Contributi su aree tematiche differenti
M@gm@ vol.1 n.4 Ottobre-Dicembre 2003
LO SGUARDO CHE NON VEDE: ANTROPOLOGIA
DEL VIAGGIO ATTRAVERSO L'INFORMAZIONE TURISTICA IN ITALIA
Alessandra Lucchinetti
alelucchinetti@libero.it
Laureata in Antropologia Culturale all'Università di Genova, attualmente frequenta il Master in Economia ed Etica del Turismo all'Università di Bologna, sede di Rimini. Collabora con associazioni di turismo responsabile ed è stagista presso l'Associazione RAM di San Rocco di Camogli.
La
stampa italiana offre un'enorme quantità di pubblicazioni specialistiche
riguardanti l'informazione turistica e tale offerta si diversifica
offrendo mete ed itinerari per accontentare tutti i gusti, si trovano
informazioni per il viaggio avventuroso, culturale, per single o
e no - gastronomico, sino a giungere al mal celato viaggio sessuale.
Di fronte a tale offerta viene spontaneo domandarsi se il viaggio
possa poi tramutarsi in esperienza o rimanga solo una ricerca di
riscontro con i dati forniti dalla rivista, dalla guida o dal catalogo
del tour operator.
La stampa turistica è una delle principali fonti da cui il viaggiatore
trae le informazioni prima di partire e propone sulle proprie pagine
patinate i luoghi, gli itinerari migliori, come raggiungerli, dove
alloggiare con tutte le comodità, dove cenare e divertirsi, cosa
fotografare, quali oggetti d'artigianato e souvenir acquistare al
miglior prezzo, il tutto racchiuso in una cornice di fotografie
di luoghi incantevoli, belle donne e piatti succulenti con chef
di bianco vestiti a farne da balia.
Le immagini hanno un ruolo primario nella scelta del viaggio. Chi
parte o ha intenzione di partire, oltre ad informarsi del prezzo
del viaggio e sui servizi offerti, vuole vedere che cosa vedrà.
Sembra un paradosso ma come dice Duccio Canestrini "(...) muovere
un turista è facile, muovere una persona è difficile. Occorre vincere
le sue insicurezze, presentare il viaggio come un trasferimento
nel migliore dei mondi possibili. Prima ancora di iniziare a mettersi
in trasferta, il turista organizzato sa cosa vedrà, quanto come
e dove starà. Ha già visto i depliant, ha già visto il 'film' (...)
Il turismo istituzionalizzato anziché far crescere le persone attraverso
l'incontro con le diversità le rassicura nelle loro abitudini e
va incontro alle loro aspettative." [1]
Il turista spesso torna dai viaggi e non ha visto nulla di nuovo
rispetto a quanto già visionato sul materiale fornito dall'agenzia
o acquistato in edicola. Vi è la corsa alla guida turistica illustrata
meglio, al catalogo con le foto migliori e se chiediamo agli agenti
di viaggio quale sia la domanda più frequente rivolta dal cliente,
la foto dell'alloggio e della camera sarà la risposta. Il viaggio
in questo modo perde totalmente la sua valenza avventurosa, " è
solo un singhiozzo in una cultura dove regna il valore della stanzialità"
[2], il turista è alla ricerca della certezza
e non più della scoperta del luogo, di se stessi, spesso non conosce
la realtà che lo ospita, la sua cultura, i suoi usi e costumi, i
suoi problemi economici, politici e sociali. È una realtà che il
turista schiva, fa finta di non vedere.
La carta stampata esaudisce quindi il desiderio di curiosità prima
ancora di giungere sul luogo. Già ai tempi dei viaggi d'esplorazione
si scrivevano diari di bordo, lettere e carteggi, ma era materiale
riservato ad un pubblico ristretto. L'invenzione della stampa fece
aumentare il numero di copie delle relazioni di viaggio, ma solo
nel 1800 si giungerà ad una maggiore tiratura e in pochi decenni
i giornalisti sfruttando telefono e poste invieranno notizie, veritiere
e non, da tutte le parti del mondo e di tutti i tipi.
