L'osservazione partecipante
Orazio Maria Valastro (a cura di)
M@gm@ vol.1 n.1 Gennaio-Marzo 2003
DIDATTICA ETNOGRAFICA
SPERIMENTALE
(Massimo Canevacci, Didattica etnografica sperimentale, Roma,
Meltemi, 2002, 191 p.)
Massimiliano Di Massa
maxdimassa@katamail.com
Sociologo;
Laureato presso la facoltà di Scienze Politiche all'Università degli
Studi di Genova; Cultore per alcuni anni alla cattedra di Sociologia
dell'Educazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università
di Genova; Borsa di studio dell'Istituto Ligure di Ricerche Economiche
e Sociali; Ricercatore e Consulente presso Istituti di Ricerca e Formazione
pubblici e privati.
Massimo
Canevacci, insegnante di Antropologia culturale alla Sapienza
di Roma, con questo libro visionario e audace ci racconta
delle trasformazioni del ruolo del professore universitario
nel rapporto con l'evoluzione della cultura contemporanea.
"Un professore alla consolle capace di costruire una didattica
multisequenziale, multinarrativa e multisensoriale. (...)
imparare a fare una lezione utilizzando codici ipertestuali,
esplorando e applicando nuovi itinerari, nuove forme logico-comunicative
ipertestuali e mix-mediali". Canevacci mette in discussione
il suo ruolo e la sua identità allo scopo di evidenziare il
ruolo della sperimentazione nella didattica, la sperimentazione
di chi dirige la didattica e quella di chi la segue. Non tutti
i professori sono sperimentatori e altrettanto non tutti gli
studenti lo sono, questo libro è dedicato a tutti quelli che
perlomeno ci provano e al prodotto di quell'incontro.
Punto di partenza, e quindi di particolare interesse negli
intesti del nostro percorso conoscitivo, è il legame che Canevacci
attribuisce al rapporto tra ricerca e didattica, partendo
dal presupposto che da una ricerca sperimentale dovrebbe discendere
una didattica altrettanto sperimentale.
Canevacci pone il percorso didattico all'interno del più complessivo
percorso conoscitivo delle scienze sociali, concatenando e
integrando le varie fasi della catena logica: "ricerca
- paradigmi - fieldwork - metodi - rappresentazione - didattica.
(...) ovvero la ricerca - attraverso i paradigmi del ricercatore
e la scelta del campo - costruisce il suo metodo, spinge verso
forme particolari della rappresentazione e perfino verso i
moduli costitutivi della lezione." In questa relazione
poi pone l'accento, quale meta-teoria della ricerca/didattica,
sulla scelta del fieldwork, "(...) il modo in cui la relazione
ricerca-didattica viene più o meno consapevolmente impostata
dal ricercatore e trasmessa agli studenti. (...) In breve,
nella scelta del fieldwork si scelgono anche gli isoformismi
tra epistemologie e metodologie, tra le forme della rappresentazione
e moduli della didattica".
Sulla base di queste considerazioni generali, Canevacci afferma
la necessità di un forte ripensamento dell'attuale impostazione
didattica dell'Università, almeno nel campo delle scienze
sociali e in particolare nell'ambito antropologico, affermando
che "è quindi necessario ripensare le forme della didattica,
per esplorarne le nuove multiple possibilità, nella sua meta-connessione
con le scelte dei nuovi territori che coinvolgono la ricerca
e i paradigmi ad essa connessi. L'Università non deve essere
il luogo della riproduzione del sapere; l'Università è lo
spazio dell'innovazione dei saperi." Affermando questo
Canevacci parte ovviamente da una forte critica sul ruolo
della formazione universitaria, iniziando da un'autocritica
del proprio ruolo di docente e individuando tre direttrici
principali nel processo di trasformazione dell'istituzione
universitaria nel senso sopra descritto:
1) "dal luogo allo spazio", ponendo l'esigenza che
questa esca fuori da se stessa affinché si estenda uscendo
dalla rigidità di luoghi fortemente identitari, omogenei e
compatti (euclidei) per "contaminarsi" in spazi fluidi mobili
e dislocanti;
2) "dalla riproduzione all'innovazione" nel senso che
l'Università non deve riprodurre conoscenze ormai obsolete,
quelle degli anni della formazione del docente, ma dovrebbe
spingere verso quelle innovazioni che si stanno sperimentando;
3) "dal sapere ai saperi", il terzo percorso proposto,
nel senso che l'Università dovrebbe essere lo spazio che innova
anche attraverso un linguaggio e una logica che si esprime
in forme pluralizzate, mettendo in discussione ogni sapere
singolarizzato ma inserendoli in forme differenziate e altre
che producono culture, storie, arti ecc.
Ovviamente Massimo Canevacci individua nel docente e nell'esplicarsi
della didattica, i principali protagonisti del percorso di
innovazione precedentemente indicato. Con un'ardita metafora
indica nuove prospettive all'attività didattica affermando
"ora tocca al professore farsi P.J.: il professore alla
consolle che emette una didattica multisequenziale, multinarrativa
e multisensoriale". Una consolle didattica che favorisca
moltiplicamenti e rimescolamenti di supporti, ripassagli continui,
stratificazioni visive e auditive, accelerazioni percettive,
ritorni concettuali, fixaggi-mixaggi policromi. "Le percezioni
come le interpretazioni, si decentrano al massimo, liberando
ogni potenzialità dello studente e anche la gerarchia dei
significati già prestabiliti".
SCHEDA BIBLIOGRAFICA
[ Didattica etnografica sperimentale / Massimo Canevacci
- Roma; Meltemi, 2002, 191 p. ]
INDICE
Introduzione.
Capitolo 1 Esplorazioni didattiche.
Capitolo 2 Elaborazioni degli studenti.
Capitolo 3 Sperimentazioni performative.
Capitolo 4 Antropologia in fiamme.
Conclusioni Il professore alla consolle.
PROFILO DELL'AUTORE
Massimo Canevacci (massimo.canevacci@fastwebnet.it):
insegna Antropologia presso la Facoltà di Sociologia dell'Università
La Sapienza di Roma; dirige la rivista Avatar; ha pubblicato
tra gli altri, Sincretismi (1995), Antropologia della Comunicazione
Sociale (1997), La città polifonica, saggio sull'antropologia
della comunicazione urbana (1996), Culture Estreme, mutazioni
giovanili tra i corpi delle metropoli (1999) e Antropologia
della comunicazione visuale.
LINK
Indirizzo elettronico della rivista Avatar diretta
da Massimo Canevacci, Rivista che vuole intrecciare e trovare
soluzioni inedite al rapporto tra antropologia e comunicazione.
Parte dall'ipotesi che nuovi territori immateriali si stanno
configurando secondo scenari innovativi a causa di una radicale
disgiuntura rispetto a paradigmi, concetti, metodi, forme
della rappresentazione e conflitti: https://www.vianet.it/avatar/
Estratto dal libro sul sito della casa editrice Meltemi, in
undici pagine l'essenza della pubblicazione: https://www.meltemieditore.it/nuovo/PDFfiles/Y004.pdf
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