Analisi qualitativa e nuove tecnologie della comunicazione
Massimiliano Di Massa (a cura di)
M@gm@ vol.1 n.3 Luglio-Settembre 2003
WEB-ETNO-COM
Massimo Canevacci
massimo.canevacci@fastwebnet.it
Insegna Antropologia Culturale alla Facoltà di Scienze della
Comunicazione dell'Università di Roma, La Sapienza.
Ogni universale
è parziale - ogni singolare è plurale - ogni purezza è ibrida,
ogni storia è multivocale, ogni tassonomia è anomica
ACHILLE: Oh, mi ricordo adesso: il famoso Koan Zen sul
Maestro Zen Zenone.
TARTARUGA: Koan Zen? Maestro Zen? Che cosa dice?
ACHILLE: Dice: due monaci stavano discutendo di una bandiera.
Uno disse: la bandiera si muove. L'altro disse: é il vento
a muoversi. Zenone stava passando da quelle parti per caso.
Egli disse loro: non il vento, non la bandiera; é la mente
che si muove (Hofstadter, 1984:32).
1. E' FINITO IL CICLO DELLA SCRITTURA
Affermare questo punto di vista potrebbe spingere (come normalmente
fa) i conservatorismi d'ogni tipo a rimpiangere il bel mondo
che fu quando ancora la scrittura produceva scienza. Al contrario,
si tratta di spostare il punto di vista e affermare che quella
proposizione significa solo che ciò che è finito (si spera
per sempre) è la centralità monologica della scrittura, non
la scrittura in quanto tale. Anzi. La sfida dalla mono-scrittura
al mix-linguistico si fa più appassionante e complicata -
cioè multipla - e non riduttiva. È abitudine d'ogni forma
riduzionista del pensiero che - se si mette in discussione
una determinata epistemologia - è la scienza in quanto tale
a crollare. Non quella scienza. Quella loro scienza
produttrice di dominio. E quindi non quella scrittura.
Contro l'egemonia della sola scrittura, il web può favorire
l'uso multi-linquistico, multi-sequenziale, pluri-logico e
trans-iconico della rappresentazione. Questo è un ambito di
ricerca e sperimentazione, ma anche di conflitto: un ambito
che ha come premio la dissoluzione della logica identitaria
così come l'Occidente l'ha legittimata dalla politica all'accademia.
Sperimentazione contro ogni principio universalistico. Conflitto
contro ogni risorgente dualismo.
Monologismo, universalismo, dualismo, logica dell'identità,
dialettica sintetica, linearità discorsiva
Spostare in avanti - o in forward - la tradizionale
distinzione tra sintagma e paradigma: il primo modulo segue
l'ascolto e la composizione di uno strumento musicale in termini
monodici; inizio, sviluppo e finale. Anche un libro è composto
così. Anche un saggio. Persino questo saggio. Nell'altro
modulo è come se in un'orchestra tutti gli strumenti suonassero
insieme. Ma non secondo il principio tonale, con il direttore
d'orchestra che guida autoritariamente l'armonia tra i vari
strumenti. È un'orchestra acefala, senza direttore-verticale,
con sviluppi, improvvisazioni, dissonanze, contatti, intrecci
che i vari strumenti (i vari linguaggi) possono o non possono
fare. Imparare ad ascoltare il fragore sonico emesso da una
moltitudine di soggettività che non cercano sintesi tonali
bensì l'arricchimento/svolgimento dei propri ambiti tematici,
che non vanno seguiti dall'inizio alla fine ma anche per suggestione,
cut up o per qualsiasi altro motivo che ogni ascoltatore ha
il piacere di affermare e anche improvvisare a proprio piacimento,
magari perdendosi nel labirinto dissonante che non ha neanche
un vero e proprio inizio (il suono viene prima di noi), non
ha centro (un mix di decentramenti) e ovviamente non può concludersi.
Non ha voce solista, bensì le dissonanze delle polifonie possibili.