Il mondo in questo modo si aprì e iniziò a farsi conoscere, si giunse
in breve ai mensili di viaggio del 1900. Gli autori erano i personaggi
più diversi, dai giornalisti agli uomini di scienza agli etnologi
che scrivevano monografie su popoli sconosciuti. Tali scritti, talvolta
superficiali, diventarono in poco tempo patrimonio diffuso e su
di esso la gente comune iniziò a costruire dei castelli in aria.
I castelli in aria di un tempo sono gli stessi che si continuano
a costruire ai giorni nostri, ma con una importante differenza.
Il numero delle immagini in circolazione è aumentato, oggi si conosce
tutto, ma solo chi ha scattato la fotografia può capire le sensazioni
che scaturiscono dall'essere lì, o forse nemmeno chi l'ha scattata,
perché la fotografia quasi mai è mezzo per rievocare esperienze
vissute.
Non vi è più nulla di sconosciuto e la commercializzazione su grande
scala dei viaggi All Inclusive ha permesso a milioni di persone
di raggiungere a bassi costi tutti i luoghi del pianeta e da contratto
ti promettono che ti faranno sentire come a casa tua dall'altra
parte del globo.
IL VIAGGIO COME NECESSITÀ
È proprio a questo punto dell'arte dei fatti che scaturisce la necessità
di riformulare l'idea del viaggio come esperienza umana che genera
necessità, la partenza come bisogno di distacco da una matrice etnica
delimitante, un bisogno di individualità e di autonomia.
Il viaggio del 2000 appare un'esperienza - prodotto. E' mercificato,
sembra una catena di montaggio, tutto programmato e non traspare
grande spazio e nemmeno molta volontà di riflessione.
Eric J. Leed [3] propone una struttura basata
sugli eventi del viaggio: partire, transitare, arrivare, l'erotismo
dell'arrivo. Queste fasi hanno caratteristiche proprie, frutto delle
forze capaci di generare gli avvenimenti umani.
Sorge spontaneo domandarsi se la fretta imposta al viaggio del giorno
d'oggi permetta ancora di cogliere queste fasi. I gruppi organizzati
che salgono su charter e arrivano in luoghi incantevoli per essere
trasportati immediatamente su un pulmino nel villaggio prescelto
dove restano fino alla fine del soggiorno, colgono veramente queste
fasi? In ogni viaggiatore vi è la consapevolezza dello spostamento,
proprio perché se per antonomasia nel 2000 il viaggio, oltre che
per lavoro, è un momento obbligato di riposo dell'individuo, si
coglie la sensazione di essere lontano pur essendo in un villaggio
turistico di gestione italiana. Leed ci aiuta a rispondere al quesito
affermando che al giorno d'oggi il viaggio turistico è come la misurazione
della cella da parte del detenuto, egli cammina dove già altri prigionieri
hanno camminato a lungo e lasciato un visibile solco. Ma allora
il viaggio autentico non è più possibile?
"La struttura contemporanea del turismo globale annulla una fuga
consacrata dal tempo da quei limiti che hanno sempre circoscritto
l'esistenza umana; un mezzo di liberazione da una morte fissata
e prevedibile (...) il viaggio è diventato comune, il turista è
la norma, il mondo è un manifesto affisso al muro che si può consumare
al prezzo di un biglietto (...) il viaggio non è più un evento eroico
che forma l'individuo (...) la solitudine del viaggiatore fu tipica
del viaggiatore eroico medievale e, prima ancora, un'espressione
del pathos del vagabondare e dell'esilio. Oggi invece le possibilità
di solitudine offerte dai viaggi fanno parte della purificazione
della terapia del viaggio, sono un mezzo grazie al quale la mente
si libera e il rapporto di coinvolgimento con un mondo di oggetti
esterni viene messo a fuoco e chiarito" [4].
