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M@gm@ vol.3 n.2 Avril-Juin 2005
SVILUPPO LOCALE E INTERVENTO SOCIALE:
IL RUOLO DEL SOCIOLOGO
(Relazione Convegno Internazionale 'Lo sviluppo locale in
un contesto globale' 17-18 giugno 2004 Ragusa)
Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
Presidente Osservatorio dei Processi
Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com);
Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches
Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur
l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry''
di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi
René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale
e Responsabile della rivista elettronica in scienze umane
e sociali "m@gm@"; Collaboratore e Membro del Comitato Scientifico
della "Revue Algérienne des Etudes Sociologiques", Université
de Jijel-Algeria; Sociologo e Libero Professionista, Studio
di Sociologia Professionale (Catania).
Alcuni approcci socio-antropologici dell'immaginario
sociale, applicati all'intervento sociale e allo sviluppo locale,
ci consentono di valutare una sollecitazione fondamentale: l'invito
a considerare come qualsiasi progetto di sviluppo faccia intervenire
dei fattori indeterminati, nascosti o dissimulati, oltre agli evidenti
imperativi economici situati fra storia sociale e territorio. Il
coinvolgimento degli attori locali in progetti che necessariamente
promuovono e sollecitano un cambiamento partecipato del loro quotidiano,
si confronta in quest'accezione con la struttura e la configurazione
delle rappresentazioni che presiedono alle pratiche sociali e simboliche
delle popolazioni e dei gruppi sociali interessati.
Seguendo questa sollecitazione iniziale cercherò di collegare il
tema del convegno alle peculiarità dell'intervento sociologico,
considerando sostanzialmente lo sviluppo locale come processo complesso,
collocato tra società istituita e società istituente, tra prescrizioni
e proposte di un esistente potenziale e di un'esistenza possibile.
In questa prospettiva è necessario sottolineare l'indispensabile
comprensione interpretativa e chiarificatrice dei contesti sociali
e culturali, connessa ad un'imprescindibile ermeneutica sociale
messa in atto nel lavoro d'interpretazione, decodificazione e de-costruzione
di questi stessi contesti, situati su differenti piani strettamente
interconnessi a livello locale e globale:
1) le mutevoli e condizionanti politiche sociali ed economiche;
2) le pratiche sociali, concepite come sistemi simbolici condivisi
e in costruzione, che si sviluppano attraverso una conflittualità
ed una trasformazione permanente;
3) l'implicazione della disciplina sociologica nei processi di sviluppo
locale.
In una ricerca realizzata tra il 1999 e il 2000 (Valastro, 2003-a)
m'interrogavo sull'organizzazione sociale delle manifestazioni musicali,
esaminando l'azione culturale degli Enti Locali e degli operatori
del settore della musica contemporanea. Le manifestazioni musicali,
realizzate nella città di Catania tra il 1994 e il 1999, sono state
l'oggetto specifico di questa ricerca, approfondito attraverso colloqui
e interviste in profondità con amministratori locali, operatori
culturali e gruppi musicali. Sollecitando la produzione di un discorso
sull'esperienza diretta di attori locali che ancora tutt'oggi hanno
un ruolo significativo, confrontavo i nodi problematici emersi con
il discorso pubblico e istituzionale delle politiche culturali e
di sviluppo locale.
Alcune delle analisi prodotte, partendo da questo terreno di ricerca,
m'inducevano a riflettere ulteriormente sulle dimensioni fondamentali
da esaminare e valutare rispetto ai progetti di sviluppo locale
e culturale:
1) la concezione della gestione degli avvenimenti musicali, tra
animazione culturale e mercato turistico, come prerogativa dell'accesso
della città al circuito nazionale e internazionale della cultura
e dello spettacolo;
2) la capacità di concepire dei progetti al fine di generare reali
interventi di promozione e sviluppo locale e culturale, di raccordare
produzione musicale, amatori e professionisti del settore della
musica contemporanea insieme al suo stesso pubblico.
