L'observation participante
Orazio Maria Valastro (sous la direction de)
M@gm@ vol.1 n.1 Janvier-Mars 2003
L'OSSERVAZIONE NELLA FORMAZIONE AL LAVORO DI STRADA
Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
Presidente Osservatorio dei Processi
Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com);
Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches
Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur
l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry''
di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi
René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale
e Responsabile della rivista elettronica in scienze umane
e sociali "m@gm@"; Collaboratore e Membro del Comitato Scientifico
della "Revue Algérienne des Etudes Sociologiques", Université
de Jijel-Algeria; Sociologo e Libero Professionista, Studio
di Sociologia Professionale (Catania).
1
L'OSSERVAZIONE [1]
Una prospettiva riferita all'agire per intraprendere il
lavoro educativo di strada [2]
Le competenze richieste da un particolare 'setting destrutturato'
di lavoro come la strada, insieme alle specifiche caratteristiche
dell'intervento con i gruppi naturali del territorio, necessitano
un percorso formativo in grado di sostenere il processo di
costruzione e di sviluppo dell'identità professionale dell'operatore
sociale che si avvia al lavoro di strada e all'intervento
educativo. L'attività formativa, programmata in funzione dell'acquisizione
di competenze utili all'educatore territoriale, deve necessariamente
superare la contrapposizione tra teoria e pratica, facilitando
dei processi di rielaborazione individuale che rendono possibile
l'acquisizione e la costruzione di conoscenze e competenze
partecipate.
La formazione concepita come circolarità costante tra teoria
e pratica, dove il ruolo del formatore è indirizzato a sostenere
un apprendere finalizzato all'agire, riesce a stimolare un'anticipazione
delle competenze da sviluppare e delle conseguenze dell'intervento
prodotto dall'operatore nel lavoro di strada. Questo specifico
orientamento formativo, dove l'approccio pedagogico selezionato
facilita il riconoscere la strada come luogo di relazioni
e situazioni che si caratterizzano per la loro valenza educativa,
consente di iniziare a costruire le capacità e le competenze
nell'intervento con i gruppi informali del territorio.
Alcune coordinate teoriche fondamentali, la nozione di gruppo
naturale e le forme indirette e partecipate d'osservazione
dei gruppi, una volta integrate nell'esperienza conoscitiva
e pratica dei soggetti in formazione, coadiuvano senz'altro
il ruolo del formatore finalizzato a favorire e sostenere
una preparazione promossa da un agire impostato su situazioni
reali. Oltre a fornire i principali modelli di base che fondano
l'intervento professionale dell'educatore territoriale, privilegiando
le strategie di prevenzione e di promozione della qualità
della vita, il formatore può potenziare l'autonomia personale
nella gestione del lavoro educativo con i gruppi naturali
del territorio, impegnando i soggetti in formazione in pratiche
controllate e guidate d'osservazione, aggancio e relazione
con i gruppi naturali.
Il gruppo come sistema d'azione, insieme d'individualità caratterizzate
da una dinamica relazionale, conseguenza di una continua opera
di costruzione che deve essere evidenziata nel rapporto tra
dimensione individuale e collettiva, diventa una nozione fondante,
oggetto di riflessione e di confronto. L'attività guidata,
sviluppata sul territorio, rende così possibile un primo avvicinamento
a queste dinamiche relazionali, sviluppando inoltre la capacità
di cogliere la valenza delle realtà di aggregazione come opportunità
di socializzazione e di sperimentazione sociale per i giovani.
La realizzazione di forme indirette d'osservazione attraverso
una mappatura dei gruppi informali e delle interviste focalizzate,
individuali o di gruppo, rivolte a adulti significativi rispetto
all'esperienza sociale di alcuni gruppi naturali di giovani
e adolescenti, permettono di preparare e sviluppare le prime
fasi del lavoro con i gruppi sul territorio, promovendo la
capacità di osservazione e lettura dei profili di aggregazione.
