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M@gm@ vol.1 n.4 Octobre-Décembre 2003
SOCIOSEMIOTICA E GENERI COMUNICATIVI: UNA PROPOSTA PER ANALIZZARE LA COMUNICAZIONE WEB
Nicola Cavalli
nicola.cavalli@inwind.it
Laureato in Editoria Multimediale
presso il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione della
facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino;
tutor nel Master in New Economy e WebMarketing anno 2002 a
cura dell'Istituto Europeo di Design di Torino; collabora
con diversi siti Internet in qualità di redattore (Alice,
Pronto e Sportal fra i principali) e ha partecipato all'ideazione,
al lancio ed alla gestione del sito internet LibriShop.it;
recentemente ha pubblicato un contributo alla prima conferenza
telematica sull'e-book, promossa da Italianisticaonline in
collaborazione con 365 giorni in fiera, il sito ufficiale
della fiera del libro di Torino; attualmente è responsabile
vendite e marketing della Libreria Ledi - International Bookseller,
libreria commissionaria milanese.
Il
web è stato definito, in soli dieci anni di esistenza e sviluppo
frenetico, in molti modi. L'inventore del linguaggio html, Tim Berners
Lee, è sicuramente una voce degna d'essere ascoltata. Nel suo volume
"Waving the Web" definisce il Web in questo modo: "The Web is more
a social creation than a technical one (...) to help people work
together. The dream of people to people communication through shared
knowledge must be possible for groups of all sizes, interacting
electronically with as much ease as they do now in person".
Lo stesso fondatore, quindi, rivendica l'essenza del Web come strumento
di socialità, che permetta agli uomini di comunicare in virtù di
conoscenze condivise, e conferma, implicitamente, la complessità
del fenomeno, che, da infrastruttura tecnologica, diviene un facilitatore
degli scambi sociali e un modo di condivisione della conoscenza.
Le caratteristiche stesse del Web lo portano, quindi, ad essere
diverso dalle altre tecnologie di comunicazione in quanto la sua
essenza non può semplicemente essere ricondotta a quella di una
tecnologia di comunicazione. Il Web, grazie alla rivoluzione delle
dimensioni spazio-temporali che è in grado di attuare, diviene uno
spazio antropologico: uno spazio condiviso simultaneamente e soggettivamente
dagli individui che vi partecipano. E' uno spazio di significato,
un costrutto teorico che permette di studiare e contestualizzare
le interazioni virtuali fra le persone che vi partecipano [1].
Il Web, seguendo quest'impostazione, viene visto come un mondo possibile
[2], che nasce dall'interazione fra le
produzioni discorsive e testuali e le caratteristiche socioculturali
di riferimento.
Le caratteristiche del Web, visto sotto quest'aspetto, sono numerose
e complesse: in questa sede non ci soffermeremo su questi aspetti
[3], in quanto il focus dell'articolo vuole
rimanere sul concetto di genere comunicativo. E' importante, però,
sottolineare che i generi comunicativi possono essere una chiave
di analisi per la comunicazione in generale, sia essa mediata dal
computer (CMC) o da altre tecnologie di comunicazione. Accenneremo
poi a come esplichino a pieno la loro efficacia nell'ambito della
comunicazione Web, in cui il concetto di spazio antropologico viene
ad essere un modo per evidenziare alcune sue importanti caratteristiche.
Uno spazio antropologico è, infatti, uno spazio strutturante, nel
senso giddensiano: conferisce forma a degli spazi al suo interno,
cresce dall'interno e plasma gli individui e le conoscenze che vi
fanno parte e che sono create al suo interno. Il potere strutturante
dello spazio antropologico del Web si esplica, appunto, attraverso
la negoziazione dei generi comunicativi che gli sono propri.
