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M@gm@ vol.2 n.4 Octobre-Décembre 2004
CORPOGRAPHIE: DRESS-CODE PRAGMATICHE COSMETICHE IN BETWENN BODY-SCAPE E LOCATION
Massimo Canevacci
massimo.canevacci@fastwebnet.it
Insegna
Antropologia Culturale alla Facoltà di Scienze della Comunicazione
dell'Università di Roma, La Sapienza.
Cut-UP N.1:
DRESS-CODE
Nel linguaggio della moda, si distingue clothing da dress:
- clothing si riferisce ai vestiti e accessori, gioielli,
make-up, tatuaggi e piercing singolarmente presi;
- dress coinvolge e muove quelle pratiche che ne caratterizzano
scelta, incorporazione, combinazione, assemblaggio, cut-up,
morphing e, infine, la selezione verso il contesto;
- code, inoltre, è un codice che indica le scelte della
trasformazione, le logiche sotto- e sovrastanti l'attività
semiotica che il corpo acquisisce sulla base di scelte spontanee/costruite
da parte del soggetto. Quindi, combinando dress e code,
si sottolinea una pragmatica del corpo che si modifica, si
costruisce, si risignifica attraverso continue e oscillanti
scelte da parte di un soggetto mutante e molteplice, nella
sua relazione costitutiva e mutevole con il contesto all'interno
del quale esporre tale pragmatica comunicazionale.
Dress-code apre verso le polifonie autorappresentative
del soggetto che sfida ogni identità fissa, compatta, unitaria,
gioca con ironia/parodia con gli stili (etnico, dark, punk,
fetish, folk, cosmopolita, ecc.), ibridizza il corpo come
opus che assembla pelle, oggettistica, cosmetica, sensoralia;
dialoga, evoca, cita, indossa, crea lo spazio entro il quale
si muove. Nel dress-code ogni tratto non ha un significato
codificato dall'uso (moda), tanto meno inconscio. I simboli
sono imbrogliati e "giocati", gli archetipi derisi e dissolti.
Dress-code stabilisce relazioni di sintonia, dissonanza,
agglutinazione con "il locale" verso cui si dirige e da cui
è attratto, per superare quella linea fatale e fatata dell'ingresso:
vera zona liminoide che, una volta varcata, innesca il momentaneo
scorrere del suo desiderio.
Dress-code come location
Una selezione desiderante di uno spazio del corpo per un corpo
spaziato. La location è una cosmesi dello spazio-corpo fondata
su attrattori elaborati e inscenati di volta in volta. La
costruzione di un panorama corporeo che è significativo per
determinate scene e relazioni con l'altro (i tanti "altri",
sia interni - my-selves come grappoli dei propri sé - che
esterni).
Dress-code è in between la location e l'altro
Dress-code ti incarna come soggetto in quel momento, in quel
posto, con quelle persone: dress-code come cosmogonia. Dress-code
è la chiave d'accesso: è la password che unisce o favorisce
lo scambio (il crossing) tra location e bodyscape.
Attrattori sono codici visuali ad alto valore fetish
che assorbono attenzione nei loro movimenti inter- e intra-spaziali.
Accentrare sguardi è aspirazione immanente di ogni attrattore:
penetrare e farsi penetrare dall'occhio e dalla sua molle
vischiosità erotica.
L'attrattore è eroptico
Gli attrattori comunicano - seducono - l'emergente. Gli attrattori
sono policentrici e polimorfi, sincretici e fetish. Gli attrattori
inscenano enigmi silenziati: sono rebus somatizzati da esporre
in un particolare ambiente per uno specifico pubblico. L'attrattore
ha (è) una fisicità semiotica: esso è determinante per il
morphing cui si sotto- e sovrappone il soggetto. I tessuti
intertestuali somatizzati come attrattori sono interzone (corporali
e spaziali: corpi spaziati) costitutive del dress-code.
È quindi molto riduttivo vedere nel dress code solo la password
corretta per entrare nel posto giusto, per poter sentire o
- addirittura - subire l'eccesso esaltante della selezione
che attraversa il proprio corpo assemblato per varcare la
soglia ed esserne varcato. Se un locale "ordina" un tipo di
dress-code come chiave d'accesso ed elenca lo stile giusto
cui sottoporsi, sta inesorabilmente regredendo su un'etica
da caserma o collegio seminarista. Banale riproduzione peggiorativa
di imposizioni coatte di identità uniformate. Locali da sballare,
appunto. Neanche locali: balere per l'abito buono camuffate
da tendenze alternative o alterne.
