Contributi su aree tematiche differenti
M@gm@ vol.1 n.4 Ottobre-Dicembre 2003
PESTE EMOZIONALE
E IMMAGINARIO SOCIALE IN WILHELM REICH
(traduzione Orazio Maria Valastro)
Georges Bertin
georges.bertin49@yahoo.fr
Socio-Antropologo;
Dottore in Scienze dell'Educazione; ha conseguito l'Abilitazione a
Dirigere attività di Ricerche in Sociologia; è il Direttore Generale
dell'I.Fo.R.I.S. (Istituto di Formazione e di Ricerca in Intervento
Sociale, Angers, France); insegna all'Università degli Studi di Angers,
nel Maine, all'Università Cattolica degli Studi dell'Ouest, all'Università
Cattolica degli Studi di Bourgogne, alla Scuola Normale Nazionale
Pratica dei Quadri Territoriali; è membro del GRECo CRI (Gruppo Europeo
di Ricerche Coordinate dei Centri di Ricerca sull'Immaginario), fondatore
del GRIOT (Gruppo di Ricerche sull'Immaginario degli Oggetti simbolici
e delle Trasformazioni sociali) e direttore scientifico dei quaderni
di Ermeneutica Sociale.
"Il
crollo graduale delle ideologie di sinistra, il trionfo della società
dei consumi, la crisi dei significati immaginari della società moderna
manifesta una crisi di significati ed è questa stessa crisi che
permette agli elementi congiunturali di avere il ruolo che hanno
(...) Noi viviamo una fase di decomposizione."
(Cornélius Castoriadis, "Contre le conformisme généralisé", Le Monde
Diplomatique, Août, 1997)
Per noi è impressionante, quasi letteralmente, constatare oggi che
le analisi sociologiche sviluppate da Wilhelm Reich settanta anni
fa sono nuovamente d'estrema attualità. Laddove una delle grandi
voci dell'analisi critica, quella di Castoriadis, lontano certamente
dai sofismi attuali dei nuovi filosofi che si adoperano per accedere
ai benefici pubblici e editoriali, si è spenta ormai da sei anni,
mentre i politici si adoperano, sui podi della Società dello Spettacolo,
a prendere di mira i processi di comunicazione più derisori per
mascherare la loro assenza di pensiero politico, mai la nostra società
post-moderna è stata, in effetti, così vicina a questa crisi di
significati immaginari sociali che Reich definiva già negli anni
trenta, peste emozionale.
Reich introduce nel 1933 questa nozione di peste emozionale nella
sua opera "L'analisi caratteriale". Gli consacra l'ultimo capitolo
del libro. La definisce "senza accenti peggiorativi", scrive egli
stesso (Reich, 1976, p.431), "come una biopatia cronica dell'organismo,
conseguenza diretta della repressione, su vasta scala, dell'amore
genitale". E continua, "essa ha assunto un carattere epidemico e,
nel corso dei millenni, nessun popolo ne è stato risparmiato." Ha
il potere di contaminare delle masse intere, di corrompere delle
nazioni, di distruggere delle popolazioni ma è incapace di generare
una sola azione positiva quando si tratta di migliorare la miseria
economica.
Possiamo notare come Reich procede da una posizione relativa agli
individui e all'esperienza della repressione nella loro sessualità,
verso una dimensione sociale (il carattere epidemico) e antropologica
(il tempo e i popoli). Siamo pertanto in presenza di ciò che Louis-Vincent
Thomas e Jean-Marie Brohm definiranno più tardi una trasversalità.
La peste emozionale, inculcata all'adolescente già nei primi giorni
della sua vita, ha origine negli individui dalla frustrazione genitale
e si manifesta attraverso ciò che egli chiama "le corazze caratteriali",
o dispositivi inconsci sviluppati dai soggetti per neutralizzare
le difficoltà che cercano di assumere nell'evoluzione dei conflitti,
i loro bisogni libidinali di fronte alla paura della punizione.
L'Io acquisisce la sua forma definitiva mentre le restrizioni libidinali
imposte dalla società determinano dei cambiamenti che si manifestano
in posizioni personali e sociali rigide, determinando un insieme
di reazioni immutabili e automatiche, come se la personalità si
rivestisse di una corazza, di una protezione rigida capace di assorbire
i colpi provenienti dal mondo esterno e da quello interiore. L'estensione
della corazza determina dunque la capacità dell'individuo ad equilibrare
la sua economia energetica (Reich, 1976, p.408). La vita corazzata
domina la vita sociale e si manifesta in essa attraverso diverse
peculiarità descritte da Reich (Reich, 1978):
- l'eccesso di parole e di concetti che servono soltanto a distogliere
dai principi di base della vita;
- un entusiasmo smisurato quando la vita corazzata incontra le leggi
esistenziali e semplici della vita non corazzata;
- un'incapacità totale degli individui corazzati di applicare delle
leggi semplici ad una pratica che si consuma attraverso un'ostilità
piena d'odio rispetto a tutto ciò che si rapporta ad una vita non
corazzata.