Lo spazio antropologico del Web, quindi, è in continua evoluzione,
crea nuove situazioni comunicative, un nuovo tipo di conoscenza,
definita da De Kerchkove "intelligenza connettiva" [4],
nuove metodologie di apprendimento e trasmissione di questa stessa
conoscenza. Il Web, quindi, trasmette i suoi significati e agisce
come ambiente strutturante in base a delle modalità di interazione
comunicativa. Se è vero che il linguaggio è il primo agente strutturante
della nostra società, che è l'istituzione portante di tutte le società
esistenti, sicuramente la comunicazione, mediata dal computer, multimediale,
ipertestuale e trasmessa attraverso le reti di telecomunicazione,
è l'agente strutturante dell'ambiente Web, che è appunto un ambiente
nato in seguito allo sviluppo di una nuova tecnologia di comunicazione.
Sociosemiotica, Web e generi comunicativi
L'analisi di questo tipo di comunicazione attraverso il concetto
di genere comunicativo può darci indicazioni sulle pratiche sociali
proprie di questo spazio e sulle caratteristiche sociali degli individui
che vi partecipano.
Il Web è quindi visto, in quest'ottica, come un media di massa,
come un'istituzione culturale che permette la circolazione del significato
nella società, come creatore di un "ambiente mediale" che influenza
la produzione di "cultura" e che, grazie a questa funzione, influenza
i comportamenti sociali.
Questo approccio è stato fatto proprio dalla semiotica sociale (sociosemiotica),
dai cultural studies britannici e dagli esponenti della teoria del
medium. L'interesse verso il processo di costruzione dei significati
nella vita quotidiana in quanto determinante al fine di studiare
la variazione delle dimensioni della vita sociale, porta alla necessità
di analizzare sia i testi come veicoli di significati sia i modi
della ricezione dei testi stessi. Questi ultimi analizzeranno sia
l'attività interpretativa del lettore, interna al soggetto, sia
le modalità socialmente istituzionalizzate di fruizione. Notiamo
che in quest'ambito, quindi, vengono utilizzati modelli qualitativi
provenienti dalla semiotica interpretativa e dalle analisi etnografiche
dei contesti di consumo.
L'orientamento sociosemiotico è, a mio parere, particolarmente illuminante,
nel senso di tentare di rendere conto delle dinamiche di trasformazione
sociale attraverso l'analisi dei processi di comunicazione attraverso
i quali ogni individuo o gruppo attribuisce un senso alla sua esperienza.
Se pensiamo a quanti hanno difeso questi orientamenti di analisi
in situazioni "tradizionali", come ad esempio Andrea Semprini nel
suo "Lo sguardo Semiotico" del 1990, e se pensiamo che il modo di
azione all'interno dello spazio Web è un agire comunicativo che
si esprime attraverso testi immediatamente riconoscibili, l'analisi
degli stessi porta immediatamente a fare delle considerazioni sull'organizzazione
della società. All'interno dell'ambiente virtuale Web, quindi, le
metodologie della semiotica sociale assumono una chiara validità.
Seguendo la teoria degli atti linguistici [Searle 1969] e la nozione
di azione discorsiva, secondo la quale attraverso il linguaggio
si perseguono degli scopi performativi e non semplicemente descrittivi,
si può trovare un solido raccordo fra azione comunicativa e azione
sociale. Proprio in relazione a questo punto decisivo nella teoria
sociosemiotica il riferimento è a C. S. Peirce e al suo concetto
di interpretante, attraverso il quale viene attuato un chiaro collegamento
fra azione sociale e attività comunicativo-interpretativa individuale,
in quanto rappresenta il modo in cui il soggetto è in grado di fare
esperienza della realtà [Peirce 1980].
La nozione di genere comunicativo appare, quindi, un concetto in
grado di stabilire un solido raccordo fra questi due ordini di fenomeni
(azione sociale e attività comunicativa) dal momento che include
sia aspetti discorsivi che performativi e che si pone come una convenzione
che favorisce lo scambio comunicativo di modo che questo possa raggiungere
il suo scopo pratico.