Le considerazioni avviate dalle riflessioni collegate alle due questioni
centrali appena citate, sviluppate attraverso un ulteriore confronto
con gli attori locali su questi stessi temi, mi rendevano consapevole
della rilevanza che assumevano, in un progetto sociale e comunitario
di sviluppo locale, non solo le istanze razionali perseguite dagli
individui, dai gruppi sociali o dalle istituzioni, ma anche quelle
emozionali e passionali comprese in una molteplicità d'esperienze
individuali e istituzionali che si collegavano con la prassi delle
organizzazioni pubbliche e l'azione sociale degli agenti del settore
della musica contemporanea.
Ho condiviso e approfondito queste riflessioni collaborando ad un'opera
collettiva (Bertin, 2003) [1] dove differenti
esperienze nel settore della ricerca, dell'intervento sociale e
della formazione, si sono confrontate riferendosi ad alcune dimensioni
essenziali, prima ancora d'interrogarsi sugli aspetti culturali
e immaginari dello sviluppo locale [2]:
1) lo sviluppo locale concepito altresì come fenomeno globale, politico
e culturale, dove essere esaminato e valutato rispetto ad una pretesa
universalità che si confronta con le caratteristiche locali e la
validità di trasferibilità dei processi attivati;
2) lo sviluppo locale, in quanto progetto orientato e finalizzato,
pone la questione del significato sociologico delle istituzioni,
facendoci considerare l'intervento sociale e i rapporti con le istituzioni
e le comunità locali in una prospettiva educativa, dove la formazione
è concepita momento fondamentale;
3) e, infine, il ruolo della disciplina sociologica e dei sociologi
rispetto alla gestione dello sviluppo locale inteso in qualità d'orientamento,
sia come consapevolezza della situazione sia come consapevolezza
della direzione.
Questa chiave di lettura dei processi di sviluppo locale necessità
che ci si interroghi ulteriormente rispetto al tentativo di situare
le comunità locali al centro di un processo di conoscenza e cambiamento
del territorio, esperienze che si dimostrano fallimentari se non
si fondano su di una progettazione partecipata dell'esistente e
dell'esistenza. L'intervista biografica di Albino Sacco-Casamassima
[3] (Valastro, 2004-a), un'esperienza umana
e professionale intimamente legata alla ricerca sociale applicata
alla realtà meridionale dagli anni '50, è una testimonianza che
si snoda attraverso alcuni temi fondamentali che ripropongono la
valenza di questa prospettiva. Alcuni argomenti sviluppati in una
lettura a posteriori di quegli anni, richiamano alla nostra attenzione
un periodo storico in cui si realizzavano dei programmi di sviluppo
e decentramento industriale nel Mezzogiorno d'Italia:
1) la pianificazione territoriale dal dopoguerra alla fine degli
anni ottanta nel mezzogiorno d'Italia;
2) la programmazione e l'implementazione sociale nel mezzogiorno
tra problematiche e modelli operativi politici e amministrativi.
La sperimentazione di una pianificazione sociale e l'introduzione
delle scienze sociali nella disciplina urbanistica, descritte in
questa valutazione retrospettiva e critica, sono considerate valutando
le difficoltà riscontrate nel concepire nuove logiche di cooperazione
e programmazione per una crescita delle autonomie e dello sviluppo
locale.
Questi elementi di riflessione sullo sviluppo locale ci conducono
necessariamente a considerare il ruolo del sociologo, sollecitando
la nostra stessa capacità d'interrogare le pratiche professionali
e i processi di cambiamento rispetto all'intervento sociologico
(Valastro, 2002), come elemento costituente di un sapere problematico
che delinea il campo della ricerca e della pratica sociologica.