Secondo il Presidente dell'AITR [5], Alfredo
Somoza [6], al giorno d'oggi non si viaggia
pensando al dove, si viaggia pensando al costo ed è per questo motivo
che spopolano in internet e nelle agenzie di viaggio le offerte
last minute, non importa dove ci si recherà, l'importante è recarsi
lontano al minor costo possibile, tutto incluso ovviamente.
ETICA ED INFORMAZIONE TURISTICA
L'ICEI [7] nel 1997 ha condotto un'indagine
sulla stampa turistica specializzata [8]
e ha portato a galla il problema dell'etica nell'informazione turistica.
Il numero di riviste specializzate in turismo in Italia è elevato
ed è in continua crescita se si contano anche quotidiani, settimanali
e mensili che inseriscono rubriche dedicate al viaggio, oltre ad
inserti e guide. La promozione turistica quindi si svolge attraverso
le molte testate presenti sul mercato e soprattutto attraverso i
cataloghi di viaggio dei tour operator, spesso unica lettura dell'utente
- turista prima della partenza.
Il dibattito sull'etica dell'informazione turistica si inserisce
all'interno dell'azione del turismo responsabile. Tra i principi
esposti nella Carta d'Identità per Viaggi Sostenibili [9],
ve ne sono alcuni importanti che non vengono troppo spesso presi
in considerazione dagli operatori del settore turistico.
La stampa turistica, tranne alcune eccezioni, non fornisce sufficienti
informazioni realistiche legate alla situazione socio culturale
del paese, all'impatto del turismo sull'ambiente e all'economia.
Inoltre non vengono forniti sufficienti spunti affinché l'utente
possa conoscere meglio il paese ed entrare in contatto con le realtà
locali.
Le tabelle dei prezzi riportate nei cataloghi e nelle riviste non
indicano la trasparenza del prezzo dell'offerta e quanto effettivamente
rimanga in percentuale in loco.
Si è ancora lontani dal raggiungimento di tali obiettivi, ma al
riguardo da anni operano all'interno del terzo settore realtà associative
che, promuovendo il turismo responsabile, cercano di fornire informazioni
complete su quanto il turismo possa essere dannoso se inserito in
contesti non adeguatamente predisposti a tale impatto.
A tale proposito si rende necessario un inciso riguardo all'utilizzo,
troppo spesso improprio, delle immagini. Si cerca di dare l'idea
di esotico, tribale, rilassante, divertente, in base alla località
e il tour operator cerca di ricreare questa situazione in loco per
soddisfare le aspettative create nel turista.
"Troppo spesso i Tour Operator trattano i popoli tribali come oggetti
esotici di cui godere come di una parte dello scenario. Ci si aspetta
che eseguano musiche e danze tradizionali per i turisti. Avulsi
dal loro originario contesto cerimoniale, tali aspetti della cultura
tribale perdono di significato e vengono banalizzati" [10].
La funzione delle immagini è spesso quella di illustrare o sottolineare
aspetti descritti nel testo o di lanciare messaggi che consolidino
l'atmosfera che si vuole ricercare rendendo il soggetto uno stereotipo.
L'immagine ha anche funzione subliminale quando suggerisce cose
che il pudore, o la legge, vietano di esplicitare per iscritto.
È il caso del ricorrente uso delle fotografie di ragazze locali
in costume o seminude, sempre sorridenti e disponibili, per illustrare
cataloghi delle destinazioni classiche del turismo sessuale [11].
Secondo l'Icei vi sono ben dirette campagne di promozione di alcuni
paesi che sfruttano i viaggi educational ovvero viaggi promossi
da operatori turistici o enti del turismo volti a far conoscere
al giornalista una o più località.
Durante un convegno del GIST [12], nel
1997,è stato affrontato il problema relativo ai viaggi educational
proposti dai tour operator ai giornalisti.
