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  • Analisi qualitativa e nuove tecnologie della comunicazione
    Massimiliano Di Massa (a cura di)

    M@gm@ vol.1 n.3 Luglio-Settembre 2003

    VAGARE E INVAGHIRSI: DERIVE MAGMATICHE NEL WEB


    Daniela Ranieri

    midulini@inwind.it
    Laureata con una tesi di antropologia culturale dal titolo 'Feticismo cosmentico. il desiderio malinconico del corpo"; collabora con la cattedra di Antropologia Culturale della Sapienza di Roma dal 2002; interessi nell'ambito della ricerca teorica, in particolare riguardo la sfera del corpo e della scrittura, dell'occhio e dell'etnografia surrealista.

    "Ma se io non sono io, il problema è: chi mai sono? (...). No, ho deciso: resterò quaggiù per sempre. Che mettano pure la testa in questo buco e dicano: "Esci fuori, tesoro!". Io guarderò in su e chiederò "Chi sono? Prima di tutto voglio sapere chi sono e poi, se mi piace essere quella persona, allora verrò, altrimenti resterò quaggiù fino a quando non sarò qualcuno di mio gusto."
    Lewis Carrol, Alice nel paese delle meraviglie.

    L'esperienza frammentaria e non sistematica che ha luogo nelle derive del Web impone la riconsiderazione delle metodologie di ricerca e d'approccio tradizionali. Soprattutto la critica di un atteggiamento scientifico e sperimentale sembra necessaria, al fine di considerare, come Bataille, l'Esperienza Interiore come principio del metodo web-etnografico. Questo, per me, vuol dire rinunciare alla conoscenza come progetto, e abbandonarsi all'esperienza come "viaggio ai limiti dell'umano possibile" [1]. Rinuncio al mio essere mente che ordina sistematicamente i suoi oggetti, e mi faccio 'vedere', puro sguardo, assecondando quella metodologia feticistica [2] che fonde soggetto e oggetto in una nuova lega, estatica e disgregata. La passione feticistica si attanaglia alle derive del web. L'inafferrabilità dell'oggetto, in così apparentemente clamorosa contraddizione con l'altro polo dell'investimento feticistico, l'infinità intesa come inesauribilità del piacere, diventa così a un tempo miccia, detonatore, energia, prodotto, potenza e atto del processo inestinguibile della passione.

    È probabilmente questa impronta che fa sì che il richiamo della realtà virtuale venga avvertito e applicato a più livelli comunicativi e sensoriali, attraverso i quali l'esperienza della navigazione si fa veramente plurale ed ecologica, come in Bateson, e non solo a livello mentale o significativo ma, appunto, anche su quello puramente percettivo-estetico e sensoriale.

    La dimensione virtuale delle nuove tecnologie, dove 'virtuale' non vuole certo significare qualcosa come 'falso' o 'illusorio', è il giardino ideale dove pascolare le delizie (e le croci) di una passione che non può terminare perché ad essa è preclusa l'esperienza del possesso. Allora gli occhi si fanno avidi contenitori di immagini, i polpastrelli si caricano dell'elettricità dell'incontro, gli organi sono sollecitati ad interagire con l'interfaccia della tecnologia e a farsi essi stessi interfaccia, anche solo per diminuire le probabilità del rigetto dell'impianto mentale tecnologico. Il fruitore del Web, lacerando lo specchio del monitor (Alice, certo, ma anche Alien), mette in atto la sua performance di interazione e significazione motoria, che è diversa ad ogni connessione e lungo lo scandire del nuovo tempo espresso in bps [3], e che proprio per questo è quanto mai body-art, deriva teatrale-tecnologica dell'arte concettuale o, a questo punto, concezionale, generatrice di ibridi Avatar.

    Le immagini, le icone, i feticci visuali viventi tra le maglie della rete e azionabili - come sottratti al sonno del potenziale - ad un click umano, passano sotto la superficie liquida dei cristalli trasparenti, come tatuaggi sempre mutanti, dai pigmenti cangianti, visibili sottopelle allo schermo [4]. L'esperienza della visione si dilata fino a contenere l'idea e la sensazione dell'immersione, tanto che la metafora della navigazione appare fin troppo rassicurante, suggerendo al massimo uno sfioramento di dito che increspa la pelle dell'acqua più che il rischio avvolgente e 'attutente' dell'an-negamento. Infatti, se è vero che i sensi sono sollecitati ad un agire sinergico da una o più fonti visive (e, tra non molto, attraverso opportuni software, anche olfattive e tattili), è anche vero che è difficile discernere quale senso è acceso, quale parte del corpo è sollecitata e quale solleticata, quali dispositivi sono chiamati in causa e quali sono esclusi, quali strategie corporali retoriche è necessario mettere in pratica come applicazioni di software autoprodotto ad ausilio di quello fruito, per garantirsi l'appagamento che dà questa forma di consumo estremamente sensuale quanto immateriale, al termine dello svolgimento del suo plot.