E' possibile concepire una sintesi, partendo da queste riflessioni,
fra imperativi della sfera tecnocratica e aspirazioni delle popolazioni
locali, considerando il ruolo del sociologo (Valastro, 2004-b) in
una prospettiva multi-referenziale, nello spirito dei lavori avviati
da due approcci differenti e complementari, l'antropologia simbolica
e l'analisi istituzionale, sostenendo una prospettiva sistemica
e socio-antropologica.
Se esaminiamo il ruolo del sociologo da questa prospettiva, situato
in pieno all'intento dei processi di sviluppo mirati alle comunità
locali, dobbiamo considerare altri due nodi critici fondamentali
dell'intervento sociologico:
1) il rapporto con la committenza e le finalità ricercate dalle
organizzazioni pubbliche e private;
2) la capacità di promuovere dei processi di partecipazione attiva
e responsabile della comunità locale.
Il tentativo di promuovere e innestare dei progetti di sviluppo
locale in un territorio non può fare a meno di unna consapevolezza
di queste stesse problematiche per confrontarsi, infine, con la
dimensione fondamentale della comunità di vita e verificare come
"l'intenzione implicita e inerente all'idea dello sviluppo locale
si propone in misura minore di garantire il raggiungimento di risultati
conformi a dei programmi questi stessi pre-formati (dal governo,
la provincia, l'Europa, le ONG, eccetera), cercando piuttosto di
consolidare l'essere insieme, quello che costituisce la solida trama
della socialità: comportamenti quotidiani, ritualità, tutto quello
che consente di mettere insieme, di agglutinare, le persone implicate
nel processo di sviluppo." (Valastro, 2004-b) Il sociologo deve
considerare in questo senso l'implicazione come momento fondante
della comprensione delle sue stesse condizioni di lavoro e di riflessione
rispetto al suo intervento professionale, facendo proprie delle
metodologie comprensive e collocandosi accanto agli stessi attori
sociali tra interpretazione e implicazione sociale.
Il riferimento al valore estetico della musica per lo sviluppo locale,
la musica intesa quindi come potenziale e importante elemento di
organizzazione e canalizzazione di risorse umane e creatività, colloca
la difficoltà di concepire dei progetti di sviluppo nei limiti imposti
da un'animazione culturale finalizzata all'inserimento delle città
nel circuito artistico e nel mercato del turismo a livello nazionale
e internazionale. La problematicità d'investire in progetti innovativi
e creativi, promovendo e coinvolgendo gli agenti del campo della
musica contemporanea e il loro stesso pubblico, si confronta con
il significato che questi ultimi attribuiscono al loro stesso agire:
quell'azione definita nella sua eccezione fenomenale "psico-magica"
dagli stessi agenti locali, caratterizzata dalla difficile condivisione
dei progetti di sviluppo culturale, dovuta essenzialmente alla difficoltà
o all'impossibilità di far propri quegli strumenti che permettano
di promuovere degli attori consapevoli e partecipi.
Marie-Thérèse Neuilly (Neuilly, 2003), dell'Università di Nantes,
ci permette di considerare questo medesimo paradosso, l'articolazione
tra progetti locali e l'azione di stimolo alla partecipazione degli
attori locali e delle popolazioni, assoggettato ad un retaggio culturale
e politico dove la pianificazione dello sviluppo era realizzata
senza possibili aggiustamenti ai bisogni delle popolazioni, alle
quali non era dato alcun mezzo per appropriarsi di questi stessi
strumenti. Ecco perché Neuilly sottolinea giustamente come lo sviluppo
locale se deve essere collocato in un approccio globale, la promozione
delle persone e dei gruppi sociali, ovvero le stesse comunità locali,
deve considerare una strategia dello sviluppo che parta dal basso
capace di far interagire realtà strutturali ed economiche, con le
istanze di innovazione che favoriscono e sostengono la creatività
individuale e collettiva.
