In questo numero di m @ g m @,
la redazione ha deciso di seguire un percorso conoscitivo
sulle nuove tecnologie, sugli effetti di queste sulla società
e su quali siano i percorsi che le scienze sociali stanno
affrontando per essere allineati in questo campo di ricerca.
In fondo questo è per noi un percorso di autoriflessione,
costituendo noi stessi una comunità virtuale, che utilizzando
le possibilità di un new media come quello di una rivista
"scientifica" in formato elettronico, ha l'obiettivo di contribuire
alla crescita della conoscenza e dell'intelligenza collettiva
sfruttando, per quelle che sono le nostre possibilità, le
opportunità della tecno-connettività.
Saltando tra stringhe corsivate,
allusività sovradeterminate, apologhi epistemici, si cerca
di affermare l'esigenza di mix linguistici da trasformarsi
internamente secondo logiche post-dualiste e post-identitarie
(pluri-logiche). Lo sviluppo di un nuovo modulo della rappresentazione
(polifonia dissonante) non ha più la scrittura posizionata
in una centralità monologica. La ricerca etnografica applicata
al web e alla comunicazione cerca di sperimentare questi nuovi
- immateriali - scenari comunicazionali.
Sperimentare un'etnografia critica
delle culture digitali per introdursi in termini oppositivi
all'interno della relazione ossessiva che identifica realtà
virtuali e simulazioni come elementi assoggettati al trono
sempre identico del reale, e i futuri possibili alla localizzazione
della previsione vincolante. Rovesciare i concetti definiti
e confinati entro cui scivola ciò che abitualmente viene nominato
- già ipostatizzandolo in questa denominazione - il 'virtuale'.
Liberare la simulazione dalla schiavitù referenziale; liberare
la simulazione dall'essere irreversibilmente riproduzione
simulata del reale. Muoversi all'interno dei codici e dei
linguaggi che esprimono esperienze digitali non-identiche
lungo un percorso che travalica, trasfigurandoli, i sali-scendi
dei dualismi dialettici e si sparge liquidamente senza direzioni
predeterminate sulla superficie della ricerca. Spezzare le
linearità delle rappresentazioni etnografiche per renderle
esperienze accecanti dissonanti.
Questo approccio introduce l'ultimo
suggerimento per riuscire ad ottenere informazioni attendibili
sul contenuto di alcuni siti: ricorrere o direttamente al
soggetto che ne ha registrato il nome o ad un testimone qualificato,
come tale esperto nell'argomento in analisi. La teoria metodologica
non si è molto occupata dei testimoni qualificati fino agli
anni '80, quando Maura Del Zotto (1985) ha sistematizzato
per prima i contributi (in verità pochissimi) in allora esistenti,
reperiti facendo ricorso alla sola letteratura straniera.
(...) Opinione dello scrivente è che i migliori risultati
dal contatto con un testimone qualificato - e ciò vale qualunque
sia l'argomento su cui si cercano informazioni - si ottengano
dalla somministrazione di un'intervista semistrutturata, dove
il ricercatore prevede cioè una traccia di cinque-sette argomenti
su cui vanno raccolte notizie.
L'evoluzione del computer da
strumento di calcolo a strumento di comunicazione ha determinato,
nell'ingegneria informatica, l'attenzione agli aspetti di
facilità e semplicità d'uso e l'adozione di un modello di
progettazione centrato sull'utente. Questo processo di "semplificazione"
delle procedure d'interazione si è modellato su un concetto
di "trasparenza" dell'interfaccia, in cui il termine è inteso
in senso contrario al suo uso comune: trasparente non è ciò
che rende esplicito il funzionamento sottostante ma è ciò
che può essere esplorato (in superficie) con facilità. In
quest'evoluzione, il computer si è caratterizzato come artefatto
che rende possibile un'interazione sia sul piano fisico/meccanico
sia cognitivo. Il monitor, di conseguenza, è diventato uno
spazio di senso all'interno del quale aspetti funzionali ed
estetico/formali sono strettamente connessi. Queste sono le
premesse per riflettere sull'usabilità, perché evidenziano
come il concetto di "uso" (inteso in senso funzionale/operativo)
non sia in grado di spiegare la complessità dell'interazione
uomo-computer. L'usabilità, di conseguenza, per poter incidere
sulla "relazione d'uso", non potrà occuparsi solo di questi
aspetti funzionali/operativi. Attualmente, la riflessione
sull'usabilità è strettamente connessa alla questione dell'accessibilità.
