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    M@gm@ vol.1 n.4 Ottobre-Dicembre 2003

    PESTE EMOZIONALE E IMMAGINARIO SOCIALE IN WILHELM REICH


    (traduzione Orazio Maria Valastro)


    Georges Bertin

    georges.bertin49@yahoo.fr
    Socio-Antropologo; Dottore in Scienze dell'Educazione; ha conseguito l'Abilitazione a Dirigere attività di Ricerche in Sociologia; è il Direttore Generale dell'I.Fo.R.I.S. (Istituto di Formazione e di Ricerca in Intervento Sociale, Angers, France); insegna all'Università degli Studi di Angers, nel Maine, all'Università Cattolica degli Studi dell'Ouest, all'Università Cattolica degli Studi di Bourgogne, alla Scuola Normale Nazionale Pratica dei Quadri Territoriali; è membro del GRECo CRI (Gruppo Europeo di Ricerche Coordinate dei Centri di Ricerca sull'Immaginario), fondatore del GRIOT (Gruppo di Ricerche sull'Immaginario degli Oggetti simbolici e delle Trasformazioni sociali) e direttore scientifico dei quaderni di Ermeneutica Sociale.

    "Il crollo graduale delle ideologie di sinistra, il trionfo della società dei consumi, la crisi dei significati immaginari della società moderna manifesta una crisi di significati ed è questa stessa crisi che permette agli elementi congiunturali di avere il ruolo che hanno (...) Noi viviamo una fase di decomposizione."
    (Cornélius Castoriadis, "Contre le conformisme généralisé", Le Monde Diplomatique, Août, 1997)

    Per noi è impressionante, quasi letteralmente, constatare oggi che le analisi sociologiche sviluppate da Wilhelm Reich settanta anni fa sono nuovamente d'estrema attualità. Laddove una delle grandi voci dell'analisi critica, quella di Castoriadis, lontano certamente dai sofismi attuali dei nuovi filosofi che si adoperano per accedere ai benefici pubblici e editoriali, si è spenta ormai da sei anni, mentre i politici si adoperano, sui podi della Società dello Spettacolo, a prendere di mira i processi di comunicazione più derisori per mascherare la loro assenza di pensiero politico, mai la nostra società post-moderna è stata, in effetti, così vicina a questa crisi di significati immaginari sociali che Reich definiva già negli anni trenta, peste emozionale.

    Reich introduce nel 1933 questa nozione di peste emozionale nella sua opera "L'analisi caratteriale". Gli consacra l'ultimo capitolo del libro. La definisce "senza accenti peggiorativi", scrive egli stesso (Reich, 1976, p.431), "come una biopatia cronica dell'organismo, conseguenza diretta della repressione, su vasta scala, dell'amore genitale". E continua, "essa ha assunto un carattere epidemico e, nel corso dei millenni, nessun popolo ne è stato risparmiato." Ha il potere di contaminare delle masse intere, di corrompere delle nazioni, di distruggere delle popolazioni ma è incapace di generare una sola azione positiva quando si tratta di migliorare la miseria economica.

    Possiamo notare come Reich procede da una posizione relativa agli individui e all'esperienza della repressione nella loro sessualità, verso una dimensione sociale (il carattere epidemico) e antropologica (il tempo e i popoli). Siamo pertanto in presenza di ciò che Louis-Vincent Thomas e Jean-Marie Brohm definiranno più tardi una trasversalità.

    La peste emozionale, inculcata all'adolescente già nei primi giorni della sua vita, ha origine negli individui dalla frustrazione genitale e si manifesta attraverso ciò che egli chiama "le corazze caratteriali", o dispositivi inconsci sviluppati dai soggetti per neutralizzare le difficoltà che cercano di assumere nell'evoluzione dei conflitti, i loro bisogni libidinali di fronte alla paura della punizione. L'Io acquisisce la sua forma definitiva mentre le restrizioni libidinali imposte dalla società determinano dei cambiamenti che si manifestano in posizioni personali e sociali rigide, determinando un insieme di reazioni immutabili e automatiche, come se la personalità si rivestisse di una corazza, di una protezione rigida capace di assorbire i colpi provenienti dal mondo esterno e da quello interiore. L'estensione della corazza determina dunque la capacità dell'individuo ad equilibrare la sua economia energetica (Reich, 1976, p.408). La vita corazzata domina la vita sociale e si manifesta in essa attraverso diverse peculiarità descritte da Reich (Reich, 1978):
    - l'eccesso di parole e di concetti che servono soltanto a distogliere dai principi di base della vita;
    - un entusiasmo smisurato quando la vita corazzata incontra le leggi esistenziali e semplici della vita non corazzata;
    - un'incapacità totale degli individui corazzati di applicare delle leggi semplici ad una pratica che si consuma attraverso un'ostilità piena d'odio rispetto a tutto ciò che si rapporta ad una vita non corazzata.

