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M@gm@ vol.1 n.4 Octobre-Décembre 2003
PER UNA LETTURA RINNOVATA DELL'INTERVENTO SOCIALE: Seminario Internazionale d'Antropologia dell'Immaginario applicata ai contesti sociali e culturali
Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
Presidente Osservatorio dei Processi
Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com);
Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches
Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur
l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry''
di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi
René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale
e Responsabile della rivista elettronica in scienze umane
e sociali "m@gm@"; Collaboratore e Membro del Comitato Scientifico
della "Revue Algérienne des Etudes Sociologiques", Université
de Jijel-Algeria; Sociologo e Libero Professionista, Studio
di Sociologia Professionale (Catania).
Il seminario internazionale "Per una rilettura rinnovata dell'intervento
sociale", s'inserisce come momento di riflessione teorica e metodologica
all'interno del percorso formativo proposto dall'IFORIS, l'Istituto
di Formazione e Ricerca in Intervento Sociale diretto da Georges
Bertin, che ha istituito il Certificato di Studi Superiori in antropologia
dell'immaginario. Il riferimento all'antropologia dell'immaginario
[1] è fondamentalmente volto a valorizzare
la capacità transdisciplinare e la peculiare prospettiva di quest'approccio,
teso verso una lettura multidisciplinare e comprendente del reale.
L'intervento dei relatori su alcuni temi rilevanti, collegati al
lavoro sociale e ai servizi sociali, allo sviluppo locale, all'animazione
sociale e culturale, sono stati ampliati e arricchiti ulteriormente
grazie all'organizzazione pratica e pedagogica del seminario che
ha reso possibile una considerevole interazione tra i partecipanti,
relatori e iscritti al seminario.
L'aspetto più importante del seminario è stato proprio la capacità
di mettere insieme un gruppo composito di ricercatori e professionisti
che lavorano e operano in campi differenti: dall'antropologia alla
sociologia, dall'etnologia all'economia sociale e alla comunicazione,
dalla formazione professionale al lavoro sociale. Questo ha permesso
effettivamente di offrire un approccio multidisciplinare: sostenendo
e attivando un interessante confronto ed uno scambio proficuo con
i partecipanti (lavoratori sociali, animatori e psicologi, psicanalisti
e sociologi, formatori in lavoro sociale e medici); favorendo inoltre
un confronto transdisciplinare in grado di proporre dei metodi e
delle applicazioni concrete alle situazioni e problematiche incontrate
nel proprio settore d'intervento. La vocazione e l'interesse sostanziale
dell'IFORIS è, in definitiva, intervenire tra i professionisti per
sostenere un'attività di riflessione, pratica e teorica, a partire
dalle situazioni vissute dai partecipanti sul proprio terreno di
ricerca e d'intervento professionale nei luoghi sociali dove questo
si costruisce e si concretizza.
L'ANALISI DEGLI APPROCCI E DELLE METODOLOGIE DELL'INTERVENTO
SOCIALE
Un'ambivalenza di fondo per riconsiderare l'istituito
attraverso l'istituente
Il contributo propedeutico di Georges Bertin ai lavori del seminario,
ha esplorato "l'intervento nelle scienze umane come luogo privilegiato
della relazione tra teoria e pratica, azione e riflessione, studio
e terreno" [2] di ricerca e intervento,
esaminando differenti approcci e metodologie dell'intervento sociale.
Gli approcci analizzati dall'ambito della psicologia sociale a quello
della sociologia analitica, costituiscono un insieme essenziale
di conoscenze ed esperienze rispetto alle definizioni e alle implicazioni
concrete dell'intervento in differenti campi delle scienze umane
e sociali:
- l'intervento psicosociologico, caratterizzato da Maisonneuve [3]
come insieme di pratiche che mirano al cambiamento nelle relazioni
umane e nelle istituzioni o nelle collettività, ci permette di considerare
l'interesse pratico allo studio della dinamica e del funzionamento
dei gruppi sociali per le possibili applicazioni che implica nella
vita professionale e quotidiana;
- l'interventismo, definito da Grawitz [4]
come pianificazione statale a livello economico e sociale per correggere
le ineguaglianze;
- l'intervento psicosociale e la ricerca azione sviluppata da Dubost
attraverso le tecniche dell'intervento psicosociologico [5],
l'osservazione e la comprensione delle situazioni vissute dagli
individui per sostenere dei cambiamenti attraverso un lavoro collettivo;
- l'intervento sociopsicoanalitico di Mendel [6],
dove l'esame dei conflitti consci e inconsci delle nostre società
si concretizza in una socioterapia;
- l'intervento socioanalitico di Ardoino e Lourau [7]
con la sua comprensione dialettica della realtà.