Questi processi individuali sono quindi all'origine collettiva della
peste emozionale. In effetti, non appena ci si attacca alle cause
della peste emozionale, si provoca inevitabilmente una reazione
d'angoscia o di collera. Ed ecco prospettate le conseguenze enunciate:
- a livello individuale attraverso le malattie del cuore, il cancro
o la schizofrenia (Reich, 1985);
- a livello sociale attraverso un'economia sessuale primitiva determinante
le categorie sociali della famiglia autoritaria, dell'ideologia
tribale e della trasformazione patriarcale.
L'azione e la ragione fornite per giustificarla non si compensano
mai. Il motivo reale è sempre nascosto e rimpiazzato da un motivo
apparente (Reich, 1976, p.432).
Lo Stato assolutista utilizza, in effetti, l'ideologia "familialista"
che è la cinghia di trasmissione più importante tra le esigenze
della dittatura ed i luoghi della formazione della struttura, come
per il fascismo costruito sulle solide fondazioni di un'ideologia
familiare rigida, incompatibile con le manifestazioni del senso
della vita (ci ricordiamo della burla di un leader francese dell'estrema
destra "amo meglio i miei figli che i miei fratelli, i miei fratelli
piuttosto che i miei cugini, ecc." Questa si fonda sull'idea che
la repressione sessuale crea la base psicologica di una certa cultura,
ad esempio la cultura patriarcale nelle sue diverse forme (Reich,
1982, p.50). Le ideologie clericali, fasciste e reazionarie sono
essenzialmente delle reazioni di difesa prodotte da regolamentazioni
morali. Noi lo constatiamo nuovamente nella propensione, manifestata
benissimo dai nostri dirigenti, a rinviare sulla sfera privata dei
problemi societari. Mentre scriviamo queste righe, in Francia spariscono
quasi 3000 persone anziane sotto l'effetto del calore e come se
non bastare dell'incapacità nella quale si trovano le nostre società
burocratizzate di anticipare tali catastrofi. Ecco che il primo
ministro della repubblica ci richiama alla solidarietà interpersonale
in una società che d'altra parte rinforza gli imperativi dell'individualismo,
scoraggia gli agenti della prevenzione sociale, schiaccia le politiche
del Lavoro Sociale.
Hitler è anche colui che ha sospinto al suo apogeo la repressione
della vita tramite il patriarcato e se, fino a lui, le persone avevano
tollerato passivamente la tirannia, dopo di lui, in preda al contagio
della peste emozionale governante i loro atti, queste sono divenute
il supporto della tirannia andando incontro ai propri interessi.
E' in questo periodo dell'ascesa del fascismo in Austria e in Germania
che Reich data la sua scoperta fino ad allora ignorata sull'importanza
dell'irrazionale (noi diremo oggi dell'immaginario sociale) nei
processi sociali.
Possiamo rammaricarci che Sigmund Freud, il suo maestro di psicanalisi,
dopo le repressioni poliziesche del 1927 in Austria che si conclusero
con l'impotenza a contrastare il fascismo da parte delle organizzazioni
operaie e del governo democraticamente eletto, non comprese assolutamente
l'interesse di questi avvenimenti considerando le manifestazioni
popolari come una profonda catastrofe (Reich, 1982, p.55). Gli stessi
lavoratori non manifestarono alcuna volontà di dare al movimento
un significato sociale.
Reich ci anticipa (scrive stranamente profetico mentre lo rileggiamo
nel 2003): "anche dopo la vittoria militare riportata sul fascismo
tedesco, la struttura umana fascista continuerà a esistere in Germania,
in Russia, in America e in ogni luogo. Questa continuerà a prosperare
in modo sotterraneo, si cercherà delle nuove forme d'organizzazione
politica e condurrà inevitabilmente ad un'altra catastrofe in quanto
(...) il sapere e la tecnica non permettono ancora di produrre un
cambiamento molto rapido nella struttura emozionale dell'uomo" (Reich,
1982, p.58).
Poiché la peste emozionale assume a volte un carattere pandemico
e si manifesta con fiammate imponenti di sadismo e di criminalità,
cita l'inquisizione, il fascismo bruno o rosso come luoghi della
sua esperienza.
In tempi ordinari, è sufficiente, afferma Reich, sopprimerne le
cause, i turbamenti della vita amorosa, affinché la malattia sparisca.