    Questi processi individuali sono quindi all'origine collettiva della peste emozionale. In effetti, non appena ci si attacca alle cause della peste emozionale, si provoca inevitabilmente una reazione d'angoscia o di collera. Ed ecco prospettate le conseguenze enunciate:
    - a livello individuale attraverso le malattie del cuore, il cancro o la schizofrenia (Reich, 1985);
    - a livello sociale attraverso un'economia sessuale primitiva determinante le categorie sociali della famiglia autoritaria, dell'ideologia tribale e della trasformazione patriarcale.

    L'azione e la ragione fornite per giustificarla non si compensano mai. Il motivo reale è sempre nascosto e rimpiazzato da un motivo apparente (Reich, 1976, p.432).
    Lo Stato assolutista utilizza, in effetti, l'ideologia "familialista" che è la cinghia di trasmissione più importante tra le esigenze della dittatura ed i luoghi della formazione della struttura, come per il fascismo costruito sulle solide fondazioni di un'ideologia familiare rigida, incompatibile con le manifestazioni del senso della vita (ci ricordiamo della burla di un leader francese dell'estrema destra "amo meglio i miei figli che i miei fratelli, i miei fratelli piuttosto che i miei cugini, ecc." Questa si fonda sull'idea che la repressione sessuale crea la base psicologica di una certa cultura, ad esempio la cultura patriarcale nelle sue diverse forme (Reich, 1982, p.50). Le ideologie clericali, fasciste e reazionarie sono essenzialmente delle reazioni di difesa prodotte da regolamentazioni morali. Noi lo constatiamo nuovamente nella propensione, manifestata benissimo dai nostri dirigenti, a rinviare sulla sfera privata dei problemi societari. Mentre scriviamo queste righe, in Francia spariscono quasi 3000 persone anziane sotto l'effetto del calore e come se non bastare dell'incapacità nella quale si trovano le nostre società burocratizzate di anticipare tali catastrofi. Ecco che il primo ministro della repubblica ci richiama alla solidarietà interpersonale in una società che d'altra parte rinforza gli imperativi dell'individualismo, scoraggia gli agenti della prevenzione sociale, schiaccia le politiche del Lavoro Sociale.

    Hitler è anche colui che ha sospinto al suo apogeo la repressione della vita tramite il patriarcato e se, fino a lui, le persone avevano tollerato passivamente la tirannia, dopo di lui, in preda al contagio della peste emozionale governante i loro atti, queste sono divenute il supporto della tirannia andando incontro ai propri interessi.

    E' in questo periodo dell'ascesa del fascismo in Austria e in Germania che Reich data la sua scoperta fino ad allora ignorata sull'importanza dell'irrazionale (noi diremo oggi dell'immaginario sociale) nei processi sociali.

    Possiamo rammaricarci che Sigmund Freud, il suo maestro di psicanalisi, dopo le repressioni poliziesche del 1927 in Austria che si conclusero con l'impotenza a contrastare il fascismo da parte delle organizzazioni operaie e del governo democraticamente eletto, non comprese assolutamente l'interesse di questi avvenimenti considerando le manifestazioni popolari come una profonda catastrofe (Reich, 1982, p.55). Gli stessi lavoratori non manifestarono alcuna volontà di dare al movimento un significato sociale.

    Reich ci anticipa (scrive stranamente profetico mentre lo rileggiamo nel 2003): "anche dopo la vittoria militare riportata sul fascismo tedesco, la struttura umana fascista continuerà a esistere in Germania, in Russia, in America e in ogni luogo. Questa continuerà a prosperare in modo sotterraneo, si cercherà delle nuove forme d'organizzazione politica e condurrà inevitabilmente ad un'altra catastrofe in quanto (...) il sapere e la tecnica non permettono ancora di produrre un cambiamento molto rapido nella struttura emozionale dell'uomo" (Reich, 1982, p.58).

    Poiché la peste emozionale assume a volte un carattere pandemico e si manifesta con fiammate imponenti di sadismo e di criminalità, cita l'inquisizione, il fascismo bruno o rosso come luoghi della sua esperienza.