Anzi, anche noi potremmo lasciare la nostra comoda poltrona,
varcare il limen e iniziare a produrre la nostra variazione
su un tema particolarmente intrigante, scegliendo lo strumento
che ci siamo portati da casa o usandone uno trovato lì. L'ascolto
- così come la visione - può essere sensibile ad altri panorami
sonori. Quelli ancora inascoltati o invisibili.
La scrittura come la musica, come la visione
Se la configurazione prospettica non soddisfa più da tempo
la sensibilità artistica, se le nuove frontiere dell'ascolto
si fanno sempre più mixate attraversando generi una volta
rigorosamente divisi, così "le" stesse scritture e "le" logiche
ad esse connesse da tempo cercano soluzioni alterate come
la poesia concreta (in cui lettere o parole sono surdeterminate
come icone): ebbene tutto questo deve inserirsi all'interno
delle sperimentazioni etnografiche delle webscritture. E allora
lo stesso termine "scrittura" risulta inadeguato, un quanto
la molteplicità ipertestuale non significa la somma delle
varie forme inalterate della rappresentazione (scrittura saggistica
+ poesia + pittura + musica ecc. ecc.), tra loro linkate da
segnali scelti dall'autore. Questa è la pura continuazione
del sistema logico tradizionale. Come se io leggendo un libro,
mi fermassi, saltassi un capitolo, passassi ad una verifica
di un saggio, volessi ascoltare un lieder evocato guardando
un quadro di Magritte. Tutto questo è già possibile farlo
oggi. L'attraversamento dei generi è acquisito da tempo e
le reciproche influenze (fotografia e pittura, cinema e romanzo
ecc.) sono note. Si tratta di altro. Si tratta di alterare
il già dato. Di alterare l'altro: per questo l'etnografia
è decisiva nel varco tra web e comunicazione.
2. LA RICERCA SUL WEB
Iniziare ad elaborare pluri-metodologie etnografiche da applicare
sul web e attraverso il web. Sullo scorrere
simultaneo di codici, icone, grafismi, linkaggi, sui passaggi
logici e linguistici e sul loro assemblaggio disordinante.
Web-etnografia e non solo. Una volta che la ricerca si sposta
sul web, i risultati linguistici in qualche modo ne devono
tener conto: il metodo per alcuni versi si adegua (si morphizza)
al suo oggetto. La ricerca non è più solo sul web, ma anche
attraverso i nuovi codici pluri-logici, iconico-logici, figurali
espressi nel web.
La ricerca sul web sperimenta un morphing linguistico-iconico
attraverso il quale si esprimono le trame multisequenziali
della rappresentazione. Per questo, la realizzazione d'ipertesti
è ancora in gran parte deludente. Si basa su presupposti datati:
come se dalla semplice giustapposizione di tracce narrative
diverse ma logicamente ancora tradizionali (saggi, immagini,
suoni, racconti ecc.) collegate da keyword si potesse produrre
una ragnatela di significati nuovi. In parte forse è anche
così. Ma il nocciolo della ricerca spinge altrove. Si tratta
di elaborare trame narrative che già in sé costituiscono una
sperimentazione non lineare del racconto: la stessa narrazione
è random, non ha fine né inizio, forse neanche un senso compiuto,
ma gioca con un costante e irresolvibile mixaggio di testi
tra loro non solo diversi linguisticamente ma anche logicamente
e figurativamente.
Da tutto questo emerge una nuova soggettività (che insieme
a un gruppo di sperimentatori avvicinati da una rivista omonima
abbiamo chiamato avatar) che viaggia su una direzione
diversa rispetto al cyborg. Per la Haraway, l'immagine del
cyborg comunicava ancora ambivalenti oscillazioni tra speranza
e minaccia. Avatar gioca con entrambi i termini, in
quanto li vede troppo caratterizzati da una categoria di ambivalenza
ormai datata. Il cyborg lottava ancora contro i dualismi:
avatar si muove, scorre, si veste dopo.