Quest'ultimo concetto vuole essere il punto di avvio di una
concezione di "design for all" inteso come possibilità di
massimizzare l'aspetto di personalizzazione del contenuto
e di adattabilità alla varietà dei modi di fruizione.
In conclusione, ci pare di poter
dire che le comunità virtuali, dopo aver trascorso anni nel
mondo online, sembrano (in questo come in altri casi analoghi)
volersi riappropriare di spazi, oggetti e relazioni sociali
del mondo offline. E' altresì l'occasione per fare il punto
sulle comunità virtuali di interesse intellettuale, ossia
basate su interessi culturali condivisi, di cui la comunità
dei BCs fa parte, e in cui l'interazione tra vita virtuale
e vita reale è intensa e decisamente più impegnata nel mondo
reale che in passato. Questa maggiore integrazione tra vita
online e vita offline costituisce un'evoluzione plausibile
delle comunità virtuali d'interesse, che, oltre ad avere come
in passato argomenti ancorati al mondo reale (interessi ed
esperienze di vita da condividere, conoscenze e competenze,
progetti da costituire nella vita telematica), da qualche
tempo stanno creando legami attraverso spazi, oggetti e reti
reali, come nel caso del bookcrossing appunto.
Alcune pratiche innovative di
interaction design possono rappresentare un prezioso strumento
di ricerca antropologica. Ne è un esempio l'opera di Ranjit
Makkuni, un interaction designer indiano, che crea prototipi
di media digitali che coniugano tecnologia e riscoperta delle
tradizioni culturali locali.
La dimensione virtuale delle
nuove tecnologie, dove 'virtuale' non vuole certo significare
qualcosa come 'falso' o 'illusorio', è il giardino ideale
dove pascolare le delizie (e le croci) di una passione che
non può terminare perché ad essa è preclusa l'esperienza del
possesso. Allora gli occhi si fanno avidi contenitori
di immagini, i polpastrelli si caricano dell'elettricità dell'incontro,
gli organi sono sollecitati ad interagire con l'interfaccia
della tecnologia e a farsi essi stessi interfaccia,
anche solo per diminuire le probabilità del rigetto dell'impianto
mentale tecnologico. Il fruitore del Web, lacerando lo
specchio del monitor (Alice, certo, ma anche Alien),
mette in atto la sua performance di interazione e significazione
motoria, che è diversa ad ogni connessione e lungo lo scandire
del nuovo tempo espresso in bps, e che proprio per questo
è quanto mai body-art, deriva teatrale-tecnologica
dell'arte concettuale o, a questo punto, concezionale, generatrice
di ibridi Avatar.
L'uso di internet per condurre
focus group può essere una possibile via d'applicazione nella
ricerca sociale? Gli autori sono piuttosto concordi nell'affermare
che sia presto per una efficace e reale applicabilità di tale
tecnica, poiché occorre aspettare che l'accesso a internet
diventi più universalmente diffuso e che i supporti tecnici,
come la qualità delle immagini e dei collegamenti, possano
essere di qualità superiore; allora - soddisfatte queste condizioni
- la conduzione on-line può divenire una possibilità effettiva
per utilizzare questo tipo di tecniche.
Per formazione a distanza (FAD)
si intendono tutti gli ambienti educativi in cui i momenti
dell'insegnamento e dell'apprendimento sono spazialmente e/o
temporalmente separati ed in cui il processo formativo prevede
servizi di supporto all'apprendimento. La storia della FAD
segue l'evoluzione delle tecnologie di comunicazione, partendo
dai corsi per corrispondenza, passando per l'emissione televisiva
e arrivando alle più recenti strutture di teleconferenza satellitare.
Infatti la reale innovazione nel campo della FAD avviene con
l'introduzione delle reti telematiche e di internet. L'insegnamento
a distanza on line permette e stimola l'interazione e la collaborazione
tra i partecipanti. La FAD in rete condivide con la formazione
tradizionale l'interazione di gruppo, con il vantaggio della
libertà da vincoli temporali e spaziali.