L'attenta e accurata analisi di Bertin sugli approcci e le
metodologie dell'intervento sociale nelle scienze umane, ha
fornito numerosi spunti per mettere in rilievo "un'ambivalenza
di fondo costituita da due poli differenti, il polo tecnico
e il polo politico, che oppongono due rispettive dimensioni:
quella dell'istituito, caratterizzata da una visione naturalista,
universale, riparatrice e repressiva; e quella dell'istituente,
caratterizzata da una visione umanista, particolare, rigeneratrice
e critica." [8] Una proposta conclusiva
che sulla scorta dell'analisi istituzionale e socioanalitica,
cerca d'individuare e mettere in evidenza quest'ambivalenza
come possibilità di riconsiderare l'istituito attraverso l'istituente.
Riconoscere l'immaginario sociale che agita gli individui
e le società, così com'è stato definito da Castoriadis [9],
considerando il rapporto dialettico tra le istituzioni della
società istituita e l'emergere di nuove simbologie e significati,
come processo autonomo della società istituente depositaria
di nuove pratiche sociali.
L'osservazione e l'analisi di alcuni fenomeni, taluni movimenti
settari, lo sviluppo di un'economia sociale e solidare, i movimenti
di contestazione, le libere università popolari e rurali, testimoniano
di quest'ambivalenza e della dialettica in atto nella questione
dell'identità e della cittadinanza sociale sviluppata da Hervé Drouard.
"Si potrebbe dire oggi che esiste un'aspirazione forte verso un
approccio meno frantumante, meno atomizzato dell'identità di cittadinanza:
è lo stesso individuo che si educa o educa nella famiglia, la scuola
ed altri luoghi, che producono, consumano, s'istruiscono, praticano
differenti arti o tecniche, s'inseriscono in gruppi o territori.
L'individuo cerca disperatamente dei luoghi di ricostituzione, di
riconciliazione di tutti questi suoi pezzetti di vita separata dove
può parlare, riflettere, costruire del sapere e dei progetti, essere
riconosciuto nella sua interezza perché si sente frantumato, sempre
più privato della gestione degli avvenimenti, i sistemi impersonali
che lo rinchiudono totalmente. (...) Questa rivendicazione, questa
ricerca dell'emancipazione, della fuoriuscita dall'umiliazione si
ritrova in un insieme eteroclito di pratiche." [10]
L'IMMAGINARIO TRA POST-MODERNITÀ E LAVORO SOCIALE
Il simbolismo in atto nelle rappresentazioni e nelle
pratiche delle comunità
Un'antropologia dell'immaginario, del simbolismo in atto nelle rappresentazioni
e nelle pratiche degli individui e delle società, è stata introdotta
e ampliata collegandosi alla definizione della post-modernità e
del significato dei miti e dei riti che in essa assumono un aspetto
"arcaico reinvestito dal moderno, o il moderno entrando in sinergia
con gli elementi più arcaici, vale a dire a dire gli elementi primi,
primordiali di tutta l'umanità." [11] Partendo
da questi presupposti Sandrine Basilico ha proposto di comprendere
"il nuovo sorgere nelle società post-moderne del rito" come "successione
di gesti che rispondono a dei bisogni essenziali e ai miti, storie
vere, molto preziosi perché sacri, esemplari e significativi, testimoni
di una ricerca, di una prova di codificazione del mondo." [12]
Il rito come simbolismo attualizzato attraverso le rappresentazioni
e le pratiche sociali è individuato in quanto elemento indispensabile
da introdurre nella formazione e nell'attività professionale di
tutti coloro che lavorano nel sociale. "Sotto questo punto di vista,
la società appare come un enorme assemblaggio di campi rituali intrecciati,
andando dai riti delle istituzioni più generali, quelli che presiedono
alla costituzione della società, della comunità politica, ai rituali
più privati e quotidiani. Comprendere il rito e il mito, per accostarsi
più vicino alla società e alle sue mutazioni, è quindi un interesse
fondamentale per i lavoratori sociali come per ogni cittadino."