Il genere comunicativo, infatti, sarà definito in base alle sue
caratteristiche discorsive (la forma) e performative (destinazione,
scopo), seguendo delle indicazioni che possiamo già ritrovare nella
quattro virtutes elucutionis di Cicerone: Aptum, ossia che il discorso
si addica alla situazione, chiara caratteristica performativa; puritas,
che sia grammaticalmente e lessicalmente corretto, perspicuitas,
che sia chiaro ed che sia anche bello (ornatum), caratteristiche,
queste ultime, linguistiche.
Anche in età contemporanea il genere viene definito principalmente
in base alla situazione retorica [Bitzer 1968], nozione che si fonda
su tre elementi principali: un'esigenza comunicativa, un pubblico
e dei vincoli.
L'esigenza, così come la definisce Miller [1984], è "una forma di
conoscenza sociale - un processo di costruzione collettiva di oggetti,
eventi, interessi e scopi che non solo si interrelazionano ma si
ricostituiscono vicendevolmente: un'esigenza sociale oggettivata."
In risposta a quest'esigenza sociale oggettivata i soggetti utilizzano
i generi comunicativi al fine di partecipare ad una situazione,
sia come produttori che come fruitori della stessa. È ovvio che
l'esigenza sociale esiste solo in quanto vi è un pubblico di fruizione,
un elemento sociale, che, date le sue caratteristiche, imporrà certi
vincoli sia consciamente che inconsciamente.
La natura del genere in quanto convenzione è quindi esplicita. Il
genere ha la capacità di mettere in relazione la posizione sociale
con la pratica letteraria [Williams 1979]. Grazie ai generi comunicativi
pubblici diversi riescono a condividere delle esperienze, delle
situazioni ogni volta differenti.
Definizione di Genere Comunicativo
Per definire in modo più esatto che cosa si vuole intendere per
genere comunicativo, ci appoggeremo ad una definizione fornita da
Yates e Orlikowsky [1992]: "Un'azione comunicativa codificata, caratterizzata
da somiglianze nella forma e nel contenuto e che si presenta in
risposta a situazioni ricorrenti".
Analizzando questa definizione notiamo come esso venga definito
in primo luogo come un'azione: il carattere performativo del genere
è subito evidente. Uno degli scopi fondamentali della comunicazione
attraverso generi definiti e riconosciuti è appunto il tentativo
di rendere più efficace la comunicazione stessa attraverso una convenzione
(il genere). Deve essere però chiaro che l'utilizzo dei generi,
se alle volte può essere intenzionale, spesso non lo è: tutto il
nostro agire comunicativo può essere ricondotto all'aderenza o al
discostamento da un genere, anche se questo processo si svolge in
modo completamente inconscio. I generi comunicativi sono infatti
un concetto che viene derivato dall'analisi del discorso in modo
induttivo, ma allo stesso tempo sono un costrutto teorico che deriva
deduttivamente dall'analisi della struttura sociale. Sono un costrutto
teorico in grado di rendere possibile lo sviluppo di una metodologia
di analisi della comunicazione e, quindi, della società.
La natura di convenzione implica la codificazione all'interno di
una comunità ed i fattori sociali assumono, quindi, una posizione
di primo piano: La codifica è infatti un processo sociale che coinvolge
vari membri in ruoli diversi e la ricerca dell'accordo all'interno
di una comunità segue della dinamiche studiate dalle scienze sociali.
La riconoscibilità in base a somiglianze di forma e contenuto mette,
invece, in risalto le caratteristiche linguistiche del fenomeno
dei generi, che sono il nucleo dello stesso; per distinguere un
genere da un altro dobbiamo innanzitutto analizzare le sue caratteristiche
formali e di contenuto: una brochure sarà differente da un volantino
per le sue caratteristiche fisiche e formali, non tanto di contenuto,
mentre le differenze contenutistiche aiutano a distinguere sia all'interno
di uno stesso genere sia, ovviamente, fra generi diversi.