Duccio Canestrini racconta una personale esperienza di educational
sfociata involontariamente nella promozione di una località considerata
ancora esclusa dai circuiti del turismo internazionale di massa:
"Qualche anno fa una bella rivista geografica mi inviò in Madagascar,
per documentare alcuni aspetti della vita quotidiana dei Vezo. I
Vezo sono pescatori che vivono in piccoli villaggi sulla costa occidentale
dell'isola. L'irta foresta alle loro spalle, dove svettano poderosi
baobab, fa sì che alcune località siano raggiungibili soltanto via
mare, zigzagando avventurosamente tra le barriere coralline con
le piroghe a bilanciere (...) Feci il cosiddetto 'servizio', cioè
descrissi la loro vita quotidiana. Un paio di mesi dopo arrivò una
lettera in redazione. Era di un francese, di dubbia fama, che in
Madagascar amministrava da severo colono bianco il suo impero turistico:
gestiva alloggi, organizzava escursioni e ingaggiava occasionalmente
i pescatori come marinai. La sua lettera era piena di lodi, ma di
quelle che non fanno piacere, perché le notizie non erano buone:
"Vista la bellezza e la fattibilità dell'itinerario che ha percorso,
ho pensato di inserire i villaggi vezo tra le proposte di viaggio
per i miei clienti". Nonostante le mie migliori intenzioni, avevo
dunque fatto da pioniere per la turistizzazione del territorio dei
Vezo da parte di un imprenditore senza scrupoli." [13]
Il caso sopra esposto rientra nelle forme del piacere della conoscenza,
ma erroneamente presa come spunto per ulteriori turisticizzazioni
di luoghi non ancora intaccati dal fenomeno turistico.
Il raggiungimento di un'etica giornalistica vera e propria è ancora
lontano, ma non mancano campagne informative adeguatamente promosse
da testate come Nigrizia o Volontari per lo Sviluppo, riviste legate
al settore della cooperazione internazionale, del commercio equo
e solidale e di carattere religioso e missionario.
LETTURE E SCHEMI SOCIALI
Il turista prima di partire per un viaggio, come già accennato,
utilizza diversi strumenti per conoscere la località in cui si recherà
in vacanza. Le riviste, i cataloghi e le guide, agiscono da intermediari
indiretti con la località.
Inconsapevolmente gli abitanti dei luoghi di tutti il mondo vengono
resi degli stereotipi, inseriti in schemi concettuali legati ad
habitat, cultura e religione; avremo così i Dogon mistici, la Thailandia
paese del sorriso ecc.
Tali aggettivazioni sono una delle principali mosse strategiche
del marketing turistico. Si è reso molto proficuo presentare un
paese o una popolazione, sempre in un determinato modo, per accentuare
l'idea di sicurezza e di stabilità del mondo, un continuum nei tempi,
una stabilità contro corrente con la galoppante globalizzazione
dei nostri tempi.
L'atteggiamento adottato dai media e dalla stampa riflette la generale
necessità dell'Occidente di ritorno al passato. La 'nostalgia del
presente' [14] di cui parla Friedric Jameson,
si manifesta tornando al passato per mezzo della riedizione, fare
qualche cosa che già è stato fatto. Nel nostro caso la nostalgia
non si rivela tanto sul territorio che ci appartiene, ma si riversa
sull'altrove, su paesi e popolazioni con ricco patrimonio storico,
ma economicamente fuori dal circuito del mercato globale. "Oggi
siamo consapevoli che ogni volta che siamo tentati di parlare di
villaggio globale dobbiamo ricordarci che i media creano comunità
'senza il senso del luogo", sostiene Appadurai [15]
e prosegue, parlando della situazione orientale "ma anche se sta
sorgendo un sistema culturale globale, questo viene imbottito di
ironia e resistenza, a volte mascherato da passività e da appetito
insaziabile nel mondo asiatico per cose occidentali".