Nella web-comunicazione i flussi mentali, percettivi, visuali,
cognitivi, estetici, sono multilineari, multi-sequenziali,
multi-prospettici all'interno di ogni singola traccia e anche,
per così dire, di ogni segmento concettualmente espressivo.
Presto lo saranno anche quelli olfattivi e pluri-sensoriali.
Web-sinestesie che attraversano nuove logiche.
Logiche aporetiche, post-dualiste, tattili e retrattili
Logiche diasporiche
3. MORPHING / PIXEL
L'incrocio che ci si presenta davanti è fatto dalle nuove
logiche comunicazionali (web), dalle arti visive, dalle ricerche
sul campo, dalla constatazione che il fieldwork sempre di
più può essere il web e che questo disordina il discorso.
Etnografia nel web e attraverso il web: é così che i moduli
linguistici diventano plurimi. Coesistenti, dislocanti, multi-prospettici,
multi-sequenziali, morphizzanti. Se collochiamo i due linguaggi
e i due, per così dire, alfabeti l'uno di fronte all'altro
e li morphizziamo, ciò che ne risulta sono innesti di codici-segnici
tra le due fisiognomiche. Fisiognomiche semiotiche: i cui
significati non sono solo contrattati tra i due soggetti tradizionali
della ricerca, bensì sono innestati, co-innestati e co-innestanti
da un numero potenzialmente infinito di soggetti. Lo screen
liquefa i concetti solidi, li fa piXellare e scorrere su una
pelle translucente. La navigazione assemblaggio sfida le conclusioni,
i riassunti, gli schemi, i paragrafi, i capitoli. Anche i
titoli: quell'insieme di "ordinazioni" sulla base delle quali
ci siamo abituati (siamo strati istruiti o disciplinati) a
dare una direzione normativa al nostro discorso. Direzione
uninileare. Certo, si potevano saltare capitoli e pagine.
Ma qui le logiche pixellate non vanno per salti, scorciatoie
o riassunti, ma per morphizzazioni, per montaggi random, lungo
cut up iconici.
Qual è il senso informativo di un titolo di fronte a una home
page?
Il morphing è un indicatore del "quick-change" ovvero della
trasformazione sempre più accelerata della comunicazione visuale
che investe tanto il web quanto le nuove architetture, arti
visive, mix-media e anche la ricerca etnografica. Tra tecno-culture,
tecno-psicologie, tecno-scritture - tutte ubique e fluide,
in divenire - si dilata e si dirama la net-condition. Contro
l'infelice egemonia del realismo estetico-politico, il morphing
forza un costante shape-shifting che diffonde instabilità
percettive, rende floating ogni significante e ogni identità.
Come afferma Sobchack (2000), questa non coincidenza tra il
proprio sé e l'esistenza sottocutanea non và verso la perdita,
bensì verso moltiplicazioni pluri-identitarie dense di menti.
Questo nuovo livello produttivo-immaginativo del morphing
destabilizza la vecchia metafisica dell'Occidente, imprigiona
ogni dibattito sui grandi valori (libertà, conflitto, mutamento),
spinge a decentrare ogni autorità. No-center. Il morphing
è parte di un processo tumultuoso e scorretto che contribuisce
alla decadenza di ogni scienza della società e della politica
per incrementare intrecci tra metropoli e comunicazione, tra
tecnologia e antropologia.
Shape-shifting. Dal mix al morphing. Modulazioni di forme,
slittamenti di trame, fisiognomiche patchwork ... lineamenti
slittati
4. MY--SELVES
La web-comunicazione morphizzata performa i corpi e i selves.
Body-selves, i tanti sé coabitano nel dentro-fuori del corpo.