    In tempi ordinari, è sufficiente, afferma Reich, sopprimerne le cause, i turbamenti della vita amorosa, affinché la malattia sparisca. Non serve a nulla attivare la Polizia, a livello sociale, non farà che aumentare il male. Ma, ci previene, appena ci si attacca alle sue cause, si provocano delle crisi di angoscia o di collera poiché questa è molto razionalizzata e sostenuta da pulsioni secondarie. Reich ci propone in conseguenza un'effettiva socioterapia fondata sul riconoscimento di questa malattia emozionale ad alto grado di contagiosità che richiede per prima cosa un'identificazione precisa del fenomeno.

    Se colui il quale è in buona salute ama discutere delle sue motivazioni, l'appestato s'incollerisce quando le evoca (Reich, 1982, p.434). Nessun individuo, secondo Reich, può essere dispensato dall'inclinazione alla peste emozionale. Ne descrive quindi gli ambiti in cui si diffonde:
    - il misticismo "in ciò che ha di più distruttivo";
    - gli sforzi passivi o attivi verso l'autoritarismo;
    - il moralismo;
    - le biopatie dell'autonomismo vitale (siamo nel 1933);
    - la politica partigiana;
    - la malattia della famiglia;
    - i sistemi d'educazione sadici;
    - la delazione e la diffamazione;
    - la burocrazia autoritaria;
    - l'ideologia bellicista e imperialista;
    - il gangsterismo e le attività antisociali criminali;
    - la pornografia;
    - l'usura;
    - l'odio razziale.

    Il paragone tra la peste emozionale ed i mali sociali contro i quali i movimenti di liberazione hanno sempre lottato è immediatamente spontaneo.

    Egli ne cita qualche esempio per i quali il nostro ventunesimo secolo appena iniziato non sembra avere dei mezzi per agire quando fa riferimento, per esempio, ad un certo individuo arrivato ad un alto grado della gerarchia universitaria non in ragione del merito dei suoi lavori scientifici o dei suoi diplomi ma grazie ai suoi intrighi, alle sue macchinazioni. Potremmo anche noi citarne parecchi d'esempi - verificatisi in parecchie istituzioni e non certo delle meno importanti - mentre degli autentici dotti sono abbandonati nella povertà e nell'indifferenza generalizzata, se non sono addirittura rigettati dal sistema universitario e scientifico. 'Nil novi sub sole' da questo punto di vista e rinviamo altresì volentieri a questa categoria e nello stesso tempo alla lettura d'avvenimenti recenti: il misticismo distruttivo dei 'Matti d'Allah' come ideologia bellicista e imperialista dell'amministrazione americana o ancora le attività antisociali e criminali delle reti mafiose, certune statali, in alcuni punti del globo.

    Il sociologo Manuel Castells, di fronte a queste sfide lanciate alle democrazie dalle reti sociali, al fine di assumere un punto di vista più vasto, descrive degli Stati completamente sconfitti dalle organizzazioni tentacolari della nuova economia. La loro irresponsabilità ci prepara indubbiamente a nuove forme di fascismo, laddove la traduzione dei principi sui quali si fondano il nostro essere insieme (democrazia, libertà, uguaglianza, fratellanza, rispetto dei diritti dell'uomo e del cittadino) "e un vasto campo di rovine e una percentuale sempre più elevata di nostri concittadini si aspettano a non vederle più applicate" (Castells, 2001, p.341) e di analizzare con efficacia di dettagli e di esempi la mondializzazione del crimine organizzato: "questi ultimi venti anni, le organizzazioni criminali hanno moltiplicato le operazioni transnazionali sostenendosi con la mondializzazione dell'economia e con le nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione." (Castells, 1999, p. 195)

    Lo avvertiamo, è tutta la società che è manifestamente in cancrena, su scala mondiale, a causa della peste emozionale. Cornéluis Castoriadis sosteneva recentemente analisi analoghe quando descriveva le società del capitalismo liberale, egli faceva vedere quello che producono al resto del mondo: "un'immagine contrapposta, quella della società dove regna un vuoto totale di significati. L'unico valore è il denaro, la notorietà mediatica o il potere, nel senso più volgare e derisorio del termine. Le comunità sono distrutte, la solidarietà è ridotta a dispositivi amministrativi." (Castoriadis, 1996, p.61)

    Dal sistema fascista che Reich osservava manifestarsi alla sua epoca al sistema neo-liberale che è il nostro e si generalizza molto rapidamente, riscontriamo come l'analisi metta maggiormente in evidenza, quando utilizza questa categoria della peste emozionale, una differenza di valore piuttosto che una differenza di sostanza.

    Abbiamo così concluso rispetto alla descrizione del fenomeno e delle sue conseguenze osservabili.