L'ultima caratteristica dei generi comunicativi evidenziata nella
definizione di Yates e Orlikowsky è la situazione ricorrente, il
contesto di utilizzo. Nella sua analisi vengono contemplati sia
fattori tecnologici (la simultaneità della comunicazione, ad esempio),
sia fattori psicologici (come il soggetto percepisce il contesto,
come lo sintetizza), sia fattori sociali (come le percezioni individuali
assumono validità collettiva).
Il concetto di genere può quindi essere adatto ad analizzare la
comunicazione anche in virtù delle differenti caratteristiche, studiate
da discipline diverse, che riassume al suo interno. La complessità
del mondo moderno, dello spazio antropologico del Web o delle differenti
comunicazioni che caratterizzano differenti spazi, non possono che
essere studiato grazie ad un approccio multidisciplinare.
Alcune caratteristiche del concetto di genere
I generi comunicativi, quindi, sono "forme di elaborazione e trasmissione
della cultura" [Lughi 2001: 140], caratterizzate dalla società di
cui fanno parte. Se storicamente la convergenza fra mezzi di comunicazione
e generi era molto forte, ora, con la convergenza multimediale permessa
dalla digitalizzazione dell'informazione, un mezzo di trasmissione
come Internet ed un ambiente come il Web sono in grado di trasmettere
ogni tipo di genere e di porre le basi per una sintesi, un adattamento
dei generi esistenti.
I generi emergono, quindi, da un contesto socioculturale storicamente
definito e sono rinforzati nel tempo, grazie all'azione e alla concezione
dei singoli attori sociali, sempre che si ripetano situazioni simili
o assimilabili.
Il processo di costruzione o anche solo di mutamento di un genere,
quindi, può essere inteso come un processo di strutturazione, così
come Giddens [1984] lo ha definito nella sua teoria della costruzione
della società.
I generi possono quindi essere visti come istituzioni sociali, che
subiscono un processo di strutturazione o ristrutturazione grazie
all'azione degli agenti sociali nell'ambito di un ambiente condiviso.
Come hanno affermato Barley e Tolbert [1988], parlando in generale
delle istituzioni "Sono prodotti della storia di una negoziazione
fra gli attori sociali, risultanti in modalità condivise che gradualmente
acquisiscono lo status, morale e ontologico, di fatti che esistono
di per sé". La reificazione delle istituzioni nelle concezioni individuali
è un elemento imprescindibile e costituisce una delle principali
dimensioni dell'ideologia della vita sociale. L'analisi della comunicazione
attraverso i generi vuole studiare e rendere esplicito il processo
ed il risultato della reificazione delle istituzioni, che sono,
in questo orientamento di analisi, i generi stessi. In questo modo
si crede di poter gettare un po' di luce sull'agire comunicativo
degli individui e dei gruppi.
In quanto membri di una comunità gli individui sono portati alla
negoziazione delle regole e, quindi, dei generi propri di quella
comunità: sono portati ad affermare la loro partecipazione a quel
gruppo utilizzando e così rinsaldando i generi che gli sono propri.
Per ogni situazione comunicativa una comunità fortemente strutturata
avrà a disposizione il genere appropriato: il suo utilizzo costituirà
per il soggetto un modo per affermare la sua appartenenza e per
il genere un modo per rinsaldarsi e legittimarsi. Esistono in letteratura
vari studi sull'agire comunicativo di grandi organizzazioni e grandi
aziende [5], all'interno delle quali le
comunicazioni seguono schemi assai rigidi: ne risulta chiaro come
i generi siano un'agente strutturante per le varie comunità.