Sia i paesi del nord che del sud del mondo risentono di tale inquadramento.
L'antropologia del turismo individua nell'evento turistico un momento
di derealizzazione dei soggetti implicati. Si crea un rapporto oppositivo
fra rappresentazione fittizia e autenticità, subordinato ad un concetto
essenzialistico di cultura, rispetto a cui l'impatto produce effetti
di irreparabile degenerazione e commercializzazione oppure configurazioni
oppositive di salvaguardia e conservazione [16].
La promozione turistica fatta in questo modo ha una forte ricaduta
sociale ed etica sul luogo. Le immagini e gli stereotipi di un luogo
e della popolazione per gli studi di Antropologia di Turismo diventano
schemi delimitanti e racchiudono significati culturali [17].
Spesso le immagini stereotipate portano ad un ripensamento della
popolazione stessa, ci si adagia sulla struttura che è stata conferita
dall'immagine. Significativo a tale proposito il caso dei Dogon
in Mali. Con l'arrivo dell' etnologo francese Griaule negli anni
Trenta del Novecento e per gli studi condotti, si sono ritrovati
reinseriti nella loro stessa tradizione.
Griaule studiò a fondo tale popolazione e la rese nota in "Dio d'acqua".
Da questo momento in poi i Dogon diventarono il popolo dello stupore,
i mistici con una complessa cosmogonia. La pubblicistica di viaggio,
riviste, cataloghi e guide sfrutta ancora oggi ampiamente quest'immagine.
Marco Aime in Diario Dogon [18] nella sezione
'Cataloghi turistici e racconti di viaggio' traccia un profilo del
percorso culturale che seguono i visitatori in Mali. Vi è un cammino
di avvicinamento composto dalle letture del settore, a volte anche
lo stesso Dio d'Acqua. Chi sceglie di recarsi in Mali ha già un
buon bagaglio culturale, conosce abbastanza bene la situazione del
paese, ma spesso può restare deluso da scene che non soddisfano
le nascoste aspettative di trovare l'autentico.
Gli aggettivi più ricorrenti sono legati al mistero e alla magia,
alla regione, disabitata, isolata, impervia, quindi automaticamente
intatta.
L'isolamento, prosegue Aime, è però relativo, è necessario definire
la loro lontananza rispetto ad un centro. Ma questa è la prospettiva
del turista che vuole che i Dogon siano isolati, quando nella realtà
hanno contatti commerciali con le regioni vicine e le possibilità
di spostamento vengono offerte dalla lunga pista asfaltata nel deserto.
Quasi mai compaiono oggetti che riportano la mente all'occidente,
dagli utensili all'abbigliamento. L'immagine fornita è fasulla,
perché è normale incontrare i giovani con gli occhiali da sole Ray
Ban o le donne con i secchi di plastica perché molto più trasportabili
rispetto a quelli di zinco.
CONCLUSIONI
Le pagine precedenti ci hanno guidato alla scoperta della stampa
turistica e delle sue lacune, mostrando il turismo convenzionale
dei grandi numeri e dei viaggi All Inclusive e si è solamente accennato
al turismo responsabile.
I tour operator agiscono all'interno di un settore economico in
continua ascesa, propongono viaggi - vacanza in tutti i luoghi del
mondo, compresi quelli nel Sud del mondo, seppure in numero minore.
Le associazioni di turismo responsabile invece operano soprattutto
nei paesi del Sud del mondo e hanno come obiettivo primario, oltre
ai viaggi in tali località, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica
rispetto al degrado che il turismo di massa può arrecare, se condotto
in modo improprio.
Il turismo responsabile non è quindi solo viaggi. E' un movimento
iniziato nella seconda metà del secolo scorso a livello mondiale,
e propone un ripensamento delle cattive abitudini di viaggio promuovendo
un nuovo modo di viaggiare. Viaggiare in modo consapevole, rispettoso
e senza fretta, implica conoscere il proprio impatto a livello culturale,
sociale ed economico.