Non serve a nulla attivare la Polizia, a livello sociale, non farà
che aumentare il male. Ma, ci previene, appena ci si attacca alle
sue cause, si provocano delle crisi di angoscia o di collera poiché
questa è molto razionalizzata e sostenuta da pulsioni secondarie.
Reich ci propone in conseguenza un'effettiva socioterapia fondata
sul riconoscimento di questa malattia emozionale ad alto grado di
contagiosità che richiede per prima cosa un'identificazione precisa
del fenomeno.
Se colui il quale è in buona salute ama discutere delle sue motivazioni,
l'appestato s'incollerisce quando le evoca (Reich, 1982, p.434).
Nessun individuo, secondo Reich, può essere dispensato dall'inclinazione
alla peste emozionale. Ne descrive quindi gli ambiti in cui si diffonde:
- il misticismo "in ciò che ha di più distruttivo";
- gli sforzi passivi o attivi verso l'autoritarismo;
- il moralismo;
- le biopatie dell'autonomismo vitale (siamo nel 1933);
- la politica partigiana;
- la malattia della famiglia;
- i sistemi d'educazione sadici;
- la delazione e la diffamazione;
- la burocrazia autoritaria;
- l'ideologia bellicista e imperialista;
- il gangsterismo e le attività antisociali criminali;
- la pornografia;
- l'usura;
- l'odio razziale.
Il paragone tra la peste emozionale ed i mali sociali contro i quali
i movimenti di liberazione hanno sempre lottato è immediatamente
spontaneo.
Egli ne cita qualche esempio per i quali il nostro ventunesimo secolo
appena iniziato non sembra avere dei mezzi per agire quando fa riferimento,
per esempio, ad un certo individuo arrivato ad un alto grado della
gerarchia universitaria non in ragione del merito dei suoi lavori
scientifici o dei suoi diplomi ma grazie ai suoi intrighi, alle
sue macchinazioni. Potremmo anche noi citarne parecchi d'esempi
- verificatisi in parecchie istituzioni e non certo delle meno importanti
- mentre degli autentici dotti sono abbandonati nella povertà e
nell'indifferenza generalizzata, se non sono addirittura rigettati
dal sistema universitario e scientifico. 'Nil novi sub sole' da
questo punto di vista e rinviamo altresì volentieri a questa categoria
e nello stesso tempo alla lettura d'avvenimenti recenti: il misticismo
distruttivo dei 'Matti d'Allah' come ideologia bellicista e imperialista
dell'amministrazione americana o ancora le attività antisociali
e criminali delle reti mafiose, certune statali, in alcuni punti
del globo.
Il sociologo Manuel Castells, di fronte a queste sfide lanciate
alle democrazie dalle reti sociali, al fine di assumere un punto
di vista più vasto, descrive degli Stati completamente sconfitti
dalle organizzazioni tentacolari della nuova economia. La loro irresponsabilità
ci prepara indubbiamente a nuove forme di fascismo, laddove la traduzione
dei principi sui quali si fondano il nostro essere insieme (democrazia,
libertà, uguaglianza, fratellanza, rispetto dei diritti dell'uomo
e del cittadino) "e un vasto campo di rovine e una percentuale sempre
più elevata di nostri concittadini si aspettano a non vederle più
applicate" (Castells, 2001, p.341) e di analizzare con efficacia
di dettagli e di esempi la mondializzazione del crimine organizzato:
"questi ultimi venti anni, le organizzazioni criminali hanno moltiplicato
le operazioni transnazionali sostenendosi con la mondializzazione
dell'economia e con le nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione."
(Castells, 1999, p. 195)
Lo avvertiamo, è tutta la società che è manifestamente in cancrena,
su scala mondiale, a causa della peste emozionale. Cornéluis Castoriadis
sosteneva recentemente analisi analoghe quando descriveva le società
del capitalismo liberale, egli faceva vedere quello che producono
al resto del mondo: "un'immagine contrapposta, quella della società
dove regna un vuoto totale di significati. L'unico valore è il denaro,
la notorietà mediatica o il potere, nel senso più volgare e derisorio
del termine. Le comunità sono distrutte, la solidarietà è ridotta
a dispositivi amministrativi." (Castoriadis, 1996, p.61)
Dal sistema fascista che Reich osservava manifestarsi alla sua epoca
al sistema neo-liberale che è il nostro e si generalizza molto rapidamente,
riscontriamo come l'analisi metta maggiormente in evidenza, quando
utilizza questa categoria della peste emozionale, una differenza
di valore piuttosto che una differenza di sostanza.
Abbiamo così concluso rispetto alla descrizione del fenomeno e delle
sue conseguenze osservabili.
Per quello che concerne le sue manifestazioni, Reich realizza uno
studio comparativo in base a tre tipi psicosociologici considerati
nell'ambito del pensiero, dell'azione e della sessualità (Reich,
1976, p.436). Si tratta di tipi o caratteri "genitale", "nevrotico"
e "appestato". La loro comparazione permette di mettere in evidenza
i processi di comportamento dell' "appestato".
