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M@gm@ vol.1 n.4 Octobre-Décembre 2003
IMMAGINI DELL'INTEGRAZIONE
(Marco Lombardi, Milano, Franco Angeli, 2000, 126 p.)
Massimiliano Di Massa
maxdimassa@katamail.com
Sociologo;
Laureato presso la facoltà di Scienze Politiche all'Università degli
Studi di Genova; Cultore per alcuni anni alla cattedra di Sociologia
dell'Educazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università
di Genova; Borsa di studio dell'Istituto Ligure di Ricerche Economiche
e Sociali; Ricercatore e Consulente presso Istituti di Ricerca e Formazione
pubblici e privati.
Marco Lombardi propone in questo lavoro una riflessione di tipo
metodologico sull'uso delle immagini in ambito sociologico, attraverso
la presentazione di un caso concreto di un'indagine svolta con l'ausilio
di metodologie proprie della sociologia applicata nell'ambito degli
studi sulla multiculturalità.
Il percorso di ricerca è ideato e condotto dal gruppo di lavoro
del Laboratorio di Sociologia Visuale Imago, del Dipartimento di
Sociologia dell'Università Cattolica e della Fondazione Cariplo
I.S.Mu. Tra gli obiettivi principali indicati dall'équipe sottolineiamo
quello di avviare "la critica costruttiva, l'acquisizione e il perfezionamento
di nuovi strumenti per la ricerca sociologica fondata su dati di
tipo iconografico".
La ricerca ha come oggetto lo studio delle principali caratteristiche
dei percorsi d'integrazione degli immigrati a Milano, attraverso
le loro autorappresentazioni per immagini fotografiche.
Come si è già accennato il lavoro empirico, sviluppato nel corso
dell'indagine, in realtà è un lavoro, attraverso il suo utilizzo,
sulla natura stessa della sociologia visuale "Il tentativo dunque
è quello di elaborare un metodo scientifico per la ricerca sociale
capace di incorporare strumenti sensibili ai diversi stimoli comunicativi,
senza tralasciare alcun canale informativo, partendo dal presupposto
che la specificità di ogni canale è tale che la stessa selezione
dell'informazione veicolata dipende da quella specificità, ancor
prima della capacità ricettiva del ricercatore."
Il presupposto è quello di capire in una società ipercomplessa e
multisequenziale quali strumenti siano i più adatti per avviare
una lettura soddisfacente dei fenomeni sociali, su quella sottile
linea tra realtà fattuale e sua rappresentazione, senz'altro la
densità iconica del mondo nel quale viviamo richiede metodologie
in grado di tradurre in unità informative e sintassi utili al mondo
della ricerca.
Tema di riflessione piuttosto stimolante è quello relativo alla
richiesta di oggettivizzazione, con il pericolo richiamato dall'autore
di comodità scientifica che diventa a sua volta un limite da superare
nel corso della pratica scientifica "A mio avviso, invece, la domanda
di oggettività ha più spesso nascosto un processo di riduzione della
complessità, di mantenimento di confini attraverso l'espulsione
dell'instabilità cognitiva generata dalla soggettività". Quindi
se la coerenza interna di un sistema di ricerca si pone in un rapporto
di ineguale accumulo di conoscenza è evidente che la scienza sociale
debba porsi dei grossi interrogativi sulla propria capacità di descrivere
ed interpretate la realtà.
Nel primo capitolo "conoscere per immagini", l'autore s'interroga
proprio sul tema della capacità, da parte delle scienze sociali,
di individuare e sviluppare metodologie e strumenti adeguati a studiare
i sistemi sociali a partire dal presupposto della complessità e
l'attitudine al rapido mutamento di questi sistemi.
L'autore in questo capitolo s'interroga sul ruolo e l'usabilità
dei dati iconici all'interno dell'impianto della sociologia. In
questo senso la sociologia visuale "partecipa ad un processo comunicativo
soprattutto affidato alle immagini che impiega un insieme di segni,
definibili come prodotti convenzionali che imitano la realtà secondo
determinati criteri condivisi, e delle regole di relazione". In
questa logica l'autore descrive quali sono i principali codici,
ovvero gli strumenti che consentono di interpretare un messaggio
in base ai significati convenzionali assegnati a ciascun segno e
a specifiche combinazioni di segni", che costituiscono l'immagine
visuale e i principali strumenti di rilevazione adatti a cogliere
tali codici.
