Analisi qualitativa e nuove tecnologie della comunicazione
Massimiliano Di Massa (a cura di)
M@gm@ vol.1 n.3 Luglio-Settembre 2003
I BOOKCROSSERS,
UNA COMUNITÀ (VIRTUALE) DI DONATORI
Alessandra Guigoni
aguigoni@yahoo.com
Etnologa;
Laureata in Lettere Classiche; Specializzata in Scienze Sociali e
Relazioni Interculturali, in Didattica Multimediale e Ipertestuale;
Ricercatrice e Consulente presso Istituti di Ricerca e Formazione
pubblici e privati, collabora con l'Istituto di Discipline Socio-Antropologiche
di Cagliari e con il Dipartimento di Scienze Antropologiche
dell'Università di Genova.
Quest'articolo costituisce una sorta d'agenda per ricerche future,
una premessa più che un risultato; tuttavia ci sembra di poter avviare
qualche riflessione teorica pratica, basata sulla concretezza di
quanto abbiamo osservato nell'ambito della comunità italiana del
bookcrossing.
La rete di oggetti antropologici in cui ci muoviamo comprende da
un lato le comunità virtuali e alcune loro caratteristiche, dall'altro
la pratica sociale del bookcrossing, la connessione di tale pratica
con il dono ed infine gli utilizzi strategici degli spazi virtuali
e reali.
L'interesse verso questo fenomeno, sulla cresta dell'onda da oltre
un anno, è nato (come spesso accade) per caso. Un amico me ne aveva
parlato in termini entusiasti tempo fa, e già mentre ne parlava
mi ha fatto subito venire in mente una gigantesca globale ragnatela
di kula [1] di libri (o meglio ancora
un reticolo di persone che amano i libri).
Tempo dopo ho considerato che tali scambi ridisegnano in qualche
modo persino gli spazi pubblici, in cui tali pratiche avvengono,
modellano rapporti sociali tra membri della comunità dei bookcrossers
(d'ora in poi BCs), e scardinano, nel loro piccolo, anche lo status
del libro, così come lo conosciamo almeno dall'invenzione della
stampa in poi.
La nostra civiltà è largamente basata sulla parola scritta. I dispositivi
di memoria sociale e culturale sono affidati soprattutto ai testi,
che al giorno d'oggi, opportunamente digitalizzati e salvati su
supporti longevi, come CD ROM e simili, sono destinati a sopravviverci
per centinaia d'anni [2]. Il libro, nella
forma e nella funzione che noi conosciamo "da sempre", è quasi un
feticcio della cultura occidentale, un oggetto dotato di spirito,
dello spirito di chi l'ha scritto, innanzi tutto, ma anche di chi
lo ha posseduto.
La dimensione esoterica, iniziatica è molto importante. I libri
spesso sono definiti nel senso comune come una rivelazione, dispositivi
che dischiudono mondi nuovi, altrimenti inimmaginabili, oggetti
che costituiscono una via privilegiata per la crescita e la formazione
interiore del soggetto.
"L'universo è un immenso libro" scrive Muhiddin Ibn Al- Arabi. Nel
Paradiso tratteggiato dall'Apocalisse il libro della vita si identifica
con l'albero della vita. Nei libri risiede la conoscenza, la saggezza,
il segreto che schiude i misteri dell'universo; perciò le metafore
legate al libro sono così potenti e persuasive nella loro semplicità:
"Per me sei come un libro aperto" è un'attestazione di conoscenza
profonda, intima dell'altro, della sua alterità.
I libri rivelatori sono un topos del mondo occidentale, basti
pensare all'avventura galante di Lancillotto con Ginevra moglie
di re Artù, che fa innamorare Paolo e Francesca, ritratti nel V
canto dell'Inferno di Dante Alighieri. Lo spirito del libro impregna
di sé il lettore, ed il lettore impregna di sé il libro [3].
C'e' una sorta d'identificazione in ciò che si legge. C'è anche
l'identificazione in ciò che si ha, ed il libro è un doppio possesso,
materiale e spirituale. Se ne possiede il contenuto ma anche il
contenente.