Pierre Marie Robin (Robin, 2003), Direttore del Centro Sociale di
Chemillé in Francia, ci segnala inoltre come nonostante il miglioramento
avvenuto rispetto al passato, le memorie di Albino Sacco-Casamassima
(Valastro, 2004-a) sono un esempio concreto degli errori e delle
prospettive nello sviluppo del mezzogiorno d'Italia, sia tuttavia
necessaria un'attenzione particolare rispetto alle minacce che incombono
nello sviluppo locale laddove non consentono alcuna possibilità
di appropriarsi dei processi di analisi e cambiamento della propria
esistenza:
1) l'istituzionalizzazione amministrativa, come sistema istituito
e prescrittivo;
2) il conformismo comunitario, come adesione passiva e appiattimento
alle direttive.
Gli attori e le organizzazioni che promuovono e implementano progetti
di sviluppo locale, devono in questo senso sollecitare l'immaginario
e le potenze creatrici per evitare che non s'infranga il processo
di cambiamento e rinnovamento insito nello sviluppo locale.
Prende forma da queste stesse riflessioni il riferimento ad una
pratica sociologica che consideri maggiormente le condizioni dei
processi culturali e sociali, piuttosto che le situazioni iniziali
su cui si fonda una possibile progettualità dello sviluppo locale,
avviandoci ad una necessaria valutazione della società e dei contesti
globali che consideri l'interazione tra sistemi complessi senza
tralasciare le interazioni locali tra pratiche e spazi sociali.
Lo sviluppo locale compreso quindi tra norme istituite e immaginario
sociale creatore, differenzia di conseguenza prescrizioni e proposte
diventando istanza di mobilitazione, coinvolgimento e partecipazione
attiva e responsabile, se riesce ad articolare delle strategie situate
tra prassi istituzionali e apertura all'azione sociale. L'intervento
sociologico, attraverso la ricerca azione diventa in questo contesto
non solo momento di produzione di conoscenze ma anche possibilità
di una trasformazione possibile della realtà.
Due approcci critici dei fenomeni socio culturali:
1) l'analisi istituzionale, descrizione delle condizioni sociali
storiche attraverso le quali emergono specifiche realizzazioni pratiche
di sviluppo locale;
2) e l'analisi socio antropologica situata tra antropologia simbolica
e immaginario sociale;
ci orientano conseguentemente verso la comprensione della complessità
sociale e culturale dello sviluppo locale, concepito come processo
situato tra due dimensioni, sincronica e diacronica. Riguardo alla
prima dimensione il ricorso all'etnometodologia, ad esempio, permette
di conoscere e valutare l'interpretazione che gli individui o i
gruppi elaborano rispetto al loro vissuto sociale; l'analisi culturale
è un ulteriore metodo di trattamento della complessità. Collegando
a questa dimensione un'analisi diacronica, la storia, la mitologia
e la simbolica istituzionale, è possibile sollecitare e promuovere
le potenze creatrici dello sviluppo locale poste tra ragione strumentale
e immaginario sociale.
Questi approcci e le metodologie d'intervento sociale cui fanno
riferimento nel campo delle scienze umane e sociali, mettono in
rilievo due elementi centrali, l'elemento tecnico e quello politico,
attorno ai quali si oppongono due dimensioni: quella dell'istituito,
caratterizzata da una visione naturalista, universale, riparatrice
e repressiva; e quella dell'istituente, caratterizzata da una visione
umanista, particolare, rigeneratrice e critica (Valastro, 2003-b).