La tesi sostenuta in questo saggio è la seguente: il ccosiddetto
"buttafuori" non è il soggetto interpretante che traghetta
clienti dagli incerti abbigliamenti dall'esterno all'interno.
Nonostante l'addestramento del locale, questi non ha una capacità
semiotica e in ogni caso ha un ruolo indifferente rispetto
al dresscode. Qui, infatti, si sostiene ben altro: che si
mettono in moto - spontaneamente e attraverso complessi processi
di mimesi - pragmatiche estetiche e fisicità semiotiche che
smuovono reciproche attrazioni, desiderate affinità, compulsive
ripugnanze auto-selettive tra corpo del soggetto e corpo dello
spazio. Un locale col buttafuori che seleziona codici appariscenti
è out. Non casualmente le zone più irregolari e sperimentali
dicono: no dress-code, con ciò significando che non
può esistere una selezione unitaria sulla base di una cifra
che omogeneizza e rende isomorfi i codici, ma che, al contrario,
si sollecita l'esplosione a grappolo di metamorfici codes
basati su dissonanze stupefatte piuttosto che su simmetrie
confortanti. Buttafuori come vigilantes: essi sono la polizia-pulizia
di corpi e locali.
Bodyscape è il corpo panoramatico che fluttua tra gli
interstizi della metropoli comunicazionale. Il suffisso -scape
persegue accelerazioni di codici prima invisibili che un corpo
inserisce, per assemblaggi successivi, lungo la propria configurazione
per costruire una determinata fisiognomica. Quindi, il corpo
di un soggetto che si avviluppa in dress-code - a differenza
del cliente - è sospinto per forza immanente ad elaborare
nuovi sistemi percettivi, nuove sensoralia, esplorando le
zone-morte tra quello che è noto o comunque già visto e quello
che sta emergendo. Il soggetto-dress-code strappa le zone-morte
in quanto feticci e li trasfigura in zone liminoidi dalla
potente forza attrattiva cosmetica, cioè erotica. Eroptica.
Quelli che ho chiamato interstizi sono gli attraversamenti
metropolitani che, nel suo compiersi, mutano i sistemi percettivi
del soggetto che accoglie e rielabora i codici incontrati
o scontrati per somatizzarli. Tali interstizi - che sono flebili,
cavi, a tempo - hanno la specialità di collocarsi sempre "tra",
cioè entro quelle zone lasciate vuote o abbandonate dalle
costituzioni mainstream dei luoghi urbani. Filo sottile e
lascivo che si contorce e flette per essere sempre un fuorispazio
dissonante: questo è l'interstizio.
Interstizio è parte dell'esperienza metropolitana,
ne è elemento significativo per quei soggetti che, anziché
uniformarsi ai luoghi, creano spazi attraverso il loro trans-correre
con un corpo panoramatico che ha somatizzato codici ancora
incerti e invisibili ma che possono produrre senso. Non certo
un senso collettivo, poiché questo è finito (si spera per
sempre) con la fine della città industriale, della piena modernità,
della politica generalista: bensì un senso, un sentire che
continua ad esprimere l'irriducibile antagonismo del frammento
verso ogni resurrezione o nostalgia collettiva a carattere
totalizzante. L'interstizio muove la città verso la metropoli
attuale. Attualizzata… pragmatizzata. È tra queste zone di
margine - che non per questo stanno nella cosiddetta periferia
(anzi, la nuova metropoli ripensa in modo radicale il tradizionale
nesso centro-periferia) che sorgono, mutano, scompaiono, rinascono
le location delle culture: e il soggetto che ha somatizzato
il dress-code attira ed è attirato da tali mutanti location.
Location è, quindi, un interstizio metropolitano che
caratterizza il transurbanismo contemporaneo, i cui codici
più che esterni (che in genere sono anonimi o generici) sono
significativi all'interno: è qui che il design di ogni oggetto,
la configurazione di ogni stanza, sala, corridoio, toilette,
nicchia, il gioco delle luci-ombre, il sound-design accentuano
al massimo la percezione di un dress-code incorporato. Il
gioco dei dress-codes somatizzati ed esposti dalla location
produce attrattori: ovvero tensioni comunicazionali e sensoriali
che muovono soggetti che aspirano o hanno in qualche modo
già anticipato una propria affine traccia di corpo panoramizzato.