Il primo, il genitale, prospettato come il più sociale ed equilibrato
psicologicamente, giudica in funzione dei processi mentali guidati
dalla razionalità, è accessibile ad argomenti reali, conosce un'armonia
profonda tra motivazioni, fini ed azioni. La sua vita sessuale è
essenzialmente determinata dalle leggi naturali e fondamentali dell'energia
biologica. Egli considera il lavoro come conclusione di un processo
creativo e non pensa di interferire nel corso normale delle cose.
Relegando i suoi interessi in secondo piano rispetto ai conflitti
interpersonali, è capace di dialogare e di rimettersi in questione.
Il secondo, il nevrotico, tenta ugualmente di orientare il suo pensiero
in funzione di dati e di processi oggettivi ma poiché il suo pensiero
è totalmente sottomesso alle pressioni della stasi sessuale, questo
si conforma inoltre e inevitabilmente con la necessità di evitare
il dispiacere praticando l'arte del sottrarsi. Egli ha generalmente
rimosso la sua irrazionalità e se ha coscienza dell'inibizione delle
sue funzioni vitali, questo avviene senza ingelosire gli individui
in buona salute. Non si oppone al progresso. Vive nella rassegnazione
sessuale o si abbandona in segreto a qualche pratica perversa, la
sua impotenza orgasmica si accompagna ad una nostalgia continua
del piacere dell'amore. Confrontato ai problemi sessuali, la sua
reazione è dettata dall'angoscia piuttosto che dall'odio, la sua
corazza è rivolta verso la propria sessualità piuttosto che verso
quella degli altri. Egli è in parte inibito nella sua attitudine
al lavoro e non vi trova alcun piacere, ignorando l'entusiasmo.
E' sottoposto innanzi tutto all'opinione degli altri.
Il terzo, l'appestato, si distingue dal nevrotico per un'attività
sociale in parte distruttiva, il suo pensiero essendo determinato
essenzialmente da concetti irrazionali. Egli ha sempre delle soluzioni
preconfezionate, essendo inaccessibile all'alterazione, e tende
nei suoi giudizi a razionalizzare delle conclusioni irrazionali
preesistenti o "prestabilite". L'immobilismo e l'attaccamento alla
tradizione sono dei riferimenti costanti. Intollerante, egli non
sopporta alcuna idea in grado di spazzare via i suoi pregiudizi.
La reale motivazione del suo agire non è mai quella che indica ma
crede fermamente nei fini che si prefigge, agendo sotto l'effetto
di una compulsione strutturale, costretto del suo stesso male. Detesta
e combatte tutto ciò che lo contraria. La sua sessualità è sempre
sadica e pornografica, caratterizzata dalla presenza simultanea
di lascivia sessuale e di esigenze morali sadiche. Sviluppa un odio
selvaggio su tutto ciò che può suscitare delle idee orgasmiche.
Qui ha origine la sua intolleranza rispetto a tutto ciò che è amore
naturale e la sua grande capacità nel condurre a termine, con soddisfazione,
un sistema elaborato di delazione e diffamazione. Detesta il lavoro
ed è attratto con predilezione dall'ideologia mistica o politica.
Non concludendo mai nulla è incapace di un'attività organica e progressiva.
Vittima di un'educazione autoritaria e ossessiva, gli si rivolta
contro, ma la sua rivolta non ha alcun obiettivo sociale razionale.
Disprezza i suoi collaboratori, il motivo delle sue relazioni interpersonali
è il desiderio di distruggerle utilizzando preferibilmente la diffamazione
sessuale, la calunnia a fini sadici, attribuendo la propria depravazione
alle sue vittime.
La peste emozionale, sostiene Reich, causa delle grandi sciagure.
Può manifestarsi nelle aziende gestite tuttavia da gente onesta
e sincera che delle persone colpite dalla peste emozionale sono
spesso riuscite a soffocare. Questa è ancora presente nell'opinione
pubblica dove il proprio irrazionalismo trova una vasta eco. Tutto
ciò permette di comprendere, per esempio, come il fondamentalismo,
la dittatura o le avventure di un potente di questo mondo abbiano
delle conseguenze incredibili su milioni di esseri umani. La peste
emozionale è all'origine dell'enorme assurdità sociale che ci governa,
quando l'amore, il lavoro, la conoscenza sono ridotte a delle porzioni
minuscole, quando la vita pubblica è "esteriormente asessuata e
interiormente pornografica." (Reich, 1976, p. 431)
Per Reich la causa è evidente, è il bloccaggio dei flussi di energia
biologica, sessuale nella maggior parte delle persone.
