L'esperto ed il cultore che noi
siamo o desideriamo diventare non può fare a meno di essere
anche un osservatore, applicandosi a valutare le passioni
che ci sostengono nell'elaborazione della nostra professionalità
e ci muovono verso ambiti specifici d'intervento o di studio.
Non essendo possibile garantire un'assoluta e oltremodo ricercata
neutralità ed estraneità rispetto al fenomeno osservato, possiamo
allora rivalutare l'interazione con il soggetto o l'oggetto
della nostra ricerca o del nostro intervento, commutando questa
condizione d'implicazione in una partecipazione consapevole,
critica e innovatrice.
Ogni uomo è dunque partecipante
e osservatore della sua vita e del mondo per esistere, sopravvivere,
crescere. Nello stesso movimento, osserva i fatti e li valuta
(la parola ha conservato anche il suo duplice significato
con le sue connotazioni morali e piuttosto negative: non amiamo
per niente ricevere delle "osservazioni"). Ma ci sono dei
livelli, delle modalità, degli orientamenti, delle inclinazioni,
delle scelte. La società oggi valorizza, a suo dire per l'efficienza!
la curiosità feconda, super orientata, l'inconsapevole erudito
e senza coscienza morale. Io pretendo che sia giunto il tempo
di ristabilire ogni uomo nella sua dignità d'esperto-ricercatore-insegnante
in tutti gli ambiti della sua vita e particolarmente in questa
parte essenziale che è il mestiere, la professione.
Tout homme est donc participant
et observateur de sa vie et du monde pour exister, survivre,
grandir. Dans le même mouvement, il observe les faits et les
apprécie (là encore le mot a gardé sa double signification
avec ses connotations morales et plutôt négatives: on n'aime
guère recevoir des "observations"). Mais il y a des degrés,
des modalités, des orientations, des inclinations, des choix.
La société valorise aujourd'hui, soi-disant pour l'efficacité!
la curiosité productive, super-orientée, le savant ignare
et sans conscience morale. Je prétends qu'il est temps de
rétablir chaque homme dans sa dignité de praticien-chercheur-enseignant
dans tous les domaines de sa vie et particulièrement dans
cette partie essentielle qu'est le métier, la profession.
Massimiliano Di Massa - Massimo Caccialanza - Maria Teresa Torti
Obiettivo di questa ricerca è
stato proprio quello di condurre un'esplorazione trasversale
della produzione culturale dei gruppi giovanili, alle soglie
del nuovo decennio, con riferimento all'ambito geografico
della provincia di Genova e con specifico riguardo alle istanze
che sviluppano linguaggi di ricerca e di comunicazione di
carattere 'elaborativo/ri-elaborativo' rispetto alle più tradizionali
forme di mera riedizione di stili e di contenuti culturali
già noti.
Cercare di comprendere ciò che
avviene nel breve incontro tra un operatore di strada e dei
giovani non è certamente facile. I discorsi sulla pratica
dei professionisti, in generale, sono spesso saturi di una
rappresentazione stereotipata dell'agire professionale, e
contemporaneamente le attività di questi professionisti sono
state oggetto di ben pochi studi d'interpretazione. Questo
stimola i ricercatori verso dei metodi di raccolta dati più
vicini alle loro pratiche reali. E' così che l'osservazione
diretta s'impone come uno dei metodi più appropriati. Ma come
osservare ciò che, in sostanza, si situa a margine delle zone
di visibilità? Come avvicinare ciò che, in effetti, si sottrae
allo sguardo? Come cogliere quello che, in pratica, è effimero,
imprevedibile, mutevole? Questo contributo presenterà alcune
considerazioni metodologiche su di un'esperienza sul campo
realizzata insieme a quattro collettivi impegnati nel lavoro
di strada in Québec (Canada).
Chercher à comprendre ce qui
se réalise dans la rencontre éphémère entre un travailleur
de rue et des jeunes de la rue n'est pas chose aisée. Le fait
que les discours sur la pratique des praticiens en général
soient souvent chargés d'une représentation prototypée de
l'action professionnelle, et que les pratiques de ces praticiens
en particulier ont fait l'objet de fort peu de travaux d'explicitation,
conduit tout naturellement le chercheur vers des méthodes
de recueille de données plus proches des pratiques réelles.
C'est ainsi que l'observation directe s'impose comme une méthode
des plus pertinentes pour ce faire. Mais comment observer
ce qui, de nature, se situe à la marge des espaces de visibilité?