[13] Il concetto d'intervento sociale è
quindi esaminato, rispetto all'affermarsi dei miti e dei riti nella
società post-moderna " (...) come luogo di coinvolgimento socio-affettivo
e istituzionale dei gruppi sociali. Poiché intervenire è comprendere
la forza dell'immaginario sociale nella sua dimensione creatrice,
in una società profondamente strutturata dai suoi miti fondatori
dove gli attori sociali si ritrovano di fronte ad una pluralità
di aspetti di una realtà sociale in mutazione." [14]
La relazione di Dominique Géraud [15] ha
considerato i lavoratori sociali come comunità simbolica, partendo
da un lavoro di ricerca focalizzato sull'analisi dell'immaginario
di queste professioni. Nella sua ricerca empirica, riferendosi al
modello epistemologico della sociologia comprendente, ha fatto ricorso
a tecniche sociologiche e antropologiche quali l'intervista e l'osservazione
partecipante. "Lavorando attualmente sulla questione del lavoro
sociale, della sua unità o della sua diversità, dei suoi valori,
la questione dell'universo simbolico di questo gruppo professionale
sembra costituire una premessa. (...) Attraverso il linguaggio comune
è una sorta d'estetica del lavoro sociale che noi possiamo individuare.
Il linguaggio è senz'altro un filtro della percezione della realtà
sociale. Un linguaggio comune è anche un sentimento comune, come
il rap è un segno di appartenenza per i giovani della periferia.
Il linguaggio tecnico dei lavoratori sociali (...) sembra essere
un segno di appartenenza alla tribù del sociale. (...) La struttura
simbolica dell'universo del lavoro sociale non è incoerente, essa
è anche piuttosto strutturata e trasversale all'insieme delle professioni."
[16]
Analizzando le principali forme d'intervento dei lavoratori sociali,
i loro percorsi di formazione e il ruolo che assumono, Dominique
Géraud sottolinea il particolare valore assunto dall'etica: tema
capitale e sostegno fondamentale della nuova identità dei lavoratori
sociali. L'analisi del sistema valoriale e dell'immaginario dei
lavoratori sociali è stata quindi collegata al tema precedente,
il simbolismo in atto nelle pratiche e nelle rappresentazioni delle
comunità, considerando in questo caso i lavoratori sociali come
una configurazione sociale ed una comunità simbolica cui è possibile
applicare anche la nozione del trialismo post-moderno osservato
nella sua dimensione comunitaria e quotidiana [17].
"Il nostro lavoro non ci ha permesso di distinguere una professione
come avente dei riferimenti specifici, questo non significa che
non ce ne siano. Noi non li cercavamo. Al contrario, noi cercavamo
quello che era comune. Questa comunità simbolica, che noi pensiamo
di essere riusciti a mettere in evidenza, ci sembra contribuire
alla dimostrazione della dinamica tribale, dell'appartenere ad un
gruppo, i lavoratori sociali." [18]
La relazione che ho presentato [19] offriva
alcune riflessioni sull'attività professionale sviluppata in questi
ultimi anni, riferendomi alla realizzazione e al coordinamento di
servizi di prossimità nel settore dell'educativa territoriale e
domiciliare, dell'animazione sociale e della formazione: la formazione
degli operatori che hanno attuato questi stessi servizi, attivati
nel quadro di progetti finanziati da programmi sostenuti dalle politiche
sociali nazionali, è stata l'oggetto principale di queste riflessioni.