My-selves. Ogni sé è un grappolo plurale di sé che
la lingua inglese esprime e quella italiana no. Digital morphing
come digital collage. Non più collage nel senso surrealista
di giustapposizione tra due codici tra loro incongrui. Il
morph innesta trasformazioni figurali nei nuovi prodotti delle
culture visuali che entrano l'uno nell'altro abbattendo le
tradizionali distinzioni tra animato e inanimato, umano e
animale, persino quelle di genere e etnicità, fino a dissolvere
le identità statiche e singolari dell'io.
Una antropologa che lavora sul linguaggio per superare i tradizionali
dualismi è Nancy Scheper-Hughes (1994). Per dare un senso
anche concettuale alle nuove configurazioni che vanno oltre
i tradizionali modi di classificare le coscienze, lei parla
di mindful-body e body-self. Con tali termini l'antropologa
vuole delineare un corpo panoramatico che ha al suo interno
innervate ("montate") le pienezze mentali. Il sé di una nuova
soggettività connettiva si semina come una diaspora interna
lungo il corpo multi-dividuale, il corpo tecno-comunicazionale,
il corpo-metropoli (e-body). Se il pixel è anche parte
della mia pelle, non è più fissabile oggettivamente dove inizia
e dove finisce la materialità del mio mindful-body , così
come la psicologia del mio body-self.
La particolare bellezza concettuale di Nancy Scheper-Hughes
sta anche nell'andare oltre Foucault nelle sue interconnessioni
tra corpo individuale, corpo sociale, corpo politico. In questo
senso, la sua prospettiva - le prassi corporee - spinge l'antropologia
contemporanea a non ritornare ossessivamente sulle sue fondazioni,
ma a dis-abitare i corpi da medicalizzazioni, somatizzazioni,
psicologizzazioni (scorporare l'habitus) e a diffondere il
corpo sovversivo.
5. MEDIAGENIC REALITY
Il digital morphing favorisce una forte disgiunzione dal passato
e dalle variegate mitopoetiche elaborate da tante culture,
si inserisce nelle "classiche" metamorfosi e ne causa radicali
disgiunture. I nuovi modi figurazionali e narrativi amplificano
ogni attraversamento linguistico. La questione dell'altro
è immaginata/impaginata in moduli diversi. Il morphing incorpora
e scorpora l'altro, i tanti-altri possibili.
Nel web, ciascun multi-viduo é performer e non solo un ricettore
di messaggi. E infine, il digital morphing aspira alla diffusione
comunicazionale di un significante non più solido, rinchiuso
dentro vocabolari tradizionali, bensì galleggiante, oscillante,
corrosivo di ogni potere universalistico dei simboli. Per
questo esso, oltre a condensare una performance della visione,
genera inquietanti performance della memoria. Una memoria
non più vincolata da un passato da difendere e riprodurre
come un monumento. Una memoria performativa ricorda i tanti
futuri possibili morphizzati con parte di ogni presente: la
danza della dimenticanza attiva celebra l'amnesia.
Il principio di identità fisso è già sfidato dalla filosofia-avatar
che muove le incarnazioni. Qui scatta il decoupage, cioè si
praticano concetti escissionisti e simboli diasporici. Avatar
si ibridizza e si fa web, si diffonde e si moltiplica nel
web. Chi naviga sul web é un avatar, proprio perché può incarnare
tutti i sé parziali - aporetici e anomici - che desidera.
Avatar è pratica incorporata sull'oltre identitario. La web-comunicazione
diffonde un politeismo-senza-dei. Un tecno-politeismo e un
tecno-biomorfismo: dove le istanze multiple possono trovare
realizzazioni - parziali, temporanee, sincretiche - attraverso
lo scorrimento nella rete e attraverso la rete.
Per Mason e Dic, hypermedia offre vari livelli di convergenza
tra una nuova teoria critica e una etnografia post-paradigmatica:
"A new multi-semiotic ethnography is becoming possible
through digital technologies, which will have to develop new
ways of ordering academic argumentation and analysis. We argue
that finding creative means of assembling narrative sequences
will be germane to the 'art' of hyper-authoring for ethnography,
as it has been for the book and the film (although in different
ways). We offer some insights from our own experiences of
constructing an 'ethnographic hypermedia environment' as a
means of illustrating some of these dilemmas".