Comment approcher ce qui, dans les faits, fuit le regard?
Et comment saisir ce qui, en pratique, est éphémère, imprévisible,
mouvant? Le présent texte apportera quelques considérations
méthodologiques à partir d'une expérience terrain réalisée
en compagnie de quatre collectifs de travail de rue au Québec.
Una riflessione sulla realizzazione
di alcuni percorsi formativi, finalizzati ad avviare un servizio
di educativa territoriale realizzato nell'ambito della legge
285 del 1997 "Disposizioni per la promozione di diritti e
di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza". Come integrare
conoscenze teoriche e pratiche, avviando un processo di acquisizione
delle molteplici competenze necessarie agli educatori di strada:
l'osservazione come supporto al lavoro di strada con realtà
informali di aggregazioni giovanili.
Il mio percorso che ha oscillato
tra militantismo e osservazione partecipante, mi ha portato
a scegliere di proseguire le mie ricerche verso un'osservazione
militante. Questa non è ispirata da imperativi ideologici
ma "soltanto" dal desiderio del ricercatore di sposare la
realtà per svelare la dinamica degli immaginari che sono utilizzati
dagli individui o dai gruppi che gli danno corpo, per costruire
o decostruire delle norme, degli spazi, dei luoghi, delle
iniziative che modellano il nostro ambiente, la nostra storia
e dunque i nostri riferimenti.
Mon parcours qui a oscillé entre
militantisme au quotidien et observation participante, m'amène
à choisir à poursuivre mes recherches vers une observation
militante. Celle-ci n'est pas non plus dictée par des impératifs
idéologiques, mais par ce désir du chercheur à épouser la
réalité pour dévoiler la dynamique des imaginaires qui sont
employés aussi bien par les individus que collectifs pour
construire ou déconstruire des normes, des espaces, des lieux,
des initiatives formant notre environnement, notre histoire
et donc nos référents.
Fare ricerca sociale significa
entrare, attraverso la lingua, nel mondo "percepito". L'approccio
del ricercatore è un approccio "in formazione", del tutto
simile a quello del bambino. Attraverso un codice linguistico
comune - sia esso la lingua in vigore, ma ancor più il dialetto
- egli ha accesso, così come il bambino nei confronti della
"sua" realtà, al riconoscimento della realtà del suo interlocutore.
Via via che acquisisce dati sulla tematica oggetto d'indagine,
il ricercatore acquisisce nozioni sul mondo che regola tale
oggetto e ne definisce i contorni. La sua immersione in un
mondo altro richiede però flessibilità mentale, disponibilità
a formarsi su schemi e mappe concettuali nuove, umiltà e gestione
delle possibili incongruenze con i canoni regolativi del proprio
mondo. Spesso tutto ciò rappresenta la parte più difficile
per il ricercatore.
Massimo Canevacci, insegnante
di Antropologia culturale alla Sapienza di Roma, con questo
libro visionario e audace ci racconta delle trasformazioni
del ruolo del professore universitario nel rapporto con l'evoluzione
della cultura contemporanea. Sulla base di queste considerazioni
generali, Canevacci afferma la necessità di un forte ripensamento
dell'attuale impostazione didattica dell'Università, almeno
nel campo delle scienze sociali e in particolare nell'ambito
antropologico, affermando che 'è quindi necessario ripensare
le forme della didattica, per esplorarne le nuove multiple
possibilità, nella sua meta-connessione con le scelte dei
nuovi territori che coinvolgono la ricerca e i paradigmi ad
essa connessi. L'Università non deve essere il luogo della
riproduzione del sapere; l'Università è lo spazio dell'innovazione
dei saperi.
Nell'era della globalizzazione, infatti, il rapporto con il
cibo è sempre meno influenzato dalla natura e sempre più condizionato
dalla cultura. Almeno nelle società opulente. Il rapporto
è però contraddittorio: l'edonismo dilagante impone di trarre
dal cibo il massimo godimento, ma al tempo stesso di evitarne
l'impatto negativo sul corpo. Un corpo che si fa sempre più
terreno della progettualità individuale e componente emblematica
dell'identità personale e sociale. Il controllo sul proprio
corpo si esercita tuttavia in corrispondenza all'etero definizione
delle mete da perseguire: il cibo come consumo più che come
nutrimento ed il corpo come contenuto, piuttosto che contenitore,
dell'identità.
