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M@gm@ vol.2 n.4 Octobre-Décembre 2004
CITTADINANZA SENZA FRONTIERE: CEUX QUI SE VEULENT SANS FRONTIÈRES SONT LES CITOYENS DU MONDE DE DEMAIN
Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
Presidente Osservatorio dei Processi
Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com);
Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches
Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur
l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry''
di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi
René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale
e Responsabile della rivista elettronica in scienze umane
e sociali "m@gm@"; Collaboratore e Membro del Comitato Scientifico
della "Revue Algérienne des Etudes Sociologiques", Université
de Jijel-Algeria; Sociologo e Libero Professionista, Studio
di Sociologia Professionale (Catania).
Ripensare
la diversità come elemento di sostegno per una crescita collettiva
delle nostre comunità
Le problematiche legate all'interculturalità sono state esaminate
e considerate in numerosi contributi pubblicati da m@gm@, articoli,
recensioni e rubriche tematiche, esprimendo l'attenzione particolare
che le scienze umane e sociali manifestano nei confronti di una
società che si caratterizza maggiormente come molteplici collettività
multietniche e multiculturali. Il progetto editoriale dell'Osservatorio
dei Processi Comunicativi, concepito come spazio di comunicazione,
riflessione e collaborazione, uno strumento d'approfondimento e
perfezionamento, promuove il ruolo sempre più pregnante degli approcci
e delle metodologie qualitative in un'ottica multi referenziale
e multi disciplinare, così come si manifesta altresì nelle innumerevoli
espressioni e sensibilità dei collaboratori/trici e colleghi/ghe
che hanno contribuito ad analizzare e sviluppare queste tematiche,
accompagnandoci inoltre ad affrontare con successo il nostro secondo
anno di vita.
Il numero trimestrale che presentiamo ai nostri lettori e lettrici
ci propone ulteriori riflessioni sulla cultura e l'identità culturale,
la costruzione identitaria degli individui e del corpo sociale,
collegandoci inoltre agli orientamenti fondamentali della proposta
progettuale di analisiqualitativa.com: produrre conoscenze e trasformare
la realtà. Mi sembra quindi opportuno, in un contesto emblematico
e rappresentativo come quello della regione Sicilia, sede effettiva
della redazione e luogo significativo di nuovi e antichi processi
di migrazione umana, considerare la diversità dei migranti, non
semplicemente come un dato strutturale, al fine di ripensare questa
stessa diversità come elemento di sostegno per una crescita collettiva
delle nostre comunità.
Il contributo delle analisi e delle esperienze pubblicate ci permette
di considerare la riproduzione di una cittadinanza limitata, prima
ancora che da frontiere e confini geografici e politici, dalle stesse
apprensioni, dalla rassicurazione e dalla violenza identitaria che
si rifiuta di considerare altre concezioni e condizioni del nostro
essere-nel-mondo. Qualcuno ricorderà l'espressione "ceux qui se
veulent sans frontières sont les citoyens du monde de demain". I
migranti che riescono ad approdare sulle coste della Sicilia, percorrendo
il mare su imbarcazioni che mettono in pericolo la propria vita
e quella della loro stessa famiglia, pongono alla nostra società
la medesima questione: riconoscere un diritto di cittadinanza senza
frontiere, piuttosto che negare ai migranti la propria autodeterminazione
nel ricercare in altro luogo un altro possibile futuro.
Progetti migratori: percorsi simbolici e reali di vita e di morte
Abbiamo rimosso tragici avvenimenti, la scomparsa in mare dei migranti
nel canale di Sicilia, abbandonando o rigettando a mare i corpi
straziati impigliati nelle reti dei pescatori (Bellu, 2004) [1].
Incapaci di restituire dignità ai morti abbiamo cancellato dalla
memoria locale e collettiva dei momenti emblematici, cercando di
relegare nell'oblio un processo inarrestabile: degli uomini e delle
donne senza più frontiere si incamminano con determinazione ad essere
i cittadini del nostro mondo di domani. Quando ci siamo resi conto
della rilevanza di questi movimenti di popolazioni, abbiamo confinato
i migranti nei Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza [2],
che prevedevano indubbiamente l'assistenza e il rispetto della dignità
anche attraverso la comunicazione con l'esterno [3],
ma si sono dimostrati dei luoghi di esclusione nell'attesa del respingimento
alla frontiera. La modifica della disciplina dei Centri di Permanenza
Temporanea e Assistenza (CPTA) [4], il prolungamento
del trattenimento da venti a trenta giorni in queste stesse strutture
prorogabile di altri trenta giorni, prevede infatti che trascorso
questo periodo se non interviene espulsione o respingimento dello
straniero, il Questore ordina a quest'ultimo di lasciare il territorio
entro cinque giorni pena l'arresto da sei mesi ad un anno e successiva
espulsione dal territorio.