Forse il libro (insieme al cellulare, al palmare, e ad altri personal
media) è uno degli oggetti magici del XXI secolo, paraphernalia
sopravissuto alla rivoluzione delle telecomunicazioni, che ci dice
ancora chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo nella sua semplicità
di carta, colla e inchiostro, senza l'ombra di silicio.
Le regole, non scritte, che disciplinano i libri (anche se esistono
delle eccezioni) sono: un libro si compra, e si compra nuovo. Non
si scambia, né si dona a sconosciuti. Un libro usato non si dona,
né si scambia con un altro libro. Un libro si dona purché sia nuovo,
e incartato graziosamente. Un libro usato si presta, solo ad amici
ben fidati, e se ne esige la restituzione (conosco ben più di un
rapporto amicale naufragato per la mancata restituzione di libri
prestati).
Infatti i libri, per la loro stessa natura, sono fortemente legati
ai loro possessori, gli appartengono, e il possessore appartiene
ai suoi libri; spesso, quando entriamo in una casa e vediamo dei
libri, dai libri giudichiamo la personalità del padrone di casa,
i suoi gusti più intimi; sfogliare un libro diventa come fare una
carezza al suo possessore, a tal punto che sono agli amici e ai
parenti più cari permettiamo di curiosare nella nostra biblioteca
personale. Il rapporto con i libri, oltre che spirituale, è fisico.
Piace toccare quelli non ancora letti, come per assorbirne i concetti,
piace sfiorare quelli letti tempo addietro, per ricordare anche
l'occasione della lettura: notti estive, una vacanza, una malattia
che ha costretto a letto, un viaggio interminabile in treno.
I libri ci cambiano, e noi cambiamo i libri. Segnalibri, sottolineature,
appunti, ex libris marcano indelebilmente il nostro possesso
su di lui, e ci fanno sospettare di chi ci fa vedere un libro intatto,
immacolato, e pretende di averlo letto.
Le copertine diventano l'estrinsecazione del nostro stile di vita.
Macchie di caffè, di cioccolato, d'olio abbronzante, di pioggia,
raccontano delle storie segrete, note solo a noi che le abbiamo
vissute in prima persona. Il rapporto col libro è esclusivo e totalizzante:
il libro è impregnato dell'identità del suo possessore e donandolo
tale impregnante non scompare ma persiste. Perciò un libro non è
facile da donare. Ed è impegnativo da ricevere.
In un mondo popolato da individui, da una moltitudine che pare essere
solo somma delle singole soggettività, dove la collettività è labile,
mutevole, e proteiforme, il libro, possesso individuale, sostituisce
(almeno in parte) i patrimoni ed i beni collettivi, e diventa il
cardine e promotore di relazioni sociali. Il gioco del bookcrossing,
che in realtà è un'attività serissima, come tutti i giochi, prevede
che il donatore doni un libro a lui molto caro, importante, letto
e usato (meglio se visibilmente usato) ... un dono infatti, per
essere tale, necessita di essere prezioso, altrimenti non ha valore.
Inoltre, se è vero che attraverso la rete ci si scambia di tutto
(documenti, musica, cartoline, filmati), è altrettanto vero che
la natura di questi scambi è virtuale, ossia ci si scambiano oggetti
digitali, byte, non di carta o di vinile, né di stoffa o
di plastica. Gli scambi dei BCs invece avvengono nel mondo reale,
utilizzando luoghi fisici per le proprie pratiche, e oggetti di
carta, stoffa, plastica, inchiostro. Questa è una novità non da
poco.
Vediamo da vicino di che cosa si tratta. Il bookcrossing è una pratica,
relativamente nuova, che consiste nello scambiare libri tra affiliati
(ma non solo) alla comunità dei BCs. I BCs hanno come punto di riferimento
un portale, www.bookcrossing.com,
nel quale postano le nuove inerenti allo scambio (o meglio dono)
di libri; libri trovati, libri donati, commenti sui libri letti
ecc.
Esistono anche siti italiani, che organizzano scambi in parallelo,
come quello organizzato dalla trasmissione Fahrenheit di Radio Tre,
che ha tradotto l'espressione bookcrossing con passalibro.
Il bookcrossing consiste nel lasciare un libro in un dato luogo,
fornendolo di un'etichetta di riconoscimento, nella quale si spiega
che quel libro non è stato dimenticato ma lasciato in quel luogo
a bella posta, perché qualcuno lo raccogliesse.