Interrogandoci sulle realtà implicate in questi interventi sociali,
dalle istituzioni ai differenti attori del territorio insieme ai
destinatari diretti e indiretti dei servizi attivati, non possiamo
fare a meno di rilevare come la formazione pratica degli operatori
sociali e l'affermazione delle loro identità professionali, sia
attraversata da una pluralità di modelli, di organizzazioni, nuovi
processi e ipotesi innovative nel lavoro sociale. Questo complesso
panorama nel quale si formano e intervengono gli operatori sociali
è inoltre subordinato al processo di segmentazione del lavoro sociale:
assistiamo ad una sempre più rilevante differenziazione e specializzazione
delle professioni, mentre s'incrementano simultaneamente la creazione
di nuove figure che intervengono nel sociale e che si diversificano
rispetto a quelle tradizionali. I moderni processi di decentralizzazione
delle politiche sociali ed una maggiore valorizzazione e implicazione
dei territori, determinano inoltre una crescita della volontà e
del potere degli amministratori locali che incidono di fatto nella
definizione e nel riconoscimento dei soggetti che sono integrati
nella condizione di operatori sociali: i criteri che incidono maggiormente
nella creazione di queste nuove figure professionali sono dettati
in definitiva da un obiettivo prioritario, l'integrazione socio-economica
dei soggetti più svantaggiati della comunità (giovani disoccupati,
ecc.).
Ho quindi considerato in modo particolare la nuova figura dell'operatore
sociale che emerge da queste esperienze, riflettendo alla loro formazione
pratica come spazio di produzione di nuove capacità e creatività.
Ragionando sulla scorta degli indirizzi che aveva già precedentemente
sottolineato Dominique Géraud [20], l'immaginario
diurno e notturno di Gilbert Durand [21]
elle pratiche d'intervento sociale e nell'identità professionale
dei lavoratori sociali, ho cercato di procedere in questo senso
per interpretare a posteriori i miei diari di bordo ed i molteplici
incontri con gli operatori sociali: incontri di gruppo focalizzati
sulle problematiche inerenti la loro attività pratica. L'impegno
e il confronto collettivo tra i differenti attori implicati in questi
progetti d'intervento sociale necessitano l'attuazione e la gestione
di uno spazio di mediazione degli immaginari individuali e sociali,
indispensabile per contenere una realtà confinante tra saperi e
pratiche professionali diverse e generatrici d'immaginari compositi
e di possibili conflitti. Questo si rileva determinante al fine
di sostenere l'identità professionale delle nuove figure degli operatori
sociali, consentendogli di essere dei soggetti capaci di confrontarsi
con le professioni tradizionali dell'intervento sociale, capaci
inoltre di sviluppare la propria creatività per fare emergere nuove
ipotesi di lavoro attraverso le quali mettere in relazione e fare
interagire i soggetti della comunità.
L'IMMAGINARIO TRA PRODUZIONE DI CONOSCENZE E CAMBIAMENTO SOCIALE
Intervenire, fare emergere nuove istanze e modificare
le relazioni che regolano i rapporti tra i soggetti ed il
territorio
Véronique Liard si è interrogata sull'intervento e l'impatto sociale
della psicanalisi e della psicologia analitica prendendo in esame,
rispettivamente per i due ambiti, i testi di Freud e di Jung. "Lo
psicanalista e lo psicologo hanno un ruolo di mediatore tra l'inconscio
del paziente e l'Io (...) e l'immagine che quest'ultimo si era fatta
di lui stesso e degli altri fino allora. Ne consegue che egli interviene
ugualmente nella relazione tra il paziente e i differenti gruppi
ai quali appartiene." [22] Un tema che
ha permesso di sviluppare ulteriormente una serie di riflessioni
e interventi su come intervenire significhi porsi in qualità di
mediatore su più dimensioni: una dimensione della verticalità, tra
soggetto e psiche, ed una dimensione della trasversalità situata
all'incrocio dell'intersoggettività.
Non si può inoltre prescindere, in questo movimento situato su più
dimensioni, dall'importanza che assume l'implicazione personale
e istituzionale. La nozione d'implicazione approfondita da Martine
Arino, relativa all'implicazione del ricercatore rispetto al suo
oggetto di studio e al nostro ideale di conoscenza e scientificità,
è stato messo in discussione poiché strettamente collegato al rapporto
che il soggetto ha con se stesso, in quanto oggetto sociale, e con
le istituzioni con cui interagisce nel proprio settore di ricerca
e intervento. Analizzando dei diari di bordo Martine Arino ci mostra
come "(...) l'implicazione è oggetto di conoscenza che svela il
rapporto che ogni ricercatore intrattiene con le sue istituzioni
di appartenenza." [23]
I diari di bordo che trovano una sempre maggiore applicazione nell'attività
di ricerca e nel lavoro sociale, sono un "(...) aiuto prezioso per
comprendere, svelare la propria implicazione (...) per comprendere
quello che la società che egli studia gli dice su sé stesso attraverso
il modo in cui essa lo accoglie, lo rigetta o lo rende partecipe.