Bodyscape come traccia: nell'ambiguo significato di una variazione-successione
di musiche e d'impronte disseminate lungo sentieri non ancora
esplorati.
Sia bodyscape che location esprimono attrattori sessuati in
un gioco performativo con continue citazioni, scambi, inversioni,
perversioni, multiversioni, subversioni. Entrambi sono come
due entità dalle identità fluidissime e mutoidi che non hanno
genere (maschile-femminile), luogo (pubblico-privato), ontologie
(organico-inorganico), morale (bene-male), dicotomie (natura-cultura),
gerarchie (alto-basso): scorrono bensì sui territori dell'oltre.
La forza di tali attrattori non è oppositiva (per es. al potere)
ma oltre-passativa. Ultra-passante. Se il trucco, la maschera,
la cosmetica rappresentano una sfida alla durezza supposta
come "naturale" del corpo mono-identitario (permessi solo
per feste particolari), ora essi si mescolano nella quotidianità
incessante con il design e persino con il packaging. Per diventare
panoramatico, un corpo si traveste di design e si fa packaging,
così come, per diventare localizzato, un interstizio si incarna
di eccessi zoomorfi.Zoomorfismo architettonico di interni
e packaging corporeo di esterni. Questi attrattori non tendono
a fare del due, l'uno (come la banale favola dell'amore continua
a raccontarci), bensì della differenza - irriducibile ad ogni
sintesi -, il molteplice frammentizzato. Su tale differenza
scivolante si gioca il dress-code.
Spiraglio è la frattura: l'orifizio frastagliato, la
cavità oscena, la convessità arrogante, sezione trasparente,
angolazione opaca, slacciamento di legami. Spiragli offrono
a sguardi slacciati ciò che ancora era invisibile poiché sospirato
per eccesso. Tra corpi e interstizi si aprono spiragli desideranti
di corpographie.
Pragmatica. La pragmatica consiste nel gioco che la
cosmesi esercita in entrambi i poli dei corpi spaziati per
liberare intrecci possibili tra bodyscape e location. Il soggetto
- o meglio: il multi-viduo che indossa (e si fa indossare
da) dress-code - si muove: il suo movimento è una pragmatica
semiotica il cui senso è dato da questo attraversamento e
non dalla stanzialità cosmetica. Anziché sedentaria, la cosmetica
multi-viduale è diasporica, cioè disseminativa di insinuazioni.
CUT-UP N.2: BODY-CORPSE
Scena 1: bodyscape
- Boccetta bodyscape J.P. Gaultier: "staccate, aprite e scoprite
una nuova esperienza olfattiva …" (imago della pubblicità)
"Come vede, l'erpice ha una sagoma umana: questa è la parte
per il tronco, questa per le gambe. Per la testa c'è soltanto
questo puntale. Tutto chiaro?"
Nella colonia penale, di Franz Kafka
L'Eau de Toilette "Classique" è un tronco senza gambe né braccia,
con la testa che è l'orifizio dalla cui linguetta esce, su
pressione, lo spruzzo del profumo - o dell'acqua di colonia
... colonia penale.
- Antropofagia e moda: arte famelica per una poetica/estetica
cannibalica; deglutire come risignificare e smuovere codici.
Incorporarli e selezionarli. Un sapiente deglutire codici
e sensi. Antropofagia: liberazione dei segni e loro frammentario
attraversarsi e incrociarsi dalla bocca lunare all'ano solare.
- La moda come tessuto di informazioni e polifonie di comunicazioni:
bodyscape: flusso panoramatico corporale che deglutisce pixel-zone.
Antropofagie di pixel. Pixel-fagie. Corpofagie. Mindful body.
Multi-viduo. Stilizzazione del corpo come cosmesi. Slittamento
della cosmesi dal corpo all'edificio e del design dall'oggetto
al corpo: cosmetiKa.
Scena 2: location
"Il passaggio interstiziale fra identificazioni fisse apre
le possibilità di un'ibridità culturale che accetta la differenza
senza una gerarchia accolta o imposta." (Homi K. Bhabha)
:come Selfridges:
Birmingham: il nuovo magazzino Selfridges, progettato da Future
Systems, indossa una pelle ispirata ad un abito storico di
Paco Rabanne conservato al Museo della Moda di Parigi, che
risale al 1968 e rese noto lo stilista come il "sarto metallurgico"
per i suoi celebri abiti realizzati in placche di metallo.