La lotta contro gli attacchi sociali della peste emozionale avviene,
secondo Reich, attraverso:
- la messa in pratica di processi personali, come l'orgoneterapia
- metodo reichiano di restaurazione dell'orgone che tende a dissolvere
le corazze caratteriali - permette ad ognuno di ritrovare il senso
della propria energia e di finalizzarla positivamente ristabilendo
la sua capacità ad amare;
- la messa in opera dei processi sociali, l'economia sessuale che
opera su diversi piani:
1 quello della famiglia autoritaria, coercitiva, parte integrante
della società autoritaria, baluardo dell'ordine sociale repressivo,
all'origine dei sentimenti di cieca fedeltà e d'infantile obbedienza.
Reich ci previene, in effetti, sulla funzione politica della famiglia
che è duplice (Reich, 1982, p.125): si riproduce essa stessa mutilando
sessualmente gli individui e, nello stesso tempo, rende l'individuo
inquieto per la vita e pauroso davanti all'autorità;
2 quello della cultura, Reich gli attribuisce un obiettivo, preparare
una rivoluzione culturale fondata sull'autonomia degli individui.
Questa inizia evidentemente per Reich con la liberazione sessuale
dei giovani, poiché la rimozione sessuale-sociale è un fattore reazionario
estremamente efficace in quanto sostiene le istituzioni reazionarie
grazie all'angoscia sessuale e al sentimento di colpa sessuale radicato
profondamente nelle masse sfruttate. Questo sentimento paralizza
qualsiasi potenzialità intellettuale e critica, "radicamento ideologico
del sistema dominante autoritario nelle strutture caratteriali degli
individui livellati nella massa" (Reich, L'irruption de la morale
sexuelle, 1972, p.192).
Abbiamo compreso che, secondo Reich, la rimozione sessuale consolida
ogni forma di dominazione autoritaria. Egli osserva tuttavia come
prepari inoltre le caratteristiche della ribellione allorché le
potenze autoritarie rafforzano, durante i periodi di crisi, la loro
pressione sulle masse e sulla loro sessualità. Cita inoltre, allo
stesso livello, l'azione brutale dello Stato cecoslovacco nel maggio
del 1031 contro le associazioni d' 'éclaireurs" (scout cattolici)
alle quali era stato proibito di installarsi sotto le stesse tende
senza certificato di matrimonio e l'enciclica del papa sul matrimonio
cristiano nel 1930. La repressione sessuale-sociale mina i propri
presupposti e Reich cita come manifestazione diretta della crisi
sessuale la delinquenza giovanile. Predice di conseguenza per il
ventesimo secolo una fase importante di sconvolgimenti sociali legati
al desiderio dei popoli di far valere il loro diritto ad una vita
felice. "La rivoluzione sessuale progredisce, valuta lui stesso,
nessuna potenza del mondo ne arresterà la sua corsa" (Reich, L'irruption
de la morale sexuelle, 1972, p.194).
Reich, analizzando le situazioni sociali con i dati della sua epoca,
era lontano dall'immaginare una prossima guerra mondiale e il movimento
sociale di liberazione giovanile, nato nei campus americani negli
anni sessanta e il cui culmine parossistico furono, in Francia,
gli avvenimenti di maggio 1968. Liberazione certa ma diremmo noi
di breve durata su scala sociale. La repressione ha assunto oggi
altre forme, più larvate, meno dirette ma altrettanto efficaci annegando
i sistemi di repressione nel flusso d'immagini saturanti della Società
dello Spettacolo e nell'emergere dell'insignificanza in un prospettiva
di giuridicizzazione della società.
Sorridiamo ancora, da questa parte dell'Atlantico, ascoltando i
racconti d'universitari americani ormai incapaci di ricevere i propri
studenti dell'altro sesso senza testimoni di moralità, o le allucinanti
promesse scritte, firmate ogni fine settimana dai giovani americani
concernenti la predizione dettagliata del loro comportamento sessuale
quando questi ultimi desiderano "uscire" con la loro amica per una
serata. Più vicino a noi, incontriamo simili divagazioni nel programma
di parecchi candidati alla Presidenza della Repubblica francese
del 2002 invitando alla restaurazione dei "valori" cosiddetti morali.
Le analisi di Reich riguardanti la peste emozionale sono quindi
sempre di attualità quando "gli individui sono capaci di vestire
l'umanità intera di una camicia del loro stesso modello, perché
incapaci di tollerare la sessualità naturale negli altri." (Reich,
1982, p.71)
Questa repressione è oggi meno statale, certamente, almeno esteriormente,
è in misura minore il prodotto visibile degli apparati centrali
dei poteri istituiti; ma ne prende in prestito dei metodi altrettanto
efficaci: pubblicità, insignificanza amministrata ad alte dosi di
shows audio visuali, "macchinazioni sportive" (Brohm, 1993 e 2002).