Il sapere deriva per prima cosa
dal fatto che si "nominano" le dinamiche che emergono dalla
situazione analitica e dai discorsi dei protagonisti. Deriva
inoltre da quello che s'identifica nelle rassomiglianze di
contenuto e/o nelle forme tra un segno attuale e un fatto
passato. O ancora deriva dalla creatività dell'analizzante
per predisporre il suo posto nella giungla dei desideri, dei
territori, delle gelosie e delle invidie. Deriva infine dal
sottile gioco tra il reale, l'immaginario ed il simbolico.
Nella comunità di ricerca e di pratiche ci sono anche delle
dinamiche sottili da identificare.
Le savoir vient d'abord de ce
que l'on "donne des noms" aux dynamiques qui émergent de la
situation analytique et des discours des protagonistes. Il
vient ensuite de ce que l'on identifie des ressemblances de
contenu et ou de forme entre un signe actuel et un fait passé.
Ou encore il vient de la créativité de l'analysant pour aménager
sa place dans la jungle des désirs, des territoires, des jalousies
et des envies. Enfin il vient du jeu subtil entre le réel,
l'imaginaire et le symbolique. Dan la communauté de recherche
et de pratique il y a aussi des dynamiques subtiles à identifier.
Net Sociology è un volume che
raccoglie i contributi presentati nell'ultimo congresso nazionale
dell'AIS ed è dedicato ai rapporti tra scienze sociali e le
nuove tecnologie. La raccolta di saggi contenuti in Net Sociology
apre numerose finestre sulle questioni relative alla comprensione
dei fenomeni sociali scaturenti, influenzati e in ogni caso
collegati allo sviluppo di meta-ambienti sociali influenzati
dalla rete. In questa recensione abbiamo voluto dare un breve
resoconto sulla ricchezza del volume presentato e ci scusiamo
con gli autori, tutti, per lo scarso spazio per gli approfondimenti
ma assicuriamo che l'obiettivo di pensare il "campo (quello
della rete) sociologicamente", fortemente sottolineato da
Laura Balbo nella prefazione del volume, debba, a nostro modestissimo
parere, essere considerato raggiunto.
Massimiliano Di Massa
In questo numero di m @ g m @, la redazione ha deciso di seguire un percorso conoscitivo sulle nuove tecnologie, sugli effetti di queste sulla società e su quali siano i percorsi che le scienze sociali stanno affrontando per essere allineati in questo campo di ricerca. In fondo questo è per noi un percorso di autoriflessione, costituendo noi stessi una comunità virtuale, che utilizzando le possibilità di un new media come quello di una rivista "scientifica" in formato elettronico, ha l'obiettivo di contribuire alla crescita della conoscenza e dell'intelligenza collettiva sfruttando, per quelle che sono le nostre possibilità, le opportunità della tecno-connettività.
Massimo Canevacci
Saltando tra stringhe corsivate, allusività sovradeterminate, apologhi epistemici, si cerca di affermare l'esigenza di mix linguistici da trasformarsi internamente secondo logiche post-dualiste e post-identitarie (pluri-logiche). Lo sviluppo di un nuovo modulo della rappresentazione (polifonia dissonante) non ha più la scrittura posizionata in una centralità monologica. La ricerca etnografica applicata al web e alla comunicazione cerca di sperimentare questi nuovi - immateriali - scenari comunicazionali.
Flavio De Giovanni
Sperimentare un'etnografia critica delle culture digitali per introdursi in termini oppositivi all'interno della relazione ossessiva che identifica realtà virtuali e simulazioni come elementi assoggettati al trono sempre identico del reale, e i futuri possibili alla localizzazione della previsione vincolante. Rovesciare i concetti definiti e confinati entro cui scivola ciò che abitualmente viene nominato - già ipostatizzandolo in questa denominazione - il 'virtuale'. Liberare la simulazione dalla schiavitù referenziale; liberare la simulazione dall'essere irreversibilmente riproduzione simulata del reale. Muoversi all'interno dei codici e dei linguaggi che esprimono esperienze digitali non-identiche lungo un percorso che travalica, trasfigurandoli, i sali-scendi dei dualismi dialettici e si sparge liquidamente senza direzioni predeterminate sulla superficie della ricerca. Spezzare le linearità delle rappresentazioni etnografiche per renderle esperienze accecanti dissonanti.