    Per quello che concerne le sue manifestazioni, Reich realizza uno studio comparativo in base a tre tipi psicosociologici considerati nell'ambito del pensiero, dell'azione e della sessualità (Reich, 1976, p.436). Si tratta di tipi o caratteri "genitale", "nevrotico" e "appestato". La loro comparazione permette di mettere in evidenza i processi di comportamento dell' "appestato".

    Il primo, il genitale, prospettato come il più sociale ed equilibrato psicologicamente, giudica in funzione dei processi mentali guidati dalla razionalità, è accessibile ad argomenti reali, conosce un'armonia profonda tra motivazioni, fini ed azioni. La sua vita sessuale è essenzialmente determinata dalle leggi naturali e fondamentali dell'energia biologica. Egli considera il lavoro come conclusione di un processo creativo e non pensa di interferire nel corso normale delle cose. Relegando i suoi interessi in secondo piano rispetto ai conflitti interpersonali, è capace di dialogare e di rimettersi in questione.

    Il secondo, il nevrotico, tenta ugualmente di orientare il suo pensiero in funzione di dati e di processi oggettivi ma poiché il suo pensiero è totalmente sottomesso alle pressioni della stasi sessuale, questo si conforma inoltre e inevitabilmente con la necessità di evitare il dispiacere praticando l'arte del sottrarsi. Egli ha generalmente rimosso la sua irrazionalità e se ha coscienza dell'inibizione delle sue funzioni vitali, questo avviene senza ingelosire gli individui in buona salute. Non si oppone al progresso. Vive nella rassegnazione sessuale o si abbandona in segreto a qualche pratica perversa, la sua impotenza orgasmica si accompagna ad una nostalgia continua del piacere dell'amore. Confrontato ai problemi sessuali, la sua reazione è dettata dall'angoscia piuttosto che dall'odio, la sua corazza è rivolta verso la propria sessualità piuttosto che verso quella degli altri. Egli è in parte inibito nella sua attitudine al lavoro e non vi trova alcun piacere, ignorando l'entusiasmo. E' sottoposto innanzi tutto all'opinione degli altri.

    Il terzo, l'appestato, si distingue dal nevrotico per un'attività sociale in parte distruttiva, il suo pensiero essendo determinato essenzialmente da concetti irrazionali. Egli ha sempre delle soluzioni preconfezionate, essendo inaccessibile all'alterazione, e tende nei suoi giudizi a razionalizzare delle conclusioni irrazionali preesistenti o "prestabilite". L'immobilismo e l'attaccamento alla tradizione sono dei riferimenti costanti. Intollerante, egli non sopporta alcuna idea in grado di spazzare via i suoi pregiudizi. La reale motivazione del suo agire non è mai quella che indica ma crede fermamente nei fini che si prefigge, agendo sotto l'effetto di una compulsione strutturale, costretto del suo stesso male. Detesta e combatte tutto ciò che lo contraria. La sua sessualità è sempre sadica e pornografica, caratterizzata dalla presenza simultanea di lascivia sessuale e di esigenze morali sadiche. Sviluppa un odio selvaggio su tutto ciò che può suscitare delle idee orgasmiche. Qui ha origine la sua intolleranza rispetto a tutto ciò che è amore naturale e la sua grande capacità nel condurre a termine, con soddisfazione, un sistema elaborato di delazione e diffamazione. Detesta il lavoro ed è attratto con predilezione dall'ideologia mistica o politica. Non concludendo mai nulla è incapace di un'attività organica e progressiva. Vittima di un'educazione autoritaria e ossessiva, gli si rivolta contro, ma la sua rivolta non ha alcun obiettivo sociale razionale. Disprezza i suoi collaboratori, il motivo delle sue relazioni interpersonali è il desiderio di distruggerle utilizzando preferibilmente la diffamazione sessuale, la calunnia a fini sadici, attribuendo la propria depravazione alle sue vittime.

    La peste emozionale, sostiene Reich, causa delle grandi sciagure. Può manifestarsi nelle aziende gestite tuttavia da gente onesta e sincera che delle persone colpite dalla peste emozionale sono spesso riuscite a soffocare. Questa è ancora presente nell'opinione pubblica dove il proprio irrazionalismo trova una vasta eco. Tutto ciò permette di comprendere, per esempio, come il fondamentalismo, la dittatura o le avventure di un potente di questo mondo abbiano delle conseguenze incredibili su milioni di esseri umani. La peste emozionale è all'origine dell'enorme assurdità sociale che ci governa, quando l'amore, il lavoro, la conoscenza sono ridotte a delle porzioni minuscole, quando la vita pubblica è "esteriormente asessuata e interiormente pornografica." (Reich, 1976, p. 431)