Jan Kaplicky: tra geometrie del mondo animale (l'occhio di
una mosca) ed un'immensa bolla informe la cui pelle è costituita
da 1500 dischi d'alluminio fissati a pareti di cemento. Le
aperture, situate a livello della strada, sembrano bocche
di un mostro monocolo.
ParaSITE. Swarm architecture Plastique Fantastique: transarchitectures
che costruiscono nuovi spazi di trans-azione: you must work
in the process, act in the flow. Building bodies need a skin
e anche un respiro parassita.
Elementi diasporici possono respirare negli interstizi delle
metropoli e dei corpi.
:come parassiti:
"The ParaSITE body is an inflatable sculpture that constructs
language in real time. It absorbs sounds from the local environment
and from the global Internet; it instantly uses the sounds
as nutritious samples for hungry computer programs producing
a complex soundscape. The sound is connected to the light.
ParaSITE performs during the night what it learned that day.
ParaSITE is an early attempt to accept the fact that architectural
bodies may need to develop an e-motive intelligence of their
own". (Kas Oosterhuis)
:come respiratori:
"La plastica gonfiata (PVC) è pelle con divisore di due spazi
ed è anche utilizzata come schermo per proiezioni che si distorcono
sulla sua superficie polimorfa, dando plasticità alla bidimensionalità
delle immagini. Mentre lo spazio plastico e morbido si gonfia,
lo spazio rigido dell'ex-fabbrica (il Deli a Berlino) diventa
parte di una metamorfosi: in questo processo le due strutture
si modificano, diventano parte di un ibrido non più riconoscibile
nelle forme originarie. Gli spazi vengono reinterpretati per
il pubblico che contribuisce al mutamento con la sua presenza,
penetrando, consumando, dinamizzando gli spazi esistenti.
Se poi si gioca variando il flusso d'aria del ventilatore,
lo spazio pneumatico incomincia a pulsare, a salire e scendere,
si trasforma in soggetto che respira, che vive e che viene
vissuto - interboding. Attraverso sovrapposizioni di spazi
interni-esterni, di cemento e PVC, di aspetti ottici e acustici,
gli spazi pneumatici originano e diventano parte di un paesaggio
polisensoriale temporalmente nuovo". (Plastique Fantastique)
"Tutto il potere ai respiratori"
:come touch of evil:
Nel cinema, una location esprime un sistema narrativo simmetrico
al movimento dello storyboard. Nel filone poliziesco hollywoodiano,
una classica location è un'area dismessa tra i cui miasmi
di fabbrica morta si consuma il duello finale tra l'eroe e
il suo antagonista. Il primo che ha genialmente filmato la
sequenza estrema tra ferri arrugginiti, cemento slabbrato
e acque torbide - morendoci dentro - è stato Orson Welles
in Touch of Evil. Una location del male ... il lavoro morto
come tocco del male ...
Tra dress-code, location e bodyscape vi è una polifonia
di narrazioni, un sincretismo di citazioni, un feticismo translucente
di body-corpse
Il dress-code ti incarna come soggetto in quel momento, in
quel posto, con quelle persone: dress-code come cosmogonia
temporanea e fluida. Cosmogonia cosmetica che indossa - incorpora
e somatizza - codici. Codici danzanti. Incroci, innesti, citazioni,
dialoghi, montaggi. Corpo come clip. Codici che vibrano. Dress-code
suona più che parlare. Dress-code come tecnologia dell'incorporamento
parassitico: come codice di trans-gresso: tra abito e corpo,
oggettistica e location. Bar-code. L'oggettistica è corpse.
Cadavere che torna body per una zona-tempo. Trasfigurazione
fetish di body-corpse.
I locali fetish hanno anticipato il dress-code come bodyscape:
relazione subversa tra architetture di interni e somatizzazioni
in esterni. Si afferma una pragmatica dell'architettura che
è vissuta ed agìta solo in quanto mossa e riempita da un determinato
stile-di-corpi. Gli altri rimangono fuori non perché impediti,
bensì in quanto non sentono il touch-of-evil. Il nuovo fetish
visuale è una location.