(...) Una ricerca sull'implicazione e sul suo processo d'istituzionalizzazione
non può fare a meno di un'analisi della sua implicazione, delle
sue appartenenze materiali, ideologiche, teoriche (...) della sua
propria istituzionalizzazione in quanto soggetto sociale." [24]
La possibilità di sviluppare una capacità di lettura della realtà
in grado di produrre delle conoscenze e del cambiamento non deve
quindi ignorare la non neutralità del ricercatore e del professionista,
né tanto meno deve tralasciare gli ostacoli e le resistenze che
s'incontrano nel tentativo di comprendere e descrivere una prassi
sulla quale s'inseriscono delle pratiche e degli immaginari complessi.
L'analisi di una serie di trasmissioni radiofoniche, una stazione
radio di Montreal in cui un conduttore qualificato in psichiatria
anima dei dibattiti con gli ascoltatori su problemi di ordine psicologico
e sociale, ha permesso a Yves Couturier di presentare alcune riflessioni
sull'intersoggettività e la molteplicità degli immaginari, esaminando
quelle pratiche di resistenza che manifestano i soggetti in interazione.
"Noi vogliamo approfondire un esempio di resistenza che ci permetterà
d'illustrare le nostre ipotesi sull'incrocio degli immaginari e
delle resistenze. (...) Non ci sono a nostro avviso dei meta-racconti
che si oppongono a delle narrazioni soggettive ma pratiche discorsive
che si distribuiscono attorno a dei diagrammi di dispersione, forme
che si costituiscono anche di diversi discorsi di resistenza. Queste
forme sono chiaramente sociali e storiche (...) diventa allora interessante
studiare il diagramma di dispersione di possibili realizzazioni,
diagramma che costituisce il limite dell'immaginario socializzato
e indica possibilmente uno spazio dell'immaginazione ancora da descrivere.
… Se noi interroghiamo questa prospettiva è perché concepiamo la
soggettività come non-essenziale, formata infatti da rapporti intersoggettivi,
di mondi vissuti e di storia, è quello che noi pensiamo che questa
multiplicità è anche socialità." [25]
Rabah Kechad si è riferito ai suoi studi e interventi sui bisogni
sociali delle famiglie rurali in Algeria, realizzati con tecniche
d'animazione di gruppi di discussione, interviste, osservazione
partecipante e questionari, proponendo come l'intervento del sociologo
nella definizione dei bisogni sociali di località e popolazioni
svantaggiate, potrebbe restituire un maggiore riconoscimento alle
rappresentazioni e all'immaginario individuale e sociale degli attori
nel tentativo di fare emergere nuove istanze sociali. Il ruolo del
sociologo nella "(...) questione sociale supera questa visione tecnica
che fa dei bisogni sociali una semplice questione di quantificazione
e di gerarchizzazione da stabilire da una ricerca quantitativa che
esclude le informazioni qualitative fornite dalle tecniche proprie
al sociologo." [26] La realizzazione di
una mappa dei bisogni da trasformare in un piano di lavoro e di
sviluppo locale deve considerare altresì " (...) le lacrime e le
espressioni emotive (...) le parole e i termini utilizzati (...)
i gesti para verbali e la mimica (...) le immagini e le analogie
(...) le metafore e le espressioni descrittive (...) i simboli ed
i segnali linguistici (...) ecc." [27] "L'immaginazione
sociologica consiste soprattutto a tradurre i sogni e le speranze
delle popolazioni svantaggiate esaminate in bisogni capaci ad essere
soddisfatti. Il sociologo, all'inverso del pianificatore, è in grado
di trasformare l'immaginario in immaginazione. Questa passerella
interpretativa e comprendente fa appello a delle competenze analitiche
e esplicative molto particolari che esigono delle forti capacità
di astrazione e di interpretazione. Altrimenti detto questo rileva
più di un processo interpretativo perché le realtà espresse dagli
attori comportano dei significati che l'analisi semiologia permetterebbe
senza dubbio al sociologo di disporre di una carta simbolizzante
le aspirazioni e le attese da differenti espressioni degli attori."