La pubblicistica dei due tipi di turismo è diversa per questo motivo.
Se le riviste specializzate e i cataloghi non sono eticamente corretti,
il turismo responsabile cerca di ovviare a questa mancanza promuovendo
meeting ed incontri [19] per raccontare
le realtà scomode che vengono troppo spesso nascoste dai 'venditori
d'emozioni'.
Il turismo convenzionale offrendo tutto ciò che il turista desidera,
gli permette di tornare bambino, avviene una sorta di deresponsabilizzazione,
legittimata dall'essere in vacanza.
Il turista - viaggiatore responsabile intraprende un percorso, di
conoscenza prima del viaggio con gli incontri preparatori, e d'esperienza
durante il viaggio. Il turismo responsabile utilizza canali diversi
per promuoversi. Le riviste specializzate promuovono in generale
il turismo convenzionale, sebbene non manchino alcuni casi di promozione
del turismo responsabile, per lo più inserito in ambito ecologista,
in viaggi e circuiti avventurosi o impegnati. Spesso quindi chi
si rivolge alle associazioni di turismo responsabile, o conosce
bene il tipo d'atteggiamento da adottare per partecipare a tali
viaggi, o rinuncia, come spesso succede, perché non soddisfa le
aspettative.
Tutti e due propongono viaggi, con la differenza che, chi decide
di viaggiare con un'associazione di turismo responsabile o da solo,
ma osservando i principi della Carta d'Identità per Viaggi Sostenibili,
sia in Italia che all'estero, è cosciente che la sua sarà una pietra
in più per la costruzione di una coscienza collettiva volta al miglioramento
del turismo, qualche cosa di concreto che cerca di diventare realtà.
Tutti i viaggiatori possono diventare responsabili, si auspica anche
coloro che legittimamente continueranno a recarsi nei villaggi con
servizi All Inclusive. L'etica dell'informazione turistica rappresenta
un passo importante nel processo verso la consapevolezza dell'utente
- turista.
Se le riviste di viaggio e i cataloghi iniziassero ad abbandonare
la logica commerciale e descrivessero realmente la situazione presente
nei luoghi oggetto del turismo, l'utente riceverebbe un'informazione
più completa e veritiera e sentirebbe sulle proprie spalle un peso
che si potrebbe tramutare in maggiore consapevolezza e umiltà.
NOTE
[1] D. Canestrini, Andare a quel paese:Vademecum
del turista responsabile, Milano, Feltrinelli Traveller, 2001,
pag.23.
[2] M. Bianchi, L'arte del viaggio:
ragioni e poesia di un turismo sostenibile, Milano, MC Editrice,
1998, pag. 14.
[3] E.J.Leed, La mente del viaggiatore:
dall'Odissea al turismo globale, Bologna, Il Mulino,1992.
[4] Ibidem, pag 348-355.
[5] AITR: Associazione Italiana Turismo
Responsabile.
Nata a Milano nel 1997 da alcune cellule del Forum italiano sul
turismo responsabile, ha l'importante compito di diffondere e realizzare
i principi contenuti nella Carta d'identità per viaggi sostenibili.