    Per Reich la causa è evidente, è il bloccaggio dei flussi di energia biologica, sessuale nella maggior parte delle persone.
    La lotta contro gli attacchi sociali della peste emozionale avviene, secondo Reich, attraverso:
    - la messa in pratica di processi personali, come l'orgoneterapia - metodo reichiano di restaurazione dell'orgone che tende a dissolvere le corazze caratteriali - permette ad ognuno di ritrovare il senso della propria energia e di finalizzarla positivamente ristabilendo la sua capacità ad amare;
    - la messa in opera dei processi sociali, l'economia sessuale che opera su diversi piani:
    1 quello della famiglia autoritaria, coercitiva, parte integrante della società autoritaria, baluardo dell'ordine sociale repressivo, all'origine dei sentimenti di cieca fedeltà e d'infantile obbedienza. Reich ci previene, in effetti, sulla funzione politica della famiglia che è duplice (Reich, 1982, p.125): si riproduce essa stessa mutilando sessualmente gli individui e, nello stesso tempo, rende l'individuo inquieto per la vita e pauroso davanti all'autorità;
    2 quello della cultura, Reich gli attribuisce un obiettivo, preparare una rivoluzione culturale fondata sull'autonomia degli individui. Questa inizia evidentemente per Reich con la liberazione sessuale dei giovani, poiché la rimozione sessuale-sociale è un fattore reazionario estremamente efficace in quanto sostiene le istituzioni reazionarie grazie all'angoscia sessuale e al sentimento di colpa sessuale radicato profondamente nelle masse sfruttate. Questo sentimento paralizza qualsiasi potenzialità intellettuale e critica, "radicamento ideologico del sistema dominante autoritario nelle strutture caratteriali degli individui livellati nella massa" (Reich, L'irruption de la morale sexuelle, 1972, p.192).

    Abbiamo compreso che, secondo Reich, la rimozione sessuale consolida ogni forma di dominazione autoritaria. Egli osserva tuttavia come prepari inoltre le caratteristiche della ribellione allorché le potenze autoritarie rafforzano, durante i periodi di crisi, la loro pressione sulle masse e sulla loro sessualità. Cita inoltre, allo stesso livello, l'azione brutale dello Stato cecoslovacco nel maggio del 1031 contro le associazioni d' 'éclaireurs" (scout cattolici) alle quali era stato proibito di installarsi sotto le stesse tende senza certificato di matrimonio e l'enciclica del papa sul matrimonio cristiano nel 1930. La repressione sessuale-sociale mina i propri presupposti e Reich cita come manifestazione diretta della crisi sessuale la delinquenza giovanile. Predice di conseguenza per il ventesimo secolo una fase importante di sconvolgimenti sociali legati al desiderio dei popoli di far valere il loro diritto ad una vita felice. "La rivoluzione sessuale progredisce, valuta lui stesso, nessuna potenza del mondo ne arresterà la sua corsa" (Reich, L'irruption de la morale sexuelle, 1972, p.194).

    Reich, analizzando le situazioni sociali con i dati della sua epoca, era lontano dall'immaginare una prossima guerra mondiale e il movimento sociale di liberazione giovanile, nato nei campus americani negli anni sessanta e il cui culmine parossistico furono, in Francia, gli avvenimenti di maggio 1968. Liberazione certa ma diremmo noi di breve durata su scala sociale. La repressione ha assunto oggi altre forme, più larvate, meno dirette ma altrettanto efficaci annegando i sistemi di repressione nel flusso d'immagini saturanti della Società dello Spettacolo e nell'emergere dell'insignificanza in un prospettiva di giuridicizzazione della società.

    Sorridiamo ancora, da questa parte dell'Atlantico, ascoltando i racconti d'universitari americani ormai incapaci di ricevere i propri studenti dell'altro sesso senza testimoni di moralità, o le allucinanti promesse scritte, firmate ogni fine settimana dai giovani americani concernenti la predizione dettagliata del loro comportamento sessuale quando questi ultimi desiderano "uscire" con la loro amica per una serata. Più vicino a noi, incontriamo simili divagazioni nel programma di parecchi candidati alla Presidenza della Repubblica francese del 2002 invitando alla restaurazione dei "valori" cosiddetti morali. Le analisi di Reich riguardanti la peste emozionale sono quindi sempre di attualità quando "gli individui sono capaci di vestire l'umanità intera di una camicia del loro stesso modello, perché incapaci di tollerare la sessualità naturale negli altri." (Reich, 1982, p.71)

    Questa repressione è oggi meno statale, certamente, almeno esteriormente, è in misura minore il prodotto visibile degli apparati centrali dei poteri istituiti; ma ne prende in prestito dei metodi altrettanto efficaci: pubblicità, insignificanza amministrata ad alte dosi di shows audio visuali, "macchinazioni sportive" (Brohm, 1993 e 2002).