I generi, infatti, si rivelano essere in questo modo un agente strutturante
per la comunità e allo stesso tempo una caratteristica che viene
modellata dalla comunità stessa. Sono quindi un esempio di ciò che
Giddens [1984: 25] ha definito "dualità di struttura". Nella concezione
del sociologo statunitense le strutture sono degli insiemi di regole
e di risorse organizzate ricorsivamente; sono un concetto teorico
che esiste al di fuori del tempo e dello spazio. Le strutture sono
però sempre implicate in sistemi sociali, che invece contemplano
le azioni sociali dei soggetti, ovviamente condizionate dal tempo
e dallo spazio (o dal loro annullamento, come nel caso del Web).
Il compito degli studiosi sarà quello di analizzare come interagiscono
queste due dimensioni, le strutture/istituzioni e i sistemi sociali,
viste appunto come due fenomeni interagenti, come esempio di dualità.
Secondo questo principio le proprietà costitutive dei generi, interpretati
come istituzioni all'interno di un contesto sociale, sono sia il
mezzo sia il prodotto delle pratiche sociali che contribuiscono
a stabilire.
È proprio questo doppio meccanismo retroattivo che permette ai generi
di essere una chiave di lettura fertile per l'analisi di ambienti
sociali e comunicativi complessi, come quelli che ci troviamo a
dover fronteggiare oggi.
La prospettiva dei generi, infatti, non tenta di analizzare le nuove
pratiche comunicative come atti isolati ma come atti comunicativi
situati in un flusso di pratiche sociali, che sono allo stesso tempo
agenti strutturanti e strutturati. I generi, quindi, non sono da
intendersi come dei semplici vincoli posti alle pratiche comunicative,
sono, piuttosto, dei costrutti che influenzano (senza arrivare a
vincolarlo) il soggetto, ma in un modo, per così dire, interno,
in virtù della reificazione delle istituzioni [Giddens 1984].
La personale concezione di quanto un genere sia appropriato, che
si forma, anche inconsciamente, nella mente del singolo individuo
funziona sia in modo da influenzare le sue modalità comunicative,
che in modo, attraverso l'uso sociale ripetuto ed il continuo feed-back
che ne deriva, di essere esse stessa modificata. Dall'incontro di
più concezioni soggettive e dalle loro mutazioni ne deriverà una
parte condivisa, che viene quindi socialmente riconosciuta come
valida. Anche a livello collettivo funzionerà lo stesso meccanismo
di determinazione e di costruzione retroattivo dell'istituzione-genere,
che, chiudendo il cerchio, andrà di nuovo ad influenzare la dimensione
individuale.
La concezione della dualità di struttura del genere, inteso come
istituzione, rivela quindi i suoi modi di influenza sulla dimensione
individuale, sulla vita sociale, e, retroattivamente, sulla sua
stessa costituzione.
Oltre ai generi così intesi, come istituzioni di un particolare
ambiente sociale, è sicuramente utile considerare il concetto come
fattore di mediazione fra ambienti diversi. È anche utile considerare
i generi comunicativi come istituzioni operanti in ambienti diversi
ma spesso complementari e che, quindi, si influenzano reciprocamente.
Ogni volta che viene introdotto l'utilizzo di un nuovo medium in
un ambiente sociale all'interno del quale i generi comunicativi
esistenti influenzano le pratiche comunicative, il nuovo medium
rifletterà l'interazione fra i generi esistenti e le azioni individuali
relative a quell'ambiente. L'introduzione di un nuovo medium comincerà,
però, ad influenzare non solo i generi relativi al medium stesso,
ma anche i generi che non gli appartengono, in un processo di retroazione
continua fra individui e pratiche comunicative e sociali. Questo
processo di continuo feed-back, che ha luogo contemporaneamente
in ambienti, in spazi e in ambiti diversi influenza la società nel
suo complesso, in quanto è la società stessa a comprendere tutti
gli altri insiemi.
Questo fenomeno si riscontra facendo riferimento alla teoria degli
spazi antropologici soggettivi e ai metodi di analisi tipici della
network analysis, che, vedendo la società come un reticolo di fasci
che si sovrappongono fra di loro, o come un'insieme di cerchie sociali
[Simmel 1989] che si interrelazionano fra di loro, contempla la
possibilità di influenze incrociate fra ambienti fra loro analiticamente
separati.