[28]
PROGRAMMA DEL SEMINARIO
PROBLEMATICA
Il tema e la problematica del seminario proposti da Georges Bertin,
che ne ha curato la direzione scientifica insieme a Serge Koulytchisky,
caratterizzando il seminario come momento di riflessione teorica
e metodologica, miravano a sostenere una comprensione della complessità
delle situazioni sociali e culturali in diversi settori dell'intervento
professionale.
"Siamo segnati da una cultura indoeuropea che, principio di tutti
i nostri miti, fa intervenire gli dei nella storia degli uomini.
Intervenire, venire tra, è nello stesso tempo, come lo fa notare
Jacques Ardoino, una pratica sociale che si sviluppa, in modo permanente,
nei gruppi che hanno già una storia. Ardoino declina le forme che
hanno contraddistinto le loro rappresentazioni:
- quella dell'organizzatore nell'azienda o nell'amministrazione,
fondata sulla tecnica;
- quella dello psico-sociologo che mira al cambiamento;
- quella dell'analista (o socio-analista) dell'"istituzione analizzante",
l'approccio istituzionale;
- quella dell'approccio Reichiano et dei teorici dell'alienazione.
La definizione d'intervento sociale si trova spesso ridotta ad un
insieme di pratiche che fonderebbero e legittimerebbero certi mestieri
definiti "del sociale": salute, lavoro sociale, risorse umane, ecc.
E' possibile rivisitare questo concetto interrogandolo come prassi
sociale, tra il paradosso della domanda e dell'offerta, luogo di
mobilitazione socio affettiva e istituzionale dei gruppi sociali?
Vi è ancora oggi posto per l'intervento sociale? Quale articolazione
trova con la riflessione e l'intervento sociologico? Non è condannata,
per esempio, dai gruppi denominati di qualità, dai meccanismi di
certificazione, dai facili consensi, le regole sociali alle quali
ci siamo ormai sottomessi e che, nell'autorefenziarsi dei gruppi
che li producono, sembrano proibire qualsiasi comunicazione a colui
che si autorizzerebbe a "intervenire", condannando, nello stesso
tempo, il lavoro nel sociale alla reiterazione?
E ancora, intervenire non è realizzare, attualizzandola, la potenza
creatrice dell'immaginario sociale come la intende Castoriadis?
Quando l'intervento sociale produce "l'istituzione immaginaria della
società", mentre le nostre società sono attraversate in profondità
dai loro miti fondatori che non cessano di rinnegare per meglio
creare, e dove l'intervento è altrettanto più efficace quanto più
è occultato? Quando le dimensioni propriamente istituenti delle
posizioni degli attori non consentono di riconoscere il ruolo degli
agenti, nel loro incessante confronto col mondano e i molteplici
aspetti della realtà sociale in mutamento? Intervenire, non sarebbe
dunque, nel gioco dell'irruzione dei possibili, riconosce l'importanza
della poiesi degli intellettuali dell'intelligenza degli agenti,
spesso oltremodo dimenticati a profitto dei sacerdoti delle ideologie
o delle tecniche che producono il sorgere dell'insignificanza? Attuare
una tale riflessione non sosterrebbe delle virtù rifondatrici per
i lavoratori del sociale?
Quest'incontro preciserà le problematiche precedenti, proponendo
delle interpretazioni nel confronto tra pratiche e riflessioni e
riflessioni attuali, attestate da numerosi lavori universitari come
quelli degli esperti nell'intervento sociale. In conseguenza di
ciò, senza privilegiare nessun approccio, questo seminario, luogo
paradossale del primo incontro fisico di un certo numero di responsabili
della rivista elettronica Esprit Critique, con gli "studenti" del
seminario d'antropologia dell'immaginario dell'IFORIS, i partecipanti
e i ricercatori del GRIOT d'Angers, permetterà di chiarire queste
questioni." [Georges Bertin]
ORGANIZZAZIONE, RELATORI E PARTNERS
Direzione Scientifica
Georges Bertin (sociologo e antropologo): abilitato
a dirigere ricerche (HDR); Direttore Generale dell'IFORIS (Istituto
di Formazione e Ricerca nell'Intervento Sociale).