Nel secondo capitolo dal titolo "La realtà fotografata", si concentra
sul rapporto tra la ricerca sul campo della sociologia visuale e
l'uso delle immagini fotografate, a partire dalle profonde influenze
reciproche con altre discipline quali etnologia e antropologia.
Nel capitolo si descrivono diverse esperienze di ricerca sul campo
attraverso l'uso della fotografia, con diversi approcci e diverse
metodologie dal visual record al visual diary. Marco Lombardi in
conclusione di questo capitolo, pone giustamente l'attenzione che
appare chiaro che "l'uso della fotografia in sociologia sia direttamente
dipendente dagli obiettivi e dai bisogni della ricerca, come esso,
anzi, sia soggetto allo stesso processo della ricerca empirica scientifica".
Inoltre l'autore pone l'accento sulle potenzialità in termini euristici
di approcci tesi ad integrare tecniche proprie della sociologia
visuale con tecniche più tradizionali come l'intervista favorendo
"alla costruzione di una base di conoscenza "poli-prospettica" e,
forse, più aderente alle caratteristiche dell'attuale sistema sociale".
"Scienza, sociologia e videotape" è il titolo del terzo capitolo
del libro e che apre una finestra sull'utilizzo della riproduzione
video filmata nella ricerca sociale. Anche in questo caso l'autore
sottolinea come e quanto la videoregistrazione si deve porre all'interno
del contesto scientifico postulato e deve avere una particolare
attenzione alle differenze dell'utilizzo di questo media per ragioni
di ricerca scientifica.
Il quarto capitolo "Investimenti memorabili", si sofferma sul ruolo
della riproduzione dell'immagine all'interno delle procedure contemporanee
di conservazione della memoria, anche a livello soggettivo. Accostando
al dato della proliferazione e diffusione a livello personal di
tecnologie di riproduzione e di stoccaggio della memoria e gli effetti
che tale diffusione impone al rapporto tra il soggetto, la propria
identità e le autorappresentazioni della stessa. "La facilità con
cui oggi ciascuno di questi momenti può essere fissato su un supporto
elettronico ha moltiplicato i frammenti del passato/presente, complicato
la riorganizzazione dei ricordi che spesso si intrecciano a più
livelli descrivendo storie che sono frutto di una rielaborazione
socializzata di immagini e frammenti iconici (...), ma ha anche
incrementato la quantità d'investimenti memorabili che ciascun attore
compie quotidianamente."
Nel quinto capitolo, "Immagini dal campo", vengono presentati i
risultati dell'indagine condotta, attraverso l'uso dello strumento
fotografico, della rappresentazione soggettiva delle immagini di
alcuni testimoni privilegiati delle maggiori e più integrate etnie
rintracciabili nel capoluogo lombardo, dietro lo stimolo di uno
storyboard comune proposto dall'equipe di ricerca. I referenti scelti
per l'effettuazione dell'indagine è stata di tre immigrati di sesso
maschile provenienti dall'Algeria, dall'Albania e dalla Somalia.
Lo storyboard proponeva ai soggetti prescelti di rappresentare "eventi,
situazioni, condizioni e fatti cruciali della propria storia d'integrazione
creando in pratica una rappresentazione di sé attraverso gli 'altri',
utilizzando la prospettiva della soggettivà." Le storie si sviluppano
attraverso la rappresentazione fotografica di diversi aspetti della
vita quotidiana: il lavoro, la famiglia, la situazione abitativa,
tenendo se possibile conto della rappresentazione delle differenze
tra l'arrivo nel paese d'accoglienza e la situazione attuale. Ancora
viene richiesto di rappresentare la rete relazionale di supporto,
i momenti più importanti della giornata, la città i luoghi significativi
e gli abitanti: le paure rispetto al presente e il futuro, i bisogni
propri e della propria gente.