L'osservazione e i metodi di osservazione assumono pertanto,
all'interno del percorso formativo, una prospettiva riferita
all'agire per intraprendere il lavoro educativo di strada
dalle prime fasi d'intervento con i gruppi naturali, la lettura
dei loro bisogni e delle loro esigenze, fino alla realizzazione
di un progetto educativo partecipato. Un ulteriore elemento,
unitamente a questi strumenti metodologici, può essere assunto
dal formatore come principio iniziale e fondante dell'agire
professionale nel lavoro di strada, sollecitando percorsi
di consapevolezza e di auto valutazione sulla condizione in
cui si trovano inizialmente i soggetti in formazione esperimentando
personalmente l'osservazione: il 'paradosso dell'osservatore'
[3].
2 IL PARADOSSO DELL'OSSERVATORE
Momento formativo nella gestione delle situazioni d'interazione
tra educatore e gruppi naturali [4]
L'attività degli educatori di strada si svolge sul territorio,
negli spazi informali, introducendo una nuova presenza per
stimolare l'adesione di gruppi di adolescenti e giovani ad
attività partecipate. Il lavoro degli educatori, finalizzato
alla valorizzazione delle risorse della comunità ed alla promozione
di una partecipazione e di un protagonismo attivo e propositivo
delle giovani generazioni, si sviluppa nei luoghi dove nascono
i fattori di disagio sociale cercando di fare emergere e dare
risposte ai bisogni degli adolescenti e dei giovani.
L'intervento nel lavoro di strada si elabora quindi ricorrendo
a concrete strategie di riduzione delle situazioni di disagio
sociale, favorendo altresì delle strategie complessive di
promozione della qualità della vita: sostenere i minori e
gli adolescenti favorendo la relazione di questi ultimi
con gli adulti e il contesto relazionale più ampio della comunità
locale. Il lavoro di strada con i gruppi informali facilita
inoltre il loro protagonismo, cercando di sviluppare in questi
stessi gruppi un senso di appartenenza al territorio e soprattutto
alla comunità locale. Gli interventi che mirano a rendere
la comunità locale una comunità operante e partecipante, rendono
inoltre la comunità stessa cosciente del miglioramento della
qualità della vita degli individui.
La conoscenza dei gruppi naturali presenti nel territorio
diventa dunque una tappa fondamentale per intraprendere un
avvicinamento in veste di interlocutore privilegiato. Il lavoro
educativo con i gruppi del territorio si costruisce attraverso
delle fasi preliminari, nel corso delle quali si selezionano
alcuni dei gruppi censiti con i quali si pensa di potere avviare
un processo di avvicinamento. Nella prima fase si cerca di
conoscere le realtà informali di aggregazione attraverso una
mappatura dei gruppi naturali: si possono realizzare osservazioni
indirette in strada e interviste a testimoni privilegiati
ed esperti presenti nel contesto territoriale. In una fase
successiva, la selezione di alcuni gruppi censiti con i quali
avviare un processo di avvicinamento, si cerca di completare
l'aggancio con il gruppo. Nella relazione che si è instaurata
si cercherà di costruire una progettualità partecipata: in
questa terza fase si individuando gli interessi prevalenti
del gruppo, sostenendo la realizzazione di attività condivise.
Il paradosso dell'osservazione, conseguenza dell'azione posta
in essere dall'osservatore, diventa elemento formativo quando
la gestione delle differenti situazioni d'interazione
tra educatore e gruppi naturali, collocati nelle fasi di avvio
dell'intervento con i gruppi giovanili, è esaminata e approfondita
come condizione e principio di configurazione della pratica
professionale degli educatori territoriali. L'osservare è
attinente ad un agire che perturba il gruppo naturale nel
suo contesto territoriale, rendendo problematica la conoscenza
delle dinamiche e delle relazioni interne al gruppo, come
l'osservazione della costruzione dell'agire del gruppo, delle
sue rappresentazioni e delle identità prodotte.
I soggetti in formazione si accorgono rapidamente, infatti,
che non esiste osservazione neutra in quanto sono gli stessi
effetti suscitati dall'osservatore che saturano la struttura
degli elementi e delle informazioni ricavate e provocate dall'osservazione.
La difficoltà maggiore emerge nella relazione, in quel contatto
indiretto o diretto che si sviluppa durante l'osservazione
che si realizza nelle differenti fasi di approccio ai gruppi
informali. Bisogna necessariamente apprendere a gestire il
processo di decodificazione dell'individuo o degli individui
oggetto dell'osservazione, processo che proietta sugli educatori
territoriali la costruzione di una certa definizione della
situazione e della persona che essi stessi rappresentano.