Body-fetish: fetish-Z-one
:come architecture must burn:
"Architecture must articulate the relationship between body
and landscape. It must ground us. Morphosis: translucency
is a quality of the floating world. Floating world comes alive
at night, in secret courtyards and in rooms that open up beyond
shoji screens. It is concentrated in certain quarters but
permeates the city with a sensual reality." (A. Betsky - E.
Adigard)
CORPOGRAPHIE | ||||||
BODYSCAPE | ... DRESS-CODE ... | LOCATION | ||||
ATTRATTORI | ||||||
INTERSTIZI | SPIRAGLI | |||||
EROPTICA |
- Bodyscape: corpo panoramatico che fluttua
tra gli interstizi della metropoli comunicazionale. Attira
ed è attirato da mutanti location. Si apre di spiragli slacciati.
- Location: è uno spazio interstiziale per CORPI PIENI-DI-OCCHI
dove corpi-oggetti : body-corpse : lasciano tracce.
CUT-UP N. 3: EROPTICA
- a) ND
Il neo-dandismo (termine, ahimé, troppo impreciso) investe e traveste
location e bodyscape: ha come configurazione contemporanea i nessi
trasmigranti tra corpo, comunicazione, tecnologie, così come i transiti
oltre ogni tradizionale dualismo. Neo-dandy (ND) estremizza intrighi
di corpi come pelle intessuta, tecnologie somatizzate, cosmesi feti-chic,
valori aggiunti comunicazionali, zone in-between urbane. L'oscillazione
tra camoufflage - una sorta di mimetismo eXXagerato - ed eccessi
di esposizione spinge neo-dandy ad una sorta di dannazione: essere
in anticipo su tutto e su tutti. Anticipare significa per ND avere
il brivido, sentire i propri tessuti corpo-mentali in eccitazione
quando squassano l'ordine stabilizzato dei codici zonali, visionare
le inevitabili prossime fratture. I visori dell'occhio accentrano
e moltiplicano sensorialmente i desideri neo-dandy: questa è la
scenografia eroptica, un erotismo oculare che si filiforma nei flussi
degli sguardi captati e donati.
Il corpo neo-dandy è un corpo pieno-di-occhi. Eyesfull-body. Questi
occhi-pieni sono rivolti sia all'esterno che all'interno. ND si
guarda tanto quanto guarda. La sua pelle è translucente per questo
eccesso di occhi. Occhi accesi. Occhi eccitati. La sua metodologia
si basa sull'eroptica perché intesse le seduzione erotica dentro
l'umidore degli sguardi. Insomma, nel e per ND è l'occhio che muove
... Occhio come protesi disseminata nel corpo co-mutante. Occhio
che trascrive e trasborda una metodologia eroptica. Il desiderio
incanalato dallo sguardo produce attenzione, elabora concetti accesi,
prospettive eccitate.
L'eroptica neodandy dilata percezioni di sguardi che - accesi dal
desiderio come i concetti - colgono lati inediti, angolazioni oscure
(oscurate), zone al margine. Eroptica è un erotismo assorbito dall'occhio
che, osservando e osservandosi, accende un corpo intessuto del desiderio.
Irrisolta è l'attrazione del ND per il dettaglio e la 'fashion-consciousness',
cioè la compiaciuta consapevolezza di essere in anticipo che si
risolve nella irrequietezza di essere raggiunto. Un desiderio instabile
e ossessivo del superamento stando sempre nel fuori.
Neo-dandy è l'altrove spaziato
- b) packaging
... guardatele, loro, che incedono anche stando ferme, lucide e
coloratissime, esposte e riservate, animate solo dai nostri occhi
ma pronte a rinchiudersi dentro i loro bozzoli impacchettati ...
E' questo il tema del feticismo che, inseritosi del tutto a suo
agio nella comunicazione visuale - e quindi diventando feticismo
visuale -, è assunto da neo-dandy come suo proprio ambito di scelta
esperenziale e di mimesi pluri-organica. Neo-dandy come fetish visuale.
Somatizzando il fetish, infatti, ND acquisisce una potenza anticipatrice
della contemporaneità globale/locale. Se è vero che è proprio del
feticismo sentire come animate le cose inanimate - ovvero che non
esista "cosa" che non sia animata, la cosa si muove tra body and
corpse (altro che body&soul) -, ND ingerisce e trasuda costantemente
l'eccesso del fetish. Un fetish pieno di movimento, di biografia
e persino di biologia.