    Il professore Jean-Marie Brohm denuncia a ragione, nella sua opera, l'abbrutimento mediatico dello spettacolo sportivo quando "la pace degli stadi subentra, scrive, alla pace dei cimiteri e i clamori vociferanti dei tifosi ricoprono frequentemente le grida dei torturati" ... quando "la festa popolare è quella delle truppe sportive scatenate nell'estasi nazionalista, la xenofobia, l'odio dell'avversario" (Brohm, 2002, p.75).

    Le sue posizioni s'inseriscono, lo ravvisiamo, nella linea di pensiero reichiana e la peste emozionale colpisce sempre al cuore del sociale. "Lo sport, conclude, è in definitiva, l'oppio del popolo, un universo d'evasione onirica, uno strumento di deviazione sociale, una deviazione politica che rinforza l'alienazione culturale e ideologica della popolazione. Egli mette in relazione la dipendenza libidinale, la tossicomania somatica e la dipendenza mentale che portano dappertutto ed in ogni tempo allo stesso risultato reazionario: la cloroformizzazione degli animi, la narcotizzazione della coscienza critica, la dipendenza rispetto al sistema d'oppressione." (Brohm, 2002, p.45)

    La peste emozionale, la sperimentiamo nelle nostre società occidentali americanizzate, e si manifesta maggiormente dopo gli avvenimenti dell'undici settembre del 2001 (ma questi ultimi sono un rivelatore, le forze agenti sono all'opera da molti lustri), ovverosia "delle forze pulsionali, psichiche, indipendenti dalla volontà umana cosciente e che si radicano in ultima analisi nelle sorgenti biologiche d'energia ancora sconosciute e determinanti i nostri pensieri e i nostri esseri." (Reich, 1978, p.175)

    Reich accostava l'immaginario radicale all'immaginario sociale: "condizioni socio economiche o forze produttive marxiste agenti al di fuori dell'apparato bio-psichico dell'uomo", situate tra questi estremi - e cita ad esempio lo sviluppo tecnico, le condizioni di lavoro, le condizioni familiari, le ideologie, le organizzazioni, mentre le forze pulsionali psichiche di Freud agiscono al di fuori delle profondità dell'apparato bio-psichico. Reich concludeva questo parallelismo affermando: "queste sfuggono sia alla volontà cosciente dell'uomo sia alle forze produttive socio economiche di Karl Marx." (Reich, La psychologie de masse du fascisme, 1972, p.78)

    Cornélius Castoriadis individuando le strutture dell'immaginario sociale differenzia:
    1 l'immaginario radicale, "origine d'investimenti privilegiati e specifici del soggetto, emergente sul piano individuale come fantasma fondamentale, ciò che emerge come alterità e origine perpetua d'alterità o ciò che nella psiche-soma è posizione, creazione, saper fare / essere, per la psiche-soma" (Castoriadis, 1975, p.493);
    2 l'immaginario sociale, "ciò che nel sociale-storico, è posizione, creazione, saper fare / essere, o società istituente, il quale è nella posizione-creazione di significati immaginari sociali e dell'istituzione come presentificazione di questi significati in quanto istituiti." E insiste, andando oltre il parallelismo presentato da Reich sul consolidamento mentale dei due immaginari, "l'immaginario sociale si trova in una relazione di ricezione / alterazione con ciò che era stato rappresentato da e per la psiche." (Castoriadis, 1975, p. 372)

    Possiamo dunque trovare in Reich, senza dubbio, per via della sua transdisciplinarietà (anche se valorizza più facilmente il polo pulsionale inconscio in qualità di medico psichiatra e psicanalista e questo nonostante sia impegnato nel movimento sociale del suo tempo), l'intuizione del ruolo propulsore dell'immaginario il quale, per riprendere l'espressione di Gilbert Durand (Durand, 1996, p.125), "non è una disciplina ma un lavoro comparativo tra discipline" e ci mostra l'invisibile all'opera nei processi sociali (sono le forze inconsce bio-psicologiche e socio economiche di Reich).

    Dobbiamo ugualmente ricordare, per citare ancora Gilbert Durand, l'attenzione che egli accorda al grande semanticismo dell'Immaginale, materia originale a partire della quale ogni pensiero razionalizzato e il suo seguito semiologico si dispiegano.

    Egli ne deduce, lo sappiamo, la nozione di tragitto antropologico: sintesi instabile tra le pulsioni della libido in evoluzione e le pressioni rimoventi del microgruppo fondamentale ampliate successivamente alla genesi reciproca del comportamento e dell'ambiente (Durand, 1980, p.31).