Esempio d'etichetta preso dal sito bookcrossing.com
Contemporaneamente se ne dà notizia nel sito, in modo che i membri
della comunità siano avvertiti e possano andare a raccoglierlo.
L'etichetta serve anche a fare nuovi affiliati incuriosendo chi,
per caso, ne entra in possesso. Il nuovo possessore segnala la cosa
al sito e via discorrendo.
Si badi, di solito vige l'anonimato sia del donatore sia del donatario
(colui che riceve il dono); un nickname (a volte accompagnato
da un segno visivo di fantasia, a mo' di avatar) e un luogo
fisico (più o meno generico, come vedremo) sono il biglietto da
visita di ciascun membro della comunità e costituiscono la sua identità.
Si assiste però anche al fenomeno, sempre più frequente di incontri
tra BCs, che finiscono col cementare i vincoli comunitari tra piccoli
gruppi e creare dei salotti letterari nonché occasioni di cene,
feste, ecc.
Il donatore di solito è anche donatario, ma gli scambi sono caratterizzati
da asimmetria: un donatore può donare molti libri, raccogliendone
pochi. A sua volta ci sono donatori che prendono molti libri, donandone
pochi. Se questo è vero a livello individuale, in generale nella
comunità vigono le regole della redistribuzione e della reciprocità,
trattandosi, è il caso di sottolinearlo, di una grande comunità,
non di una piccola società [4].
Possiamo pensare alla comunità virtuale dei BCs come ad un tentativo
di ricostruire o recuperare forme di socialità primaria, attraverso
lo scambio di doni, un modo "classico" di costruire network comunitari,
come si vedrà.
È bene parlare di dono di libri, più che di scambio, poiché
il valore degli oggetti scambiati non è mercantile ma simbolico:
non si guarda al costo dei libri, al loro valore economico sul Mercato,
ma al valore che il donatore attribuisce loro e che il donatario
accetta implicitamente, raccogliendo il dono.
Si definisce dono qualcosa che si fa, che si accetta e che si rende,
o, per usare le parole di Godbout, "ogni prestazione di beni o servizi
effettuata, senza garanzia di restituzione, al fine di creare, alimentare
o ricreare il legame sociale tra le persone" (1993: 30).
Ma anche se nel donare ci si attende un contro-dono, perché neppure
il dono è gratuito, ma vi è un vincolo morale, tale contro-dono
è caratterizzato da libertà, ossia assenza di contratto e di coercizione.
Si contro-dona perché si desidera farlo, e non perché vi si è costretti,
come invece accade in una transazione economica, dove siamo obbligati
a pagare ciò che prendiamo, mettiamo, dallo scaffale di un negozio.
La regola del contro-dono, che sovrintende questo lusus,
è far girare libri. Così ogni donatore è sicuramente donatario,
ed ogni donatario è donatore. Poco importa che uno lasci su di una
panchina una rara edizione della Divina Commedia e prenda in cambio
un romanzo rosa tascabile in un bar. Ciò che conta, più degli oggetti
in sé, è il movimento "circolare" che tali oggetti producono.
Il dono è un oggetto di studio dell'antropologia classica: se ne
sono occupati molti specialisti, da Mauss col suo celebre Saggio
sul dono a Caillé, da Godbout al gruppo parigino del MAUSS (Mouvement
Anti-utilitariste dans le Sciences Sociales).
Anche Marco Aime, nell'Introduzione al Saggio sul
dono di Mauss afferma di rifiutare l'idea di società etichettate
come arcaiche o primitive basate sulla solidarietà e società moderne,
occidentali od occidentalizzate basate esclusivamente sul perseguimento
dei propri interessi e fa l'esempio del volontariato, un fenomeno
largamente presente, proprio nel Nord-Est dell'Italia, un'area considerata,
evidentemente a torto, ossessionata solo dal guadagno e dagli schei
(Aime 2002: x). Dunque anche nella società occidentale esistono
forme di dono, semplicemente non sappiamo vederle, convinti come
siamo che siano residuali, appartenenti al passato.
Ciascun membro dei BCs virtualmente è in grado di ricevere il dono,
fatto da un altro membro della comunità, ma in realtà l'ubicazione
geografica del donatore e del donatario contano moltissimo, perché
occorre essere "a portata geografica" per poter ricevere un dono.