Orazio Maria Valastro
L'esperto ed il cultore che noi siamo o desideriamo diventare non può fare a meno di essere anche un osservatore, applicandosi a valutare le passioni che ci sostengono nell'elaborazione della nostra professionalità e ci muovono verso ambiti specifici d'intervento o di studio. Non essendo possibile garantire un'assoluta e oltremodo ricercata neutralità ed estraneità rispetto al fenomeno osservato, possiamo allora rivalutare l'interazione con il soggetto o l'oggetto della nostra ricerca o del nostro intervento, commutando questa condizione d'implicazione in una partecipazione consapevole, critica e innovatrice.
Hervé Drouard
Ogni uomo è dunque partecipante e osservatore della sua vita e del mondo per esistere, sopravvivere, crescere. Nello stesso movimento, osserva i fatti e li valuta (la parola ha conservato anche il suo duplice significato con le sue connotazioni morali e piuttosto negative: non amiamo per niente ricevere delle "osservazioni"). Ma ci sono dei livelli, delle modalità, degli orientamenti, delle inclinazioni, delle scelte. La società oggi valorizza, a suo dire per l'efficienza! la curiosità feconda, super orientata, l'inconsapevole erudito e senza coscienza morale. Io pretendo che sia giunto il tempo di ristabilire ogni uomo nella sua dignità d'esperto-ricercatore-insegnante in tutti gli ambiti della sua vita e particolarmente in questa parte essenziale che è il mestiere, la professione.
Hervé Drouard
Tout homme est donc participant et observateur de sa vie et du monde pour exister, survivre, grandir. Dans le même mouvement, il observe les faits et les apprécie (là encore le mot a gardé sa double signification avec ses connotations morales et plutôt négatives: on n'aime guère recevoir des "observations"). Mais il y a des degrés, des modalités, des orientations, des inclinations, des choix. La société valorise aujourd'hui, soi-disant pour l'efficacité! la curiosité productive, super-orientée, le savant ignare et sans conscience morale. Je prétends qu'il est temps de rétablir chaque homme dans sa dignité de praticien-chercheur-enseignant dans tous les domaines de sa vie et particulièrement dans cette partie essentielle qu'est le métier, la profession.
Massimiliano Di Massa - Massimo Caccialanza - Maria Teresa Torti
Obiettivo di questa ricerca è stato proprio quello di condurre un'esplorazione trasversale della produzione culturale dei gruppi giovanili, alle soglie del nuovo decennio, con riferimento all'ambito geografico della provincia di Genova e con specifico riguardo alle istanze che sviluppano linguaggi di ricerca e di comunicazione di carattere 'elaborativo/ri-elaborativo' rispetto alle più tradizionali forme di mera riedizione di stili e di contenuti culturali già noti.
Yves Couturier
Cercare di comprendere ciò che avviene nel breve incontro tra un operatore di strada e dei giovani non è certamente facile. I discorsi sulla pratica dei professionisti, in generale, sono spesso saturi di una rappresentazione stereotipata dell'agire professionale, e contemporaneamente le attività di questi professionisti sono state oggetto di ben pochi studi d'interpretazione. Questo stimola i ricercatori verso dei metodi di raccolta dati più vicini alle loro pratiche reali. E' così che l'osservazione diretta s'impone come uno dei metodi più appropriati. Ma come osservare ciò che, in sostanza, si situa a margine delle zone di visibilità? Come avvicinare ciò che, in effetti, si sottrae allo sguardo? Come cogliere quello che, in pratica, è effimero, imprevedibile, mutevole? Questo contributo presenterà alcune considerazioni metodologiche su di un'esperienza sul campo realizzata insieme a quattro collettivi impegnati nel lavoro di strada in Québec (Canada).
Yves Couturier
Chercher à comprendre ce qui se réalise dans la rencontre éphémère entre un travailleur de rue et des jeunes de la rue n'est pas chose aisée. Le fait que les discours sur la pratique des praticiens en général soient souvent chargés d'une représentation prototypée de l'action professionnelle, et que les pratiques de ces praticiens en particulier ont fait l'objet de fort peu de travaux d'explicitation, conduit tout naturellement le chercheur vers des méthodes de recueille de données plus proches des pratiques réelles. C'est ainsi que l'observation directe s'impose comme une méthode des plus pertinentes pour ce faire. Mais comment observer ce qui, de nature, se situe à la marge des espaces de visibilité? Comment approcher ce qui, dans les faits, fuit le regard? Et comment saisir ce qui, en pratique, est éphémère, imprévisible, mouvant? Le présent texte apportera quelques considérations méthodologiques à partir d'une expérience terrain réalisée en compagnie de quatre collectifs de travail de rue au Québec.