Dal punto di vista dei livelli di lettura previsti nell'analisi
dei materiali raccolti secondo le indicazioni sinteticamente riportate,
si è voluto "accentuare la soggettività" dovuta alla variabile culturale
con l'obiettivo di sottoporla a due livelli di lettura integrati:
in primo luogo la fotografia prodotta è oggetto di studio in termini
di differenza o similarità rispetto alle rappresentazioni di autori
di culture diverse, tramite un'analisi orizzontale e comparativa,
e, in secondo luogo, essa è oggetto di studio in termini di "progetto
iconografico emblematico", tramite un'analisi verticale interna
al singolo autore.
Questa duplice lettura offre una ricchissima rassegna di elementi
descrittivi della rappresentazione della realtà vissuta dai tre
uomini, una descrizione che intreccia immagini e testimonianze descritte
nelle interviste effettuate a fine lavoro da parte dell'equipe di
ricerca sotto lo stimolo delle fotografie stesse per effettuare
degli approfondimenti e dettagliare maggiormente le storie di vita
raccolte.
Le tre storie, grazie al supporto delle immagini, ci raccontano
di tre percorsi d'integrazione "provati, falliti o riusciti, diversi
per contenuti e per modalità comunicative". Dall'analisi delle immagini
si riescono a leggere gli orientamenti degli autori, confermando
quasi sempre i toni e gli orientamenti delle narrazioni e delle
biografie proposte, facendo emergere diversi stili prevalenti: a
volte espressivo, altre volte più didascalico o più estetico, con
diversi temi che diventano centrali nella narrazione visiva quali
il disagio, la normalità, o la progettualità. Come afferma lo stesso
autore "rispetto alle tre storie, ai tre autori, alle fotografie
prodotte il comune denominatore della migrazione è lo sfondo significativo,
ma la soggettività interpretativa si esprime con forza, declinando
questioni e problemi secondo una molteplicità di prospettive, evidenziando
una quantità di sfaccettature che confermano la difficoltà di generalizzare
l'esperienza migratoria".
Il percorso di ricerca presentato nel volume sembra al fine ben
dimostrare come la metodologia della sociologia visuale, e in particolare
l'uso del mezzo fotografico, ben si presti allo studio di un fenomeno
quale quello dell'integrazione culturale.
SCHEDA BIBLIOGRAFICA
[ Immagini dell'integrazione / Marco Lombardi, Milano, Franco
Angeli, 2000, 126 p. ]
INDICE
Introduzione
1. Conoscere per immagini
1.1 Codici e rappresentazioni di realtà.
1.2 Fantasmi validi e attendibili.
2. La realtà fotografica
3. Scienza, sociologia e videotape
3.1 Le ragioni di una visione.
3.2 Di qua e di là della telecamera.
3.3 Dal set della quotidianità al laboratorio della ricerca.
4. Investimenti memorabili
5. Immagini del campo
5.1 Un berbero nel deserto.
5.2 Un albanese molto concreto.
5.3 Somalo.
5.4 Tre storie incrociate.
Conclusioni
PRESENTAZIONE DELL'AUTORE
Marco Lombardi è professore associato presso la Facoltà di lettere
e filosofia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
dove insegna Sociologia Generale, collabora con la Fondazione Cariplo
I.S.Mu. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni sui temi della comunicazione,
delle emergenze e delle migrazioni.
BIBLIOGRAFIA DELL'AUTORE
2001:
- (con V. Cesareo e M. Magatti) (cur.) Immagini di società civile.
1996:
- Una ricerca empirica nella cultura del ceto politico in Italia,
Fondazione Agnelli, Torino.
- Rischio ambientale e comunicazione, F. Angeli, Milano;
- (con Massa A.). La comunicazione efficace, Flerica CISL, Roma.
1993:
- Méthodologie de la recherche sociale (edito in lingua khmer),
Editions de l'Université de Phnom Penh, Franco Angeli, Milano Tsunami;
- Crisis management della comunicazione, Vita e Pensiero, Milano;
- (con Failla A.) (cur.) Immigrazione, lavoro e tecnologia, Etas
Libri, Milano.
1990:
- (con Besozzi E., Cesareo V. e Zucchetti E.) (cur.) La formazione
e il mercato del lavoro per i diplomati della provincia di Cremona,
Provincia di Cremona, Cremona;
- (con Bianco M.L e D'Agostino F.) (cur.) Il sapere tecnologico,
Fondazione Agnelli, Torino.
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