Ci sono, è vero, BCs che hanno come luogo deputato al dono le autostrade,
o i treni, cosicché la ragnatela disegnata dagli scambi prende nuove
inaspettate direzioni (e questo sembra essere un lusus nel
lusus, per scardinare anche il determinismo geografico) ma
in generale gli scambi avvengono tra concittadini o al massimo corregionali,
il che crea nel fenomeno globale, dei circuiti marcati dal localismo.
Cosa c'è di nuovo? Molte cose, mi pare. I BCs costituiscono una
comunità basata sul dono, e ciò costituisce un'alternativa alle
modalità di Mercato di procurarsi libri; ma c'e' di più.
Come abbiamo avuto modo di osservare, le comunità virtuali, per
costruire legami forti, hanno bisogno o di legami nel mondo reale,
o comunque di un riscontro in tale mondo.
La scelta dei luoghi naturalmente non è casuale soprattutto se pensiamo
agli ipermercati, luoghi per eccellenza di questo tipo di dono,
sono posti sì ad alta densità e transito umano, ma soprattutto luoghi
dove la pratica principale è l'acquisto, e di conseguenza dove donare
è trasgressione allo stato puro. Spesso in questi cosiddetti "non
luoghi", luoghi senza senso, senza storia, apparentemente non dotati
di significato, lo scambio di libri invece serve a dar loro nuovi
significati sociali, e di cui ci si riappropria.
In questo sta la trasgressione più spinta all'ordine costituito,
nel donare un libro nel luogo in cui le cose si comprano e si vendono,
e nulla è gratis.
Ne sono un esempio le riviste elettroniche, e i portali tematici
(storici, filosofici, letterari), i cui membri con frequenza crescente
utilizzano tali attività nel mondo reale, per creare amicizie professionali
e personali, per detenere prestigio nel mondo reale, ecc. In questo
caso la comunità di BCs si incontra sul web, e agisce singolarmente
o in gruppo anche nel mondo reale. Il legame fisico tra i membri
sono i libri (oltre all'interesse per la letteratura, e l'idea cardine
di una possibile alternativa al Mercato tradizionale, anti-consumistica
o anti-utilitaristica).
I libri, gli spazi e gli incontri nel mondo reale permettono di
stabilire legami forti, più durevoli, e personalizzati, caratteristici
della socialità secondaria descritta da Alain Caillé (cfr.
Aime 2002: xxv).
Diversamente detto, i legami "deboli" della comunicazione mediata
dal computer sembrano risentire positivamente della comunicazione
attraverso spazi e oggetti fisici, o, in alcuni casi, anche face
to face, incrementando legami "forti" e nuove forme di socialità,
legate ad un'idea condivisa (quella del bookcrossing) e all'appartenenza
ad un luogo situato nel cyberspazio, un sovra-luogo che non tenta
più di annullare i luoghi fisici ma piuttosto di integrarli nel
proprio paesaggio.
In conclusione, ci pare di poter dire che le comunità virtuali,
dopo aver trascorso anni nel mondo online, sembrano (in questo
come in altri casi analoghi) volersi riappropriare di spazi, oggetti
e relazioni sociali del mondo offline.
E' altresì l'occasione per fare il punto sulle comunità virtuali
di interesse intellettuale, ossia basate su interessi culturali
condivisi, di cui la comunità dei BCs fa parte, e in cui l'interazione
tra vita virtuale e vita reale è intensa e decisamente più impegnata
nel mondo reale che in passato [5].
Questa maggiore integrazione tra vita online e vita offline
costituisce un'evoluzione plausibile delle comunità virtuali d'interesse,
che, oltre ad avere come in passato argomenti ancorati al mondo
reale (interessi ed esperienze di vita da condividere, conoscenze
e competenze, progetti da costituire nella vita telematica), da
qualche tempo stanno creando legami attraverso spazi, oggetti e
reti reali, come nel caso del bookcrossing appunto.
Si è detto che le comunità sarebbero finite nel giro di pochi anni
se non avessero trovato un equilibrio tra vita online e mundus.