    Poiché "il simbolo è sempre il prodotto degli imperativi bio-psichici attraverso le imposizioni dell'ambiente" e "la pulsione individuale ha sempre un substrato sociale nel quale questa si diffonde facilmente - è proprio nel corso di quest'incontro che si formano i complessi di cultura" (Durand, 1980, p.27 e 40). Così il tragitto antropologico può indistintamente partire dalla cultura o dal naturale psicologico, l'essenziale della rappresentazione e del simbolo essendo contenuti tra questi due limiti modificabili.

    Riassumendo, possiamo, di fatto, stabilire una tabella delle teorie dell'immaginario che illumina le condizioni di produzione dei processi sociali come quello della peste emozionale descritta da Reich. E consideriamo giustamente che, in ogni caso, qualunque sia l'elemento evidenziato, le formazioni simboliche vissute s'incontrino sempre lungo il tragitto individuo / ambiente sociale.

    Reich tenterà di risolvere il conflitto tra i due sistemi concettuali di cui si reclama, e questo lavoro situato in una linea di rottura lo condurrà alla scoperta di un terzo fattore, qualificato "alla volta identico e differente, ma più profondo, nuova disciplina fondata innanzi tutto sulle scoperte della sociologia e della psicologia delle profondità la cui incompatibilità condusse alla scoperta del terzo concetto che è comune ad entrambe" (Reich, 1978, p.82).

    In quest'ossessione di far coincidere gli opposti, di coagulare i significati, noi ritroviamo, paradossalmente, i fondamenti del pensiero ermetico, più dialogico che dialettico, ciò avrebbe sorpreso Reich per primo, il quale si trovava catturato da una riflessione molto positivista.

    Questo lo condurrà a criticare sia la posizione freudiana sia la posizione marxista; la sua analisi sull'immaginario sociale dell'ultimo periodo degli anni trenta lo condurrà a costatare la carenza di riferimenti concettuali e pratici in corso per concepire il reale e agire su di esso. Parallelamente, la critica di Castoriadis s'indirizza analogamente al progetto di autonomia individualista e al progetto capitalista demenziale di un'espansione illimitata. Il progetto totalitario non è altro per lui che il vertice di questo progetto di dominazione.
    Un fatto sociale di cui Reich fu l'osservatore silenzioso doveva determinare la sua postura sociologica: il 30 gennaio 1927, a Schottendorf, piccola città di provincia dell'Austria, di cui la municipalità era per i due terzi nelle mani dei socio democratici, la folla che manifesta su una questione sociale è soverchiata dai veterani dell'esercito, fedeli al Kaiser. Questi ultimi sparano sulla popolazione causando parecchi morti. La folla non reagisce, il sindaco neanche, e l'affare si conclude il 24 luglio 1927 davanti ai tribunali con l'assoluzione degli assassini. I giudici non hanno avuto la minima esitazione.
    Uno sciopero di protesta scoppia l'indomani, duramente represso dai socialisti democratici, la polizia spara sui manifestanti mentre gli stessi organizzatori e anche il PC manifestano una grande passività.
    Reich vi riscontra una prima contraddizione tra un approccio positivo, il suo, che lo conduce alla convinzione che le istituzioni sociali dovrebbero rispondere ai bisogni della popolazione mentre gli ideologi del PC hanno conservato un punto di vista meccanicista sulla questione. Per essi, ogni azione ed i pensieri erano orientati in funzione di forze produttive (punto di vista industriale meccanicista).

    La contraddizione tra i bisogni del popolo e una società fondata sulle macchine è palese per Reich. Egli si domanda: se il potere in Russia e la povertà nell'Inghilterra socialista traducono chiaramente il disprezzo completo dei bisogni umani nell'organizzazione della società, perché la massa del popolo maltrattato è così impotente? Perché i figli reazionari d'operai e contadini arruolati nella polizia sparano sugli operai e i contadini?
    L'irrazionalismo della politica gli si mostra nettamente poiché non c'era alcun rapporto tra quello che i socialisti promettevano (pace, libertà, fraternità) e la struttura caratteriale delle persone, profondamente radicata o riproducendosi quotidianamente nelle proprie misere di cui ignorano tutto non volendole in alcun modo conoscerle.