Il professore Jean-Marie Brohm denuncia a ragione, nella sua opera,
l'abbrutimento mediatico dello spettacolo sportivo quando "la pace
degli stadi subentra, scrive, alla pace dei cimiteri e i clamori
vociferanti dei tifosi ricoprono frequentemente le grida dei torturati"
... quando "la festa popolare è quella delle truppe sportive scatenate
nell'estasi nazionalista, la xenofobia, l'odio dell'avversario"
(Brohm, 2002, p.75).
Le sue posizioni s'inseriscono, lo ravvisiamo, nella linea di pensiero
reichiana e la peste emozionale colpisce sempre al cuore del sociale.
"Lo sport, conclude, è in definitiva, l'oppio del popolo, un universo
d'evasione onirica, uno strumento di deviazione sociale, una deviazione
politica che rinforza l'alienazione culturale e ideologica della
popolazione. Egli mette in relazione la dipendenza libidinale, la
tossicomania somatica e la dipendenza mentale che portano dappertutto
ed in ogni tempo allo stesso risultato reazionario: la cloroformizzazione
degli animi, la narcotizzazione della coscienza critica, la dipendenza
rispetto al sistema d'oppressione." (Brohm, 2002, p.45)
La peste emozionale, la sperimentiamo nelle nostre società occidentali
americanizzate, e si manifesta maggiormente dopo gli avvenimenti
dell'undici settembre del 2001 (ma questi ultimi sono un rivelatore,
le forze agenti sono all'opera da molti lustri), ovverosia "delle
forze pulsionali, psichiche, indipendenti dalla volontà umana cosciente
e che si radicano in ultima analisi nelle sorgenti biologiche d'energia
ancora sconosciute e determinanti i nostri pensieri e i nostri esseri."
(Reich, 1978, p.175)
Reich accostava l'immaginario radicale all'immaginario sociale:
"condizioni socio economiche o forze produttive marxiste agenti
al di fuori dell'apparato bio-psichico dell'uomo", situate tra questi
estremi - e cita ad esempio lo sviluppo tecnico, le condizioni di
lavoro, le condizioni familiari, le ideologie, le organizzazioni,
mentre le forze pulsionali psichiche di Freud agiscono al di fuori
delle profondità dell'apparato bio-psichico. Reich concludeva questo
parallelismo affermando: "queste sfuggono sia alla volontà cosciente
dell'uomo sia alle forze produttive socio economiche di Karl Marx."
(Reich, La psychologie de masse du fascisme, 1972, p.78)
Cornélius Castoriadis individuando le strutture dell'immaginario
sociale differenzia:
1 l'immaginario radicale, "origine d'investimenti privilegiati e
specifici del soggetto, emergente sul piano individuale come fantasma
fondamentale, ciò che emerge come alterità e origine perpetua d'alterità
o ciò che nella psiche-soma è posizione, creazione, saper fare /
essere, per la psiche-soma" (Castoriadis, 1975, p.493);
2 l'immaginario sociale, "ciò che nel sociale-storico, è posizione,
creazione, saper fare / essere, o società istituente, il quale è
nella posizione-creazione di significati immaginari sociali e dell'istituzione
come presentificazione di questi significati in quanto istituiti."
E insiste, andando oltre il parallelismo presentato da Reich sul
consolidamento mentale dei due immaginari, "l'immaginario sociale
si trova in una relazione di ricezione / alterazione con ciò che
era stato rappresentato da e per la psiche." (Castoriadis, 1975,
p. 372)
Possiamo dunque trovare in Reich, senza dubbio, per via della sua
transdisciplinarietà (anche se valorizza più facilmente il polo
pulsionale inconscio in qualità di medico psichiatra e psicanalista
e questo nonostante sia impegnato nel movimento sociale del suo
tempo), l'intuizione del ruolo propulsore dell'immaginario il quale,
per riprendere l'espressione di Gilbert Durand (Durand, 1996, p.125),
"non è una disciplina ma un lavoro comparativo tra discipline" e
ci mostra l'invisibile all'opera nei processi sociali (sono le forze
inconsce bio-psicologiche e socio economiche di Reich).
Dobbiamo ugualmente ricordare, per citare ancora Gilbert Durand,
l'attenzione che egli accorda al grande semanticismo dell'Immaginale,
materia originale a partire della quale ogni pensiero razionalizzato
e il suo seguito semiologico si dispiegano.
Egli ne deduce, lo sappiamo, la nozione di tragitto antropologico:
sintesi instabile tra le pulsioni della libido in evoluzione e le
pressioni rimoventi del microgruppo fondamentale ampliate successivamente
alla genesi reciproca del comportamento e dell'ambiente (Durand,
1980, p.31).
