Contributi su aree tematiche differenti
M@gm@ vol.2 n.4 Ottobre-Dicembre 2004
VIVERE E AMARE L'ARTE DI STRADA
Carla Fiorello
crimilde3@tin.it
Studentessa
di Scienze della Comunicazione, corso di laurea in Esperti dei Processi
Linguistici e Comunicativi, Università degli Studi di Messina.
"Era il tempo dei trionfi nelle stradine; il tempo
delle stornellate e delle marazzate. Era il tempo dei cantastorie
nelle piazze, un cerchio di gente ad ascoltare, un piede su una
sedia, un braccio alzato."
(Giuseppe Leggio)
La mia avventura tra gli artisti di strada è nata e cresciuta mano
a mano che mi sono avvicinata a loro. Il momento cruciale nel quale
mi sono sentita più vicina a loro è stato durante una cena. Momento
ovviamente intimo e di condivisione durante il quale mi hanno coinvolto
nelle loro discussioni. Lì, girando per i tavoli, ho ascoltato le
conversazioni degli artisti che socializzavano raccontandosi delle
loro esperienze, soprattutto le tecniche di acquisizione dei metodi
teatrali e circensi, della loro "carriera", rimarcando sempre il
necessario e difficile rapporto con la "gente" che critica il loro
essere nomadi, il loro stile di vita che caratterizza un "viaggio".
Viaggio che non è solo il vagare di città in città per esibirsi,
ma è una crescita interiore. Spesso gli artisti non viaggiano soli,
hanno un compagno o una compagna, i vincoli che li legano sono spesso
di amicizia, raramente gli artisti vivono storie d'amore abbastanza
serie da condurre nel loro "viaggio" la persona amata. Raramente
li sentiremo parlare della loro famiglia o dei loro legami sentimentali
con qualcuno, cosa che va in contrasto con la socialità che li caratterizza.
Solo dopo qualche giorno sono riuscita a farmi confidare da "Girosola"
di un suo "Amore", nessun altro, neppure le "coppie", mi hanno parlato
della loro vita privata, come se un velo celasse sentimenti di grave
instabilità.
E' loro prerogativa incontrare amici in ogni luogo in cui "approderanno".
Troveranno degli amici proprio dove loro si esibiranno, in mezzo
al "pubblico" che li odia o li ama. Saranno gli applausi a farli
sentire apprezzati e a riconoscere fra la "gente" gli "amici" che
li sostengono o meno. Comprendo dunque perchè le loro discussioni
vertono sulle proprie attività, ogni viaggio arricchirà il loro
"bagaglio" di esperienze nuove, che potranno arricchire lo spettacolo
e migliorare la loro professionalità; perchè al di là del gioco,
che noi crediamo che loro conducano, il loro è un vero e proprio
"lavoro". E' proprio questo che la gente non capisce.
La "gente" disprezza chi si mette per strada a "fare quelle cose
da giocoliere". Tra questa gente sono presenti anche i vigili municipali,
che possono o meno, in base al loro umore, interrompere uno spettacolo,
sintomo della manifesta "cattiveria della gente". Affronto con "Rocio"
una discussione sul presunto egoismo degli artisti, discussi ma
apprezzati proprio per l'individualità' che ognuno di loro, "senza
filtri", dimostra incondizionatamente.
Trovo attraente il modo in cui riescono a comunicare senza l'oralità,
a farsi intendere senza parole superflue. Non so se sia apparente,
ma dimostrano una grande (a volte eccessiva ai miei occhi) voglia
di vivere ... vivere ogni momento ... ogni luogo ... ogni cosa.
Hanno un particolare distacco dalle situazioni gravi e la necessità
di comunicare sempre qualcosa agli altri, ma mai eventi problematici.
Vogliono "contagiare" chi hanno vicino di positività.
Il pubblico crede che la loro vita sia "povera". La "gente" pensa
che loro si esibiscano solo per "mangiare". Gli artisti sono infastiditi
dal fatto che si pensi questo di loro, mentre è loro desiderio svolgere
questa vita per il piacere di farlo. "Letizia" mi fa domande sulla
ricerca, crede che non si possa studiare un fenomeno come quello
dei Buskers perchè mi trovo ad analizzare persone troppo diverse
tra loro e troppo diverse da me. Inoltre mi avvisa che non tutti
usano la stessa serietà nella professione che svolgono.
A Rocio, Girosola e Letizia non piace la "gente cattiva", non credono
di ricevere abbastanza rispetto essendo persone che lavorano. Molta
gente non rispetta il loro "territorio" (lo spazio di esibizione),
nonostante ciò gli artisti accettano volentieri gli imprevisti che
possono accadere, a volte sono anche lo spunto per introdurre uno
schatch. Visto che lo spettacolo non si può interrompere bisogna
trovare sempre qualche espediente per far andare avanti l'esecuzione,
ignorando e smorzando i toni anche nelle situazioni più imbarazzanti
(bambini maliziosi, ubriachi ,tossici, "scemi del villaggio" ...).
La "gente" conosce la loro vulnerabilità e ne approfitta. L'artista
è uno "spirito libero" ma tuttavia legato al pubblico, nel bene
e nel male. Per questo diventa difficile comunicare. Durante uno
spettacolo bisogna andare al di là del linguaggio, non si può parlare
come ad un amico, perchè in quel momento sei un' "altra" persona,
sei il personaggio che interpreti.
Non si può giocare con le parole, non tutti hanno la prontezza di
cogliere le battute, ma bisogna giocare con "l'energia" che il pubblico
"mette in gioco" insieme all'artista. Nessuno obbliga il pubblico
della strada a star fermo e seguire lo spettacolo; non pagano alcun
biglietto, al contrario del teatro, dove, anche se lo spettacolo
non piace, lo spettatore applaudirà per il solo fatto di aver pagato
15 euro di biglietto. Mentre in strada, se resti a guardare è perchè
lo spettacolo piace, perchè l'artista sta facendo qualcosa di buono.
A teatro nessuno ti restituirà i soldi del biglietto, mentre può
essere immensa la soddisfazione di godere di uno spettacolo che
tu decidi di fermarti a vedere liberamente. Diversa è poi l'emozione
di un contatto diretto con il pubblico, dell'energia che si sprigiona
nello scambio con gli spettatori. Girosola ha detto: "La gente è
come lo specchio di te stesso". Ammirevole è per il pubblico la
"sicurezza" con cui si esibiscono e il "coraggio" dimostrato nel
condurre una vita "non facile".
Gli artisti, a detta del pubblico, possiedono una "cultura" (modo
di pensare) senza dubbio diversa. Una vita misteriosa e interessante,
per questo motivo, i loro numerosi viaggi li portano in mondi che,
agli occhi del pubblico, sono effimere illusioni di felicità, poichè
questi "ragazzi" si allontanano nella vita di tutti i giorni, dalla
realtà. Presumo che il loro stile di vita sia disagevole: Una "scelta
difficile" lontani da casa, ma arricchita dal divertimento. Per
pochi viene considerato nel contempo un lavoro serio, e pochi sarebbero
disposti a vivere come loro. La passione che gli artisti dimostrano
con la loro voglia di vivere viene trasmessa a pochi, tra quelli
del pubblico, che la colgono con un sorriso.
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