Serge Koulytchisky (economista): membro del CIRIEC e del
Collegio Cooperativo; è stato il Direttore del DESS in Economie
Sociale dell'Università del Maine.
Relatori.
Martine Arino (Università de Perpignan, Francia): "L'implicazione
e i fondamenti semiotici e antropologici dell'istituzione".
Sandrine Basilico (Università di Nice-Sophia, Francia): "Miti,
riti e tribalizzazione delle società post-moderne".
Georges Bertin (Sociologo e antropologo, Direttore
Generale dell'IFORIS, Angers, Francia): "L'intervento sociale".
Sylvie Chiousse (Università d'Aix-Marseille, Francia, direttrice
scientifica d'Esprit Critique): "I capi di culto del candomblé in
Brasile, dei lavoratori sociali come gli altri?".
Yves Couturier (Università di Sherbrooke, Québec-Canada):
"Intervenire e cooperare. Analisi del campo semantico dell'intervento
e forme transdisciplinari del lavoro nei mestieri di prossimità,
movimenti incrociati dell'immaginario e pratiche di resistenza".
Hervé Drouard (Dottore in Sociologia, animatore sociale,
ricercatore e formatore, Montbert, Francia): "La riconquista dei
territori, qualche esempio pratico".
Dominique Géraud (Sociologo, IFORIS, Angers, Francia): "L'immaginario
dei lavoratori sociali".
Rabah Kechad (Università d'Algeri, Algeria): "L'intervento
del sociologo nell'identificazione dei bisogni sociali delle popolazioni
svantaggiate".
Serge Koulytchisky (Università del Maine, Francia): "Attori
e interessi in Economia Sociale".
Véronique Liard (UCO, Angers, Francia): "L'intervento sociale
della psicanalisi e della psicologia analitica".
Jean-François Marcotte (Direttore d'Esprit Critique, Montreal,
Québec-Canada): "Intorno all'intervento sociologico e alla ricerca
sulle nuove reti telematiche".
Orazio Maria Valastro (Sociologo, Redattore Capo d'Esprit
Critique, Direttore Responsabile e Editoriale di m @ g m @, Catania,
Italia): "Operatori sociali, formazione pratica e creatività".
Partners:
AFIRSE, Associazione Francofona Internazionale di Ricerche
Scientifiche nell'Educazione;
Esprit Critique, rivista internazionale francofona di sociologia
e scienze sociali, Montreal, Québec-Canada;
IFORIS, Istituto di Formazione e Ricerca in Intervento Sociale,
Angers, Francia;
GRECO-CRI, Gruppo di Ricerche Europee Coordinate dei Centri
di Ricerca sull'Immaginario, Angers, Francia;
GRIOT, Gruppo di Ricerche sull'Immaginario, gli Oggetti simbolici
e le Trasformazioni sociali, Angers, Francia.
LINK
AFIRSE
Associazione Francofona Internazionale di Ricerche Scientifiche
nell'Educazione
[ www.afirse.org
]
Esprit Critique
Rivista internazionale francofona di sociologia e scienze sociali
[ www.espritcritique.org
]
IFORIS
Istituto di Formazione e Ricerca in Intervento Sociale
4, rue Georges Morel, 49045 Angers Cedex 01, France
Tel: (33-02) 41221730, Fax: (33-02) 41221739
e-mail: contact@iforis.fr
sito web: www.iforis.fr
GRECO-CRI
Gruppo di Ricerche Europee Coordinate dei Centri di Ricerca
sull'Immaginario
Université de Perpignan
sito web: www.univ-perp.fr/lsh/rch/cri-greco/
GRIOT
Gruppo di Ricerche sull'Immaginario, gli Oggetti simbolici
e le Trasformazioni sociali
Université Catholique de l'Ouest, 3 place André Leroy BP 808, 49008
Angers Cedex 01, France
Tel.: (33-02) 41816619 - 41816603, Fax: (33-02) 41816788
e-mail: griot@uco.fr
sito web: www.univ-perp.fr/lsh/rch/cri-greco/griot.htm
NOTE
[1] Gilbert Durand, Les structures
anthropologiques de l'imaginaire, Paris, Presses Universitaires
de France, 1963 (tr. it. di Ettore Catalano, Le strutture
antropologiche dell'immaginario, Bari, Edizioni Dedalo, 1972).
