Contributi su aree tematiche differenti
M@gm@ vol.7 n.1 Gennaio-Aprile 2009
KEN PLUMMER: LA SESSUALITÀ COME COSTRUZIONE SOCIALE
Giuseppe Toscano
giuseppe.toscano@unitn.it
Dottorando di ricerca in Sociologia e Ricerca sociale presso l’Università di Trento. È cultore della materia in Sociologia generale presso l’Università di Catania. Attualmente la sua ricerca si focalizza sul mondo dell’arte contemporanea e sulla dimensione espressiva della Performance Art.
L’idea che la definizione della sessualità, e delle questioni ad essa connesse, vari nel tempo e nello spazio, e che non sia quindi possibile affrontare il tema in termini puramente biologici, è stata esposta ed argomentata dal professor Ken Plummer dell’Università di Essex (UK) nel corso di un incontro seminariale promosso dalla professoressa Rosalba Perrotta. L’evento, che si è svolto a Catania presso il dipartimento di Studi Politici della Facoltà di Scienze Politiche il 6 giugno 2008, era inserito tra le attività didattiche del master in Studi Criminologici e Penitenziari.
«La società penetra direttamente nell’organismo anche nel suo funzionamento, soprattutto per quel che riguarda la sessualità […]» questa affermazione di Peter Berger e Thomas Luckmann (1969, p. 245) può fornire una introduttiva chiave di lettura al percorso di ricerca del sociologo inglese Ken Plummer. Anche se Plummer definisce i suoi studi «umanistico critici», la sua collocazione nell’ambito del gruppo degli interazionisti simbolici europei è confermata sia dagli assunti teorici che costituiscono le premesse del suo approccio, sia dalle tecniche di ricerca adottate. La grande importanza attribuita allo studio delle «storie di vita» e delle «carriere» dei soggetti «devianti» e l’interesse rivolto all’azione individuale più che ai condizionamenti strutturali confermano l’assunzione di una prospettiva comprendente indirizzata a interpretare il senso dell’azione alla luce della molteplicità di significati di cui si carica. La ricerca di Plummer non si presenta come una mera esercitazione accademica ma risponde all’esigenza di rendere la società «un posto migliore in cui vivere», in questo senso si pone in linea con la forte vocazione pragmatica che ha caratterizzato la tradizione interazionista fin dalle origini.
Il carattere di costrutto sociale della sessualità, che si configura come il risultato di continui processi di negoziazione e ridefinizione, emerge chiaramente dalle risposte che si possono dare a una domanda apparentemente banale: «perché le persone fanno sesso?». Le spiegazioni in termini puramente funzionalisti o biologici che fanno riferimento alla necessità della riproduzione o alla soddisfazione di un istinto si rivelano immediatamente troppo riduttive a fronte degli innumerevoli significati di cui si carica un comportamento sessualmente caratterizzato. Un atto sessuale può essere il momento di un rito di passaggio, può essere ritenuto importante nel definire l’identità sociale e individuale, a volte è realizzato per abitudine, per routine o per un dovere socialmente costituito, può diventare anche un mezzo per esprimere rabbia o per sfuggire alla noia. Il tema è stato inquadrato da Plummer ripercorrendo sinteticamente alcune delle teorie sulla sessualità del Ventesimo secolo: dalla psicoanalisi di Freud alla nota survey di Alfred Kinsey sul comportamento sessuale degli americani. Kinsey, pur prendendo le mosse dalla biologia, realizzò una delle prime ricerche che si proponevano di delineare alcuni parametri sociali della sessualità. L’ambito della riflessione strettamente sociologica sul tema è stato dominato fino agli anni ’60 dalla prospettiva funzionalista: Merton e Nisbet fondavano le loro ricerche su una concezione della sessualità intesa come insieme di pulsioni anarchiche e destabilizzanti da regolare normativamente in quanto espressione di istanze regressive. A partire dagli anni ‘70 Gangon e Simon focalizzano l’attenzione sull’essenza profondamente sociale delle pratiche legate al sesso (Gagnon, 1977).
In particolare, ponendo l’accento sul carattere simbolico
e incorporato in mondi significativi delle pratiche sessuali,
introducono l’idea che il comportamento sessuale venga realizzato
aderendo ad una sorta di script socialmente proposto. Contemporaneamente
Michel Foucault sviluppa il suo pensiero sulla storia della
sessualità (1976). Per Foucault la civilizzazione esercita
un’azione tutt’altro che repressiva; l’incitamento a parlare
di sesso, in tutte le sue forme, presente nelle società contemporanee
lo porta a considerare la sessualità come una formazione discorsiva
interrelata al sistema di potere (Foucault, ivi). Con l’emergere
del movimento femminista, poi, vengono messe in discussione
molte ortodossie, e si incomincia a collegare genere e potere,
sottolineando insieme i pericoli (violenza, pornografia) e
i piaceri (desiderio femminile) della sessualità (Plummer,
2002).