Marco Razzi
Questo approccio introduce l'ultimo suggerimento per riuscire ad ottenere informazioni attendibili sul contenuto di alcuni siti: ricorrere o direttamente al soggetto che ne ha registrato il nome o ad un testimone qualificato, come tale esperto nell'argomento in analisi. La teoria metodologica non si è molto occupata dei testimoni qualificati fino agli anni '80, quando Maura Del Zotto (1985) ha sistematizzato per prima i contributi (in verità pochissimi) in allora esistenti, reperiti facendo ricorso alla sola letteratura straniera. (...) Opinione dello scrivente è che i migliori risultati dal contatto con un testimone qualificato - e ciò vale qualunque sia l'argomento su cui si cercano informazioni - si ottengano dalla somministrazione di un'intervista semistrutturata, dove il ricercatore prevede cioè una traccia di cinque-sette argomenti su cui vanno raccolte notizie.
Isabella Baroni
L'evoluzione del computer da strumento di calcolo a strumento di comunicazione ha determinato, nell'ingegneria informatica, l'attenzione agli aspetti di facilità e semplicità d'uso e l'adozione di un modello di progettazione centrato sull'utente. Questo processo di "semplificazione" delle procedure d'interazione si è modellato su un concetto di "trasparenza" dell'interfaccia, in cui il termine è inteso in senso contrario al suo uso comune: trasparente non è ciò che rende esplicito il funzionamento sottostante ma è ciò che può essere esplorato (in superficie) con facilità. In quest'evoluzione, il computer si è caratterizzato come artefatto che rende possibile un'interazione sia sul piano fisico/meccanico sia cognitivo. Il monitor, di conseguenza, è diventato uno spazio di senso all'interno del quale aspetti funzionali ed estetico/formali sono strettamente connessi. Queste sono le premesse per riflettere sull'usabilità, perché evidenziano come il concetto di "uso" (inteso in senso funzionale/operativo) non sia in grado di spiegare la complessità dell'interazione uomo-computer. L'usabilità, di conseguenza, per poter incidere sulla "relazione d'uso", non potrà occuparsi solo di questi aspetti funzionali/operativi. Attualmente, la riflessione sull'usabilità è strettamente connessa alla questione dell'accessibilità. Quest'ultimo concetto vuole essere il punto di avvio di una concezione di "design for all" inteso come possibilità di massimizzare l'aspetto di personalizzazione del contenuto e di adattabilità alla varietà dei modi di fruizione.
Alessandra Guigoni
In conclusione, ci pare di poter dire che le comunità virtuali, dopo aver trascorso anni nel mondo online, sembrano (in questo come in altri casi analoghi) volersi riappropriare di spazi, oggetti e relazioni sociali del mondo offline. E' altresì l'occasione per fare il punto sulle comunità virtuali di interesse intellettuale, ossia basate su interessi culturali condivisi, di cui la comunità dei BCs fa parte, e in cui l'interazione tra vita virtuale e vita reale è intensa e decisamente più impegnata nel mondo reale che in passato. Questa maggiore integrazione tra vita online e vita offline costituisce un'evoluzione plausibile delle comunità virtuali d'interesse, che, oltre ad avere come in passato argomenti ancorati al mondo reale (interessi ed esperienze di vita da condividere, conoscenze e competenze, progetti da costituire nella vita telematica), da qualche tempo stanno creando legami attraverso spazi, oggetti e reti reali, come nel caso del bookcrossing appunto.
Luca Simeone
Alcune pratiche innovative di interaction design possono rappresentare un prezioso strumento di ricerca antropologica. Ne è un esempio l'opera di Ranjit Makkuni, un interaction designer indiano, che crea prototipi di media digitali che coniugano tecnologia e riscoperta delle tradizioni culturali locali.