La comunicazione etnografica ci sta spostando verso una Mediagenic
Reality: "the place where most of our social exchange was
taking place" (Sukenic). Una realtà - termine ormai logorato
e evanescente, ultimo appiglio dei difensori del passato (Baudrillard)
- che è produttrice di media, che genera media e che quindi
è anche generata dai media. L'importanza politico-comunicativa
del termine sta proprio nella contiguità linguistica dei due
vecchi termini (genesi e realtà) che ora - nel loro interlacciamento
- producono nuovi sensi mediagenici.
Mediagenic Reality, pixel-zone, digital-collage, visual culture:
è uguale a costruzione della trasformazione, non solo della
tradizione.
Avatar è un politeismo del sé. E' un corpo pieno di sé.
Di molti sé. My-selves ...
6. COMUNICAZIONE E SEMIOTICA
La comunicazione è legata da un lato alla cultura e, dall'altro,
alla semiotica. Nel primo caso, la ricerca antropologica afferma
che vi è un'estrema differenza delle forme comunicative che
variano spazialmente da cultura a cultura e, nella stessa
cultura, anche nel tempo. Storicità e differenza sono le premesse
per un discorso antropologico sull'argomento. Nel secondo
caso, la comunicazione veicola segni e simboli che devono
essere affrontati su tre livelli: descrizione, interpretazione,
innovazione. Ogni atto comunicazionale si presenta come un
testo. La comunicazione, infatti, è scritta e visuale, verbale
e non-verbale.
Non vi è una relazione oggettiva tra codice e significato,
sia perché quest'ultimo è costantemente co-prodotto dal contesto
e sia perché alcuni codici innovano: questi codici informazionali
non sono solo riproduttori, ma anche costruttori di nuovi
significati inizialmente percepiti e decodificati solo da
una particolare minoranza della popolazione locale, che poi
si può diffondere o meno ad altri strati sociologicamente
e culturalmente determinati.
Informazione e comunicazione sono sempre più intrecciate a
mezzi che diffondono tra una molteplicità estesa di masse
i loro messaggi. I mass media sono il prodotto di quest'innesto
tra tecnologia sempre più avanzata e pubblico sempre più vasto,
anche se è sempre più corretto parlare di "pubblici" in quanto
informazione e comunicazione articolano e dividono quello
che era un pubblico unitario e di massa in tanti e crescenti
segmenti (target), cui ci si rivolge "individualmente".
Il sistema comunicativo (nella tradizione meccanicistica ottocentesca
che spesso ancora perdura) si basa su un emittente che invia
un messaggio ad un ricevente. Di conseguenza solo il primo
è attivo produttore di comunicazione, mentre il secondo assorbirebbe
solo passiva informazione. Con la rivoluzione apportata da
Wiener e dai suoi collaboratori (tra cui Gregory Bateson),
nasce la cibernetica e la nozione di feedback o retroazione,
per cui anche il ricevente è un attivo soggetto della comunicazione,
di cui l'emittente ne tiene conto processualmente. Il sistema
diventa complesso e circolare.
Purtuttavia ora anche questa sistema appare obsoleto. Il testo
comunicazionale va ripensato come un risultato fluido di un
contesto reticolare che coinvolge una molteplicità di soggetti
partecipanti, tutti coi loro ruoli di informati/informatori
(di 'comunicati' e di comunicatori): autori del processo
comunicazionale. Il significato, quindi, non viaggia in una
direzione unica (dall'emittente al destinatario), né circolarmente
con le retroazioni sistemiche; esso si assembla, si
decentra e si moltiplica.
In questo scenario si afferma la contrattazione dei significati
che - nel rapporto tra comunicazione e informazione - coinvolge
secondo specifiche modalità i soggetti comunicazionali.
