Contributi su aree tematiche differenti
M@gm@ vol.3 n.4 Ottobre-Dicembre 2005
LA CULTURA ORGANIZZATIVA E GLI APPROCCI MORBIDI: NUOVI MODELLI ORGANIZZATIVI NELLE AZIENDE DELLA NEW ECONOMY
Francesca Colella
francesca.colella@uniroma1.it
Dottoranda
in Teoria e Ricerca Sociale presso l’Università degli Studi «La Sapienza»
di Roma; Laureata in Sociologia, indirizzo Organizzativo, Economico
e del Lavoro; ha conseguito, il Master in Teoria e Analisi Qualitativa
"Storie di vita, biografie e focus group per la ricerca sociale, il
lavoro, la memoria" attivato presso il Dipartimento di Sociologia
e Comunicazione.
Premessa
Nel rapido processo di cambiamento degli scenari organizzativi del
XXI secolo, si delineano numerosi spunti per ricerche qualitative
ed etnografiche. Questo articolo è dedicato proprio ad uno studio
empirico che intende sottolineare, attraverso l’analisi di un caso
reale, l’estrema varietà degli “approcci morbidi” (o soft) alle
organizzazioni, cioè quegli approcci che valorizzano gli aspetti
culturali, simbolici, riflessivi e i processi di conferimento di
senso che gli individui “attivano” all’interno delle interazioni
con le organizzazioni nelle quali lavorano.
La fortuna di questi approcci ha inizio a partire dalla seconda
metà degli anni Settanta ed è attribuibile a due fattori: un primo
fattore riguarda la tendenza di alcune aziende a passare da strumenti
di controllo di tipo burocratico-disciplinare [1]
a strumenti basati sull’interiorizzazione da parte dei dipendenti
di valori e obiettivi dell’impresa per cui lavorano. Questa tendenza
prese piede a fronte di una crescente insoddisfazione verso gli
approcci hard, i quali privilegiavano lo studio degli aspetti strutturali
delle organizzazioni. Va inoltre tenuto presente un secondo fattore
molto rilevante, cioè il sempre più ampio utilizzo dei metodi di
ricerca qualitativa negli anni Settanta. Le preferenze accordate
a studio di casi, all’etnografia e all’osservazione partecipante,
rafforzavano la tendenza di preferire gli approcci soft nell’organizzazione
del lavoro poiché l’individuo ne rappresenta l’elemento fondante.
È opportuno precisare che tali approcci non caratterizzavano una
scuola di pensiero in particolare, ma erano condivisi da scuole
come quella interazionista, cognitivista, fenomenologica ed etnometodologica
[2]. Alcune di queste scuole
trovarono proprio negli studi organizzativi il terreno fertile per
uscire dalla marginalità del dibattito sociologico.
1. L’importanza della cultura organizzativa: il lato “morbido” delle
organizzazioni
Il nuovo modello sociale definito dalla società postindustriale
coinvolge l’ambito lavorativo in modo importante. Le aziende che
operano nella New Economy seguono, infatti, modelli organizzativi
caratterizzati da nuove priorità: l’importanza del capitale umano,
l’orario flessibile, una particolare cura per l’ambiente e il clima
lavorativo, l’impiego delle nuove tecnologie, il lavoro in team,
il ruolo fondamentale giocato dalla motivazione dei lavoratori e
dall’appartenenza all’ideologia aziendale. L’organizzazione piramidale
e l’assetto burocratico dell’impresa perdono forza rispetto a metafore
organizzative come quella della “rete”, dell’ “organismo” o del
“cervello”, nelle quali il lavoro è sempre più identificabile con
la creatività e nelle quali la comunicazione riveste un ruolo fondamentale.
Il cosiddetto lato soft delle organizzazioni, apparso nella letteratura
alla fine degli anni Settanta, è ormai un elemento al quale studiosi,
consulenti, manager e profani attribuiscono pari, se non maggiore
importanza, del lato hard. Storicamente, questo concetto è stato
portato alla ribalta dall’esperienza giapponese [3].