Orazio Maria Valastro
Una riflessione sulla realizzazione di alcuni percorsi formativi, finalizzati ad avviare un servizio di educativa territoriale realizzato nell'ambito della legge 285 del 1997 "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza". Come integrare conoscenze teoriche e pratiche, avviando un processo di acquisizione delle molteplici competenze necessarie agli educatori di strada: l'osservazione come supporto al lavoro di strada con realtà informali di aggregazioni giovanili.
Domenico Pucciarelli
Il mio percorso che ha oscillato tra militantismo e osservazione partecipante, mi ha portato a scegliere di proseguire le mie ricerche verso un'osservazione militante. Questa non è ispirata da imperativi ideologici ma "soltanto" dal desiderio del ricercatore di sposare la realtà per svelare la dinamica degli immaginari che sono utilizzati dagli individui o dai gruppi che gli danno corpo, per costruire o decostruire delle norme, degli spazi, dei luoghi, delle iniziative che modellano il nostro ambiente, la nostra storia e dunque i nostri riferimenti.
Domenico Pucciarelli
Mon parcours qui a oscillé entre militantisme au quotidien et observation participante, m'amène à choisir à poursuivre mes recherches vers une observation militante. Celle-ci n'est pas non plus dictée par des impératifs idéologiques, mais par ce désir du chercheur à épouser la réalité pour dévoiler la dynamique des imaginaires qui sont employés aussi bien par les individus que collectifs pour construire ou déconstruire des normes, des espaces, des lieux, des initiatives formant notre environnement, notre histoire et donc nos référents.
Lidia Dutto
Fare ricerca sociale significa entrare, attraverso la lingua, nel mondo "percepito". L'approccio del ricercatore è un approccio "in formazione", del tutto simile a quello del bambino. Attraverso un codice linguistico comune - sia esso la lingua in vigore, ma ancor più il dialetto - egli ha accesso, così come il bambino nei confronti della "sua" realtà, al riconoscimento della realtà del suo interlocutore. Via via che acquisisce dati sulla tematica oggetto d'indagine, il ricercatore acquisisce nozioni sul mondo che regola tale oggetto e ne definisce i contorni. La sua immersione in un mondo altro richiede però flessibilità mentale, disponibilità a formarsi su schemi e mappe concettuali nuove, umiltà e gestione delle possibili incongruenze con i canoni regolativi del proprio mondo. Spesso tutto ciò rappresenta la parte più difficile per il ricercatore.
Massimiliano Di Massa
Massimo Canevacci, insegnante di Antropologia culturale alla Sapienza di Roma, con questo libro visionario e audace ci racconta delle trasformazioni del ruolo del professore universitario nel rapporto con l'evoluzione della cultura contemporanea. Sulla base di queste considerazioni generali, Canevacci afferma la necessità di un forte ripensamento dell'attuale impostazione didattica dell'Università, almeno nel campo delle scienze sociali e in particolare nell'ambito antropologico, affermando che 'è quindi necessario ripensare le forme della didattica, per esplorarne le nuove multiple possibilità, nella sua meta-connessione con le scelte dei nuovi territori che coinvolgono la ricerca e i paradigmi ad essa connessi. L'Università non deve essere il luogo della riproduzione del sapere; l'Università è lo spazio dell'innovazione dei saperi.
Massimiliano Di Massa
Nell'era della globalizzazione, infatti, il rapporto con il cibo è sempre meno influenzato dalla natura e sempre più condizionato dalla cultura. Almeno nelle società opulente. Il rapporto è però contraddittorio: l'edonismo dilagante impone di trarre dal cibo il massimo godimento, ma al tempo stesso di evitarne l'impatto negativo sul corpo. Un corpo che si fa sempre più terreno della progettualità individuale e componente emblematica dell'identità personale e sociale. Il controllo sul proprio corpo si esercita tuttavia in corrispondenza all'etero definizione delle mete da perseguire: il cibo come consumo più che come nutrimento ed il corpo come contenuto, piuttosto che contenitore, dell'identità.