verificare le credenze
ed i sistemi di rappresentazione che fanno maturare la scelta
della persona (Arcuri, Pizzini, 2000): l’integrazione euristica
ed ermeneutica dell’esistenzialità interna ed esterna, a partire
della quale maturano scelte e orientamenti capaci
di aprirsi al possibile e al cambiamento.
Equipe multidisciplinare e approccio transversale
La complessità dell’immaginario è considerata,
inoltre, rispetto alla propria transversalità,
definita come “rete simbolica specifica, dotata, in relazione
e in proporzioni variabili, di una componente strutturale-funzionale
in interrelazione con una componente immaginaria, relativamente
strutturata e stabile” (Barbier, 1997, p. 313).
Una transversalità fantasmatica: l’immaginario
pulsionale, i fantasmi degli individui o dei gruppi sociali
che si manifestano nella manifestazione e nell’esperienza
dell’Eros, attrazione del vivente verso il vivente; di Thanatos,
processo di decostruzione dal complesso verso l’elementare;
e di Polémos, la dinamica del desiderio di confrontarsi.
Una transversalità istituzionale: la rete
simbolica socialmente riconosciuta suscitata dall’immaginario
sociale secondo una logica dialettica che mette in tensione
istituito ed istituente nel processo d’istituzionalizzazione.
Una transveralità noetica: afferma simbolicamente
il gioco dell’immaginario sacrale rispetto al mistero dell’essere
al mondo.
L’ascolto transversale dell’immaginario così differenziato,
interpreta una pluralità esistenziale fondata sulla
centralità della persona, il vissuto, i discorsi
e le pratiche concrete degli individui, dei gruppi e delle
organizzazioni, unitamente all’immaginario radicale e sociale.
Confrontarsi con una simile problematica significa, nel contesto
di un intervento multidisciplinare, sviluppare delle capacità
di lavoro in équipe che ci permettono di aprirci “ad una
sensibilità interculturale, transdisciplinare, pluriesistenziale,
fondandosi al tempo stesso sulla relativa padronanza di una
o più discipline scientifiche o esperienze umane significative,
opposte e complementari” (Barbier, 1997, p. 314).
Questo implica, insieme alla prospettiva dell’ascolto sensibile
e mitopoetico nella centralità della persona, un’implicazione
che si caratterizza come presenza meditativa in grado di renderci
consapevoli e abbracciare, gli uni e gli altri, una
visione multirefenziale, una pluralità delle prospettive,
modi di vedere e ascoltare, della persona:
- la sua relazione al gruppo, all’organizzazione e all’istituzione;
- il suo vivere lo spazio ed il tempo, il modo di situarsi
nello spazio e nel tempo storico, economico, sociale e politico,
culturale e psicologico, biologico e cosmico;
- i suoi riferimenti teorici, modi di interpretare e attribuire
significati e senso.
Conclusioni
L’analisi istituzionale rivolta al cambiamento sociale (Ardoino,
1980) ha messo in discussione strutture e sistemi, valori
e progetti politici, valutando la valenza della ricerca azione
istituzionale (Barbier, 1978) rispetto alle pratiche collettive
degli attori di un sistema sociale. Questo ha determinando
l’esigenza di sviluppare, in seno al dibattito sulla trasferibilità
delle esperienze nell’ambito della ricerca azione, un approccio
ermeneutico, analitico ed interpretativo, sostenendo una maggiore
consapevolezza rispetto alla necessità di mettere in relazione
una pluralità di prospettive (Ardoino, 1980). Un approccio
sistemico pluralista è in questa accezione dischiuso al ruolo
dell’immaginario nel sistema relazionale nel quale è collocato,
laddove il paradigma sistemico ritrova e focalizza il progetto
umano ed esistenziale partendo dalle storie e dalle relazioni,
rivelando il divenire delle donne e degli uomini che al tempo
stesso diventano letture plurali di “un’antropologia del
progetto”, articolando differenti dimensioni (Boutinet,
1990): biologica, la necessità vitale; fenomenologica, la
condizione esistenziale; prasseologica, prospettiva pragmatica;
ed etnologica, possibilità culturale. L’approccio transversale
di René Barbier sviluppa e considera l’asse mitopoetico di
un ascolto sensibile nella relazione d’aiuto, riconoscendo
“la potenza dei simboli e dei miti nella vita individuale
e sociale” (Barbier, 1997, 317), senza tuttavia sottovalutare
l’asse politico composto da componenti sociali e materiali,
politiche e giuridiche, libidinali e ideologiche, comunicative
e spazio-temporali. L’ascolto mitopoetico colloca l’immaginario
in relazione al mito, attualizzato e ritradotto nella pratica
degli individui e dei gruppi sociali, ed alla dimensione poetica,
sensibile a qualsiasi forma di simbolismo creativo, emergente
ed istituente, che in un contesto di ricerca azione esistenziale
(Barbier, 1997) considera la comprensione e l’interpretazione
della transversalità intesa come esistenzialità interna nella
quale maturano scelte e orientamenti capaci di aprirsi al
possibile ed al cambiamento.
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Shinui - Centro di Consulenza sulla Relazione
www.shinui.it
Società Italiana di Counseling (S.I.Co.)
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