Gli osservatori non riuscirono a spiegare il sorpasso dell’industria
automobilistica nipponica su quella americana avvenuto negli anni
‘70, se non facendo riferimento a qualcosa di impalpabile, di immateriale.
Battistelli evidenzia l’avvenuta consapevolezza del fatto che “le
variabili caratterizzanti del successo fossero non tanto di carattere
hard (ad esempio tecnologico) quanto piuttosto di carattere soft,
incentrate sui valori e sulle rappresentazioni sociali condivise
dai dipendenti, in una parola, sulla loro cultura. (…) L’importanza
della cultura è più accentrata, in ambito organizzativo, ad alta
intensità di lavoro (…) presso il quale le risorse umane si configurano
come il fattore strategico (ovvero critico) nella produzione” (Battistelli,
2001).
Goodenough afferma a tal proposito che “la cultura è nella mente
e nel cuore degli uomini: un complesso di tradizioni trasmesse da
una generazione all’altra che prescrive tutto ciò che il singolo
deve sapere, pensare e sentire per poter far parte di un’organizzazione”
(Goodenough, 1981). La cultura organizzativa, quindi, contiene elementi
fondamentali come valori, ideologie, accordi negoziali, abitudini,
stili, comportamenti, significati storicamente costruiti, che orientano
le azioni verso il consenso e i progetti comuni, che rendono possibili
gli sforzi organizzativi e, dunque, l’esistenza dell’organizzazione
stessa. Secondo Clifford Geertz l’essenza della cultura è quella
di edificare significati in funzione dei quali gli individui interpretano
le loro esperienze e guidano le loro azioni (Geertz, 1979). La cultura
si colloca quindi all’interno dell’ambito sia cognitivo che affettivo;
inoltre, essa è una caratteristica durevole di un’organizzazione,
cresce lentamente, esiste quando una certa unità sociale vive da
lungo tempo e ha una storia alle spalle, un passato riconoscibile.
La cultura ha una natura dinamica, pertanto è suscettibile di cambiamenti,
seppur solo in determinate condizioni e in maniera molto lenta.
La definizione di cultura organizzativa presa come riferimento teorico
per il mio studio è quella proposta da Edgar Schein, cioè un insieme
di assunti di base -inventati, scoperti o sviluppati da un gruppo
determinato quando impara ad affrontare i propri problemi di adattamento
con il mondo esterno e di integrazione al suo interno – che si è
rivelato così funzionale da essere considerato valido e, quindi,
da essere indicato a quanti entrano nell’organizzazione come il
modo corretto di percepire, pensare e sentire in relazione a quei
problemi (Schein, 1985). La cultura è caratterizzata dall’integrazione
di tre livelli: un livello superficiale - gli artefatti - un livello
intermedio - i valori espliciti (o ideologia) - e un livello profondo
- gli assunti di base.
2. Il contesto della ricerca
La ricerca empirica è stata svolta in una famosa Web Company che
chiameremo convenzionalmente Gamma, nata nell’era della New Economy
e specializzata nella realizzazione di soluzioni e-business. Nasce
nel 1998 da un gruppo di otto persone con differenti interessi personali;
ora è composta da 123 persone specializzate nello sviluppo applicativo
e nello studio grafico. Gamma è presente a Roma, Treviso, Milano,
Capo D’Istria e San Francisco. Un’azienda in cui l’età media è 26
anni, dove è possibile cucinare da sé il pranzo, meditare in un
giardinetto Zen, dove uno stile informale e originale è la norma.
I dipendenti lavorano tanto, “tirare fino a tardi” è la regola e
non l’eccezione: una regola non scritta. La retribuzione è sicuramente
superiore alla media, così come la passione con la quale viene svolto
il lavoro. Come è possibile che pur lavorando così duramente le
persone affermino di divertirsi? È il lavoro in sé ad essere intrinsecamente
soddisfacente, oppure dipende dal contesto sociale in cui si svolge?