Una volta entrati in crisi sia il sistema meccanicistico unilineare
che quello retroattivo bidirezionale (entrambi di tipo scientista
funzionanti per telefoni o per tecnologie precedenti ai computer
collegati al web), i soggetti delle comunicazione riproducibile
(mediatica) sono:
- il soggetto intervistato è un soggetto che a sua volta osserva
l'osservatore (l'emittente), lo modifica e quindi "si" modifica,
lo interpreta, lo 'forma';
- il soggetto intervistatore (o emittente), anziché soggetto
unico della comunicazione o dell'emissione informazionale
con feed-back, è anche soggetto osservato, la cui interpretazione
è modificata dalla presenza anche solo di sfondo dell'osservato;
- lo spettatore - anziché passivo ricettore omologato - è
un attivo decodificatore ("spettatore").
Nel risultato finale, i significati messi in comunicazione
da tutto questo intreccio non sono mai statici, non sono detti,
visti o interpretati una volta per tutte secondo un modulo
gerarchico o one-way (pur stemperato dalla retroazione), ma
variano nelle biografie e nelle tecnologie, nei tempi e nei
territori. Il risultato é una contrattazione dei significati
come risultato dei molti soggetti implicati e dei molti linguaggi
messi in azione durante il set comunicazionale.
Infine, si dice che la comunicazione è un sistema a canali
multipli nei quali l'attore sociale partecipa in ogni istante,
con i suoi gesti, il suo sguardo, il suo silenzio, persino
con la sua assenza. Il codice che viaggia nel canale è già
parzialmente modificato dal ricevente, perché si adegua ad
esso, alle sue presunte aspettative (e a quelle dello spettatore),
lo contrasta o muta nel corso dell'emissione. Questo canale
non è innocente né indifferente. Fa già parte del gioco.
Infine, la nozione (metaforica) di canale mi sembra
di stampo ottocentesco, industrialista, unilineare e, di conseguenza,
inadeguata a fronte di una impostazione contrattualista, costruzionista,
polifonico del significato che non casualmente utilizza ora
il concetto (altrettanto metaforico) di rete. Da essa
nasce la visione di una tecno-comunicazione sempre più definibile
come random (creativamente casuale e disordinante,
decentrata e decentrante).
Il canale 'incanala', la rete 'ramifica'
7. WEB-COMUNICAZIONE
La sfida principale che investe la comunicazione contemporanea
sposta la riflessione e la sperimentazione sul web: come elaborare
pluri-metodologie etnografiche da applicare sul web
e attraverso il web. Cioè, qui non interessa collocare
il web come un campo ben delimitato su cui indirizzare la
ricerca antropologica sulla comunicazione. Il problema spinge
la ricerca ad affrontare lo scorrere simultaneo di codici,
icone, grafismi, linkaggi. A lavorare produttivamente su passaggi
logici e linguistici, e sul loro assemblaggio disordinante
e costante. Una volta che la ricerca si sposta sul web, i
risultati linguistici in qualche modo ne devono tener conto.
Il metodo per alcuni versi si adegua al suo oggetto. La ricerca
non si sposta solo sul web, ma produce nuovi codici pluri-logici,
iconico-logici - figurali - espressi attraverso il web.
Alcuni di questi problemi sono presenti nel lavoro di Robin
Hamman:
"In recent years academic researchers have written extensively
about computer mediated communication (CMC). A significant
amount of this research has looked at the ways in which people
use text based CMC to chat with each other in real time on
the Internet and on socially oriented online services such
as America Online. In these studies, researchers have found
that text based virtual environments (chat rooms, IRC chat
channels, and MUDs) are places where users can experiment
with identity and gender (re)construction, form new friendships,
and join together with other users in the building of virtual
communities".
Si tratta di elaborare trame narrative che già in sé sperimentano
una narrazione non lineare, random: senza fine né inizio,
che gioca con un costante mixaggio di testi tra loro diversi
linguisticamente, logicamente, figuralmente. In tal modo,
attraverso la web-comunicazione i flussi mentali, percettivi,
visuali, cognitivi, estetici, sono multilineari,
multi-sequenziali, multi-prospettici persino all'interno
di ogni codice o suo segmento concettualmente espressivo.