    Durante sette anni, (1927-1934), Reich lotterà all'interno delle organizzazioni popolari per valutare il ruolo delle masse nei processi sociali e costatare in che modo tutti i partiti adducono ragioni contro l'aspirazione del popolo alla libertà, socialisti e comunisti compresi e altrettanto più distaccati dalle masse che pretendevano di servire. Possiamo paragonare tutto ciò con la situazione prodottasi dopo sei anni di potere della sinistra pluralista in Francia che ha portato, il 22 aprile 2002, un candidato di estrema destra ad essere il solo in lista al secondo turno dell'elezione presidenziale di fronte al candidato della destra classica. Il potere mitterandiano con il suo codazzo di prebendari, d'alleanze contro natura, di disprezzo del popolino dà l'avvio agli effetti constatati da Reich in Austria e in Germania cinquanta anni prima. L'epilogo, a causa di un fermento popolare, non è stato equivalente ma la rottura sociologica tra il popolo ed i suoi rappresentanti, se si mantenesse, condurrebbe inevitabilmente a degli scenari più gravi in una nazione che si elogia d'altronde di essere la terra dei diritti dell'uomo. Le intenzioni manifestate non sono più attribuite al sentimento repubblicano che reclama maggiore uguaglianza, libertà, fraternità. La struttura caratteriale che sostiene il substrato della peste emozionale è ben presente in una popolazione che si crede di cloroformizzare a forza di giochi televisivi, di collegamenti calcistici e di "reality shows".
    In Germania, nel 1933, una situazione simile produsse la vittoria del fascismo. Reich faceva notare come, in quell'anno, trenta cinque mila tedeschi sostenevano il socialismo ma fu Hitler ad essere condotto al potere. Così commentava: il movimento operaio non aveva compreso il problema del ruolo degli esseri umani nel processo di sviluppo tecnico di una società. La questione resta irrisolta sommata a quella delle tecnologie multimediali. "Io fui pervaso, scrive Reich, da un sentimento d'assurdità della politica. Non avevo constatato alcun rapporto tra la politica e la vita reale degli esseri umani" (Reich, 1978, p.86).

    Da qui nasce la riflessione sociologica di Reich. Gli uomini hanno tra loro delle relazioni e delle condizioni inconsce che attualmente gestiscono come macchine, questo produce l'assurdità dell'uso che alle volte ne fa il popolo.
    Lo Stato giuridico correttamente governato è un sogno, non una realtà. Poiché le persone possiedono una coscienza parziale delle loro mutue relazioni, sono incapaci di governarle o di modificarle, a tal punto è considerevole l'illusione del libero arbitrio.
    E' lo stesso per la religione, i cristiani predicano la pace, la fraternità, la compassione, il mutuo aiuto. Nella pratica, hanno gettato alle ortiche il carattere rivoluzionario del messaggio cristiano primitivo, riunendo sistematicamente nell'uomo la capacità di appropriarsi della meta della libertà. Il cattolicesimo produce l'impotenza strutturale delle masse umane in quanto, nella loro disperazione, s'indirizzano verso Dio piuttosto che alle loro energie rendendo le strutture umane incapaci di godere e uccidendo in esse il desiderio del piacere.
    La peste emozionale manifestata nel nazismo, non fa che prolungare in sadismo la paura e la colpa inculcate trasformando il carattere masochista dell'antica religione di sofferenze in religione sadica. Espressione esacerbata di misticismo religioso, sostiene questa forma particolare di religiosità che ha la sua origine nella perversione sessuale (Reich, 1976, p.12).

    Lottare contro la peste emozionale in modo efficace, è restaurare lo strato psichico profondo dell'uomo, poiché nelle profondità vivono e lavorano la sessualità naturale, la gioia spontanea del lavoro, la capacità d'amare. Questo strato è il nucleo biologico della struttura umana, è inconscio e temuto poiché in disaccordo con l'educazione autoritaria. Il suo riconoscimento e la sua attualità sono dunque per Reich, il solo modo di dominare la miseria sociale.
    Lottare contro la miseria sociale, sopprimere le inibizioni, produrre per ognuno un'autoregolamentazione conforme alle esigenze dell'economia sessuale, significa consentire alla restaurazione positiva della responsabilità di ognuno rispetto alla vita. Reich ravvisa nella soppressione delle malattie psichiche e della sessualità asociale il fattore che favorirà lo smembramento della peste emozionale e la liberazione dell'energia vitale imprigionata.
    Vitalismo, orgasmo nel senso liberatorio delle energie connesse, sinergia dell'archaismo e dello sviluppo tecnologico, è anche ciò verso cui c'invita Michel Maffesoli tentando di riconsiderare il nostro rapporto all'essere sociale se noi ci prendiamo la pena di riconsiderare il quotidiano nella molteplicità delle sue posizioni e ci basiamo non sulla logica del dover essere ma su una conoscenza e nel riconoscimento delle esperienze vissute da ogni persona nella sua incomprensibile singolarità.


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