Quanto influisce l’organizzazione del lavoro adottata dalla dirigenza?
I dipendenti sono veramente come vengono descritti? I valori comunicati
fanno realmente parte della Weltanschauung della leadership? Ho
cercato le risposte a queste domande attraverso lo studio della
cultura organizzativa.
3. Obiettivi della ricerca
L’indagine svolta ha come obiettivo quello di individuare gli assunti
profondi del gruppo fondatore, ritenuti fondamentali per la nascita
e lo sviluppo della cultura organizzativa. Gli assunti profondi
sono definiti come le convinzioni implicite e radicate, i significati
storicamente costruiti, i valori e la visione del mondo, il rapporto
con gli altri individui e il modo di concepire la realtà del gruppo
fondatore. È il livello più importante per cogliere l’anima dell’organizzazione,
le motivazioni più profonde delle azioni dei suoi membri e il modo
in cui questi sono stati plasmati [4].
Inoltre, sono stati osservati gli artefatti, cioè i prodotti di
un’organizzazione immediatamente visibili, che quindi rappresentano
il primo impatto con la cultura. Questi sono: l’architettura, l’arredamento,
il comportamento dei dipendenti, la comunicazione dello status,
il gergo e il linguaggio, produzione tecnologica del gruppo, l’abbigliamento
e i benefits, le relazioni interpersonali, i simboli.
4. La metodologia e le tecniche di rilevazione
Lo studio empirico si inserisce all’interno di quello che viene
definito approccio qualitativo, il cui obiettivo è quello di accedere
alla prospettiva del soggetto intervistato, dandogli piena libertà
di espressione. La ricerca si avvale quindi di strumenti di carattere
qualitativo: in primo luogo l’intervista in profondità [5]
effettuata agli 8 membri che costituiscono il gruppo fondatore di
Gamma e ad altri 8 dipendenti privilegiati, fortemente rappresentativi
per la formazione della cultura organizzativa. Inoltre, per la rilevazione
degli artefatti, si è utilizzato lo strumento dell’osservazione
partecipante [6], effettuata sia
nella sede di Roma che in quella di Treviso. Le interviste sono
state raccolte con l’ausilio del registratore audio e trascritte
mantenendo il testo il più possibile aderente al parlato, utilizzando
però la punteggiatura per facilitare la lettura e la fruibilità
delle testimonianze. L’analisi dei materiali empirici è stata effettuata
attraverso la tecnica dell’analisi tematica [7],
seguendo la griglia degli argomenti che hanno costituito la struttura
dell’intervista in profondità. Le trascrizioni sono state scomposte
in base ai temi di riferimento. In pratica, gli stralci delle interviste
sono stati estrapolati dal testo a cui appartengono e conseguentemente
accorpati in base al tema.
Alcune delle opinioni dei soggetti intervistati hanno portato alla
luce fatti importanti accaduti all’interno dell’azienda e, inoltre,
sono stati rilevati degli aspetti dell’organizzazione del lavoro
che rappresentano dei “fattori sorpresa”. Per quel che riguarda
l’osservazione partecipante, questo strumento si è rivelato molto
utile per rilevare gli artefatti dell’azienda, nel corso dei giorni
trascorsi nelle sedi di Roma e Treviso. Il ricercatore ha annotato
su un taccuino tutto ciò che si è ritenuto utile per poi descrivere
gli artefatti.
5. Tutto ciò che parla ma non ha voce: gli artefatti
Gli artefatti sono i prodotti di un’organizzazione immediatamente
osservabili. Per definizione quindi, tutti gli artefatti sono visibili
all’occhio dell’osservatore, ma non per questo sono facilmente decifrabili.
Come già indicato in precedenza, nell’indagine svolta gli artefatti
sono stati rilevati attraverso l’osservazione partecipante e rappresentano
il primo impatto con la cultura organizzativa.