Si sono mondanizzate, così sembra, e forse avranno lunga vita (o
almeno una vita più lunga rispetto alle comunità delle chat, dove
i legami sociali sono spesso deboli), se sapranno organizzare il
reale sfruttando le possibilità comunicative a lungo raggio e cheap
del virtuale, come è accaduto e sta accadendo in tanti altri aree
socio-culturali.
BIBLIOGRAFIA
M. Castels, Galassia Internet, Milano, Feltrinelli, 2002 (ed. orig.
2001).
J. Chevalier, A. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Milano, BUR,
1986 (ed. orig. 1969).
F. Di Gianmarco, WWW, quattro libri al bar, in La Stampa, inserto
Tutto libri, n. 1350, 23 febbraio 2003.
U. Fabietti, F. Remotti (a cura di), Dizionario di Antropologia,
Bologna, Zanichelli, 1997.
J. Godbout, Lo spirito del dono, Torino, Einaudi, 1993 (ed. orig.
1979).
A. Guigoni, La comunicazione al computer: alcune note etnografiche,
in Dalla coreutica ad Internet. Nuovi volti dell'antropologia, a
cura di Luisa Faldini, Genova, ECIG, 2002, pp. 217-250.
M. Mauss, Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società
arcaiche. Introduzione di Marco Aime, Torino, Einaudi, 2002.
W. Ong, Oralità e scrittura, Bologna, Il Mulino, 1986 (ed. orig.
1982).
M. Serri, In Italia le storie corrono sulle onde radio, in La Stampa,
inserto Tutto libri, n. 1350, 23 febbraio 2003.
WEBLIOGRAFIA
Bookcrossing.com
Sito ufficiale del bookcrossing mondiale. Il primo, ed il più popolare.
www.bookcrossing.com
La vita istruzioni per l'uso
Il blog di un bookcrosser.
www.lavitaistruzioniperluso.splinder.it/
PassaLibro
Il bookcrossing italiano promosso dalla trasmissione Fahrenheit.
www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/passalibro
Decalogo del perfetto bookcorsaro
(così si auto-definiscono i donatori e donatari di libri)
www.rinaldiweb.it/eurobc/it/bigino-bc.rtf
(circa 87 Kb).
Liberliber.it
Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto V in "LiberLiber".
www.liberliber.it/biblioteca/a/alighieri/la_divina_commedia/html/inferno/05.htm
MAUSS
Home page del gruppo, fondato nel 1981 a Parigi.
www.revuedumauss.com.fr
NOTE
[1] Kula è un complesso fenomeno di
scambio cerimoniale descritto da Bronislaw Malinowski nell'arcipelago
delle Trobriand, in cui circolano principalmente due oggetti,
collane di conchiglie rosse e bracciali di conchiglie bianche,
e ripreso da M. Mauss, che lo collocò nella categoria del
dono cerimoniale, rilevando l'intreccio tra sfera economica,
networks socio-politici e pratiche ostentatorie e simboliche.
[2] Per una rassegna di studi sulla
memoria e sulla conoscenza rimando al saggio Memoria e conoscenza
oggi, un'ouverture, pubblicato nel primo numero della rivista
m @ g m @ a questo indirizzo:
www.analisiqualitativa.com/magma/0000/articolo_01.htm
[3] Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante" (vv. 127-138).
[4] Per una puntuale analisi su comunità/società
si veda l'articolo di Dell'Aquila Il concetto di comunità
in sociologia: riflessioni e critiche in "Societing",
www.spbo.unibo.it/pais/minardi/dellaquila.htm
[5] Le comunità virtuali sono in continua
evoluzione, come la Rete, di cui sono un'emanazione, forse
la più importante per gli scienziati sociali.
L'aggettivo virtuale ormai per fortuna non scandalizza più nessuno:
si capisce che non è usato nel senso di irreale o di in potenza,
ma per indicare fenomeni sorti in uno spazio creato dall'interconnessione
di computer, il cyberspazio appunto. Per una analisi di alcune comunità
di interesse intellettuale si veda: A.Guigoni Comportamenti e relazioni
tra i membri di comunità virtuali: il caso delle scienze sociali,
in "Memoria e ricerca", n. 10, Franco Angeli, 2001,
www.racine.ra.it/oriani/memoriaericerca/guigoni-comunitas.htm
.
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