Daniela Ranieri
La dimensione virtuale delle nuove tecnologie, dove 'virtuale' non vuole certo significare qualcosa come 'falso' o 'illusorio', è il giardino ideale dove pascolare le delizie (e le croci) di una passione che non può terminare perché ad essa è preclusa l'esperienza del possesso. Allora gli occhi si fanno avidi contenitori di immagini, i polpastrelli si caricano dell'elettricità dell'incontro, gli organi sono sollecitati ad interagire con l'interfaccia della tecnologia e a farsi essi stessi interfaccia, anche solo per diminuire le probabilità del rigetto dell'impianto mentale tecnologico. Il fruitore del Web, lacerando lo specchio del monitor (Alice, certo, ma anche Alien), mette in atto la sua performance di interazione e significazione motoria, che è diversa ad ogni connessione e lungo lo scandire del nuovo tempo espresso in bps, e che proprio per questo è quanto mai body-art, deriva teatrale-tecnologica dell'arte concettuale o, a questo punto, concezionale, generatrice di ibridi Avatar.
Luisa Stagi
L'uso di internet per condurre focus group può essere una possibile via d'applicazione nella ricerca sociale? Gli autori sono piuttosto concordi nell'affermare che sia presto per una efficace e reale applicabilità di tale tecnica, poiché occorre aspettare che l'accesso a internet diventi più universalmente diffuso e che i supporti tecnici, come la qualità delle immagini e dei collegamenti, possano essere di qualità superiore; allora - soddisfatte queste condizioni - la conduzione on-line può divenire una possibilità effettiva per utilizzare questo tipo di tecniche.
Barbara Fiorentini
Per formazione a distanza (FAD) si intendono tutti gli ambienti educativi in cui i momenti dell'insegnamento e dell'apprendimento sono spazialmente e/o temporalmente separati ed in cui il processo formativo prevede servizi di supporto all'apprendimento. La storia della FAD segue l'evoluzione delle tecnologie di comunicazione, partendo dai corsi per corrispondenza, passando per l'emissione televisiva e arrivando alle più recenti strutture di teleconferenza satellitare. Infatti la reale innovazione nel campo della FAD avviene con l'introduzione delle reti telematiche e di internet. L'insegnamento a distanza on line permette e stimola l'interazione e la collaborazione tra i partecipanti. La FAD in rete condivide con la formazione tradizionale l'interazione di gruppo, con il vantaggio della libertà da vincoli temporali e spaziali.
Orazio Maria Valastro
Il sapere deriva per prima cosa dal fatto che si "nominano" le dinamiche che emergono dalla situazione analitica e dai discorsi dei protagonisti. Deriva inoltre da quello che s'identifica nelle rassomiglianze di contenuto e/o nelle forme tra un segno attuale e un fatto passato. O ancora deriva dalla creatività dell'analizzante per predisporre il suo posto nella giungla dei desideri, dei territori, delle gelosie e delle invidie. Deriva infine dal sottile gioco tra il reale, l'immaginario ed il simbolico. Nella comunità di ricerca e di pratiche ci sono anche delle dinamiche sottili da identificare.
Orazio Maria Valastro
Le savoir vient d'abord de ce que l'on "donne des noms" aux dynamiques qui émergent de la situation analytique et des discours des protagonistes. Il vient ensuite de ce que l'on identifie des ressemblances de contenu et ou de forme entre un signe actuel et un fait passé. Ou encore il vient de la créativité de l'analysant pour aménager sa place dans la jungle des désirs, des territoires, des jalousies et des envies. Enfin il vient du jeu subtil entre le réel, l'imaginaire et le symbolique. Dan la communauté de recherche et de pratique il y a aussi des dynamiques subtiles à identifier.
Massimiliano Di Massa - Alessandra Guigoni
Massimiliano Di Massa
Net Sociology è un volume che raccoglie i contributi presentati nell'ultimo congresso nazionale dell'AIS ed è dedicato ai rapporti tra scienze sociali e le nuove tecnologie. La raccolta di saggi contenuti in Net Sociology apre numerose finestre sulle questioni relative alla comprensione dei fenomeni sociali scaturenti, influenzati e in ogni caso collegati allo sviluppo di meta-ambienti sociali influenzati dalla rete. In questa recensione abbiamo voluto dare un breve resoconto sulla ricchezza del volume presentato e ci scusiamo con gli autori, tutti, per lo scarso spazio per gli approfondimenti ma assicuriamo che l'obiettivo di pensare il "campo (quello della rete) sociologicamente", fortemente sottolineato da Laura Balbo nella prefazione del volume, debba, a nostro modestissimo parere, essere considerato raggiunto.