La dirigenza sceglie per le sedi di Gamma un particolare stile architettonico:
l’open space. La disposizione architettonica dell’open space è concepita
per incoraggiare la comunicazione e le relazioni interpersonali,
re-inventando quindi l’ambiente lavorativo e trasformandolo in un
luogo in cui l’atmosfera rilassata e familiare avvolge i lavoratori
e favorisce il libero sfogo della creatività. L’open space richiama
una soluzione di continuità con lo stile architettonico del passato
proprio dei luoghi di lavoro e la fine dell’ufficio privato. Il
luogo di lavoro tende a diventare ambiguo, un po’ casa, un po’ piazza;
diviene fondamentale in considerazione soprattutto del fatto che
i dipendenti trascorreranno la maggior parte della loro giornata
in ufficio, “senza badare a orari”: è essenziale quindi renderlo
il più possibile fruibile nei momenti pausa. Architetti e arredatori
d’uffici sono esattamente a conoscenza del rapporto tra ambiente
lavorativo e motivazione del lavoratore: illuminazione, colori,
temperatura, arredamento, sono gli elementi che caratterizzano la
scenografia organizzativa nella quale ogni giorno avviene la complessa
rappresentazione che si concretizza nella produzione di beni o nell’
erogazione di servizi (Goffman, 1969; Kunda, 2000). L’architettura
contribuisce inoltre a comunicare lo status del dipendente: infatti,
nonostante sia difficile rilevare le divisioni gerarchiche dalla
semplice osservazione degli elementi più immediati, tali divisioni
possono essere però dedotte dalla particolare postazione dei gruppi
di lavoro, la quale sembra rispecchiare sia le differenziazioni
esplicitate dall’organigramma aziendale, sia lo stereotipo legato
al lavoro svolto dal dipendente. Così come l’architettura, anche
l’arredamento e i benefits messi a disposizione dalla leadership,
tra cui la palestra, il massaggiatore, i letti a castello, il biliardo,
il giardinetto Zen e altri ancora, rappresentano fattori determinanti
da un lato per la comunicazione del modo d’essere di Gamma e della
propria identità, dall’altro come importante elemento motivante
per coloro che vi lavorano.
C’è quindi la volontà di costruire un ambiente originale, informale
e ludico, che superi la concezione spazio-temporale che ha separato
nell’era industriale il lavoro dal tempo libero: l’abbigliamento
informale e pratico dei dipendenti, l’esistenza di rapporti amicali,
di relazioni che vanno oltre l’essere semplici vicini di scrivania
o colleghi, e il particolare gergo utilizzato dalla “e-people”,
così si autodefiniscono i dipendenti, rappresentano un forte collante
che unisce la “famiglia” Gamma. Ma riescono realmente a creare un
forte senso di appartenenza verso l’azienda?
6. Il cuore della cultura organizzativa: gli assunti profondi
Le interviste in profondità alle persone che hanno contribuito in
modo sostanziale alla nascita della struttura organizzativa e dell’innovativo
modello culturale di Gamma, hanno permesso la rilevazione di materiali
che altrimenti difficilmente sarebbero venuti alla luce.
La ricerca ha portato all’individuazione di numerosi assunti profondi
sui quali la leadership ha costruito la cultura organizzativa dell’azienda.
L’assunto attorno al quale ruota l’organizzazione del lavoro, la
concezione di sé e di cosa rende l’azienda Gamma diversa dalle altre
aziende che operano nello stesso settore, è quello che riguarda
l’essere una comunità, “siamo una famiglia”: l’organizzazione è
quindi basata principalmente sul fattore emozionale. A questo assunto
sono legati quelli che riguardano il corretto comportamento da tenere
per far parte dell’azienda: sono fondamentali la solidarietà di
gruppo, la disponibilità verso gli altri, il forte senso di appartenenza
verso Gamma e il ruolo di primo piano giocato da una comunicazione
diretta e alla pari, superando gli status lavorativi. La convinzione
che costituire una comunità sia la soluzione organizzativa più produttiva
è riflessa in altri assunti come l’importanza del “lavorare in amicizia”
e la “cura per le relazioni interpersonali”. In relazione a come
svolgere il proprio compito, la base del metodo lavorativo è la
“tendenza ad agire”; ci si aspetta quindi che tutti abbiano la padronanza
del proprio lavoro. La responsabilità individuale e l’autogestione
dei tempi sono caratteristiche prioritarie, richieste a tutti i
dipendenti: il fattore libertà è sentito all’interno del gruppo
fondatore in modo unitario.