L'associazione si rivolge fondamentalmente a sei gruppi target:
industria turistica, stampa e media, scuole (istituti professionali
e mondo accademico), enti pubblici (ad esempio assessorati al turismo)
e privati (ad esempio società di consulenza), gruppi ed associazioni
del non profit e della solidarietà che si affacciano sulla scena
del turismo, gli utenti. Il proposito di AITR è una graduale applicazione
dei principi contenuti nella Carta. L'offerta di riflessione sul
turismo internazionale, la ricerca sul fenomeno, campagne di sensibilizzazione
e d'informazione, sono alcuni progetti dell'AITR, oltre alla formazione
per operatori del turismo affinché conducano il proprio lavoro in
modo etico. Non organizza viaggi, ma funge da snodo per segnalare
coloro che in Italia operano secondo la propria filosofia, dai viaggi
alla formazione all'editoria. Nel 2002, AITR, ha creato la Carta
"Bel Paese Buon Turismo" una Carta d'Identità per viaggi responsabili
anche in Italia e inEuropa, sullo stesso stampo di quella per viaggi
sostenibili. La Carta è stata presentata il 30 Novembre 2002 a Roma
in Occasione del Forum Nazionale dell'Associazione. Oggi AITR è
formata da 49 Associazioni che si occupano a vario titolo di turismo
e no profit. Per un maggiore approfondimento si veda R. Garrone,
Turismo responsabile, nuovi paradigmi per viaggiare in terzo mondo,Genova,
Ed. RAM, 1996. Richiedibile all'Associazione RAM,Turismo Responsabile,Via
Mortola, 15, San Rocco di Camogli (GE), tel-fax.0185-773061, https://www.associazioneram.it.
[6] Intervento al convegno, Il viaggiatore
globale, Trento, 2001. Gli atti sono reperibili presso MLAL,
Movimento Laici America Latina, Viale Palladio, 16 - 37138
Verona, https://www.mlal.org.
[7] ICEI, Istituto Cooperazione Economica
Internazionale.
[8] A. L. Somoza, T. Mallo, J. C. Fuentes
e al., Il turismo nei paesi del sud del mondo visto attraverso
la stampa specializzata italiana e spagnola, Milano, ICEI,
1997.
[9] Carta D'identità per viaggi sostenibili:
La Carta intende fornire indicazioni sia all'utente che all'operatore
attraverso tre fasi temporali del viaggio; il prima, il durante
e il dopo.
La premessa alla carta rende noto che, per favorire il rispetto
delle diversità culturali e adattarsi ai modi ed abitudini diversi
dai propri, è necessario sviluppare maggiore attenzione all'iterazione
che avviene tra i turisti, gli operatori e le comunità locali ospitanti.
Durante il viaggio gli utenti devono essere coscienti di essere
i fruitori di un viaggio - prodotto e quindi di essere consumatori.
Si deve cercare di rendere l'impatto socioculturale e ambientale
minimo e infine permettere alle comunità locali ospitanti di decidere
sul turismo nel proprio territorio e se possibile cercare di stabilire
proficui rapporti continuativi di collaborazione.
[10] F. Casella,"Turismo e popoli
tribali", in M. Bianchi, L'arte del viaggio: ragioni e poesia
di un turismo sostenibile, Milano, MC Editrice, 1998.
[11] A. Somoza , L'informazione turistica:
breve analisi dei cataloghi di viaggio, in M. Bianchi, L'arte
del viaggio: Ragioni e poesia di un turismo sostenibile, cit.
pag.54.
[12] GIST, Gruppo Italiano Stampa
Turistica. Il convegno in questione 'Deontologia della comunicazione
turistica: rapporti tra giornalisti ed operatori del turismo'
si è tenuto a Milano il 12 settembre 1996. Gli atti sono reperibili
presso la sede del GIST a Milano, tel. 02-7750218.
[13] D. Canestrini, Andare a quel
paese: vademecum del turista responsabile, cit. pag.57-58.
[14] Citato in A. Appadurai, Modernità
in polvere, Roma, Meltemi, 2001, pag.48.
[15] Ibidem, pag. 47.
[16] A. Simonicca, Antropologia del
turismo, Roma, Carocci, 2001, pag 126.
[17] Ibidem, pag.122 -. 133.
[18] M. Aime, Diario Dogon, Torino,
Bollati Boringhieri, 2000.
[19] Alcuni esempi: 'Zig Zag: Happening
sul turismo consapevole', Trento 30.11 - 7.12.2002, e 'Turismo
è sviluppo?' Convegno internazionale, Torino, 31.05.2002.
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