Il centro dell’intervento di Plummer si è focalizzato sul processo di costruzione dei problemi sociali. Ciò che caratterizza la tarda modernità è, secondo Plummer, l’introduzione nella sfera pubblica di questioni tradizionalmente assegnate alla sfera privata in un iter che può essere definito nei termini di «spettacolarizzazione del sesso» (Plummer, 2003). Le specifiche issue che caratterizzano la sfera della vita più intima dell’individuo vengono esteriorizzate nel corso di un processo di costruzione sociale fino ad assurgere al rango di «problemi sociali». Un problema sociale si fonda su definizioni, categorizzazioni e giudizi, e in quanto tale è costante oggetto di discussione e negoziazione all’interno di «arene pubbliche» dove si confrontano le posizioni degli appartenenti ai differenti mondi e sottomondi in cui si articola il più ampio spazio sociale. I problemi collegati alla sessualità possono essere ricondotti a cinque tipi. Molti di essi, come l’orientamento sessuale, i comportamenti ossessivi o la mancanza di desiderio, ruotano attorno al tema della libido. Altre questioni sono connesse con le relazioni sociali: come integrare la vita sessuale nelle relazioni sociali di ogni giorno? In questo ambito si collocano temi che vanno dall’autoerotismo, alle relazioni sessuali occasionali e alle relazioni stabili di coppia. Un notevole numero di problemi sociali legati alla sfera sessuale ha a che vedere con l’imposizione di un atto non voluto, con la coercizione, con la violenza e l’abuso. La riproduzione e il concepimento sono gli ambiti su cui si focalizzano i problemi che riguardano l’aborto, l’infertilità, la struttura e i caratteri della famiglia. La diffusione di patologie trasmesse nel corso di rapporti sessuali (dalle malattie veneree all’Aids) ha generato l’emergere di ulteriori problemi sociali, centro di discussione nelle arene pubbliche.
Per esemplificare il processo di costruzione di un problema e la sua specifica collocazione in un contesto storico-culturale, Plummer prende in considerazione le campagne morali contro l’autoerotismo che iniziarono a diffondersi a partire dalla metà del Settecento. Spiegazioni di ordine morale e religioso rendevano la masturbazione un problema sociale grave che si poneva al centro della discussione pubblica. Un problema che di fatto, con il Ventesimo secolo, è stato progressivamente ridimensionato. Dalla demonizzazione dell’autoerotismo si è passati all’atteggiamento opposto, e la masturbazione è svuotata oggi del suo significato «peccaminoso» o patologico. Anche la considerazione dell’omosessualità come problema sociale ha subito nel corso del tempo una notevole ridefinizione, determinata dalla pressione esercitata dai movimenti sociali di gay e lesbiche, e ha portato molte nazioni occidentali a introdurre l’orientamento sessuale tra i diritti umani e ad includere gli omosessuali tra i soggetti tutelati dalle leggi contro la discriminazione. Il ruolo dei movimenti sociali è stato determinante non solo nel demolire la consistenza di alcuni di quelli che in passato erano considerati problemi sociali, ma anche nel focalizzare il dialogo pubblico su questioni che tradizionalmente non erano considerate problematiche. È il caso, per esempio, della ridefinizione dello stupro che solo recentemente è stato riconosciuto come crimine anche nell’ambito della relazione matrimoniale.
Molti «problemi sociali» sono il risultato della reazione a un senso più o meno marcato di ansia generalizzata che in alcuni casi assume i tratti del «panico morale». Richiamando il concetto introdotto da Stanley Cohen (1972), Plummer chiarisce come una situazione, un episodio, un individuo con date caratteristiche, o un gruppo che si presenta quale portatore di valori o modi di vita propri possano essere considerati una minaccia per i valori e gli interessi della società più ampia. Il «panico morale» si manifesta con grande intensità e per brevi periodi di tempo, è focalizzato su specifici avvenimenti (un crimine violento, un caso di pedofilia, una morte per overdose, ad esempio), si diffonde velocemente, si basa su stereotipi e semplificazioni, ed è suscitato e gestito da imprenditori morali. L’esigenza di esperire una realtà rassicurante induce a individuare nemici da sconfiggere, a sollevare guerre ideologiche sulla base di «problemi» edificati a partire da situazioni episodiche e accidentali.
L’incontro, che si è concluso con numerosi interventi, ha messo in evidenza che problemi quali la relazione con il proprio corpo e il modo di vivere la sessualità oggi non possono più essere affrontati in una dimensione privata, e ha confermato in questo modo anche l’esigenza, espressa da Wright Mills, di mantenere in costante relazione i problemi personali con le grandi questioni pubbliche.
Bibliografia
Berger P., T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, il Mulino, Bologna, 1976.
Cohen S., Folk Devils and Moral Panics, Blackwell, Oxford, 1972.
Foucault M., La volontà di sapere. Storia della sessualità, Milano, Feltrinelli, 1997.
Gagnon J., Human Sexualities, Scott Foresman, New York, 1977.
Habermas J., The Stuctural Transformation of the Public Spere, Polity Press, Oxford, 1962.
Plummer K., “The Square of Intimate Citizenship”, in Citizenship Studies, 5, 3, 2001, pp. 237-53.
Plummer K., “La sociologia della sessualità e il ritorno del corpo”, in Rassegna italiana di sociologia, XLIII, 3, luglio/settembre, 2002, pp. 487-501.
Plummer K., “The Sexual Spectacle”, in George Ritzer (ed.), The Handbook of International Social Problems, Sage, 2003, pp. 521-541.
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