Poiché "il simbolo è sempre il prodotto degli imperativi bio-psichici
attraverso le imposizioni dell'ambiente" e "la pulsione individuale
ha sempre un substrato sociale nel quale questa si diffonde facilmente
- è proprio nel corso di quest'incontro che si formano i complessi
di cultura" (Durand, 1980, p.27 e 40). Così il tragitto antropologico
può indistintamente partire dalla cultura o dal naturale psicologico,
l'essenziale della rappresentazione e del simbolo essendo contenuti
tra questi due limiti modificabili.
Riassumendo, possiamo, di fatto, stabilire una tabella delle teorie
dell'immaginario che illumina le condizioni di produzione dei processi
sociali come quello della peste emozionale descritta da Reich. E
consideriamo giustamente che, in ogni caso, qualunque sia l'elemento
evidenziato, le formazioni simboliche vissute s'incontrino sempre
lungo il tragitto individuo / ambiente sociale.
Reich tenterà di risolvere il conflitto tra i due sistemi concettuali
di cui si reclama, e questo lavoro situato in una linea di rottura
lo condurrà alla scoperta di un terzo fattore, qualificato "alla
volta identico e differente, ma più profondo, nuova disciplina fondata
innanzi tutto sulle scoperte della sociologia e della psicologia
delle profondità la cui incompatibilità condusse alla scoperta del
terzo concetto che è comune ad entrambe" (Reich, 1978, p.82).
In quest'ossessione di far coincidere gli opposti, di coagulare
i significati, noi ritroviamo, paradossalmente, i fondamenti del
pensiero ermetico, più dialogico che dialettico, ciò avrebbe sorpreso
Reich per primo, il quale si trovava catturato da una riflessione
molto positivista.
Questo lo condurrà a criticare sia la posizione freudiana sia la
posizione marxista; la sua analisi sull'immaginario sociale dell'ultimo
periodo degli anni trenta lo condurrà a costatare la carenza di
riferimenti concettuali e pratici in corso per concepire il reale
e agire su di esso. Parallelamente, la critica di Castoriadis s'indirizza
analogamente al progetto di autonomia individualista e al progetto
capitalista demenziale di un'espansione illimitata. Il progetto
totalitario non è altro per lui che il vertice di questo progetto
di dominazione.
Un fatto sociale di cui Reich fu l'osservatore silenzioso doveva
determinare la sua postura sociologica: il 30 gennaio 1927, a Schottendorf,
piccola città di provincia dell'Austria, di cui la municipalità
era per i due terzi nelle mani dei socio democratici, la folla che
manifesta su una questione sociale è soverchiata dai veterani dell'esercito,
fedeli al Kaiser. Questi ultimi sparano sulla popolazione causando
parecchi morti. La folla non reagisce, il sindaco neanche, e l'affare
si conclude il 24 luglio 1927 davanti ai tribunali con l'assoluzione
degli assassini. I giudici non hanno avuto la minima esitazione.
Uno sciopero di protesta scoppia l'indomani, duramente represso
dai socialisti democratici, la polizia spara sui manifestanti mentre
gli stessi organizzatori e anche il PC manifestano una grande passività.
Reich vi riscontra una prima contraddizione tra un approccio positivo,
il suo, che lo conduce alla convinzione che le istituzioni sociali
dovrebbero rispondere ai bisogni della popolazione mentre gli ideologi
del PC hanno conservato un punto di vista meccanicista sulla questione.
Per essi, ogni azione ed i pensieri erano orientati in funzione
di forze produttive (punto di vista industriale meccanicista).
La contraddizione tra i bisogni del popolo e una società fondata
sulle macchine è palese per Reich. Egli si domanda: se il potere
in Russia e la povertà nell'Inghilterra socialista traducono chiaramente
il disprezzo completo dei bisogni umani nell'organizzazione della
società, perché la massa del popolo maltrattato è così impotente?
Perché i figli reazionari d'operai e contadini arruolati nella polizia
sparano sugli operai e i contadini?
L'irrazionalismo della politica gli si mostra nettamente poiché
non c'era alcun rapporto tra quello che i socialisti promettevano
(pace, libertà, fraternità) e la struttura caratteriale delle persone,
profondamente radicata o riproducendosi quotidianamente nelle proprie
misere di cui ignorano tutto non volendole in alcun modo conoscerle.