L'osservazione come compensazione di ruoli, osservare ed essere
osservati, dove la stessa attività d'osservazione stravolge
inizialmente le posizioni, è un momento cruciale che struttura
il percorso formativo nell'accompagnamento al lavoro di strada.
L'osservatore che considera ed esamina la presenza e la composizione
dei gruppi naturali sul territorio, da osservatore e
soggetto dell'azione diventa egli stesso oggetto di accorte
considerazioni da parte degli stessi gruppi informali. Questo
è percepito immediatamente, provocando spiacevoli sensazioni
nel verificare quest'inversione dei ruoli avvertita con sempre
maggiore evidenza. Ma questa stessa sensazione diventa un
elemento che contribuisce a precisare e comprendere il vissuto
dissimulato dell'osservato, quello che prova percependo di
essere oggetto di osservazione. Alternare l'intervento guidato
sul territorio con momenti di valutazione ed analisi delle
attività e delle emozioni vissute, è utile e necessario al
fine di sdrammatizzare le rappresentazioni che si sono costruite
in funzione della teoria, dove solitamente sono ampliate paure
e difficoltà. Questa stessa attività rafforza infine le capacità
e le competenze dei futuri educatori territoriali.
3 L'OSSERVATORE ACQUISISCE UN NUOVO PUNTO DI VISTA
Solo nel contesto territoriale l'educatore inizia a definire
la propria figura professionale
La gestione del 'paradosso dell'osservatore' nella relazione
con il gruppo naturale, è vissuta come una situazione che
origina ulteriori sollecitazioni, interrogativi e difficoltà,
anch'esse strumento per la produzione di nuove conoscenze
e consapevolezze. Si arriva a considerare, nella pratica guidata
d'osservazione, come la stessa appartenenza territoriale che
inizialmente sembrava un risorsa, diventa incredibilmente
priva di utilità in quanto la nozione di territorio si differenzia
da quella sperimentata nell'esperienza quotidiana vissuta
dai soggetti in formazione negli stessi spazi urbani.
L'intervento in strada è percepito di conseguenza come un
accedere, un introdursi in un territorio che diventa improvvisamente
del tutto estraneo, determinando il processo di interiorizzazione
della nuova figura rappresentata dall'educatore di strada
di cui si diventa depositari.
L'osservatore acquisisce un nuovo punto di vista, attraversando
e spostandosi su di un territorio che si presenta come inesplorato,
e assume un ruolo diverso che si traduce nell'amplificazione
della necessità di riuscire a considerare il territorio in
modo differente e più completo rispetto alla propria esperienza
personale. Le differenziazioni territoriali, presenti ad esempio
nella quotidianità degli stessi luoghi e condivise dai gruppi
di pari, sono ora poste in evidenza attualizzando una prospettiva
che valuta complessivamente il territorio come uno spazio
sociale percorso e vissuto dai gruppi naturali. Sono messe
in discussione le mappe concettuali che non prendevano in
considerazione i molteplici vissuti e le divisioni presenti
nello spazio urbano e sociale: la 'piazza', ad esempio, può
essere adesso riconosciuta come un luogo frequentato in modo
diverso e da differenti categorie di singoli e di gruppi nel
tempo, dove molteplici e varie sono le divisioni all'interno
di questo stesso spazio e la loro gestione da parte dei gruppi
che lo vivono.
Il ruolo assunto dai soggetti in formazione rappresenta dunque
una nuova figura professionale e al tempo stesso una nuova
presenza sul territorio per i gruppi naturali. Questo modifica
il proprio rapporto con il territorio, soprattutto attraverso
la percezione di essere riconosciuti ed osservati dai
gruppi informali in funzione della nuova presenza che si rappresenta.
La trasfigurazione in corso tramuta quasi per incanto in stranieri
che osservano ed invadono il territorio con la loro stessa
presenza, degli estranei che a loro volta divengono oggetto
di osservazione. Si è presi inizialmente di mira, oggetto
di una comunicazione verbale e non verbale che invia dei segnali
precisi, segnali che rimandano alla questione del 'chi siete?',
'che cosa volete?', 'che venite a fare qui?'.