La Sicilia ha una storia rilevante rispetto ai flussi di migranti
che sono partiti da questa terra verso il resto del mondo, molte
famiglie richiamano alla memoria le storie di parenti assenti e
lontani. Tanti individui sono stati e sono ancora dei migranti pendolari,
pronti a ripartire se la realtà economica, politica e sociale, diventa
ulteriormente problematica, alla ricerca di contesti favorevoli
che gli permettano di realizzarsi diversamente, inseguendo altre
latenti aspirazioni. Possediamo pertanto un'esperienza che ci consente
potenzialmente di accogliere l'altro diverso da noi, di comprendere
l'impulso che lo induce e lo anima ad allontanarsi dalla sua terra
d'origine. Non posso fare a meno di riflettere sul mio percorso
personale e professionale [5], riconoscendo
come determinante la mia esperienza di migrante nel generare infine
un nuovo progetto di vita.
Ho attraversato lo stretto di Sicilia innumerevoli volte per andare
nel nord dell'Italia e in Francia, vivendo in quest'ultima nazione
quasi undici anni, portandomi dietro sogni e speranze ogni volta
differenti e diverse. I traghetti si erano trasformati nei miei
ricordi in balene sonnolenti, dove gli automezzi ed i treni erano
inghiottiti da queste enormi balene di metallo che si dondolano
assecondando l'oscillare delle onde del porto, a volte dolcemente,
a volte violentemente, con le loro fauci dischiuse e spaziose imbrigliate
nelle funi che le tengono a freno. I ferry-boat mi hanno portato
da un luogo all'altro confermando o tradendo le mie aspirazioni
e sogni, rispetto ad un percorso incerto e ancora da realizzare.
Oggi riesco infine ad ascoltare i flutti del mare senza che il fragore
del mio animo li metta a tacere e mi sono stupito di ritrovare,
in questa scrittura autobiografica, il mito di Giona nelle grandi
balene del mare: il mito della morte e della rinascita dell'umanità.
Ma la libertà di circolazione delle persone è attualmente limitata
e impedita al di fuori dei paesi del trattato di Schengen (Nakache,
2003), messa da parte anche nelle negoziazioni rispetto all'accesso
di alcuni paesi non europei nell'area euro-mediterranea (Garson,
1997-1998). Altre imbarcazioni traghettano sul mare dei migranti
che di conseguenza dovranno invece affrontare la violenza identitaria
della nostra società nei loro confronti; sospingono un'umanità sostenuta
da differenti progetti migratori che sono altrettanti percorsi simbolici
e reali di vita e di morte. L'istituzione dei Centri di Permanenza
Temporanea e Assistenza testimonia "il fallimento sistematico dell'approccio
punitivo e detentivo espresso dall'istituto dei CPTA, nato originariamente
come istituto complementare all'espulsione immediata e al respingimento
alla frontiera, per contenere i flussi di immigrazione clandestina"
[6].
Scoprire itinerari differenti che ci conducono all'altro nel
divenire comune verso un altro mondo possibile
Il movimento dei "sans papiers" in Francia ha manifestato, attraverso
una lotta collettiva, la riappropriazione e la costruzione di una
identità negata dalle stesse categorie giuridiche che determinano,
rinforzandola o attenuandola, la loro condizione di esclusione dalla
partecipazione alla vita e alla società. Questa conflittualità tende
a focalizzare e restituire legittimità alla questione di una identità
negata dalle categorie del diritto e dal sistema delle procedure
giudiziarie degli Stati (Costa-Lascoux e Terray, 1998), caratterizzando
una nuova territorializzazione delle politiche sociali che implichi:
la capacità delle società di accettare e mediare questo conflitto;
il riconoscere e restituire ai migranti la possibilità di costruire
una propria identità; promuovere dei percorsi di inclusione e solidarietà
umana.
I cambiamenti sociali contemporanei legati a questi fenomeni e flussi
migratori, sono spesso interpretati come una dinamica identitaria
collocata tra identità collettiva e coesione sociale, quest'ultima
minacciata dai nuovi processi e forme identitarie caratterizzate
da altri diversi da noi. La globalizzazione contraddistingue tuttavia
delle interrelazioni e delle interazioni culturali rispetto a nuove
ed inedite mobilità sociali e geografiche, che vanno al di là delle
frontiere giuridiche. La delocalizzazione delle imprese non fa paura
agli economisti ed analisti del mercato del lavoro, nonostante sia
anch'essa un elemento di indebolimento della coesione sociale quando
si perdono dei posti di lavoro, laddove lo spostamento di popolazioni
ravviva al contrario la paura immaginaria del rischio delle invasioni
dei migranti (Morice, 1997) ponendo dei conflitti in termini giuridici
e di integrazione sociale.
La storia del diritto di cittadinanza è inquadrata in questi conflitti
permanenti tra gruppi sociali per determinare le condizioni ed i
criteri che stabiliscono le modalità e le condizioni per partecipare
in definitiva alla vita delle comunità sul territorio (Labelle e
Salée, 1999): sono le dinamiche di questi rapporti sociali e di
potere che definiscono i parametri della cittadinanza. Il dibattito
sui diritti fondamentali dei cittadini sembra migliorare e si colloca
al centro delle conferenze dei paesi dell'Unione Europea, mentre
il dibattito sui diritti dei migranti e dei rifugiati sembra sottrarsi
a questo stesso processo, facendo rilevare una crisi dell'accoglienza
e della solidarietà rispetto ad una politica del diritto d'asilo
che mostra una certa "schizofrenia normativa" (Bouteillet-Paquet,
2003).