Durante sette anni, (1927-1934), Reich lotterà all'interno delle
organizzazioni popolari per valutare il ruolo delle masse nei processi
sociali e costatare in che modo tutti i partiti adducono ragioni
contro l'aspirazione del popolo alla libertà, socialisti e comunisti
compresi e altrettanto più distaccati dalle masse che pretendevano
di servire. Possiamo paragonare tutto ciò con la situazione prodottasi
dopo sei anni di potere della sinistra pluralista in Francia che
ha portato, il 22 aprile 2002, un candidato di estrema destra ad
essere il solo in lista al secondo turno dell'elezione presidenziale
di fronte al candidato della destra classica. Il potere mitterandiano
con il suo codazzo di prebendari, d'alleanze contro natura, di disprezzo
del popolino dà l'avvio agli effetti constatati da Reich in Austria
e in Germania cinquanta anni prima. L'epilogo, a causa di un fermento
popolare, non è stato equivalente ma la rottura sociologica tra
il popolo ed i suoi rappresentanti, se si mantenesse, condurrebbe
inevitabilmente a degli scenari più gravi in una nazione che si
elogia d'altronde di essere la terra dei diritti dell'uomo. Le intenzioni
manifestate non sono più attribuite al sentimento repubblicano che
reclama maggiore uguaglianza, libertà, fraternità. La struttura
caratteriale che sostiene il substrato della peste emozionale è
ben presente in una popolazione che si crede di cloroformizzare
a forza di giochi televisivi, di collegamenti calcistici e di "reality
shows".
In Germania, nel 1933, una situazione simile produsse la vittoria
del fascismo. Reich faceva notare come, in quell'anno, trenta cinque
mila tedeschi sostenevano il socialismo ma fu Hitler ad essere condotto
al potere. Così commentava: il movimento operaio non aveva compreso
il problema del ruolo degli esseri umani nel processo di sviluppo
tecnico di una società. La questione resta irrisolta sommata a quella
delle tecnologie multimediali. "Io fui pervaso, scrive Reich, da
un sentimento d'assurdità della politica. Non avevo constatato alcun
rapporto tra la politica e la vita reale degli esseri umani" (Reich,
1978, p.86).
Da qui nasce la riflessione sociologica di Reich. Gli uomini hanno
tra loro delle relazioni e delle condizioni inconsce che attualmente
gestiscono come macchine, questo produce l'assurdità dell'uso che
alle volte ne fa il popolo.
Lo Stato giuridico correttamente governato è un sogno, non una realtà.
Poiché le persone possiedono una coscienza parziale delle loro mutue
relazioni, sono incapaci di governarle o di modificarle, a tal punto
è considerevole l'illusione del libero arbitrio.
E' lo stesso per la religione, i cristiani predicano la pace, la
fraternità, la compassione, il mutuo aiuto. Nella pratica, hanno
gettato alle ortiche il carattere rivoluzionario del messaggio cristiano
primitivo, riunendo sistematicamente nell'uomo la capacità di appropriarsi
della meta della libertà. Il cattolicesimo produce l'impotenza strutturale
delle masse umane in quanto, nella loro disperazione, s'indirizzano
verso Dio piuttosto che alle loro energie rendendo le strutture
umane incapaci di godere e uccidendo in esse il desiderio del piacere.
La peste emozionale manifestata nel nazismo, non fa che prolungare
in sadismo la paura e la colpa inculcate trasformando il carattere
masochista dell'antica religione di sofferenze in religione sadica.
Espressione esacerbata di misticismo religioso, sostiene questa
forma particolare di religiosità che ha la sua origine nella perversione
sessuale (Reich, 1976, p.12).
Lottare contro la peste emozionale in modo efficace, è restaurare
lo strato psichico profondo dell'uomo, poiché nelle profondità vivono
e lavorano la sessualità naturale, la gioia spontanea del lavoro,
la capacità d'amare. Questo strato è il nucleo biologico della struttura
umana, è inconscio e temuto poiché in disaccordo con l'educazione
autoritaria. Il suo riconoscimento e la sua attualità sono dunque
per Reich, il solo modo di dominare la miseria sociale.
Lottare contro la miseria sociale, sopprimere le inibizioni, produrre
per ognuno un'autoregolamentazione conforme alle esigenze dell'economia
sessuale, significa consentire alla restaurazione positiva della
responsabilità di ognuno rispetto alla vita. Reich ravvisa nella
soppressione delle malattie psichiche e della sessualità asociale
il fattore che favorirà lo smembramento della peste emozionale e
la liberazione dell'energia vitale imprigionata.
Vitalismo, orgasmo nel senso liberatorio delle energie connesse,
sinergia dell'archaismo e dello sviluppo tecnologico, è anche ciò
verso cui c'invita Michel Maffesoli tentando di riconsiderare il
nostro rapporto all'essere sociale se noi ci prendiamo la pena di
riconsiderare il quotidiano nella molteplicità delle sue posizioni
e ci basiamo non sulla logica del dover essere ma su una conoscenza
e nel riconoscimento delle esperienze vissute da ogni persona nella
sua incomprensibile singolarità.
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Bibliothèque Payot, 1972.
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