Mettendo in evidenza quest'ambivalenza come possibilità di riconsiderare
l'istituito attraverso l'istituente all'interno del processo di
sviluppo locale, si riconosce dunque l'immaginario sociale che agita
gli individui e le società, considerando il rapporto dialettico
le istituzioni e l'emergere di nuove simbologie e significati, come
processo autonomo della società istituente depositaria di nuove
pratiche sociali (Valastro, 2003-b). Valorizzare e restituire agli
individui e alle comunità la capacità di organizzare e gestire consapevolmente
la propria condizione ed esistenza, considerando e sollecitando
l'immaginario sociale e le sue capacità creative in riferimento
al pensiero di Cormelius Castoriadis, è altresì connesso al moderno
concetto d'empowerment, sostenuto in altre accezioni dallo stesso
Castoriadis attraverso la " ri-appropriazione del potere da parte
della collettività, l'abolizione della burocrazia, la decentralizzazione
più estrema delle decisioni, la sovranità dei consumatori, l'autogoverno
dei produttori..."(Castoriadis, 1997). La realizzazione di programmi
di sviluppo implementati attraverso una concertazione partecipata
tra collettività territoriali e istituzioni locali, implica di conseguenza
una prassi consapevole per sviluppare le potenzialità d'ogni individuo
e gruppo sociale, favorendo forme partecipate di produzione di conoscenze
e cambiamenti.
NOTE
1] Socio-Antropologo; Dottore in Scienze
dell'Educazione; ha conseguito l'Abilitazione a Dirigere attività
di Ricerche in Sociologia; è il Direttore Generale dell'I.Fo.R.I.S.
(Istituto di Formazione e di Ricerca in Intervento Sociale,
Angers, Francia); Dirige ricerche in Scienze dell'Educazione
all'Università degli Studi di Pau - Pays de l'Adour; Insegna
all'Università degli Studi di Angers, nel Maine, all'Università
Cattolica degli Studi dell'Ouest, all'Università Cattolica
degli Studi di Bourgogne, alla Scuola Normale Nazionale Pratica
dei Quadri Territoriali; è membro del GRECo CRI (Gruppo Europeo
di Ricerche Coordinate dei Centri di Ricerca sull'Immaginario)
e della Società Francese di Mitologia, fondatore del GRIOT
(Gruppo di Ricerche sull'Immaginario degli Oggetti simbolici
e delle Trasformazioni sociali) e direttore scientifico dei
quaderni di Ermeneutica Sociale.
2] Georges Bertin presenta in quest'opera
collettiva un orientamento ed un approccio maturato in quasi
trent'anni di esperienze dal 1977 ad oggi: nella formazione
allo sviluppo locale dal 1977 al 1992 presso l'Università
Rurale Normandie Manie Perche, e dal 1992 presso l'Istituto
di Psicologia e Sociologia Applicata (IPSA) dell'Università
Cattolica dell'Ovest, l'Università René Descartes Parigi V,
e l'Istituto di Formazione e Ricerca nell'Intervento Sociale
d'Angers (I.Fo.R.I.S.); nella promozione allo sviluppo locale
in una prospettiva sistemica dal 1988 al 1992 conl'Unione
Internazionale Animazione e Sviluppo (O.N.G.), Parigi.
3] Dottore in Scienze Umane è stato
allievo di J. Piaget e Cl. Levi-Strauss; Direttore Generale
dell'Ufficio Studi Programmazione e Ricerche della Cassa per
il Mezzogiorno fino al 1974; impegnato in progetti di sviluppo
locale nell'Italia del Sud nel contesto degli interventi promossi
dall'Unrra-Casas (United Nations Relief and Rehabilitation
Administration / Comitato Amministrativo Soccorso ai Senzatetto)
e dall'ISES (Istituto Sviluppo Edilizia Sociale); ha partecipato
a numerosi colloqui internazionali sullo sviluppo dei paesi
e delle regioni del mediterraneo.
BIBLIOGRAFIA
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[https://www.analisiqualitativa.com/magma/0201/articolo_07.htm]
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Valastro Orazio Maria (2003-b), "Per una lettura rinnovata dell'intervento
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[https://www.analisiqualitativa.com/magma/0104/articolo_09.htm]
Valastro Orazio Maria (a cura di), L'intervention sociologique,
Esprit Critique revue internazionale en sciences sociales et sociologie,
Dossier Thématique, avril 2002:
[https://www.epritcritique.org/0404/]
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