La gestione dei flussi migratori con i CPTA non è più un intervento
straordinario ma una modalità di gestione dei flussi migratori.
La denuncia del ricorso a questo strumento da parte dell'Europa
segnala una falsa assistenza umanitaria e tenta nuovamente di rilanciare
le politiche sociali relative ai migranti (Rodier e Blanchard, 2003).
Ciò che è in divenire, la pluralità dei mondi che si incontrano
e convivono, non può essere ridotta alla difesa di unità sostanziali,
l'ego identitario delle società insidiato dall'altro diverso da
noi; piuttosto di ravvivare l'attuale violenza identitaria possiamo
scoprire itinerari differenti che ci conducono all'altro nel divenire
comune verso un altro mondo possibile.
NOTE
1] Il libro di Giovanni Maria Bellu,
I Fantasmi di Portopalo (Mondadori, Strade Blu, Milano, 2004),
descrive il naufragio avvenuto nella notte di Natale del 1996,
dove 300 clandestini di origine pakistana, indiana e tamil,
morirono nel canale di Sicilia.
2] I Centri di Permanenza Temporanea
e Assistenza (CPTA) sono stati legalmente riconosciuti nel
1998 con l'art. 12 della legge n.40/98, recepito successivamente
nell'art. 14 del Decreto Legislativo n. 286/98 (Testo unico
in materia di immigrazione).
3] Art. 21 e 22 del regolamento di
attuazione del Testo unico (decreto del Presidente della Repubblica
349/99).
4] Legge n. 189/2002 (cosiddetta "legge
Bossi-Fini).
5] Il racconto autobiografico, elaborato
durante il corso di annuale di specializzazione in "Cultore
in campo autobiografico" realizzato dalla Libera Università
dell'Autobiografia di Anghiari, mi ha permesso di avere una
maggiore consapevolezza del passato e del mio presente, scoprendo
nella scrittura e nella narrazione autobiografica un processo
di autoformazione e pratica trasformativa e rigeneratrice
del nostro progetto di vita.
6] Mozione con procedimento abbreviato,
ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del regolamento sui centri
temporanei di accoglienza per immigrati (1-00280 p.a.) (26
maggio 2004) sottoscritta da: Martone, De Zulueta, Iovene,
Acciarini, Ayala, Baio Dossi, Baratella, Basile, Battafarano,
Battaglia Giovanni, Battisti, Bedin, Boco, Bonavita, Bonfietti,
Brunale, Brutti Paolo, Caddeo, Carella, Castellani, Cavallaro,
Chiusoli, Cortiana, Coviello, Dalla Chiesa, Danieli Franco,
De Petris, Dettori, Di Girolamo, di Siena, Donati, Falomi,
Flammia, Formisano, Garraffa, Gasbarri, Gruosso, Liguori,
Longhi, Maconi, Malabarba, Manzella, Manzione, Marino, Maritati,
Mascioni, Montino, Occhetto, Pagliarulo, Peterlini, Petrini,
Piatti, Pizzinato, Ripamonti, Salvi, Sodano Tommaso, Soliani,
Stanisci, Turroni, Vallone, Villone, Viserta Costantini, Vitali,
Viviani, Zancan.
BIBLIOGRAFIA
Bellu Giovanni Maria, I Fantasmi di Portopalo, Mondadori, Strade
Blu, Milano, 2004.
Bouteillet-Paquet, "Un droit d'asile qui s'effrite" in Une Europe
du rejet, Plein Droit, n.57, giugno 2003.
Costa-Lascoux Jacqueline e Terray Emmanuel, "Comment le mouvement
des 'sans paiers' réinterroge-t-il la question de l'identité et
que révèle-t-il de ces enjeux?" in Les enjeux de l'identité (2),
Recherche Sociale, n.148, ottobre-dicembre, pp.12-29, 1998.
Garson Jean-Pierre, "Opening Mediterranean Trade and Migration"
in OECD Observer, n.209, dicembre 1997 / gennaio 1998.
Labelle Micheline e Salée Daniel, "Citoyenneté, espace public et
multiculturalisme: la politique canadienne de multiculturalisme"
in Citoyenneté et identité sociale, Sociologie et Sociétés, vol.XXXI,
n.2, autunno, pp. 125-144, 1999.
Nakache Delphine, contributo al Forum Social Européen, Cimade, France,
novembre, 2003.
Morice Alain, "Migrants: libre circulation et lutte contre contre
le precarité" in Sans papiers: chroniques d'un mouvement, Editions
Reflex, Paris, 1997.
Rodier e Blanchard, "L'Europe des camps" in Plein Droit, n.58, dicembre
2003.
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