Nel caso del Web il concetto di genere è una chiave ancor più fertile.
Se pensiamo che il Web è un ambiente che si caratterizza per la
peculiarità di creare, attraverso un'interazione basata su forme
di comunicazione testuale o post-testuale [Ricciardi 1998] e la
creazione delle tanto discusse comunità virtuali, se non dei nuovi
tipi di umani, come teorizzano gli studiosi più entusiasti, almeno
dei nuovi gruppi di individui, come ipotizzano i teorici più cauti,
i generi comunicativi possono essere l'anello di collegamento che
permettono il funzionamento di tutto il sistema.
Come per ogni forma di comunicazione, anche per la CMC, la nozione
di genere è fondamentale: in una società nella quale la scrittura
diviene il collante, come accade in realtà nell'ambito delle comunità
virtuali, le regole costitutive delle modalità di scrittura, fra
cui i generi, divengono delle vere e proprie istituzioni sociali
per quella società. Se pensiamo che la nostra società è comunque
basata sulla comunicazione (siamo, si dice, nella società dell'informazione)
lo studio dei generi comunicativi assume una grande importanza.
Per evitare i rischi di una razionalizzazione eccessiva, di cui
sono state vittime sia le scuole funzionaliste sia le strutturaliste,
non bisogna dimenticare il peso della dimensione individuale nella
creazione di queste regole. Un'interpretazione personale, un esempio
di "decodifica aberrante" [Eco e Fabbri 1965], che non trovi la
sanzione sociale, potrà sempre essere un elemento imprevedibile
e, pur senza effetti immediatamente riconoscibili, può modificare
il processo di consolidamento delle regole.
Il genere, quindi, in quanto concetto che contempla aspetti discorsivi,
formali e socio-storici [Williams 1979], che si definisce in base
alle sue caratteristiche formali e in base al tipo di soggetto materiale
e alla sfera sociale a cui si riferisce costituisce "un promettente
approccio per studiare le comunicazioni di massa come pratica culturale"
[Jensen 1999], dal momento che "la realtà delle convenzioni come
modalità di congiunzione fra posizione sociale e pratica letteraria
rimane centrale" [Jensen 1999: 231].
Per riuscire a sfruttare a fondo la potenzialità del concetto di
genere è, a mio parere, fondamentale mettere in relazione la teoria
semiotica classica di C.S. Peirce con la teoria giddensiana. I generi
devono essere concettualizzati come il terzo termine che permette
alle strutture duali giddensiane di operare ricorsivamente, di esplicare
il loro carattere riflessivo [6].
Il funzionamento della dualità di struttura, quindi, è dovuto al
triangolo semiotico peirciano. La mediazione fra un oggetto riconosciuto
socialmente e le interpretazioni del singolo soggetto avviene attraverso
un processo semiotico che si compie attraverso il representamen,
o segno, che nella definizione classica data da Peirce [1980: 132],
è "qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto
o capacità": è, quindi, il modo in cui si rende possibile ogni processo
conoscitivo.
I generi testuali e comunicativi che caratterizzano lo spazio
antropologico del Web, in quanto aggregazioni particolari
e storicamente determinate di segni, induttivamente e deduttivamente
individuate, in quanto abitudini e convenzioni comunicative,
sono uno dei modi attraverso i quali il soggetto, in primo
luogo, fa esperienza della realtà e sono, poi, uno dei mezzi
più potenti a sua disposizione attraverso i quali ha la possibilità
di intervenire sulla realtà stessa. I generi, quindi, sono
una realizzazione complessa, determinata dallo spazio di cui
fanno parte e dal tempo in cui vengono sviluppati, del representamen
peirciano. Sono degli insiemi di segni, delle convenzioni
comunicative, organizzate secondo delle caratteristiche, formali
e performative, determinate dal tipo di oggetto per cui stanno
[Peirce 1992].