    Ma al di là della fruizione puramente esplorativa e ludica, che si manifesta tra l'altro in modo palese soprattutto nel 'saltellare' tipico degli occhi e dei neuroni attraverso i nodi degli ipertesti, è nella dimensione del commercio elettronico e dell'acquisto on line che credo di poter ravvisare lo stadio attuale dei processi desideranti attorno alla merce e alla sua fantasmagoria: il circuito seduttivo non ha mai goduto di una messa in atto tanto aderente ai principi più postmoderni della retorica classica, né di una 'reticente accondiscendenza' così 'da manuale' del soggetto sedotto. Intanto, il fenomeno della 'seduzione trasparente' esercitata dalla vetrina, così come descritto da Benjamin nella sua opera su Parigi come capitale della metropolitanizzazione, non viene a mancare all'interno delle nuove dinamiche net-comunicative, che ne hanno semmai moltiplicato il fascino da 'dissolvenza incrociata' e le occasioni di contatto immersivo con gli approdi della nuova 'trama che connette'. Inoltre, è certo che se esiste sortilegio maggiore di quello del vetro ('acqua dura' che respinge e comunica, specchio soffice e lamina che lacera, medium e messaggio, freddo e fuso, possibilità e irraggiungibilità [5] ) questo è senza dubbio rappresentato dalla possibilità di mutazione visiva offerta dallo schermo del monitor, sul quale è possibile esercitare una regia fluidificante che è quella di uno zapping all'ennesima potenza o di un incrocio esplosivo delle dissolvenze.

    Il 'sogno ad occhi aperti' sollecitato dalla penetrabilità cromatica della vetrina si trasforma in qualcosa di più inquietante, essendo ormai la fascinazione onirica ampiamente raggiunta dalle possibilità tecniche del cinema e della realtà virtuale, e inquietante proprio in quanto manovrato e provocato dall'attitudine nomadica del corpo, delle mani, della cornea, della pulsione conoscitiva del tatto, e non solo, come nel caso del sogno notturno, dai sedimenti della memoria e dal lavorio dell'inconscio. In questo sembrerebbe piuttosto simile agli stati alterati di coscienza provocati dalle sostanze psicotrope. Icone sempre più ammiccanti garantiscono la possibilità del possesso [6] (Buy it!) risparmiando il fastidio volgare dello spostamento fisico e del sacrilegio dello scambio in denaro di fronte alla venerabilità della merce, e promettono di realizzare la stessa performance una volta decadute, strappate dall'amnio del virtuale e 'scaricate' in contrassegno postale. A chi curava le réclames dei cataloghi dei magazzini Bon Marché, come d'altra parte del più recente e maccheronico Postalmarket, non sarebbe mai venuto in mente di sollecitare un'attenzione che non fosse puramente cognitiva, focalizzata sulla funzionalità e sulla qualità del prodotto, o di far leva sull'irresistibilità del piacere, del desiderio, della compulsione, persino dell'intossicazione al fine di spingere il fruitore (che nel frattempo è diventato metamorfico e abile quanto impulsivo nomade telematico) ad accettare di compiere l'atto peccaminoso dell'assenso (avvertibile con il click che dà il via alla transazione) e dell'acquisto [7].

    Nelle bolle di memoria del mio Pc mi nascondo io al mondo, aspettando che qualcuno - un feticcio - venga a chiamarmi e si decida a dirmi chi sono, come nella 'rappresentazione condivisa' del teatro e nel gioco di riflessione e rifrazione della mia faccia nelle vetrine dei boulevards parigini descritti da Benjamin. Solo che lungo le derive del cyberspazio l'identità non è mai definitiva, e risiede incerta proprio in questa intercapedine tra materiale e immateriale, tra hard e software, in questa soglia-passage tra l'alienazione e l'appartenenza, ora soccombendo al desiderio dell'assunzione di nuove vesti ora a quello di restare svestita e plurima. D'altronde, non a caso la seduzione del e sul corpo di cui parlo è quella, intermittente tra l'on e lo stand-by, superflua - o, se possibile, supersuperflua -, cui si è destinati a tornare dopo aver tolto anche l'ultimo velo. Una seduzione oltre la disillusione e il nulla dello 'scorticato vivo'.

    Credo che intraprendere un'etnografia in grado di superare l'impianto univoco dell'osservazione, che contemporaneamente sappia confrontarsi con forme di scrittura 'altre' mantenendo uno sguardo critico sulla propria e generando incroci tra gli ambiti diversi della comunicazione, della letteratura, del desiderio e della cultura visuale e tecnologica, sia l'unico motivo per cui valga la pena continuare la nostra ricerca. La seguente immersione vaga verso questo senso ...