[2] Georges Bertin, "L'intervento sociale",
intervento al seminario dell'IFORIS, 3-5 luglio 2003, Angers,
Francia.
[3] Jean Maisonneuve, La dynamique
des groupes, Collection Que sais-je?, Presses Universitaires
de France, 2002 [14ème édition], p.126.
[4] Madeleine Grawitz - Jean Leca (sous
la direction de), Traité de science politique vol.4: les politiques
publiques, Paris, Presses Universitaires de France, 1985,
p.558.
[5] Jean Dubost, L'intervention psychosociologique,
Presses Universitaires de France, 1987.
La recherche action: perspectives internationales, Revue Internazionale
de Psychosociologie, vol.7 n.16-17, 2001.
[6] Gérard Mendel - J.L. Prades, Méthodes
de l'intervention psychosociologique, Paris, Editions La Découverte,
2002.
[7] Jacques Ardoino - René Lourau,
Les pédagogies institutionnelles, Paris, Presses Universitaires
de France,1994.
[8] Georges Bertin, cit., IFORIS, 3-5
luglio 2003.
[9] Cornelius Castoriadis, L'institution
imaginaire de la société, Paris Le Seuil, 1975 (tr. it. di
Fabio Ciaramelli e Fabrizio Nicolini, L'istituzione immaginaria
della società, Torino, Bollati Boringhieri, 1995).
[10] Hervé Drouard, "La riconquista
dei territori, qualche esempio pratico", intervento al seminario
dell'IFORIS, 3-5 luglio 2003, Angers, Francia.
[11] Michel Maffesoli, La transfiguration
du politique: la tribalisation du monde post-moderne, Paris,
Ed. La Table Ronde, 2002, p.244.
[12] Sandrine Basilico, "Miti, riti
e tribalizzazione delle società post-moderne", intervento
al seminario dell'IFORIS, 3-5 luglio 2003, Angers, Francia.
[13] Ibidem, IFORIS, 3-5 luglio 2003.
[14] Ibidem, IFORIS, 3-5 luglio 2003.
[15] Dominique Géraud, "L'immaginario
dei lavoratori sociali", intervento al seminario dell'IFORIS,
3-5 luglio 2003, Angers, Francia.
[16] Ibidem, IFORIS, 3-5 luglio 2003.
[17] Michel Maffesoli, Tribalisme
postmoderne in Unité-diversité: les identités culturelles
dans le jeu de la mondialisation, Paris, Editions l'Harmattan,
2002, p.154.
[18] Ibidem, IFORIS, 3-5 luglio 2003.
[19] Orazio Maria Valastro, "Operatori
sociali, formazione pratica e creatività", intervento al seminario
dell'IFORIS, 3-5 luglio 2003, Angers, Francia.
[20] Dominique Géraud, Le monde symbolique
des travailleurs sociaux, Esprit Critique, vol.4 n.7, juillet
2002
[ https://www.espritcritique.org/0407/article05.html ].
[21] Gilbert Durand, op. cit., 1963.
[22] Véronique Liard, "L'intervento
sociale della psicanalisi e della psicologia analitica", intervento
al seminario dell'IFORIS, 3-5 luglio 2003, Angers, Francia.
[23] Martine Arino, "L'implicazione
e i fondamenti semiotici e antropologici dell'istituzione,
intervento al seminario dell'IFORIS, 3-5 luglio 2003, Angers,
Francia.
[24] Ibidem, IFORIS, 3-5 luglio 2003.
[25] Yves Couturier, "Intervenire
e cooperare: analisi del campo semantico dell'intervento e
forme transdisciplinari del lavoro nei mestieri di prossimità,
movimenti incrociati dell'immaginario e pratiche di resistenza",
intervento al seminario dell'IFORIS, 3-5 luglio 2003, Angers,
Francia.
[26] Rabah Kechad, "L'intervento del
sociologo nell'identificazione dei bisogni sociali delle popolazioni
svantaggiate", intervento al seminario dell'IFORIS, 3-5 luglio
2003, Angers, Francia.
[27] Ibidem, IFORIS, 3-5 luglio 2003.
[28] Ibidem, IFORIS, 3-5 luglio 2003.
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