L’organizzazione del lavoro “a progetto” rende l’orario lavorativo
estremamente flessibile, tanto da essere spesso considerato dai
dipendenti un fattore caotico, poco controllabile: “l’importante
è rispettare le scadenze imposte”. Quindi, se da un lato l’organizzazione
informale favorisce una libertà sia lavorativa che espressiva, comunque
maggiore rispetto alle altre realtà lavorative, dall’altra questa
stessa libertà è causa di un forte malcontento tra i membri del
“gruppo fondatore”, proprio per l’assenza di un protocollo aziendale,
di regole precise sulla gestione dei tempi lavorativi e sulla mancanza
di un percorso di carriera definito.
La socialità è favorita dalla scelta di un’architettura aperta e
dinamica, che immerge i dipendenti in un ambiente ludico, informale
e partecipativo. Una gestione del tempo e dello spazio così particolare
ha importanti conseguenze sul tempo libero dei membri del gruppo.
La maggior parte delle persone intervistate lo considera come una
parte fondamentale della vita. Non di rado però, il tempo libero
viene speso in azienda, e all’interno dell’entità Gamma vengono
riversati i propri interessi personali. Secondo la concezione della
leadership, “i dipendenti hanno bisogno di stimoli e di entusiasmo,
per far in modo che si sentano partecipi e coinvolti nelle scelte
effettuate”. Per il gruppo fondatore è importante che le persone
che lavorano in azienda si sentano effettivamente parte di un gruppo:
l’assunto secondo il quale “decidiamo assieme”, è percepito dai
componenti dell’organizzazione come fondamentale.
Un ulteriore assunto messo in evidenza è “il lavoro rende vivi”:
il lavoro è concepito come un fattore sia necessario, per motivi
strettamente economici, sia espressivo, che quindi può contribuire
alla crescita di una passione personale. L’assunto che sostiene
l’importanza dell’attività lavorativa è quello della “crescita professionale”
e il “contare sulle proprie forze: l’impegno, la passione, il perseverare,
il portare avanti quello in cui si crede, contare sulle proprie
capacità e non smettere mai di crescere”.
I membri del gruppo fondatore hanno una forte consapevolezza di
come gestire il lavoro, di come prendere le decisioni e di quali
sono le caratteristiche che uniscono le persone che lavorano nell’azienda:
“siamo bravi ragazzi, motivati, giovani, non individualisti, abbiamo
entusiasmo, siamo flessibili: sono queste le cose che più ci rendono
diversi dagli altri”. La leadership ha quindi una precisa concezione
di sé e dell’intero gruppo: “non siamo persone comuni”. Di conseguenza,
è di primaria importanza il criterio di selezione delle persone
da assumere. Questo ha come obiettivo prioritario di perpetuare
la cultura: viene assunto chi saprà stare all’interno dell’azienda.
Le selezioni si svolgono nella prospettiva di assumere ragazzi che
siano il più possibile simili, a livello caratteriale, a quelli
che fanno già parte della “famiglia”. La leadership tende ad assumere
infatti persone che siano in grado di condividere gli assunti profondi
dell’organizzazione e che siano disposte a vivere nell’ambiente
attivato dalla leadership stessa.