    ApNe(a)T

    Pioggia d'oro, aria d'oro. Magma. Tu sei Re Mida che non può mangiare, né bere, né respirare che oro. Aziona la tua protesi-mouse, scegli di che vivere o di che morire. Lusso. Cosa ti serve? Cosa vuoi? 'Hai agito in conformità del desiderio che ti abita?' Et le plaisir se fait envie. Et l'envie se fait nécessaire. Hai scelto maquillage, hai scelto di piegarti al colore. Vénéneuse. Irrésistible. Si apre un altro browser (o TI stanno aprendo un altro browser?), come una quinta di sipario ma molto di più, come uno sfogliarsi di pelle, una desquamazione sinottica. Sei circondato dal Rosso, adesso, puoi uscire quando vuoi cliccandoti - punendoti - sopra la x.



    Ma vai avanti, e il sipario di pelle si chiude perché tu possa diventare tutto pupilla aperta, mentre il rosso si fa buio e poi spiraglio di luce a forma di buco della serratura, da cui sei spiato da un paio di gambe inguainate. Lussuria. Le casse del tuo Pc si inondano di una erotic-new-age, che stride con le immagini di screen come raschi di lama sotto un tram. Seduction Addiction Temptation: sei avvertito. Se questa fosse una seduta spiritica ti chiederesti qual è l'oltretomba e quale l'aldiqua in ascolto. Sta (stai) caricando. Fusion. Non hai un remo, sei alla deriva. Non hai uno scoglio di sintassi, non la speranza di un senso. Animata, ora sei una carta da gioco, un asso, e il tuo seme è un'impronta digitale fatta di rossetto. Sei pronto, sei nel gioco. Questo è il tuo eXistenZ [8]. Il cavo da inserire nella tua bioporta è lo stick squadrato blu e oro, di 3/4. Attorno al suo corpo compaiono le opzioni: To whay eXtent are you addicted?: un test, una iniziazione, una prova di competenza, uno strumento di fidelizzazione. In senso orario: Tempt a friend and color your computer with Dior Addict!: un invito a iniziare una catena di Sant'Antonio, o forse, meglio, alla diffusione di una sostanza proibita, attraverso la lascivia della tentazione ad appropriarsi del logo, a sniffare il brand. Ancora: Dior Addict, a collection of 30 killer shades ... : la presentazione del prodotto, finalmente, attraverso il miraggio di Eros e Thanatos. Poi il gioiellino, l'innesto godurioso, la protuberanza mammellare del pot: Dior Addict, The film. Se vuoi vedere la pellicola devi spellicolarti: ora ti apre anche Real Player, anche se ti dà la possibilità di scegliere la tua connessione. Sei un occhio che scava uno schermo dentro il tuo schermo, a sfondare un'immagine hard-core. Buffering in corso ... Play ... Ora sei nel gioco del gioco. Non sai chi ne è il creatore, non ci crederesti comunque. Chi sono i buoni e i cattivi? Sei inca(n)tenato. Sei nella caverna, ma alle spalle dell'ultimo osservatore: hai il sospetto che l'ombra proiettata sulla parete, in fondo, possa essere la tua.


    BIBLIOGRAFIA

    Bataille, Georges, L'esperienza interiore, Bari, Dedalo, 2001.
    Canevacci, Massimo, Antropologia della comunicazione visuale, Roma, Meltemi, 1995.
    Canevacci, Massimo, Avatar n.2, Roma, Meltemi, 2001.


    WEBGRAFIA

    www.dior.com


    NOTE

    [1] Bataille (2002: 33).
    [2] Cfr. Canevacci (1995).
    [3] Bit per secondo, unità di misura della velocità di trasmissione dei dati di un computer, che a sua volta dipende dalla larghezza di banda.
    [4] 'Lo screen liquefa i concetti, li fa piXellare (piXellati) e scorrere su una pelle translucente.' (Canevacci, in Avatar n.2, Meltemi, Roma).
    [5] Nomi dei genitori di Eros e termini che si applicano senza dubbio al carattere 'doppiamente vincolato' del desiderio.
    [6] Ottimizzando e ibridando: possessibilità.
    [7] L'ultima newsletter di www.Dior.com mi raccomandava-imperava: Submit to tempation!
    [8] Dal film di David Cronemberg. Existenz è un gioco basato su tecnologie avanzate, ai limiti della scienza biologica, ideato dai dirigenti della Antenna Research. David Cronenberg dal Corriere della sera 17-2-99: "L'appassionato di videogames smania per entrare sempre più nel gioco, farlo diventare parte di sé. Ma a sua volta il gioco può volere diventare giocatore. Una fusione tra fantasia e realtà, fra mentale e organico. Alla fine è il gioco che diventa carne."


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    M@gm@ ISSN 1721-9809
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