Le merci attuali - cioè le merci-visuali - hanno corpo, pelle, carne:
una storia di vita che "nasce" nella produzione, acquista i suoi
primi mesi nella vendita, poi cresce, si fa adolescente, cambia
sostanza e posizione nel consumo, fino a diventare adulta, nel pieno
delle sue forze semiotiche attrattive. Infine inizia il declino,
più o meno rapido: può essere venduta e acquisire una nuova giovinezza
o una nuova identità, persino nuove funzioni; essere decontestualizzata
e diventare opera d'arte o da collezione; essere gettata via e riciclata;
essere rubata o svolgere solo valore d'uso; essere smontata e riassemblata
in un montaggio infinito. E, fondamentalmente, le merci-visuali
hanno una cosmetica che transita dal bar-code al dress-code. Dall'identità
unica del prezzo a quella fluida dello stile.
Nel suo transito, la cosa-visuale immersa nel piacere oceanico dei
panorami ottici si fa body-corpse, un farsi packaging pieno di fetish.
Ed il packaging è la pelle della "cosa", la pelle cosmetica di una
cosa-soggetto, cosa-individuo che si offre al potere seduttivo degli
sguardi elargendo al massimo grado il suo sex appeal inorganico
(nel senso di Benjamin): ovvero la pelle della cosa si tratta come
qualsiasi altra pelle. Si seduce. Si trucca, si imbelletta, si veste,
indossa vestimenti e orpelli, utilizza l'arte del grafismo corporeo
per attirare la sua ed altrui eccitabilità. Il packaging è la nuova
pelle della cosa, è la sua pelle-visuale (visual-skin) che indossa
i più imprevedibili codici per catturare sguardi. Il packaging è
una rete di sguardi: si getta sugli occhi per afferrarli e imbrigliare
i possibili o impossibili clienti passanti; si intesse tra fili
di occhiate-occhiaie che filano un tessuto impalpabile quanto concretissimo
di panorami ottici; si appiccica per catturare ogni insetto che
vola senza che l'abbia messa a fuoco; rimbalza sugli occhiali a
specchio dello spettatore/trice, apparentemente difesa e indifferente,
per accendersi sul suo stesso corpo, corpo di cosa ardente e seduttivo
che emana lo spettro multifetish del narcisimo-delle-merci.
Si vada, ad esempio, nel sito Dior e si selezioni Fetichic come
intreccio ibrido di feticismo e chic: ormai per le cose-Dior e per
i suoi potenziali clienti non è più sufficiente il semplice fetish.
Esso si deve intrecciare con qualcosa di più raffinato e per questo
seduttivo. Il radical-chic anni Settanta sta ai caratteri sociali
emergenti come il feti-chic sta alle ottiche comunicazionali emerse
nel 2003. Essere feti-chic, l'estremo chic del fetish, significa
dare senso ad istanze neo-dandy. La scritta dice:
move the cursor over the picture to see a description of our product
E il cursore cos'è se non il nesso inestricabile di mouse-dita-occhi-mente-corpo
che agisce simultaneamente tra i pixel della schermata e quelli
della rétina? E così il cursore ha il potere di animare le cose,
di sciogliere i linguaggi rappresi, di muovere i sensi e i significati.
FETICHIC BAG
Is ribbed suede calfskin, beige
Appare chiaro allo sguardo che il packaging non è più, semplicemente,
il rivestimento della cosa. Tutte le cose appena nominate hanno
una necessità di modificarsi e muoversi. Il sito di Dior è una pelle-di-pixel
che ricopre, secondo strategie luccicanti e interattive, l'esposizione-denudamento
delle cose, delle sue cose più pregiate e chic. Il rivestimento
del prodotto - della merce-visuale - non è più solo quello osservato
nello shopping tradizionale. Il sito è una ulteriore mutazione del
packaging. E' un packaging di pixel che sollecita sguardi eroptici
neodandy coagulabili in dress-code. Il packaging ha una fisiognomica,
come animali, esseri umani o uno skyline. E la sua pragmatica diffonde
una fisiognomica come contorno dell'essere.
"Je crois ... à mon âme: la Chose"
… sussurro udibile appena si svela il packaging, appena si denuda
la cosa come da un vestito, bisbiglìo animato e animista del dress-code,
citazione strappata da un dimenticato autore "secondario" e che
è stata raccolta da chi si è ucciso a Port Bou per chiunque voglia
smuoversi ...
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