Altro indicatore delle nuove forme della comunicazione è il
morphing, che investe tanto il web quanto nuove architetture,
arti visive, mix-media e anche la ricerca etnografica. Il
morphing forza un costante shape-shifting che
diffonde instabilità percettive, rende floating ogni
significante e ogni identità. Ancora. Il digital morphing
è capace "to move laterally across categories and undo
hierarchical order and binary thought (...). Current digital
technologies have effected an increasingly convergence of
theatre, film and computer graphics so as to create an immersive
and illusory environment in which 'magic' is reversible with
'method', and in which audiences 'act' as much as they 'spectate'
" (Sobchack, 2000:XVII).
Nel web e nel digital morphing ciascun individuo é
multiplo (multividuo): ed è un performer attivo della
comunicazione, non solo un ricettore di messaggi emessi da
una fonte esterna e mai controllabile. Nello stesso tempo,
questa dilatazione, moltiplicazione, decentramento - questa
'randomizzazione' - della comunicazione non può continuare
a escludere le cosiddette "periferie", perché produce un dislivello
altrettanto importante di quello economico (ma la comunicazione
contemporanea è anche economia) che non potrà che portare
conflitti. Di conseguenza, sono significativi in modo crescente
non solo tutti quegli accordi di "eguaglianza comunicazionale"
- sia produttiva e consumativa - tra paesi o aree del mondo
contemporaneo, quanto anche lo sviluppare un tipo di formazione
e di sensibilità tesa verso la conoscenza, l'applicazione
e lo scambio di codici info-comunicazionali esterni
alla propria cultura. Un mondo mix (glocal) si dovrebbe
basare maggiormente sulle ibridizzazione tra differenti culture
piuttosto che sulle chiusure endogamiche dentro i propri recinti
comunicazionali.
TARTARUGA: Ho l'impressione che lei faccia un po' di confusione,
Achille. Zenone non é un maestro Zen (... ). Nei prossimi
secoli sarà famoso per i suoi paradossi sul moto. In uno di
questi paradossi, la gara podistica che lei ed io dovremo
affrontare ha un ruolo centrale" (Hofstadter, 1984:32).
La web-comunicazione è motus e continua a correre attraverso
questi paradossi: chi arriverà prima, Achille o la Tartaruga?
Oppure: nessuno arriverà "prima" perché è questa idea di un
vincitore tra due che è obsoleta - come il dualismo basato
sulla logica della mono-identità - e apre alla molteplicità
...
"La révolution cybernétique nous a amené le cyborg comme
deuxième phase de la formation du 'soi' à travers l'augmentation
technologique. Une troisième étape est apparue maintenant
dans le cyberespace même: l'incorporation virtuelle complète,
l'avatar." (M. Novack)
BILBIOGRAFIA
Canevacci, M.
2001 Antropologia della comunicazione visuale, Roma,
Meltemi.
Dicks, B. - Mason, B.
The Digital Ethnographer, in "Research Methodology
Online",
www.cybersociology.com
Hamman, R.
1996 Cyberorgasm among multiple selves and cyborgs,
Dissertation, University of Essex.
Hofstadter D.R.
1984 Godel, Escher, Bach, Milano, Adelphi.
Scheper-Hugues, N.
2000 Il sapere incorporato: pensare con il corpo attraverso
un'antropologia medica critica, in Borofsky, L'antropologia
culturale oggi, Roma, Meltemi (Assessing Cultural Anthropology,
McGraw-Hill, 1994).
Shields, R. (ed.),
Cultures of Internet: Virtual Spaces, Real Histories, Living
Bodies, London,Sage,1996.
Sobchack, V. (ed.)
Meta-morphing, Minneapolis University of Minnesota
Press, 2000.
sukenic@spot.colorado.edu
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