I generi come base per un modello di analisi della comunicazione
L'analisi dei generi e della loro evoluzione permette quindi di
porre le basi per un'interpretazione delle caratteristiche degli
oggetti sociali all'interno dello spazio di riferimento, delle modalità
attraverso le quali gli oggetti stessi e le credenze si formano,
hanno influenza e vengono modificate o influenzate. L'analisi dei
generi offre anche interessanti spunti al fine di delineare caratteristiche
della comunità, della società a cui si riferiscono gli oggetti sociali
studiati; i modi in cui i generi sono in relazione con gli oggetti
sociali rappresentati dalla comunità costituiscono, infatti, un
valido indicatore dell'identità stessa della comunità: una certa
comunità è caratterizzata dagli oggetti sociali che le sono propri
e dai modi con cui avviene la loro rappresentazione e fruizione.
I generi comunicativi vengono quindi ad essere un concetto utile
all'analisi della comunicazione e della società che caratterizzano,
data la loro essenza di mediatori fra ordini di fenomeni differenti:
la multidimensionalità del concetto permette di spiegare la complessità
dei fenomeni che si vogliono analizzare. La comunicazione è un fenomeno
complesso che necessita di diverse competenze e approcci per essere
compresa, e l'utilizzo del concetto di genere comunicativo, teorizzato
come costrutto linguistico e sociale in primo luogo, ma anche psicologico
e semiologico, può essere la chiave di volta di un metodo di analisi
della comunicazione.
BIBLIOGRAFIA
Barley S.R., Tolbert P.S., Instituzionalization and structuraction:
Methods and analytic strategies for studying links between action
and structure. Paper presentato alla Conference on longitudinal
field research methods for studying organizational processes Austin,
1988.
Berners Lee, T. Weaving the Web, London, Orion Press, 1999.
Eco, U. , Fabbri, P. e altri, Prima proposta per un modello di ricerca
interdisciplinare sul rapporto televisione/pubblico, Perugia, Mimeo
1965.
Giddens A., The constitution of society, London, Polity Press, 1984.
Jensen K.B, Semiotica sociale dei media, Roma, Meltemi, 1999.
Kerckhove De, Derrick, La pelle della cultura Genova, Costa e Nolan,
1995.
Levy, P., L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio
Milano, Feltrinelli, 1996.
Lughi, G., Parole on line, Milano, Guerini, 2001.
Peirce C. S., Semiotica, Torino, Einaudi, 1980.
Searle, J. 1969 Speech Acts London, Cambridge University Press (trad.
It. 1992 Atti linguistici Torino, Bollati Boringhieri).
Semprini A., Lo sguardo semiotico, Milano, Franco Angeli, 1990.
Semprini, A.,, Analizzare la comunicazione, Milano, Franco Angeli,1997.
Simmel G., Sociologia, Milano, Edizioni di comunità, 1989.
Williams R., Marxismo e letteratura, Bari, Laterza, 1979.
Yates J., Orlikowski W. Genres of organizational Comunication: a
Structurational Approach to Studying Communication and Media in
Academy of Management Review, 1992 ,Vol. 17 n.2 299-326.
NOTE
[1] Si veda Levy, 1996.
[2] Si veda Semprini,1997.
[3] Aspetti trattati più a fondo nella
mai tesi di laurea "I generi comunicativi del Web", corso
di laurea in scienze della comunicazione, Torino 2001 e consultabile
gratuitamente online all'indirizzo https://www.librishop.it/pub_categorie/sociologiespec.asp.
[4] Si veda De Kerckhove, 1995.
[5] Per una bibliografia si può consultare:
Genre Knowledge in Disciplinary Communication: Cognition/Culture/Power
(with Thomas N. Huckin), Lawrence Erlbaum Associates, 1995.
[6] Si veda a proposito, non i riferimento
ai generi, però, Jensen K.B., [1999] Semiotica sociale dei
media, Roma, Meltemi.
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