Nel periodo di forte espansione aziendale, il management ha ideato
un programma di trasferimento dei valori aziendali chiamato Soul
Program, il quale ha come fine quello di preservare la cultura e
di trasmetterla ai numerosi nuovi assunti. Rispetto agli obiettivi
iniziali dell’indagine, e in relazione anche allo stesso Soul Program,
è utile evidenziare un fattore sorpresa che riguarda la distanza
culturale tra i nuovi assunti e la leadership, esplicitata da quest’ultima.
La cultura di Gamma è considerata dal gruppo fondatore come una
forza che deve essere utilizzata: i cambiamenti della cultura sono
quindi ritenuti indesiderabili.
Un fattore molto importante che è stato rilevato riguarda l’atmosfera
del periodo iniziale della storia di Gamma. L’azienda non viene
vissuta come un semplice posto di lavoro, ma qualcosa di più: “è
un’isola felice in cui realizzare i propri sogni”. Il gruppo fondatore
guarda con nostalgia ai “tempi passati”, lamentando in modo compatto
il fatto che i nuovi arrivati non abbiano la consapevolezza della
“fortuna di lavorare in un posto come Gamma”.
Conclusioni
Il lavoro svolto permette di conoscere, seppur in modo sicuramente
non esaustivo, le ragioni degli “approcci morbidi” alle organizzazioni.
In seguito all’attenzione rivolta alla gerarchia, alle procedure
e alla tecnologia, oggi è ampiamente riconosciuto che uno dei fattori
determinanti nella vita di ogni organizzazione si trova nel cuore
e nella mente dei suoi membri. La leadership esercita sottili pressioni
sui dipendenti finalizzate all’aumento deciso del loro coinvolgimento;
tali pressioni sono capaci di far nascere in essi un complesso rapporto
di amore-odio verso un’impresa sempre più attenta alla loro crescita
professionale, ma anche sempre più esigente nel richiedere loro
una totale dedizione.
L’analisi del caso Gamma mostra il reale tentativo di organizzazione
il lavoro secondo questo approccio. Di seguito vengono indicati
i più significativi “modus operandi” all’interno dell’organizzazione,
cioè della “comunità lavorativa”. Essi sono: forte spirito comunitario
e familiare, cura delle relazioni interpersonali, informalità e
apertura, comunicazione diretta, rapporti informali e amicali, flessibilità
dei tempi lavorativi, lavoro “a progetto”, dipendenti responsabilizzati,
tendenza all’agire e ad autogestire il proprio compito, imparare
lavorando, ruoli variabili in relazione alla situazione lavorativa.
Queste caratteristiche disegnano in modo essenziale e preciso la
vera e propria “carta organizzativa” che il gruppo fondatore ha
condiviso sin dall’inizio e che cerca di trasmettere a tutti coloro
che entrano a lavorare in azienda. Infatti, in Gamma è evidente
una non totale ma pur forte condivisione degli assunti profondi
da parte dei suoi dipendenti.
Ciò che ho rilevato è un sostanziale equilibrio all’interno della
cultura organizzativa: questo equilibrio non impedisce però il sopraggiungere
di alcuni “fattori di tensione”, dei quali si è avuto modo di parlare,
che mettono a dura prova l’assetto economico e l’unità culturale
dell’azienda. Vediamo infatti che nel periodo in cui Gamma attraversa
una forte crisi economica, che tocca il suo apice nei consistenti
tagli al personale e nel cambio ai vertici dell’azienda, prendono
forma due sottounità, due gruppi che applicano differenti schemi
culturali. Questi due gruppi sono rappresentati dai cosiddetti “nuovi
arrivati” in azienda e i “grandi vecchi”, cioè i fondatori di Gamma
e della sua anima. Nonostante non esista quindi in Gamma una totale
condivisione da parte dei dipendenti degli assunti profondi della
leadership e del messaggio ideologico, si può pensare che questo
accada non solo perché il soul program, e quindi la struttura preposta
a tale scopo, non è entrato mai a regime, quindi a causa di un dato
modificabile, ma anche perché, come la letteratura e i numerosi
studi sul tema suggeriscono, l’acculturazione, la costruzione e
la socializzazione della cultura organizzativa, è un processo lungo
e arduo da effettuare, quindi a causa di un dato difficilmente modificabile
da parte della leadership. Nessun dirigente potrà mai controllare
la cultura organizzativa in maniera totale (Morgan, 1986).