Questo ulteriore momento aiuta a sostenere una riflessione
ed una restituzione più consapevole delle modalità adeguate
rispetto al come entrare in contatto e avvicinarsi ai gruppi
informali, sviluppando una consapevolezza maggiore sull'importanza
della presentazione e del presentarsi. E' percepita in questa
occasione, con una maggiore capacità di valutazione, la propria
figura professionale e s'inizia a chiarire maggiormente il
nuovo ruolo da assumere. Un ruolo che si svilupperà nella
relazione e nell'ascolto attivo per comprendere cosa il gruppo
pensa della sua particolare esperienza di aggregazione; interpretare
come i membri argomentano le loro opinioni e le loro posizioni;
cogliere come i membri del gruppo ci parlano di come agiscono
e si relazionano con la realtà circostante, come costruiscono
la loro identità, aiutando a focalizzare una problematica
prioritaria da considerare come oggetto privilegiato dell'intervento
educativo.
4 LA FORMAZIONE
Tra cambiamento personale e rinnovamento dei servizi sociali
alla persona [5]
La realizzazione di un servizio di educativa territoriale,
orientato verso i gruppi naturali del territorio, promuove
una logica differente da quella tradizionale dei servizi sociali,
mettendo necessariamente in gioco la capacità degli stessi
servizi nel favorire la solidarietà e la presa in carico globale
della comunità locale, dei suoi attori sociali e delle loro
condizioni di esistenza. L'accompagnamento degli operatori
sociali al lavoro di strada deve perseguire alcuni obiettivi
sostanziali per favorire, sostanzialmente, l'implementazione
di un servizio fondato su pratiche d'intervento sociale e
identità professionali che spesso possono risultare notevolmente
innovative rispetto alle realtà istituzionali e comunitarie
del territorio.
L'attività di formazione realizzata ha in parte favorito e
sostenuto il cambiamento personale dei soggetti in formazione,
anche attraverso l'esperienza dell'osservazione e dei metodi
di osservazione riferita in questo contributo come momento
e supporto fondamentale della formazione al lavoro di strada
e all'intervento educativo con i gruppi naturali. Una delle
finalità più rilevanti in questo percorso formativo consisteva
inoltre nel rendere consapevoli i futuri educatori del loro
proprio vissuto personale, al fine di condividere insieme
una sensibilità ed una capacità tali da poter considerare
il vissuto degli altri senza alcun pregiudizio. Soltanto da
questa condizione è possibile in seguito organizzare delle
esperienze di vita nel lavoro dell'educatore di strada.
Il servizio di educativa territoriale, successivamente avviato,
si inseriva precisamente nei processi di innovazione e di
cambiamento in atto nelle politiche sociali a livello locale,
confrontandosi con culture professionali e aspettative istituzionali
molte volte disorientate di fronte ad un servizio destrutturato:
attività svolte sul territorio, all'esterno e al di fuori
dei luoghi ordinari istituzionali; operatori che lavorano
in orari differenti da quelli consueti delle amministrazioni
locali; nessuna visibilità immediata del lavoro svolto e dell'impegno
degli operatori sociali nel perseguire degli obiettivi educativi
e partecipati nel lungo termine.
Alcuni dei principali obiettivi per sostenere un processo
complessivo di attivazione e di coinvolgimento di risorse
e competenze, delimitando in parte alcune delle difficoltà
incontrate, possiamo individuarli nei seguenti punti e nelle
necessarie azioni da attivare: 1) facilitare il cambiamento
individuale dei soggetti in formazione per sostenere il lavoro
educativo di strada; 2) operare un'azione di connessione e
di comunicazione partecipata tra quanti a vario titolo promuovono,
amministrano e coordinano il servizio innovativo; 3) sostenere
uno sviluppo complessivo delle risorse locali attraverso un
percorso formativo partecipato molto più amplio, che non si
limiti soltanto ai futuri educatori di strada ma che includa,
con modalità differenti, le realtà istituzionali, della comunità
locale e del terzo settore, per sostenere una collaborazione
sulla base di un linguaggio e di pratiche condivise.
NOTE
[1] Questo
contributo presenta alcune riflessioni e considerazioni sul
progetto "Bambini, famiglie e servizi, verso una nuova comunità
educativa", reso operativo dalla Cooperativa Spazio Bambini
di Catania. Il progetto, finanziato dalla Legge 285 del 1997,
"Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità
per l'infanzia e l'adolescenza", è stato promosso dai Comuni
di Giarre, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo
di Sicilia, Linguaglossa, Mascali, Milo, Piedimonte Etneo,
Riposto, Sant'Alfio, della provincia di Catania.
- "Bambini, famiglie e servizi, verso una nuova comunità educativa",
Relazione Prima Annualità 2000/2001, 27 settembre 2001 Giarre
(Catania), a cura dell'Equipe del Laboratorio Infanzie che
ha realizzato la formazione degli operatori sociali e le attività
di coordinamento e supervisione dei servizi attivati (Orazio
Maria Valastro - Sociologo, Stefania di Guardo - Educatrice,
Giuseppe Caruso - Psicologo, Giusi D'Amico - Pedagogista,
Alessandra Cappuccio - Animatrice, Roberta Baldaro - Esperta
Attività Espressive).
https://digilander.libero.it/valastro/Pubblicazioni/L285/index.htm
[2] Alcune
valutazioni sull'intervento formativo realizzato nella prima
annualità del progetto e sul percorso formativo rivolto agli
operatori sociali che sono stati successivamente avviati ad
attivare i servizi di educativa territoriale e domiciliare.
- Il progetto formativo ed i moduli di formazione elaborati
in qualità di docente:
https://digilander.libero.it/valastro/
https://digilander.libero.it/valastro/
[3] Il
'paradosso dell'osservatore', considerato da Olivier Schwartz
nel suo saggio L'empirisme irréductible (in Nels Anderson,
Le Hobo: Sociologie du sans-abri, traduzione di Annie Brigant,
Paris, Nathan, Collection Essais & Recherches, 1993 - Il vagabondo:
sociologia dell'uomo senza dimora, a cura di Raffaele Rauty,
traduzione di Caterina Dominijanni, Roma, Donzelli, 1994),
presenta la difficile questione sollevata da W. Labov sugli
effetti che la presenza dell'osservatore induce sui comportamenti
dei soggetti osservati (Tarone E. ha sviluppato questo problema
esaminando accuratamente gli assiomi di Labov riguardo al
'paradosso dell'osservatore' in Interlanguage as Chameleon,
Language Learning, n.29, 1979).
[4] I
problemi metodologici sollevati dal 'paradosso dell'osservatore',
possono essere considerati e utilizzati come elemento formativo
nella gestione delle situazioni d'interazione tra educatore
e gruppi naturali: osservare, essere osservati e osservarsi,
come modalità educative e didattiche allo stesso tempo, condizioni
di sostegno per un'evoluzione dei vissuti e delle identità
personali e professionali del gruppo in formazione che è stato
avviato al lavoro di strada.
[5] Una
valutazione provvisoria di alcune problematiche incontrate
nell'attuazione del progetto e delle iniziative promosse.
- Una premessa su servizi sociali tradizionali e educativa
di strada: "Educative territoriale et domiciliaire: des interventions
et des pratiques sociales de responsabilité solidaire pour
reformuler la conception de la citoyenneté sociale", Esprit
Critique, Vol. 03 n. 2 - février 2001.
https://www.espritcritique.org/0302/article01.html
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https://www.minori.it/porcospino/materiali/como_nov99/index.htm
Cazzin A., Le fasi nel lavoro di strada con gli adolescenti,
Educare.it, Studi e riflessioni.
https://www.educare.it/studi/articoli
La formazione degli educatori di strada.
Corsi di Formazione per Educatori di Strada, Dipartimento
di Scienze Relazionali G. Iacono, Università degli Studi di
Napoli Federico II.
https://www.scienze-relazionali.unina.it/
Esperienze personali o di gruppo
Contributi di narrazione di esperienze personali o di gruppo
sul lavoro di strada, pubblicati nel diario di bordo del Porcospino,
una sezione del sito del Centro Nazionale di Documentazione
e Analisi per l'Infanzia e l'Adolescenza.
https://www.minori.it/porcospino/diario.htm
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