In conclusione, esiste una sorta di equilibrio tra i tre livelli
della cultura organizzativa - cioè artefatti, ideologia e assunti
profondi, assimilabile al concetto di coerenza interna, descritto
da Schein (Schein, 1985).
NOTE
1] Bonazzi G., (2002), Come
studiare le organizzazioni, Il Mulino, Bologna.
2] Ibidem.
3] Battistelli F. a cura
di (2001), La cultura delle amministrazioni, Franco Angeli,
Milano.
4] Schein E. H. (1985), Cultura
d’azienda e leadership, ed. Guerini e associati, Milano.
5] Le 16 interviste effettuate
hanno una durata minima di 1h e 30 e una durata massima di
1h e 50. Per un approfondimento sull’intervista qualitativa
si veda Gianturco G. (2004), L’intervista qualitativa: dal
discorso al testo scritto, Guerini, Milano.
6] L’osservazione partecipante
è stata effettuata nei mesi di Marzo e Aprile 2002 nell’ambito
della ricerca di sfondo (tre visite - di una giornata lavorativa
ciascuna - nella sede di Roma) e durante la ricerca sul campo
in occasione delle interviste in profondità nei mesi di Ottobre
e Novembre 2002 (4 giornate lavorative presso la sede di Treviso).
7] Cfr. Macioti M. I. (1988),
La disgregazione di una comunità urbana, Siares, Roma.
BIBLIOGRAFIA
Battistelli F. a cura di, (2001), La cultura delle amministrazioni,
Franco Angeli, Milano.
Bauman Z. (1998), Dentro la globalizzazione: le conseguenze sulle
persone, Editori Laterza, Roma-Bari.
Bonazzi G. (2002), Come studiare le organizzazioni, Il Mulino, Bologna.
Geertz C. (1979), Interpretazione di culture, Il Mulino, Bologna.
Gianturco G. (2004), L’intervista qualitativa: dal discorso al testo
scritto, Guerini, Milano.
Goffman E. (1969), La vita quotidiana come rappresentazione, Il
Mulino, Bologna.
Goodenough W. H. (1981), Culture and language in society, Benjamin-Cummings,
Menllo Park C. A.
Kunda G. (2000), L’ingegneria della cultura: controllo, appartenenza
e impegno in un’impresa ad alta tecnologia, Edizioni di Comunità,
Torino.
La Rosa M. a cura di, (1999), Problemi del lavoro e strategie di
ricerca empirica, Franco Angeli, Milano.
Macioti M.I. (1988), La disgregazione di una comunità urbana, Siares,
Roma.
McGregor, D. M. (1960), The Human Side of Enterprise, McGraw-Hill,
New York; tr. it. L’aspetto umano dell’impresa, Franco Angeli, Milano,
1972.
Morgan G. (1986), Images: le metafore dell’organizzazione, Franco
Angeli, Milano.
Revelli M. (2001), Oltre il Novecento: la politica, le ideologie
e le insidie del lavoro, Einaudi, Torino.
Ricolfi L. (1997), La ricerca qualitativa, NIS, Roma.
Rifkin J. (2000), L’era dell’accesso: la rivoluzione della New Economy,
Mondadori, Milano.
Schein E. H. (1985), Cultura d’azienda e leadership, ed. Guerini
e associati, Milano.
Sennett R. (2001), L’uomo flessibile: le conseguenze del nuovo capitalismo
sulla vita personale, Feltrinelli, Milano.
Touraine A. (1970), La società postindustriale, Il Mulino, Bologna.
Weick K. (1995), Senso e significato nell’organizzazione, Cortina,
Milano, 1997.
newsletter subscription
www.analisiqualitativa.com